In Economia, Esteri

CHAVEZDI MASSIMO BASSETTI*

La morte di Chavez ha fatto emergere, all’interno di una certa sinistra italiana ed europea, una latente “simpatia politica” nei confronti di un personaggio che, al di là della fisionomia bonaria, ha rappresentato un vero e proprio retrocesso per una parte importante dell’America Latina. Il modo migliore per argomentare tale giudizio è sicuramente, come sempre, quello di far parlare i fatti, esponendo i risultati cui hanno condotto 14 anni di governo chavista. Partiamo dal PIL.

Dal 1998 al 2012 il PIL del Venezuela governato da Chavez è cresciuto del 20%. Durante lo stesso periodo il Cile, economia ben più ricca e organizzata secondo le regole del libero mercato, è cresciuto del 40%; il Perù, che ha visto alternarsi governi di stampo liberale e quindi pro-mercato, è cresciuto del 52%. Questi dati, già di per sé eloquenti, acquisiscono ancor maggior rilievo se si osserva che il Cile e il Perù non dispongono neanche lontanamente delle riserve petrolifere di cui è ricco il Venezuela; se a ciò si aggiunge che il prezzo del barile, sotto i governi di Chavez, è passato dai 20 ai 100 dollari, si intuiscono le dimensioni del totale fallimento della politica economica collettivista venezuelana.

È degno di nota il fatto che Chavez ricorse alla nazionalizzazione della società petrolifera venezuelana, la PDVSA, adducendo come motivazione la presunta insufficienza di investimenti da parte della stessa (argomento molto gettonato tra gli attuali caudillos socialisti sudamericani). Il risultato di tale “provvidenziale” nazionalizzazione è stato un desolante crollo degli investimenti e di conseguenza della produzione di petrolio, crollata del 25% dal giorno della nazionalizzazione ad oggi. Per di più, gli investimenti sono stati talmente esigui da rendere il Venezuela privo delle tecnologie necessarie alla raffinazione del suo stesso petrolio, operazione che è stata quindi affidata alle raffinerie brasiliane. Tale gestione è una delle conseguenze tragicamente inevitabili della socializzazione delle risorse, cui nel caso specifico si è aggiunta la volontà da parte di Chavez di disporre di una gigantesca fonte di approvvigionamento di risorse da utilizzare con totale discrezionalità. Durante l’impero chavista il settore pubblico ha dilatato senza freni il perimetro delle proprie attività, servendosi a tal fine anche di un aggressivo piano di espropriazioni, che sono arrivate allo stratosferico numero di 1300. Il risultato di tale politica è che oggi la macchina pubblica venezuelana è una delle più invadenti, inefficienti e corrotte al mondo, mentre l’iniziativa di mercato è quasi totalmente scomparsa. Il Venezuela oggi importa una serie interminabile di beni (praticamente tutti), anche quelli di prima necessità – avendone desertificato la produzione interna – pagando le stesse con l’unico prodotto che esporta, il petrolio, in quantità come visto via via calanti. La politica monetaria è stata tanto fallimentare da generare una continua inflazione galoppante, che quest’anno è cifrata ufficialmente al 25%. Inoltre il regime chavista ha da poco svalutato la propria moneta del 32% rispetto al dollaro (ovviamente solo dopo le elezioni), ciò che comporterà un rincaro di pari ammontare di tutti i beni importati, oltre che conseguenze devastanti nella struttura dei prezzi e quindi della produzione interna, che si tradurrà a breve in disoccupazione e recessione. Il deficit pubblico sfiora costantemente le due cifre, contribuendo a ingigantire ulteriormente la presenza dello stato; la bilancia commerciale con l’estero è in cronico deficit. Ma i problemi del Venezuela non sono confinati alla sola economia.

La corruzione è dilagante, essendo cresciuta esponenzialmente dal giorno in cui Chavez arrivò al potere, facendo sprofondare il paese nelle relative classifiche internazionali. Ancora più raccapricciante è l’indicatore relativo al numero di omicidi: durante i mandati di Chavez tale numero è passato dai 25 ai 45 omicidi per 100.000 abitanti, facendo guadagnare al Venezuela la medaglia d’argento come secondo paese per omicidi procapite, con un vertiginoso numero assoluto di 16.000 omicidi nel solo 2012, preceduto solo dall’Honduras. Questo indicatore rivela quanto il preteso miglioramento delle condizioni dei ceti sociali più deboli sia pura propaganda. La politica di Chavez nei confronti dei più poveri è consistita in un gigantesco piano di trasferimenti di risorse, trasferimenti da rendere il più possibile visibili per essere capitalizzati nelle urne: frigoriferi, abitazioni, prodotti dei più svariati generi, nel solco del peggior populismo paternalista. Una politica, questa, che ha creato una dipendenza assoluta delle classi più povere dallo stato, trasformando le stesse in eterni questuanti, sottraendogli la possibilità di costruirsi la propria indipendenza e autosufficienza economica tramite il proprio lavoro e la propria intraprendenza. Si deve poi ricordare che Chavez ha dato ospitalità alle più feroci e sanguinarie organizzazioni terroristiche del pianeta, dall’ETA alle FARC, da Hezbollah ad Hamas fino ai pasdaran iraniani, generando per la prima volta in un paese latinoamericano un problema di infiltrazione terroristica islamista. Passiamo infine alla gestione della democrazia interna. Chavez ha sistematicamente estromesso la voce dell’opposizione dal dibattito pubblico e dai media, annullando le licenze di trasmissione a moltissime televisioni e radio indipendenti. Ha cercato di sbarazzarsi dell’opposizione in ogni modo, monopolizzando la comunicazione, diventata sotto il suo regime megafono a senso unico della propaganda del leader e del partito, in linea con l’analoga prassi stalinista. Molti venezuelani sono si sono rifugiati all’estero per motivi politici ed economici. Le persone povere, le meno attrezzate culturalmente, sono state bombardate, in assenza di pluralismo, dalla propaganda di regime e corteggiate con il trasferimento di beni materiali – trasferimento spesso vincolato al supporto al partito chavista.

