In Anti & Politica, Economia

DI FRANCESCO CARBONE*

Stavolta Nigel Farage, parlamentare europeo inglese è andato su tutte le furie. Sono anni che accusa di incompetenza i propri colleghi eurocrati. E non ha torto. Difficilmente si poteva gestire peggio questa crisi scoppiata con la Grecia. Eppure anche Nigel Farage nella sua analisi complessiva compie un errore analitico quando afferma che l’Euro costituisce una prigione economica per i paesi europei in enormi difficoltà.

Forse come sostiene lo stesso Farage, essi non avrebbero dovuto unirsi al progetto europeo tuttavia, allora, a metà anni novanta, l’alternativa sarebbe stata il fallimento stile Argentina, nel giro di qualche anno. Piuttosto, l’entrata nell’Euro all’epoca li salvò da bancarotta certa, massiccia svalutazione, e impoverimento immediato della popolazione, dandogli un’altra chance di sopravvivenza.

La mia opinione invece è che negli ultimi anni l’Euro abbia fatto emergere e stia mettendo totalmente a nudo il reale fallimento dei paesi europei che da qualche tempo, uno dopo l’altro,non a caso, stanno cascando come mele marce. Quella chance di sopravvivenza che la valuta unica aveva dato loro, i governanti se la sono bruciata a loro tempo lasciando che i vantaggi procurati dall’entrata nell’Euro continuassero a essere sperperati come si era soliti sperperare nelle epoche precedenti.

Il fallimento, pertanto, non è dell’Euro che, a livello di principio e in qualità di moneta “rigida” gode certamente di alcune importanti virtù assenti nelle precedenti valute-coriandolo nazionali. Sono stati piuttosto i paesi che lo hanno adottato ad essere fallimentari nel gestirne i vantaggi e soprattutto quell’espansione economica, artificialmente indotta da tassi ridottissimi, che l’Euro stesso aveva generato. Il resto è pura tragedia dei beni comuni, come spiegato da Philipp Bagus nel suo libro La Tragedia dell’Euro.

Una eventuale uscita dall’Euro, ne sono convinto, sarebbe una non-soluzione per tutti i paesi che dovessero adottarla. L’argomento della svalutazione competitiva costituisce un clamoroso errore pratico ed intellettuale, ma non solo, davvero si pensa di rimetttere a posto questo paese tornando, se tutto va bene, a fare 10 miliardi di surplus di export contro i 23 di disavanzo attuale? Come vedremo anche dai numeri presentati più avanti si tratta di cifre troppo basse e poco significative, in contropartita delle quali la gran maggioranza della popolazione sarebbe chiamata a pagare un costo davvero enorme. Senza contare che dai massimi più recenti l’Euro si è già svalutato di un buon 20% e non è servito praticamente a nulla se non a portare il prezzo della benzina quasi a due euro al litro.

Comunque Nigel Farage ha tremendamente ragione anche su un altro punto (il primo ovviamente è quello di dichiarare incompetenti gli eurocrati): l’assurdità di questo meccanismo di salvataggi tramite prestiti forniti dai paesi che ancora si reggono in piedi, o stanno già in ginocchio come oggi il nostro, è giunta davvero agli estremi: adesso, con l’ultimo prestito al sistema bancario spagnolo, lo Stato italiano si ritrova a dare un prestito agli spagnoli al 3% pur trovandosi nella incomoda situazione di pagare il 6.5%-7% per riuscire a indebitarsi sulle stesse scadenze. Si tratta, oramai senza alcun dubbio, di un totale e assoluto fallimento degli eurocrati. La nave dell’EuroTitanic ha colpito l’iceberg, sono pienamente d’accordo, e il problema, sempre come afferma Farage, è che non ci sono sufficienti scialuppe di salvataggio per tutti. Battuta non nuova in questa sede.

Il nostro governo, che ovviamente non può certo ammettere lo stato reale delle cose, continua a dimenarsi come può, e male, in una spirale dalla quale è impossibile uscire. Il debito pubblico ha raggiunto oggi un nuovo record mentre le entrate fiscali sono crollate al di sopra delle aspettative di Monti & co. Evidentemente il nostro pianificatore sociale non si rende conto di una cosa elementare per la quale non serve neanche dover ricorrere alla banale curva di Laffer. E’ sufficiente aver giocato per qualche ora a videogames come Civilization. Se alzi troppo la pressione fiscale (e parliamo ragionevolmente di parametri tipo il 20%) la gente si incazza, le entrate fiscali crollano, l’economia va in recensione, le altre civiltà arrivano con i loro begli omini e ti conquistano in quattro e quattr’otto. Fine del giochetto. Purtroppo bisognava pensarci anni fa. Oramai è troppo tardi.

