In Anti & Politica, Economia, Libertarismo

di GIOVANNI BIRINDELLI

In un recente articolo pubblicato in anteprima per l’Indipendenza e il Movimento Libertario, Steven Horwitz ha sostenuto che le teorie della cospirazione sono incompatibili con il liberalismo classico; e che lo sono non solo nei limiti in cui esse sono, per usare l’espressione di Karl Popper, non falsificabili, ma anche e soprattutto perché, nel momento in cui si ammette che “un piccolo gruppo di persone malvagie stia manipolando i processi economici e sociali per i propri fini si concede ai difensori della programmazione economica del governo che il controllo e la manipolazione dell’economia sia infatti possibile!”.

Per quanto riguarda il primo punto, sono perfettamente d’accordo con l’approccio in base al quale se una tesi non è falsificabile allora essa non ha valore scientifico: proprio perché non è falsificabile, la teoria creazionista non è, a differenza di quella evoluzionista, una teoria scientifica. Tuttavia, una teoria cospirativa non è necessariamente non falsificabile: essa può esserlo o meno a seconda delle sue caratteristiche particolari. Le teorie cospirative a cui accenna Horwitz sono chiaramente non falsificabili, ma una teoria che per esempio avesse ipotizzato l’esistenza della P2 e avesse portato a supporto elementi che potessero essere verificati, sarebbe stata una teoria cospirativa falsificabile, e a posteriori corretta tra l’altro.

Il secondo punto, e cioè la tesi secondo la quale l’economia non può essere controllata e manipolata da un gruppo più o meno ristretto di persone in funzione dei loro scopi particolari, è quello che a mio modo di vedere pone i maggiori problemi. Horwitz basa il suo ragionamento sul concetto di ordine spontaneo: “Le teorie cospirative si oppongono al concetto di ordine spontaneo”. Quando Hayek scriveva che “Coloro […] che non riescono a concepire nulla che serva gli scopi dell’uomo che non sia stato razionalmente disegnato sono quasi necessariamente nemici della libertà. Per loro libertà significa caos” identificava i nemici della libertà (i socialisti) proprio in coloro che non riescono a concepire un ordine spontaneo, e cioè un ordine che, pur essendo il risultato delle azioni dell’uomo, non è il risultato del suo disegno razionale. Esempi di ordine spontaneo sono la lingua, la legge intesa come principio e, appunto, l’economia di mercato. Opposto all’ordine spontaneo è l’ordine razionale o arbitrario che è risultato non solo delle azioni dell’uomo ma anche del suo disegno razionale. Esempi di ordine razionale sono un’organizzazione, un motore, un concerto, la legge intesa come provvedimento.

Questi due tipi di ordine sono diversi sotto molti aspetti, uno dei quali è che mentre nell’ordine spontaneo gli elementi che lo producono (le persone e/o le organizzazioni) agiscono ognuna in funzione dei propri fini individuali (ma all’interno di principi generali), nell’ordine razionale gli elementi che lo producono (i bulloni, le batterie, le persone, le altre organizzazioni, eccetera) agiscono o sono usati in funzione di uno o più fini particolari stabiliti arbitrariamente dall’alto. In altri termini, mentre nell’ordine spontaneo domina la regola generale (all’interno della quale gli individui o le organizzazioni che operano dentro quell’ordine sono liberi di agire ciascuno in funzione dei propri fini individuali), nell’ordine razionale domina il fine particolare stabilito dall’alto e quindi colui che ha il potere di stabilirlo arbitrariamente, e gli individui e le organizzazioni che operano dentro quest’ordine devono agire in funzione di questo fine particolare. Per questo Michael Oakeshott parla di nomocracy (il governo della regola generale – da nomos: legge; e kratos: potere) etelocracy (il governo del fine particolare – da telos: fine, scopo) per distinguere i due tipi di ordine.

Ora, un ordine economico razionale (per esempio la cosiddetta ‘economia sociale di mercato’ come viene ipocritamente chiamata ricorrendo a una contraddizione in termini), essendo fondato sull’interventismo economico, implica necessariamente il controllo e la manipolazione dell’economia da parte di un gruppo più o meno ristretto di persone in funzione del fine particolare da esse arbitrariamente stabilito. Evidentemente un ordine economico razionale (e la manipolazione dell’economia che esso implica) è incompatibile con un ordine economico spontaneo, e cioè con il libero mercato, ma nulla impedisce a un gruppo più o meno ristretto di persone di sostituire un ordine economico spontaneo con uno razionale, e quindi di manipolare i processi sociali e economici: infatti per fare questo basta avere sufficiente forza e usarla, insomma basta avere le pistole alla cintola o controllare chi le ha. Questa sostituzione non è necessariamente frutto di cospirazione: come dice giustamente Horwitz, essa può essere frutto di “ignoranza” cioè dell’incapacità intellettuale di concepire un ordine spontaneo, e il più delle volte è così. Tuttavia, proprio perché un ordine arbitrario richiede solo coercizione per essere realizzato e, una volta realizzato, può essere usato come una macchina per il conseguimento di fini particolari, nulla impedisce che la sua sostituzione a un ordine spontaneo avvenga in funzione di un disegno cospiratorio. Anzi, uno dei problemi degli ordini razionali è proprio quello di dipendere da una ‘stanza dei bottoni’ la quale di per sé dà a un gruppo più o meno ristretto di persone non solo la possibilità ma anche gli incentivi a ottenerne il controllo (in altre parole, la possibilità e la probabilità di una P2 sono tanto maggiori quanto maggiore è il grado in cui un ordine razionale è stato sostituito a un ordine spontaneo).

Horwitz sostiene che “se un piccolo gruppo di persone è davvero in grado di manipolare l’economia per fini malvagi, perché non è possibile che un piccolo (o anche un grande gruppo) possa manipolare l’economia per obiettivi più nobili, diciamo, per una qualche forma di giustizia sociale?”. Proprio perché qualunque gruppo di persone, se ha sufficiente forza, può sostituire un ordine razionale a uno spontaneo, questo gruppo grande o piccolo che sia può manipolare l’economia per qualunque fine. Se il fine richiede un ordine spontaneo (poniamo la crescita economica, la quale richiede necessariamente l’uso della conoscenza dispersa capillarmente fra le persone e le imprese che solo l’ordine spontaneo del libero mercato riesce a utilizzare) quel gruppo, avendo sostituito un ordine spontaneo con uno razionale, non riuscirà mai a raggiungere quel fine e anzi se ne allontanerà sempre di più. Se invece il fine richiede un ordine razionale (poniamo il livellamento della posizione economica fra i diversi individui, e cioè la cosiddetta ‘giustizia sociale’) quel gruppo riuscirà tranquillamente a raggiungerlo. In entrambi i casi, quel gruppo, avendo sostituito un ordine razionale a uno spontaneo, manipolerà i processi economici e sociali per i fini particolari da esso desiderati; l’unica differenza è che questi fini potranno essere raggiunti solo quando sono fini distruttivi: con le pistole non si può creare.

In conclusione, è vero che, come dice Horwitz, le teorie cospirative si oppongono al concetto di ordine spontaneo: esse tuttavia non si oppongono necessariamente alla distruzione dell’ordine spontaneo e cioè alla sua sostituzione con uno razionale e alla possibilità che un gruppo più o meno ristretto di persone controlli i processi economici e sociali in funzione dei propri fini particolari.

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