Questo è stato Chavez. Un caudillo socialista che lascia un paese in ginocchio, un paese favolosamente ricco di risorse naturali ma tragicamente povero di autonomia e intraprendenza. Speriamo che la sua mummia non si trasformi nella metafora de un intero popolo.

TRATTO DA: http://notizie.radicali.it

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Showing 23 comments
  • Vito

    W Gianni Minà
    W el socialismo !!!!!11!1!
    Crear dos tres muchos Vietnam !!!!!!!!111!!!

    Caxo e stracaxo, si xe propio vero, ghe go domandà anca a me cugin che lu l’è uno studiato e anca lu el me ga dito cussì !!!

    ‘Deso vado a farme ‘n ombra e a coparme zo in mona de mi mare.

    • Vito

      Tutto finalmente viene a galla ! Prima o poi la verità viene sempre a galla, puoi nasconderla, puoi far finta che non sia mai successa. Ma quando meno te lo aspetti esce allo scoperto: il peccato che gli U.$.A non perdonano al Venezuela è solo quello di aver nazionalizzato il petrolio ed il motivo è semplice e chiaro, facile da spiegarsi: gli U.$.A vogliono da sempre essere loro i padroni del mondo !
      Il Segretario Generale dell’Organizzazione degli Stati americani (O$A, spesso OA$) Luis Almagro , insieme ad Henrique Capriles Radonski e Trump, sono i mandanti del triangolo del terrorismo golpista di destra in Venezuela che collega Miami, Bogotá (mentre il cartello colombiano di Cali era orientato su posizioni filo-governative e di destra, quello di Medellín fu orientato su posizioni filo-rivoluzionarie e di sinistra) & Santo Domingo in guerra contro il governo bolivariano legittimamente e democraticamente eletto del Presidente Eterno Nicolás Maduro Moros. Delcy Rodríguez, la cancelliera venezuelana figlia di Jorge Antonio Rodriguez, che è stato assassinato in custodia della DISIP nel luglio 1976 (DISIP è l’ acronimo di “Direzione Generale di Intelligence e Prevenzione Servizi”, un servizio di intelligence e controspionaggio interno e esterno del Venezuela tra il 1969 e il 2009) ha scoperto tutto ! Hasta la victoria siempre! Patria o muerte ! Venceremos !

    • Vito

      Chavez disse:”Tra i miei ispiratori ideali Lenin, Castro e Mussolini” – movimento fascista a Cuba, tra falangismo, peronismo e castrismo: http://elmoacheocontrostoria.blogspot.it/

    • Vito

      TRADUZIONE DEL DISCORSO DI CHAVEZ:
      L’importante è che nasca bene “il bimbo” … o “la bimba”: il partito! Guarda io ho credo ciecamente in questo partito: il partito socialista. E’ vero, non ne ha bisogno, né io ne ho bisogno: ma il popolo sì che ne ha bisogno! La rivoluzione ne ha bisogno! La rivoluzione ne ha bisogno! E’ necessario per l’ unità popolare, per la coesione politico – ideologica. Se il partito comunista continua ad insistere con l’imposizione del Marxismo – Leninismo che facciano pure … io non litigherò certo con loro … no no no! Adesso, il partito socialista non prenderà la bandiera del Marxismo – Leninismo perché si tratta di un DOGMA che è già vecchio: dobbiamo creare la nostra dottrina. Chi non è d’accordo con tutto ciò ha tutta la libertà di non stare quì e andare col partito comunista dove ci sono libri dogmatici come quelli sul Marxismo – Leninismo. Lo stesso ruolo della classe operaia è tutt’oggi già un altro. E quella cosa della classe operaia … come recitava Juan? “Motore della storia”. Il lavoro oggi è un’altra cosa, è differente. Guardate: Fidel Castro, che è comunista, beh Fidel Castro è un esempio di un uomo che con i suoi 81 anni, nel XXI secolo, pensa al futuro. E lui mi ha detto: “Chavez, vedi, ok questa tua posizione e tutto … ma il mondo di oggi è diverso … c’è il mondo dell’informatica, della telematica … ” Carlo Marx non avrebbe neanche potuto immaginarselo … è un altro mondo! Quindi poi tutta questa dinamica globale … E’ lo stesso del cristianesimo … Guardate, Daniel Ortega … sentite questo che mi ha detto Danie,l lo rendo pubblico … parlando nella piazza durante la rivoluzione … io gli domando: “Ascolta Daniel … e quella cattedrale?” era una cattedrale molto antica, che si trova a Managua … c’è una croce lì … dunque lui mi confida questo: “Guarda Chavez (Hugo… mi dice) pensa che proprio qui c’era Fidel” 17 anni fa … no, 27 anni fa! quando ci fu il primo anniversario della rivoluzione ovvero il 19 Giugno del 1980. Fidel è stato a Managua e proprio lì emisero un atto. E mi raccontò Daniel che Fidel gli ha detto … la cattedrale era distrutta a causa dei bombardamenti, per la guerra etc… e Fidel gli chiese: “Daniel, che farai della cattedrale?” e Daniel rispose: “No, no, no… questa cattedrale è stata distrutta e distrutta rimarrà!” e poi parlò di un prete ect… Fidel controbatte’: “Daniel ti suggerisco che il popolo abbia la sua cattedrale! Al dilà del prete di turno, il popolo è credente!” Daniel mi ha confessato che non aver dato retta a Fidel fu un errore! Daniel Ortega oggi è diventato cristiano. Era ateo, oggi è cristiano. A forza di stare a contatto con il popolo è diventato cristiano. Perché il popolo di Nicaragua, suprattutto la parte povera, e noi, abbiamo una grande fede in Cristo! Il Cristo Redentore. Quindi il nostro socialismo dev’essere, come dico io, cristiano! Deve essere bolivariano! E non Marxista – Leninista. E sono totalmente d’accordo con quello che ha detto il camerata* e fedele compagno Raúl Isaías Baduel nel suo discorso.

