In Economia, Libertarismo

DI STEVEN HORWITZ*

Prendersela con Paul Krugman, editorialista del New York Times, è uno degli sport preferiti dalla rete. E lo è giustamente, visto che spesso e volentieri fa affermazioni ridicole che meritano una risposta da chi comprende le basi dell’economia meglio di lui, pur non avendo vinto un premio Nobel. Il suo articolo del 26 gennaio, “Jobs, Jobs and Cars,” lo vede di nuovo protagonista nel proporre uno di questi ragionamenti. Questa volta l’argomento è la creazione di posti di lavoro.

Krugman sostiene che i Repubblicani, quando parlano di lavoro, mettono troppa enfasi sugli “eroici imprenditori” invece di riconoscere che “le aziende di successo – o comunque quelle che contribuiscono in modo significativo all’economia del paese – non esistono in isolamento.” Per Krugman questo significa che ricevono un sacco di aiuto dal governo. Anche se non rappresento tutti i politici Repubblicani, posso però affermare che la visione di Krugman su quali siano le argomentazioni a favore del libero mercato è completamente sbagliata.

La difesa del libero mercato, infatti, si fonda precisamente sul fatto che l’entrepreneur è collocato in un contesto sociale che lo aiuta a determinare quanto efficaci saranno le sue azioni. Il più eroico imprenditore che possiamo concepire non sarà molto produttivo se incatenato dalle regolamentazioni del governo o se tenterà di operare in una società dove i diritti di proprietà sono mal definiti o poco difesi. Come Ludwig Von Mises aveva compreso già nel 1920, questa è la stessa ragione per cui gli imprenditori di successo falliscono in modo spettacolare quando tentano di amministrare le agenzie pubbliche come se fossero imprese private: ciò che conferisce all’entrepreneur la possibilità di avere successo sono i infatti segnali forniti dal mercato, necessari per determinare ciò che le persone desiderano e in che modo è possibile produrlo. Anche l’uomo più intelligente del mondo farà fatica ad imparare qualcosa ma se il suo insegnante, per scrivere sulla lavagna, usa un gessetto nero in una stanza buia. Nessun imprenditore può avere successo nel completo isolamento.

La cosa peggiore è però che sia Krugman che i politici di entrambi gli schieramenti si preoccupano troppo della creazione di lavoro e poco della produzione di valoreCreare posti di lavoro è facile: è produrre valore che è difficile. Potremmo liberare milioni di opportunità di impiego in modo molto semplice, distruggendo ogni macchinario utilizzato nelle aziende agricole americane. La domanda però è se, creando questi posti di lavoro, staremmo meglio e la risposta è un secco no. Noi siamo felici di utilizzare tecnologia che risparmia in manodopera e quindi distrugge occupazione perché allo stesso tempo crea valore, dandoci la possibilità di produrre beni a un costo inferiore e liberare forza lavoro da dedicare a utilizzi più pressanti.

Un secolo fa, il 40% degli Americani lavorava nel settore agricolo: oggi è meno del 2 percento a farlo. Gli ex agricoltori non sono rimasti disoccupati. La ricchezza e i prezzi più bassi conseguenti all’aumento della produttività in agricoltura, ci hanno permesso di domandare tutta una serie di nuovi beni, la cui produzione, a sua volta, ha impiegato molte più persone di quante avessero perso il lavoro come agricoltori. Questa è la storia universale di come vengono introdotte le innovazioni.

Quindi, invece di parlare di creazione di posti di lavoro, concentriamoci sulla creazione di valore. I vantaggi del libero mercato sono che in quest’ambiente gli individui sono in grado di scoprire i modi migliori per utilizzare la loro conoscenza e le loro abilità per creare valore per gli altri e, di conseguenza, ricchezza per se stessi. Maggiore è la porzione di ricchezza che i creatori di valore possono tenere per sé, più è facile che continueranno la sua produzione Anche se nel breve periodo un’innovazione può distruggere posti di lavoro, la maggiore ricchezza a disposizione della collettività permetterà che nell’immediato futuro se ne creino molti di più.

