In Anti & Politica, Primo Piano

di Matteo Corsini

“Continuano a pesare i nostri ritardi storici, rappresentati soprattutto dalla incapacità di selezionare adeguatamente, nel rigoroso rispetto dei vincoli di bilancio, gli interventi pubblici da destinare alla soluzione di quei nodi strutturali che impediscono di raggiungere una crescita più consistente ed equilibrata, nell’interesse delle future generazioni. Dispiace constatare come il Sistema Paese non riesca ancora a compiere uno sforzo risolutivo per dare concretezza al concetto di ‘sviluppo sostenibile’, inteso quale complesso di risorse economiche, sociali e ambientali, che ogni generazione trasferisce a quelle successive.” (G. Fini)
Gianfranco Fini, che ha chiamato il suo partito “Futuro e Libertà per l’Italia”, ricorda ai suoi interlocutori, con tono da vecchio saggio, che non si sta facendo abbastanza per l’interesse delle generazioni future.
Probabilmente qualcuno definirà queste parole di “alto contenuto istituzionale” (o altre aminità del genere), una formula usata quando si vuole condividere un discorso totalmente vuoto di contenuti concreti.
Sono in tanti, in Italia, a riempirsi la bocca di “sviluppo sostenibile” e di “necessità di rilanciare la crescita”, ovviamente spendendo soldi pubblici ma “nel rigoroso rispetto dei vincoli di bilancio”. Che è un po’ come dire che si vuole la botte piena e la moglie ubriaca. Sì, perché quando si tratta di parlare di tagli di spesa – l’unica manovra concretamente possibile se si vuole dare fiato allo sviluppo mediante un calo della pressione fiscale, senza andare in default sul gigantesco debito pubblico – anche la più parassitaria e inutile voce di spesa diventa intoccabile.
Tanto per restare a Fini, quando si trattò, pochi anni fa, di ipotizzare una liberalizzazione delle licenze per i taxi, lui e i suoi seguaci furono in prima fila per impedire che la manovra passasse. E adesso ci tocca pure vederlo spacciarsi per paladino delle generazioni future e del “dare concretezza al concetto di sviluppo sostenibile”. Credo che siamo ben al di là del ridicolo.

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