      **Camerada come Camerata vuol dire compagno che vuol dire comrade: è la stessa parola
      che usavano sia Lenin che Mussolini che molti altri rivoluzionari per indicare i loro sodali.https://www.youtube.com/watch?v=n_AnyH1RzAU

  • Alessandro Colla

    Evidentemente, per Bagatin, affamare ulteriormente un popolo significa ridargli dignità. Da autodichiarato socialista nazionalista, è convinto che Chavez, Mujica e altri cialtroni come loro abbiano dato più potere al popolo. Quando mai, con un’inflazione altissima, è mai avvenuto un miglioramento del tasso di mortalità? Quanto all’analfabetismo pressocché scomparso, è pura propaganda. L’articolo stesso è una dimostrazione di come l’analfabetismo stia aumentando in tutto il mondo, specialmente quando si continua a definire erore nazionale il mercenario, guerrafondaio da corsa, massacratore delle popolazioni italiche meridionali e ladro di cavalli nato a Nizza e deceduto a Caprera.

    • Vito

      “Viva Bolivar ! Viva Giuseppe Garibaldi” (Hugo Chavez)
      In questo video del 2005, il Presidente e Comandante Eterno del Venezuela Hugo Chavez (1954 – 2013), a Milano, ricorda ed accomuna le gesta e gli ideali sociali degli eroi e Libertadores Simon Bolivar (1783 – 1830) e Giuseppe Garibaldi (1807 – 1882).
      https://www.youtube.com/watch?v=PNcdIF1m0cY

