In Economia, Esteri

valigiadi LORENZO GUGGIARI

Molto spesso il nostro sventurato paese viene paragonato ad altre nazioni comela Svizzera, la Germania o l’Australia che hanno sistemi politici e soprattutto fiscali molto più efficienti e meno invasivi dei nostri. Purtroppo ormai siamo un paese in via di sottosviluppo e il raffronto con un paese come il Brasile è impietoso. Il gigante sud americano non sta certo vivendo un momento particolarmente felice, l’economia è ferma, l’inflazione è in continuo aumento e quasi ogni giorno la popolazione scende in strada per protestare contro il governo. Nonostante ciò il quadro normativo è – sotto certi punti di vista – molto più evoluto di quanto si possa immaginare.

Recentemente, la Fondazione GetulioVargas ha divulgato l’Indice dell’Economia Sommersa dal quale risulta che nel 2012 l’economia informale ha generato R$ 730 miliardi, questo valore rappresenta il 16,6% del PIL brasiliano. Rispetto al 2011 il calo è stato dello 0,3% e da quando l’indice è stato creato la diminuzione è stata costante, all’inizio della serie storica nel 2003 la percentuale sul PIL era del 21%.

I buoni risultati rispecchiano due misure adottate nel corso degli ultimi anni da parte del governo per agevolare le micro e piccole imprese:la SuperSemplicee la creazione della figura giuridica del Microimprenditore Individuale (MEI). Di entrambe si è festeggiato l’anniversario il 1° luglio, in pochi anni questi due provvedimenti si sono rivelati vincenti diminuendo l’economia sommersa, semplificando la burocrazia e abbassando il carico fiscale; inoltre le entrate tributarie sono aumentate per l’unione, gli stati ed i comuni.

La Super Semplicefu creata insieme alla Legge Generale della Micro e Piccola Impresa nel 2006 ed entrò in vigore nel 2007. Possono aderirvi le imprese che fatturano fino a R$ 3,6 milioni all’anno e il regime differenziato prevede una riduzione del carico fiscale del 40% e l’unificazione di otto imposte differenti: sei federali, una statale ed una comunale. I benefici non sono stati solo per le imprese ma anche per il fisco che ha visto le proprie entrate passare dai R$ 8,38 miliardi del 2007 ai R$ 46,5 miliardi dello scorso anno, in sei anni il totale riscosso ha superato i R$ 200 miliardi. Le imprese che hanno aderito alla Super Semplice sono circa 7,5 milioni e quasi la metà sono Microimprenditori Individuali.

La figura del Microimprenditore Individuale è entrata in vigore nel 2009 ed è destinata alle imprese che fatturano fino a R$ 5.000 al mese, ossia R$ 60 mila all’anno. Questa tipologia di impresa paga da R$33,90 aR$ 39,90 al mese di imposte e contributi previdenziali. Tutta la parte burocratica per l’apertura dell’impresa e il pagamento delle imposte può essere fatto gratuitamente attraverso internet. Le società registrate sono più di 3 milioni, è importante mettere in risalto che quasi tutte operavano nella totale informalità.

Torniamo alle nostre latitudini e “traduciamo” il Real in Euro: cosa penserebbe un artigiano o un consulente che fattura fino € 60 mila all’anno se pagasse solo € 39,90 al mese per le imposte ed i contributi? Quanto risparmierebbe di onorari per notai, avvocati e commercialisti visto che per espletare le pratiche burocratiche e per pagare le imposte sarebbe necessario solo collegarsi ad internet? E come quantificare il tempo perso in coda agli innumerevoli sportelli della nostra macchina burocratica? E le nostre piccole imprese? Con un fatturato annuo sotto i € 3,6 milioni risparmierebbero il 40% di imposte e invece di avere a che fare con l’F24 che sembra un papiro egizio potrebbero raggruppare tutte le imposte in un’unica voce. Sembra fantascienza nel paese di Pulcinella però è la realtà quotidiana di 7 milioni e mezzo di imprenditori in Brasile,  grazie a queste norme il paese del samba e del carnevale conta 37,4 milioni di aziende ed occupa il 4° posto al mondo, dietro solo a: USA, Cina e Nigeria.

L’aspetto che intristisce e provoca rabbia è che il Brasile non è certo un paradiso fiscale, anzi è considerato un paese poco business friendly dove burocrazia e carico fiscale sono molto elevati, nonostante ciò si dimostra molto migliore di FallItalia.

In collaborazione con http://www.lindipendenza.com

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Comments
  • Norbert Rhodes

    1. Sono redditi d’impresa quelli che derivano dall’esercizio di imprese commerciali. Per esercizio di imprese commerciali si intende l’esercizio per professione abituale, ancorché non esclusiva, delle attività indicate nell’art. 2195 c.c., e delle attività indicate alle lettere b) e c) del comma 2 dell’art. 32 che eccedono i limiti ivi stabiliti, anche se non organizzate in forma d’impresa. 2. Sono inoltre considerati redditi d’impresa: a) i redditi derivanti dall’esercizio di attività organizzate in forma d’impresa dirette alla prestazione di servizi che non rientrano nell’art. 2195 c.c.; b) i redditi derivanti dall’attività di sfruttamento di miniere, cave, torbiere, saline, laghi, stagni e altre acque interne c) i redditi dei terreni, per la parte derivante dall’esercizio delle attività agricole di cui all’articolo 32, pur se nei limiti ivi stabiliti, ove spettino alle società in nome collettivo e in accomandita semplice nonché alle stabili organizzazioni di persone fisiche non residenti esercenti attività di impresa. 3. Le disposizioni in materia di imposte sui redditi che fanno riferimento alle attività commerciali si applicano, se non risulta diversamente, a tutte le attività indicate nel presente articolo.

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