Krugman critica anche Apple dicendo che “l’eroico” Steve Jobs ha solo creato 43mila posti di lavoro negli Stati Uniti (anche se contando quelli all’estero il numero sale a 700mila) ma non capisce il punto: se dobbiamo quantificare l’occupazione creata dall’invenzione del Mac, dell’Ipod, dell’Iphone e dell’Ipad, dobbiamo considerare anche tutto l’indotto. Queste invenzioni, insieme a tutte le altre innovazioni tecnologiche, hanno creato decine di milioni di posti di lavoro nei settori della programmazione, del web design, della creazione di applicazioni, della manutenzione, degli accessori, etc.

Krugman, inoltre, se la prende con i fan di Ayn Rand riferendosi ai “creatori di posti di lavoro alla John Galt, volevo dire alla Steve Jobs.” Ma Krugman non si accorge dell’ironia contenuta nella sua stessa battuta: il motore innovativo inventato da John Galt, trasformava l’elettricità statica presente nell’aria in un’altra forma di energia utilizzabile, un’invenzione che avrebbe distrutto innumerevoli posti di lavoro! Di nuovo, il trionfo dell’innovazione imprenditoriale non consiste nel creare occupazione ma nel produrre valore. Il motore di Galt avrebbe liberato un sacco di manodopera che avrebbe potuto trovare impiego nelle linee produttive rese possibili da questa nuova fonte di energia a basso costo. Krugman non riesce nemmeno a comprendere di aver usato un esempio che mina alla radice la sua tesi.

La prossima volta che qualcuno inizia a parlare di come creare occupazione, smettete di ascoltarlo. I posti di lavoro vengono da sé quando gli imprenditori sono liberi di produrre valore. Puntare direttamente alla creazione di posti di lavoro è invece una ricetta per lo spreco e la miseria. Lasciamo le persone libere di usare i loro talenti per produrre valore e i posti di lavoro verranno di conseguenza.

Articolo di Steven Horwitz per Freemanonline.org

 

*Link all’originale: http://vonmises.it/2012/04/29/creare-occupazione-o-produrre-valore/

Traduzione di Marco Bollettino

 

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Showing 4 comments
  • massimo laccisaglia

    Allora Keynes era in errore? Eppure ha usato semplicissime formule matematiche inconfutabili. Non è che Keynes auspicasse che per generare lavoro si impiegassero persone per scavare buche ed altre per riempirle di nuovo. Keynes lavorava su aggregati, domanda globale e offerta globale, e ha spiegato come si possono attenuare le conseguenze dei cicli economici. La sfida è di trovare impieghi più intelligenti che scavare buche per poi rimepirle di nuovo. Le persone attive sono una risorsa che non dovrebbe restare in così gran parte inutilizzata. Chi si propone di creare occupazione sta pensando a come mettere a frutto una risorsa oziosa, il cui mancato utilizzo crea un enorme disagio sociale. E’ ovvio che creare occupazione e impiegare le risorse per creare valore sono concetti che vanno a braccetto. FEDERAZIONE DEI MOVIMENTI, [email protected]

  • macioz

    Concetti tanto ovvi quanto impossibili da far comprendere ai keynesiani.

  • myself

    Un ottimo articolo, di cui si sentiva il bisogno. Purtroppo si sente in continuazione questa litania del creare i posti di lavoro, a partire dal vecchio “Un milione di posti di lavoro!”, senza capire che un lavoro deve necessariamente servire produrre qualcosa di utile, come diceva un mio vecchio professore: “Pensare solo ad avere più posti di lavoro vuol dire pagare metà dei cittadini per scavare una buca e pagare l’altra metà per riempirla”.

  • Giorgio Fidenato

    Tutto perfetto, tutto chiaro!!!!! I libertari dimostrano ancora una volta coerenza, rigore teorico, onestà intellettuale!!!!!

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