  • Carmelo

    Hugo Chavez ed il Socialismo del Ventunesimo Secolo. Una prospettiva umanitaria e libertaria per uscire dalla crisi. Articolo di Luca Bagatin .
    Hugo Chavez, ex Presidente del Venezuela di cui abbiamo diverse volte già parlato, ha ridato, dal 1999 al 2013, digità al suo popolo.
    Un popolo sfruttato prima dal colonialismo spagnolo e successivamente dalle multinazionali statunitensi ed europee e da governi locali corrotti e corruttori.
    Di Chavez, qui da noi, si sa sempre molto poco, come molto poco si conosce la Storia dell’America Latina degli ultimi decenni e di quel “Socialismo del Ventunesimo Secolo” ideato dal sociologo ed intellettuale Heinz Dieterich che, lungi dall’essere uno spauracchio del nuovo comunismo o della sinistra mondiale (Chavez non è mai stato comunista, bensì socialista libertario e bolivariano), è ed è stata una prospettiva anti-ideologica, oltre la destra e la sinistra. Una prospettiva nazional-internazionalista, anti-capitalista ed anti-imperialista.
    Con l’avvento di Chavez al governo di questo fiero Paese latinoamericano – alla fine del 1998 – le cose, in tutto il Continente, sono via via mutate ed i leader socialisti nazionali, libertari ed umanisti hanno ben presto trionfato in pressoché tutti i Paesi dell’America del Sud: da Lagos e Bachelet in Cile; da Lula alla Roussef in Brasile; da Evo Morales in Bolivia, ai Kirchner in Argentina, a Mujica e Tabaré Vazquez in Uruguay sino a Rafael Correa in Equador.
    Chavez che, nel 1992 tentò un colpo di Stato contro l’oligarchia corrotta al potere, diverrà Presidente democraticamente eletto pochi anni dopo e rimarrà in carica sino alla morte…ed anche oltre, se pensiamo che il suo successore Nicolas Maduro è ancora oggi al governo, pur fra luci ed ombre.
    Ombre figlie di quel potere che lo stesso Chavez tentò di combattere, di quella corruzione anche interna al suo partito – prima il Movimento Quinta Repubblica e successivamente il Partito Socialista Unito del Venezuela – che pur egli tentò con ogni mezzo di allontanare.
    Purtuttavia l’esempio di Chavez è ancora lì, come un faro nella notte di una globalizzazione che ingloba. Di un Sud America ferito nei secoli e di un Occidente “liberal” che, messo a confronto, sembra assai meno democratico ed assai meno pluralista. Un Occidente ove prevale un’austerità senza sentimento. Un Occidente prostituito all’economia ed alla finanza, che imbroglia ed imbriglia i suoi stessi cittadini, prede inconsapevoli del marketing e del consumismo, ovvero di un “piacere” effimero destinato ad annientarci.
    Hugo Chavez ha ispirato la sua azione di governo a Simon Bolivar, “El Libertador” che sconfisse l’Impero di Spagna nei primi anni dell’800 e che divenne Presidente delle Repubbliche di Venezuela, Colombia, Bolivia, Ecuador, Panama e Perù.
    Hugo Chavez che, lungi dall’avere un’ideologia preconfezionata (come non aveva un’ideologia preconfezionata lo stesso Bolivar, né il nostro Giuseppe Garibaldi che, negli anni, pur si ispirerà al socialismo umanitario e sansimoniano), aprirà le porte ad una vera Terza Via (alla faccia di quella “liberal” dei Clinton e dei Veltroni), ovvero a quel Socialismo del XXIesimo secolo che farà rifiorire il meglio di quella che nell’800 – in Europa – fu l’idea di emancipazione sociale della Prima Internazionale dei Lavoratori, alla quale aderirono socialisti, mazziniani, repubblicani, garibaldini ed anarchici.
    Il governo di Chavez, lungi dall’essere rivoluzionario in senso stretto – visto che non riuscirà a superare il capitalismo e dunque l’economia di mercato – purtuttavia offrirà importanti prospettive al popolo venezuelano. E ciò attraverso la nazionalizzazione dell’industria petrolifera ed attraverso la fondazione di Missioni Sociali finanziate anche grazie ai proventi derivanti dal petrolio. Pensiamo alla Mision Barrio Adentro (letteralmente “dentro il quartiere”), dedicata all’assistenza sanitaria gratuita specie nei quartieri popolari, ove sono stati istituiti consultori medici famigliari, centri diagnostici integrati e centri ospedalieri specializzati. Il tutto grazie anche alla consulenza ed all’intervento di medici cubani (e non dimentichiamo che, a dispetto di quanto si tende a credere da noi, Cuba ha uno dei migliori sistemi sanitari al mondo, sia in termini di efficienza che di risultati, con tassi di mortalità infantile fra i più bassi al mondo ed un ottimo sviluppo delle biotecnologie).
    Pensiamo poi alla Mision Robinson, dedicata all’alfabetizzazione, che ha portato ad imparare a leggere e a scrivere un milione e mezzo di persone; alla Mision Ribas, dedicata a completamento degli studi secondari superiori; alla Mision Sucre dedicata al sostegno degli studenti di livello universitario.
    Vi sono poi altre missioni sociali istituite dal Governo Chavez, quali la Mision Negra Hipolita, dedicata al recupero delle persone emarginate e la Mision Sonrisa, che mira a dotare di protesi dentaria le persone che non se le possono permettere economicamente.
    Quale altro governo al mondo avrebbe fatto questo ? In quale altro continente se non nell’America Latina sfruttata, repressa, ma ove l’amore e la spiritualità – pur fra molta violenza e diffusissima criminalità – hanno sempre trovato un posto nel cuore di quei popoli ?
    Si dirà che tali missioni sono state accompagnate anche a fenomeni di clientelismo e di corruzione ed è vero. Purtuttavia non a causa del Presidente Chavez che, quando ha potuto, ha rimosso i responsabili e lo ha fatto anche e soprattutto su pressione del popolo, coinvolto direttamente nel sistema delle Missioni, a livello volontaristico, sociale, politico, mutualistico, umano.
    Un vero e proprio sistema di autogestione sociale, pur con tutte le sue possibili imperfezioni, certo.
    E la medesima cosa è avvenuta per quanto concerne l’edilizia popolare, con la costruzione di moduli abitativi moderni e poco costosi.
    E, aspetto importante da sottolineare, è che nelle Missioni sociali l’80% delle persone che vi lavorano e che le dirigono sono donne le quali, smessi i panni di mogli madri e di famiglia, danno ed hanno dato un profondo contributo alla cosiddetta “rivoluzione bolivariana” avviata dallo chavismo.
    E proprio le donne – già in passato guerrigliere – hanno lottato in Venezuela anche per avere una congrua rappresentanza politica del 50% nei partiti e per la depenalizzazione dell’aborto.
    Si pensi, a tal proposito, che la Costituzione Bolivariana promossa da Chavez nel 1999, prevede il diritto alla salute sessuale e riproduttiva delle donne, il riconoscimento del lavoro domestico e dunque la sicurezza sociale per le casalinghe, ovvero tutte cose che non erano riconosciute dalla legislazione precedente.
    Questi, in sostanza, i risultati di quel “Socialismo del XXIesimo Secolo” che è declinato non come marxismo o come “dittatura del proletariato”, bensì come “socialismo ecologico”, come “socialismo libertario”, ovvero un processo che vede al centro l’individuo e non lo Stato, ove la proprietà privata è rispettata tanto quanto lo sono l’ambiente e gli animali.

