In Anti & Politica, Economia

di MATTEO CORSINI

“È sempre stato estremamente stimolante apprezzare le lucide analisi sulla crisi economica di uno dei maggiori economisti viventi, Paul Krugman, il quale non ha poi mancato oltre che di sottolinearne con sapienza le cause, di indicarne spesso anche le vie d’uscita… Ebbene, caro Krugman, l’euro non è una reliquia barbara e il suo paragone è sbagliato. È invece la moneta unica di un’Europa che si salva solo se continua nel suo processo di unificazione, affiancando all’euro una politica fiscale e monetaria unitaria e una forte spinta verso una vera Europa federale. Si potrà allora dotare la Banca centrale europea di veri poteri di una banca centrale, favorire l’emissione degli eurobond, il cui progetto ha molti sostenitori ed è già stato ampiamente illustrato nei particolari e fors’anche stimolare la domanda con meno riguardo a pur controllati processi inflazionistici… E’ dunque l’ora di cambiare rotta senza alterigia e non solo a parole. Quella sopra indicata è allora, piaccia o non piaccia anche ai politici e agli intellettuali americani, l’unica strada per fare uscire l’Europa dalla crisi; un’Europa che coesa in una politica non solo monetaria, fiscale e culturale unitaria, potrà essere seriamente concorrenziale con gli Stati Uniti d’America, soprattutto nell’eliminazione delle disuguaglianze sociali e nella qualità della vita, finalità contrarie alle logiche del capitalismo finanziario.” (G. Rossi)

In replica all’articolo di Krugman che ho commentato la volta scorsa, Guido Rossi ha redarguito il professore americano, pur ritenendo “estremamente stimolante apprezzare le lucide analisi sulla crisi economica di uno dei maggiori economisti viventi” (sic!), per aver accostato l’euro al gold standard.

In effetti l’euro non è il gold standard, ma mentre un sostenitore del gold standard può criticare la moneta unica per essere comunque una moneta fiat, Rossi (e non solo lui) considera un limite dell’euro proprio quello di non avere una banca centrale al servizio totale dei debitori sovrani. Il difetto dell’euro sarebbe cioè di non essere fiat a sufficienza, se mi si passa l’espressione.

Non intendo soffermarmi sul menù proposto da Rossi, che ho già commentato in altre occasioni; contiene tutti i classici dell’eurosocialismo: maggiore unificazione politica, eurobond, sostegno alla domanda in stile keynesiano (e pazienza se si fa inflazione; anzi, meglio), e una banca centrale prestatore di ultima istanza non solo delle banche, ma anche degli Stati.

Secondo Rossi è “l’unica strada per fare uscire l’Europa dalla crisi”. Ovviamente io ne dubito, ma ciò che trovo davvero agghiacciante viene dopo: “un’Europa che coesa in una politica non solo monetaria, fiscale e culturale unitaria”.

Qui non ci si limita più a invocare politiche fiscali e monetarie unitarie, bensì anche una politica culturale unitaria. Probabilmente il passaggio successivo sarebbe la richiesta di uniformare l’abbigliamento, l’alimentazione e, perché no, il pensiero. Per Rossi tutto sembra valere se si tratta di perseguire la “eliminazione delle disuguaglianze sociali e nella qualità della vita”. Per me, al contrario, sarebbe un prospettiva agghiacciante.

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Showing 3 comments
  • nicola

    Vero ci hanno imposto di fare in un certo modo la cioccolata, la mi cioccolata, ma di cosa ce ne facciamo di un europa cosi? bo!

  • Caber

    Il pregio dell’euro è stato aver portato alla luce, attraverso l’attuale crisi, tutte le porcate di politica economica fatta da numerosi stati dell’UE (tutti a dir la verità).

    Non potendo più giocare col cambio diventa palese l’inferiorità col meno peggio della banda: la germania.

  • CARLO BUTTI

    Siamo al delirio. La cultura si nutre delle diversità, è meticcia per vocazione, altrimenti si chiude nel proprio orticello, e avvizzisce. Esiste da sempre una grande cultura europea, alla quale lo spirito dei vari popoli ha dato il suo apporto, senza preclusioni. Il Rinascimento italiano ha nutrito l’Europa, ma ognuno l’ha assimilato e vissuito a suo modo. Anche Shakespeare sente il potente influsso della letteratura italiana, poi-rimasto sconosciuto da noi per più di un secolo-ritorna in Italia soprattutto attraverso l’Opera(Rossini, Bellini, Verdi in primis). Tutto questo spontaneamente, per volontà di migliaia di individui assolutamente privi di qualsiasi coordinamento, che potevano anche unirsi in associazioni e cenacoli, senza che però qualcuno delirasse di “politiche culturali unitarie”.Quanto all’Euro, che viene dipinto comer un’uscita dalla brbarie dell’anarchismo monetario, mi risulta che all’epoca d’oro delle libertà comunali ognuno batteva la propria moneta( non certo fiat!), il mercato premiava le migliori e il commercio fioriva: Purtroppo siamo passati dall’epoca dei Fiorini a quella dei Draghini. Ci vorrebbe un San Giorgio…

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