In Ambientalismo, Anti & Politica

ricchezzaDI MATTEO CORSINI

“Abbiamo bisogno di recuperare il coraggio che ebbero i padri fondatori del progetto europeo. Non possiamo fermarci a metà del guado, dobbiamo lavorare a una maggiore integrazione perché solo così saremo in grado di creare maggiore benessere e migliore qualità della vita per i cittadini europei”. (S. Gozi, P. C. Padoan)

Al termine di quello che gli stessi autori di questa dichiarazione hanno definito un “brainstorming” sulle prospettive dell’integrazione europea, Sandro Gozi, sottosegretario agli Affari e alle Politiche europee, e Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia e delle Finanze, hanno sentito l’esigenza di usare badilate di retorica europeista.

L’assunto, ormai divenuto un classico, è sempre lo stesso: l’area euro non può essere solo un’unione monetaria, serve l’integrazione politica. Un punto di vista piuttosto diffuso, almeno a parole, tra i governanti dell’eurozona. Le prospettive di ciascuno di essi, peraltro, sono abbastanza diverse.

I governanti dei Paesi periferici invocano più solidarietà, e loro colleghi dei Paesi centrali, tedeschi in primis, temono in questa richiesta di dover far pagare ai propri cittadini i debiti altrui. A loro volta, i governanti dei Paesi centrali sarebbero d’accordo nell’unire anche la politica fiscale, ma i loro colleghi dei Paesi periferici temono che ciò comporti una subordinazione alla Germania.

A mio parere c’è del vero in entrambe le posizioni, ma non intendo entrare nel merito delle stesse. Vorrei, invece, evidenziare il vuoto totale dietro la retorica degli europeisti “de noantri”. La “maggiore integrazione” a cui fanno riferimento non ha nulla a che vedere con l’eventuale “maggiore benessere e migliore qualità della vita per i cittadini europei”. Chi governa, lo faccia a livello locale o a livello europeo, non “crea” benessere. Il benessere dipende dalle azioni degli individui e ognuno è giudice unico del proprio benessere.

A mio parere, poi, l’integrazione intesa come tendenza a uniformare tutto e tutti a prescindere dal parere degli individui non può, per definizione, favorire un maggior benessere, se non per coloro che vivono nei sempre più vasti apparati politico-burocratici comunitari.

La forma originaria di Unione europea, a prescindere da ciò che pensassero i cosiddetti padri fondatori, consisteva, pur con tutte le sue imperfezioni, in una rimozione di barriere alla circolazione di persone e beni tra i Paesi aderenti.

Se lasciati liberi di interagire volontariamente, gli individui possono certamente raggiungere un benessere maggiore rispetto a una situazione nella quale sono soggetti a barriere e restrizioni più o meno vincolanti. Cosa ben diversa è cercare di uniformarne le abitudini, quasi a forzarne l’integrazione, con l’approccio top-down tipico dei pianificatori.

Questa, purtroppo, è divenuta da tempo l’idea di integrazione degli europeisti “senza se e senza ma”, ed è, a mio parere, il motivo principale per cui la maggiore integrazione è destinata a peggiorare (ulteriormente) il benessere dei cittadini europei.

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Showing 2 comments
  • Albert Nextein

    I “padri fondatori” dell’unione europea non hanno capito che nulla accomuna i tanti popoli che abitano l’europa.
    Sono solo idee balzane che albergavano nelle loro teste malate ad imporre quel guazzabuglio controproducente e miserabile denominato unione europea.
    Si sono basati su idee balzane e speranze temerarie piuttosto che sulla storia e sul parere diretto della gente.

    E si persevera nell’errore, a spese sempre della gente comune.

    Quanto a questi due “dicitori”, il mio parere è noto.
    Il padoan poteva brillantemente vendere uova nei mercati rionali molisani.
    L’altro forse poteva avere successo come stradino.

  • eridanio

    mi sembra che sia il Consiglio Europeo che abbia l’ultima parola in termini di Unione Europea.
    Se l’Unione Europea è ferma al palo, o come dice quel tale: “ferma con le quattro frecce”, sono i signori ministri che formano il consiglio di volta in volta diverso per funzione (Ecofin per Padoan) i soggetti responsabili dell’insoddisfacente menqage.
    il Parlamento di inutili eletti e la Commissione di pletorici burocrati nulla possono in materia efficacemente.
    Il regime iva intracomunitario, ad esempio, è in regime transitorio dal 1993.
    Quindi il sistema delle dogane che non ci sono più a parole ha lasciato il posto ad una gestione farraginosa in capo alle aziende con lo scopo malcelato di mantenere ancora separati i rispettivi gettiti iva nazionali dalla auspicabile fusione europea effettiva.
    Brutti politici ipocriti di merda tutti ed in consorzio.
    La realtà è che non sanno più che pesci pigliare. Se mai l’avessero saputo un tempo.

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