    Ed è proprio questo che lo pone in un’ottica che va oltre le ideologie sinistra-destra, al punto da far amare o aver fatto amare nel corso della Storia, personalità politiche quali Chavez, ma anche Che Guevara, Castro, Peron, Garibaldi, tanto a persone di destra che di sinistra, pur sapendo che proprio questi eroi combattenti erano oltre le ideologie, su un altro piano che li poneva al centro di una prospettiva politico-sociale umanitaria.
    E forse è proprio questo che ha fatto paura, durante la Guerra Fredda, all’Urss ed agli USA, ed ancora oggi fa paura ad un’Occidente ove l’essere umano è messo in disparte e sostituito da parole quali “crescita”, “sviluppo”, “crisi economica”, “produttività”, in luogo di “decrescita”, “sviluppo del potenziale umano e sociale”, “crescita interiore” e così via.
    E questa non è mera retorica “no-global”, anche perché chi scrive non ha mai militato nelle file noglobaliste, ma pura osservazione di fatti storico-sociali.
    Interessante poi l’organizzazione della rappresentanza politica di base nel Venezuela chavista, ove si è giunti ad un pressoché superamento della democrazia rappresentativa, attraverso l’istituzione di Consigli Comunali aperti a tutta la cittadinanza locale. E si pensi che proprio in America Latina, a Porto Alegre in Brasile nel 1989, si è avuto il primo esempio di Bilancio Comunale Partecipativo, ovvero alla cui formazione partecipò la cittadinanza attiva stessa.
    Altro che Movimento Cinque Stelle ! Altro che boutade grillesche tanto per accaparrarsi qualche voto e qualche sedia da scaldare in Parlamento pagata dai contribuenti !
    Anche l’economia chavista è fondata su principi di equità, ovvero se un’azienda privata è inattiva e non è venduta dal proprietario oppure il proprietario non vuole riattivarla attraverso il contribito dello Stato, questa può essere espropriata e dichiarata di interesse nazionale e, spesso, è data in autogestione ai lavoratori medesimi.
    Hugo Chavez ha potuto fare tutto questo, così come ha posto le basi per una possibile fondazione degli Stati Uniti dell’America Latina, attraverso continui dialoghi con Morales, con Lula, con i Kirchner, con Mujica, che fu suo grande amico e che oggi è considerato il miglior leader politico mondiale al punto che l’Italia gli ha dedicato il recente saggio “Le felicità al potere” (EIR edizioni), che sarà nostra cura recensire prossimamente.
    E Chavez ha potuto fare questo grazie all’ampio consenso elettorale conquistato in oltre dieci anni di governo ed oltre a ciò di cui abbiamo parlato, ha varato anche leggi sulle unioni civili e contro l’omofobia. Leggi impensabili persino nella nostra “democratica” Italia.
    Ma di questo in Occidente si parla poco. O se ne parla male. Si preferisce denigrare e/o oscurare.
    Addirittura la trasmissione televisiva “Alo Presidente”, da noi, viene presentata come una “macchietta propagandistica”. Ed invece fu l’occasione per mostrare al popolo venezuelano un leader nella sua umanità, nella sua quotidianità. Fatta di battute istrioniche, di balli, di canti della tradizione caraibica, ma anche allo scopo di dar voce alla periferia ed alle periferie (dalle quali lo stesso Chavez proveniva) che da noi sono e rimangono emarginate e senza una voce, senza una rappresentanza, chiuse nel loro degrado urbanistico.
    E si pensi che il sistema televisivo venezuelano è ben più pluralista del nostro, fondato sul duopolio/monopolio Rai-Mediaset, con programmi tutti uguali e senza alcun autentico scopo sociale e culturale.
    Ed i numeri parlano chiaro: dal 1998 al 2008 in Venezuela la disoccupazione è stata ridotta dal 16% al 6%, la mortalità infantile è stata ridotta, l’analfabetismo è pressoché scomparso. Certo, il tasso di criminalità rimane ancora alto, l’inflazione è altissima, il calo del prezzo del petrolio sta creando molti problemi. Ma al popolo è stata offerta una prospettiva nazionale. Con delle basi culturali e sociali: bolivarismo e socialismo umanitario. Prospettive che andrebbero importate, specie se pensiamo che noi abbiamo avuto Garibaldi e Mazzini quali eroi nazionali, ma che abbiamo saputo vilipendere i loro ideali di un’Europa unita per prostituirla alle banche – Banca Centrale Europea in primis – ed al Fondo Monetario Internazionale, oltre che alle multinazionali ed ad un’immigrazionismo senza regole, foriero solamente di ulteriore sfruttamento dell’uomo sull’uomo e di povertà e degrado generalizzato.
    L’America Latina dal 1998 ad oggi sta rinascendo: con Chavez prima e con Mujica oggi. La vera Primavera del mondo è tutta lì. La vera ricetta per uscire dalla crisi globale è tutta lì: amore per il popolo, potere al popolo, socialismo del ventunesimo secolo, nazionalismo, fine dell’austerità, fine del sistema politico ed economico fondato sulla prevaricazione e sul profitto, ovvero sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e delle risorse (sempre più scarse, peraltro). Riscoperta della natura e di un’autentica dimensione sociale (e non “social”, ovvero fondata sull’onanismo del web imposto da Facebook e da Twitter).