E non parliamo poi delle ridicole privatizzazioni annunciate ieri. Vorrei sapere a chi si privatizza oggi? O meglio a chi si va a svendere oggi? Forse al popolo cornuto e mazziato? Macché si tratterà delle solite svendite ai soliti amici che in questi anni di malagestione pubblica si sono arricchiti come non mai. E’ giusto questo? Io non credo. Magari prima di pensare solamente a certi provvedimenti sarebbe bene andarsi a prendere qualche spicciolo dai responsabili di questo fallimento, nonché da chi per decenni ha mangiato nel ricco piatto finanziato dai privati cittadini. Un compito sicuramente difficile e arduo: valli a riprendere i soldi presi e fatti sparire da politici, amministratori di pubbliche aziende, banchieri, imprenditori che vivono di privilegi e appalti statali gonfiati. Quei miliardi non stanno certo lì sui loro conti correnti, o sotto forma di beni intestati a loro nome, ad aspettare che glieli porti via un Beppe Grillo e chi per esso.

Ma al di là di questo, si parla di andare a svendere qualche gioiello pubblico per ricavarne cosa? Ma avete letto bene le cifre? Cinque miliardi nel 2012, e 13 nel 2013. Ma non vi rotolate dal ridere di fronte a queste cifre? Ma avete ben presente a quanto ammonta il debito pubblico? Sono 2 trilioni. Ok i trilioni sono numeri incomprensibili, inutile dirvi che con un trilione di barili di petrolio il mondo va avanti per trenta anni, inutile dire che un trilione di secondi sono quasi 32 mila anni, o che un trilione di euro in banconote da 100 euro occupa, se impilate ad altezza d’uomo, più dello spazio di un negozio IKEA. Ridimensioniamo invece numeri per metterli alla portata dell’uomo comune in un esempietto facile facile da comprendere.

Fate conto di avere un debito di 200 mila euro, diciamo un mutuo su una casa. Il vostro stipendio annuo è di 50mila euro, ma le vostre spese, che non potete toccare altrimenti vostra moglie vi lascerebbe l’indomani stesso portandosi via pure i figli, ammontano a 49 mila euro. Sul mutuo vi tocca pagare il 5% di interessi ancora non computati in questa spesa. Sono dieci mila euro l’anno, e non solo questa cifra tendenzialmente è prevista in aumento, ma il vostro tenore di vita non vi permette neanche di pagare un centesimo di ammortamento della quota capitale. Cosa potete fare? Guardate l’orologio che avete al polso, e vi illuminate. Eureka. Lo vendo! Non so che orologio sia, ma pare che un vostro amico ne abbia già stimato il valore: vi darebbe cinquecento euro quest’anno e 1300 l’anno prossimo. Problema risolto, vero?

Ieri ho letto una frase attribuita a Leonardo da Vinci: ci sono tre categorie di persone, quelli che vedono, quelli che vedono quando gli viene mostrato cosa vedere, e quelli che non vedono affatto. Benché aggiungerei la categoria di quelli che non vogliono vedere, alla quale appartengono politici e burocrati, all’epoca sicuramente in minor numero e capaci di fare meno danni di oggi, Con l’EuroTitanic che ha colpito l’iceberg il tempo per riuscire a vedere qualcosa di modo da poter trovare la strada giusta e ritargliarsi un posticino su qualche scialuppa di salvataggio è davvero sempre più ridotto. Noi speriamo sempre che possano comprare ancora tempo, non importa come, stampando, inflazionando, prestando, tirando gli euro dagli elicotteri, whatever, tuttavia ogni giorno perso ad aspettare senza agire potrebbe costarvi sempre più caro. E il primo passo per muoversi nella giusta direzione, peraltro anche quello meno costoso, è sicuramente quello di elevare la propria istruzione economico finanziaria.

Oltre ai nostri libri, raccomando questo quaderno gratuito della Mazziero Research sulla infelicissima situazione economica in Italia e il loro studio sull’Oro (a questo articolo maggiori dettagli) in grado di offrire una aggiornatissima estensione del libro Guida per Investire nell’Oro e nell’Argento di Maloney.

 

*Link all’originale: http://www.usemlab.com/index.php?option=com_content&view=article&id=816%3Aleurotitanic-contro-liceberg&catid=14%3Amacroeconomia&Itemid=175

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