    Luca Bagatin

  • Carmelo

    Hugo Chavez ed il Socialismo del Ventunesimo Secolo. Una prospettiva umanitaria e libertaria per uscire dalla crisi. Articolo di Luca Bagatin (tratto da http://www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)
    Hugo Chavez, ex Presidente del Venezuela di cui abbiamo diverse volte già parlato, ha ridato, dal 1999 al 2013, digità al suo popolo.
    Un popolo sfruttato prima dal colonialismo spagnolo e successivamente dalle multinazionali statunitensi ed europee e da governi locali corrotti e corruttori.
    Di Chavez, qui da noi, si sa sempre molto poco, come molto poco si conosce la Storia dell’America Latina degli ultimi decenni e di quel “Socialismo del Ventunesimo Secolo” ideato dal sociologo ed intellettuale Heinz Dieterich che, lungi dall’essere uno spauracchio del nuovo comunismo o della sinistra mondiale (Chavez non è mai stato comunista, bensì socialista libertario e bolivariano), è ed è stata una prospettiva anti-ideologica, oltre la destra e la sinistra. Una prospettiva nazional-internazionalista, anti-capitalista ed anti-imperialista.
    Con l’avvento di Chavez al governo di questo fiero Paese latinoamericano – alla fine del 1998 – le cose, in tutto il Continente, sono via via mutate ed i leader socialisti nazionali, libertari ed umanisti hanno ben presto trionfato in pressoché tutti i Paesi dell’America del Sud: da Lagos e Bachelet in Cile; da Lula alla Roussef in Brasile; da Evo Morales in Bolivia, ai Kirchner in Argentina, a Mujica e Tabaré Vazquez in Uruguay sino a Rafael Correa in Equador.
    Chavez che, nel 1992 tentò un colpo di Stato contro l’oligarchia corrotta al potere, diverrà Presidente democraticamente eletto pochi anni dopo e rimarrà in carica sino alla morte…ed anche oltre, se pensiamo che il suo successore Nicolas Maduro è ancora oggi al governo, pur fra luci ed ombre.
    Ombre figlie di quel potere che lo stesso Chavez tentò di combattere, di quella corruzione anche interna al suo partito – prima il Movimento Quinta Repubblica e successivamente il Partito Socialista Unito del Venezuela – che pur egli tentò con ogni mezzo di allontanare.
    Purtuttavia l’esempio di Chavez è ancora lì, come un faro nella notte di una globalizzazione che ingloba. Di un Sud America ferito nei secoli e di un Occidente “liberal” che, messo a confronto, sembra assai meno democratico ed assai meno pluralista. Un Occidente ove prevale un’austerità senza sentimento. Un Occidente prostituito all’economia ed alla finanza, che imbroglia ed imbriglia i suoi stessi cittadini, prede inconsapevoli del marketing e del consumismo, ovvero di un “piacere” effimero destinato ad annientarci.
    Hugo Chavez ha ispirato la sua azione di governo a Simon Bolivar, “El Libertador” che sconfisse l’Impero di Spagna nei primi anni dell’800 e che divenne Presidente delle Repubbliche di Venezuela, Colombia, Bolivia, Ecuador, Panama e Perù.
    Hugo Chavez che, lungi dall’avere un’ideologia preconfezionata (come non aveva un’ideologia preconfezionata lo stesso Bolivar, né il nostro Giuseppe Garibaldi che, negli anni, pur si ispirerà al socialismo umanitario e sansimoniano), aprirà le porte ad una vera Terza Via (alla faccia di quella “liberal” dei Clinton e dei Veltroni), ovvero a quel Socialismo del XXIesimo secolo che farà rifiorire il meglio di quella che nell’800 – in Europa – fu l’idea di emancipazione sociale della Prima Internazionale dei Lavoratori, alla quale aderirono socialisti, mazziniani, repubblicani, garibaldini ed anarchici.
    Il governo di Chavez, lungi dall’essere rivoluzionario in senso stretto – visto che non riuscirà a superare il capitalismo e dunque l’economia di mercato – purtuttavia offrirà importanti prospettive al popolo venezuelano. E ciò attraverso la nazionalizzazione dell’industria petrolifera ed attraverso la fondazione di Missioni Sociali finanziate anche grazie ai proventi derivanti dal petrolio. Pensiamo alla Mision Barrio Adentro (letteralmente “dentro il quartiere”), dedicata all’assistenza sanitaria gratuita specie nei quartieri popolari, ove sono stati istituiti consultori medici famigliari, centri diagnostici integrati e centri ospedalieri specializzati. Il tutto grazie anche alla consulenza ed all’intervento di medici cubani (e non dimentichiamo che, a dispetto di quanto si tende a credere da noi, Cuba ha uno dei migliori sistemi sanitari al mondo, sia in termini di efficienza che di risultati, con tassi di mortalità infantile fra i più bassi al mondo ed un ottimo sviluppo delle biotecnologie).
    Pensiamo poi alla Mision Robinson, dedicata all’alfabetizzazione, che ha portato ad imparare a leggere e a scrivere un milione e mezzo di persone; alla Mision Ribas, dedicata a completamento degli studi secondari superiori; alla Mision Sucre dedicata al sostegno degli studenti di livello universitario.
    Vi sono poi altre missioni sociali istituite dal Governo Chavez, quali la Mision Negra Hipolita, dedicata al recupero delle persone emarginate e la Mision Sonrisa, che mira a dotare di protesi dentaria le persone che non se le possono permettere economicamente.
    Quale altro governo al mondo avrebbe fatto questo ? In quale altro continente se non nell’America Latina sfruttata, repressa, ma ove l’amore e la spiritualità – pur fra molta violenza e diffusissima criminalità – hanno sempre trovato un posto nel cuore di quei popoli ?
    Si dirà che tali missioni sono state accompagnate anche a fenomeni di clientelismo e di corruzione ed è vero. Purtuttavia non a causa del Presidente Chavez che, quando ha potuto, ha rimosso i responsabili e lo ha fatto anche e soprattutto su pressione del popolo, coinvolto direttamente nel sistema delle Missioni, a livello volontaristico, sociale, politico, mutualistico, umano.
    Un vero e proprio sistema di autogestione sociale, pur con tutte le sue possibili imperfezioni, certo.
    E la medesima cosa è avvenuta per quanto concerne l’edilizia popolare, con la costruzione di moduli abitativi moderni e poco costosi.
    E, aspetto importante da sottolineare, è che nelle Missioni sociali l’80% delle persone che vi lavorano e che le dirigono sono donne le quali, smessi i panni di mogli madri e di famiglia, danno ed hanno dato un profondo contributo alla cosiddetta “rivoluzione bolivariana” avviata dallo chavismo.
    E proprio le donne – già in passato guerrigliere – hanno lottato in Venezuela anche per avere una congrua rappresentanza politica del 50% nei partiti e per la depenalizzazione dell’aborto.
    Si pensi, a tal proposito, che la Costituzione Bolivariana promossa da Chavez nel 1999, prevede il diritto alla salute sessuale e riproduttiva delle donne, il riconoscimento del lavoro domestico e dunque la sicurezza sociale per le casalinghe, ovvero tutte cose che non erano riconosciute dalla legislazione precedente.
    Questi, in sostanza, i risultati di quel “Socialismo del XXIesimo Secolo” che è declinato non come marxismo o come “dittatura del proletariato”, bensì come “socialismo ecologico”, come “socialismo libertario”, ovvero un processo che vede al centro l’individuo e non lo Stato, ove la proprietà privata è rispettata tanto quanto lo sono l’ambiente e gli animali.

    Ed è proprio questo che lo pone in un’ottica che va oltre le ideologie sinistra-destra, al punto da far amare o aver fatto amare nel corso della Storia, personalità politiche quali Chavez, ma anche Che Guevara, Castro, Peron, Garibaldi, tanto a persone di destra che di sinistra, pur sapendo che proprio questi eroi combattenti erano oltre le ideologie, su un altro piano che li poneva al centro di una prospettiva politico-sociale umanitaria.
    E forse è proprio questo che ha fatto paura, durante la Guerra Fredda, all’Urss ed agli USA, ed ancora oggi fa paura ad un’Occidente ove l’essere umano è messo in disparte e sostituito da parole quali “crescita”, “sviluppo”, “crisi economica”, “produttività”, in luogo di “decrescita”, “sviluppo del potenziale umano e sociale”, “crescita interiore” e così via.
    E questa non è mera retorica “no-global”, anche perché chi scrive non ha mai militato nelle file noglobaliste, ma pura osservazione di fatti storico-sociali.
    Interessante poi l’organizzazione della rappresentanza politica di base nel Venezuela chavista, ove si è giunti ad un pressoché superamento della democrazia rappresentativa, attraverso l’istituzione di Consigli Comunali aperti a tutta la cittadinanza locale. E si pensi che proprio in America Latina, a Porto Alegre in Brasile nel 1989, si è avuto il primo esempio di Bilancio Comunale Partecipativo, ovvero alla cui formazione partecipò la cittadinanza attiva stessa.
    Altro che Movimento Cinque Stelle ! Altro che boutade grillesche tanto per accaparrarsi qualche voto e qualche sedia da scaldare in Parlamento pagata dai contribuenti !
    Anche l’economia chavista è fondata su principi di equità, ovvero se un’azienda privata è inattiva e non è venduta dal proprietario oppure il proprietario non vuole riattivarla attraverso il contribito dello Stato, questa può essere espropriata e dichiarata di interesse nazionale e, spesso, è data in autogestione ai lavoratori medesimi.
    Hugo Chavez ha potuto fare tutto questo, così come ha posto le basi per una possibile fondazione degli Stati Uniti dell’America Latina, attraverso continui dialoghi con Morales, con Lula, con i Kirchner, con Mujica, che fu suo grande amico e che oggi è considerato il miglior leader politico mondiale al punto che l’Italia gli ha dedicato il recente saggio “Le felicità al potere” (EIR edizioni), che sarà nostra cura recensire prossimamente.
    E Chavez ha potuto fare questo grazie all’ampio consenso elettorale conquistato in oltre dieci anni di governo ed oltre a ciò di cui abbiamo parlato, ha varato anche leggi sulle unioni civili e contro l’omofobia. Leggi impensabili persino nella nostra “democratica” Italia.
    Ma di questo in Occidente si parla poco. O se ne parla male. Si preferisce denigrare e/o oscurare.
    Addirittura la trasmissione televisiva “Alo Presidente”, da noi, viene presentata come una “macchietta propagandistica”. Ed invece fu l’occasione per mostrare al popolo venezuelano un leader nella sua umanità, nella sua quotidianità. Fatta di battute istrioniche, di balli, di canti della tradizione caraibica, ma anche allo scopo di dar voce alla periferia ed alle periferie (dalle quali lo stesso Chavez proveniva) che da noi sono e rimangono emarginate e senza una voce, senza una rappresentanza, chiuse nel loro degrado urbanistico.
    E si pensi che il sistema televisivo venezuelano è ben più pluralista del nostro, fondato sul duopolio/monopolio Rai-Mediaset, con programmi tutti uguali e senza alcun autentico scopo sociale e culturale.
    Ed i numeri parlano chiaro: dal 1998 al 2008 in Venezuela la disoccupazione è stata ridotta dal 16% al 6%, la mortalità infantile è stata ridotta, l’analfabetismo è pressoché scomparso. Certo, il tasso di criminalità rimane ancora alto, l’inflazione è altissima, il calo del prezzo del petrolio sta creando molti problemi. Ma al popolo è stata offerta una prospettiva nazionale. Con delle basi culturali e sociali: bolivarismo e socialismo umanitario. Prospettive che andrebbero importate, specie se pensiamo che noi abbiamo avuto Garibaldi e Mazzini quali eroi nazionali, ma che abbiamo saputo vilipendere i loro ideali di un’Europa unita per prostituirla alle banche – Banca Centrale Europea in primis – ed al Fondo Monetario Internazionale, oltre che alle multinazionali ed ad un’immigrazionismo senza regole, foriero solamente di ulteriore sfruttamento dell’uomo sull’uomo e di povertà e degrado generalizzato.
    L’America Latina dal 1998 ad oggi sta rinascendo: con Chavez prima e con Mujica oggi. La vera Primavera del mondo è tutta lì. La vera ricetta per uscire dalla crisi globale è tutta lì: amore per il popolo, potere al popolo, socialismo del ventunesimo secolo, nazionalismo, fine dell’austerità, fine del sistema politico ed economico fondato sulla prevaricazione e sul profitto, ovvero sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e delle risorse (sempre più scarse, peraltro). Riscoperta della natura e di un’autentica dimensione sociale (e non “social”, ovvero fondata sull’onanismo del web imposto da Facebook e da Twitter).

    Luca Bagatin
    http://www.lucabagatin.ilcannocchiale.it
    http://amoreeliberta.blogspot.it/2015/01/hugo-chavez-ed-il-socialismo-del.html

  • Alessandro Colla

    @ Aldo Agrati. Nulla di nuovo anche nei commenti come quelle che precede il Suo. Infatti cè chi è convinto che le classi subalterne, con Chavez abbiano avuto migliore istruzione e migliore offerta sanitaria. E che sempre con Chavez siano diventate protagoniste. Sì, protagoniste della fame e del peggioramento delle condizioni di vita; che se già prima erano quelle che erano, non si può certo pensare che la causa fosse da addebitare a politiche liberiste mai attuate in Venezuela Lo statalismo c’era già prima di Chavez, quest’ultimo ha solo allargato i suoi effetti. Il motivo per cui si arriva a conclusioni strampalate è di ordine culturale: quando si ritiene che la libertà individuale sia un concetto astratto, si può finire per ritenere che la peste la portino gli untori. Non c’è nulla di più concreto della libertà. Ritenerla astratta significa giustificare la schiavitù e gli schiavisti. Sembrava un problema superato quella relativa al concetto di libertà. “Ma..duro” a morire (trattandosi del Venezuela e del successore di Chavez) il problema stesso si ripresenta puntualmente. Così, se prima si stava male è giusto stare peggio dopo.

  • aldo agrati

    Rileggendo oggi, direi che anche il socialismo bolivariano è rottamabile. Nulla di nuovo, quindi.

  • Diego

    Caro Liberalista, mi sembra giusto considerare il grado di “libertà individuale”. Peccato che sia un concetto astratto. Qual’era il grado di “libertà individuale” prima del 1998 per un abitante dei quartieri poveri di Caracas che non aveva accesso all’istruzione, alla sanità e così via? Quello che voi, nel profondo del vostro animo, non tollerate è proprio il nuovo protagonismo delle classi subalterne del Venezuela.

  • Liberalista

    Il giudizio storico/politico su un qualsiasi personaggio puo’ avere mille risvolti. Dipende da cosa si prende in considerazione per esprimere tale giudizio, ovvero da qual e’ la propria scala di valori.
    Per noi che crediamo solamente nella liberta’ individuale, tale giudizio dipende esclusivamente dal grado di liberta’ che gli abitanti del Venezuela hanno avuto in questi 14 anni di dittatura.
    Mi pare autoevidente che non si possa trovare nulla di buono da questo punto di vista. Se poi vogliamo considerare positivamente il fatto che alcuni dati macroeconomici (ad esempio il numero di studenti che sono arrivati al termine del ciclo scolastico, solo perche’ reso obbligatorio) siano migliorati (e sarebbe da aggiungere un bel “forse”, visto che stiamo parlando di un sistema dittatoriale in cui non esistono voci contrarie), allora dovremmo convenire che anche la ex Unione Sovietica, l’Italia di Mussolini e la Germania nazista hanno raggiunto alcuni risultati positivi.

    Ecco, chi, come noi, difende la liberta’ di ogni persona come bene supremo, crede che un segno piu’ in uno qualsiasi degli indicatori socio-economici non sia sufficiente a rendere meno grave la situazione di chi e’ costretto a vivere in un tale inferno.

    Se anche una dittatura dovesse produrre ricchezza generalizzata (cosa peraltro mai accaduta, e per le ragioni che ben conosciamo), sarebbe comunque un sistema infernale.

  • Mance Rayder

    Concordo sulla sostanziale illiberalità di Chavez, a dispetto dei suoi proclami.
    Ma secondo me, dico solo per dovere di cronaca, va riportata la sua vicenda politica nella propria interezza, quindi non solo gli aspetti indiscutibilmente negativi, ma anche quelli positivi. Al di là di qualsiasi considerazione ideologica, cioè sul fatto che fosse un socialista, un autoritario ecc.

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