In Anti & Politica, Economia, Libertarismo

i quattro austriaciDI GIOVANNI BIRINDELLI

Se al termine ‘ideologia’ si dà il significato comune, allora questa parola indica un concetto che, avendo molto di ‘politico’ e di arbitrario, è antitetico alla scienza sociale e, in particolare, a quella economica. Tuttavia, se a quel termine si dà un significato compatibile con la sua etimologia, allora ‘ideologia’ può indicare un concetto che è strettamente connesso alla scienza sociale e di cui secondo me c’è parecchio bisogno.

In questo breve articolo cercherò di argomentare che la prevalenza del significato comune del termine ‘ideologia’ è l’espressione di una generale disconnessione fra le scienze sociali e, in particolare, fra l’economia e la teoria della legge.

Questa disconnessione, che è un problema squisitamente teorico e astratto, ha importanti conseguenze concrete, materiali, pratiche. La più importante di queste, a mio parere, è il fatto che, perfino da parte di coloro che riconoscono le ragioni scientifiche per cui l’interventismo è la causa diretta della decadenza economica di lungo periodo, la causa ultima dell’interventismo generalmente non viene vista né presa in considerazione. Questa causa ultima è l’idea astratta di ‘legge’ che ne permette la legalità: il positivismo giuridico non solo rende possibile l’interventismo ma lo rende un fenomeno necessario e soprattutto rende necessaria la sua continua espansione, specialmente in un sistema politico ‘democratico’. Il risultato è che, a causa di questa disconnessione fra teoria economica e teoria della legge, l’interventismo (la criminalità statale e legale in ambito economico) dilaga imperturbato e quindi la decadenza economica di lungo periodo avanza, portando con sé dolore, sofferenza e povertà.

Il significato comune del termine ‘ideologia’ è “l’insieme dei principi e delle idee che sono proprie di un’epoca, un gruppo sociale, un movimento, un autore”[1]. È chiara, in questa definizione, la caratteristica essenzialmente politica e arbitraria del termine ‘ideologia’. In base a questa definizione, per esempio, il fatto che lo stato non solo si occupi di denaro ma ne abbia addirittura il monopolio legale attraverso la banca centrale cosiddetta ‘indipendente’, è il prodotto di un’‘ideologia’, così come il fatto che gli stati d’Europa oggi abbiano una moneta in comune. L’euro sarebbe un progetto ‘ideologico’, cioè politico, che finirà inevitabilmente per scontrarsi contro il muro della scienza che studia l’azione umana. ‘Ideologia’ e scienza sociale sono cioè in antitesi: una esclude l’altra.

Questo significato comune del termine ‘ideologia’ è tuttavia in contraddizione con la sua etimologia che deriva dall’unione dei termini ‘idea’ e ‘logia’ e che quindi (attraverso il suffisso ‘logia’: “studio, teoria, trattazione”[2]) implica raziocinio teorico e quindi coerenza astratta, metodo scientifico.

Un significato secondo me etimologicamente più corretto del termine ‘ideologia’ è quello di “sistema astrattamente coerente di idee o di pensiero”. In base a questa definizione, l’ideologia non solamente non è in antitesi con la scienza sociale ma anzi costituisce un insieme coerente di diverse scienze sociali. L’elemento fondamentale dell’ideologia così intesa è quindi la coerenza fra diverse scienze sociali. Una teoria della legge è quindi ‘ideologica’ se è astrattamente coerente con la teoria economica, per esempio, e viceversa. Se non è astrattamente coerente con essa, se non ne costituisce l’altro lato della medaglia, allora quella teoria della legge non è ideologica.

Se una teoria economica poggia sulla spesa ‘pubblica’, ma chi la sostiene non sostiene anche coerentemente una teoria della legge che in generale permette il furto (come noto, le tasse, in quanto appropriazione di risorse altrui mediante coercizione, sono una forma di furto), allora quella teoria economica non è ideologica, nel senso che non è coerente per esempio con la teoria della legge. Nella fattispecie, quella teoria economica (la teoria economica keynesiana) non ha neanche valore scientifico in quanto è incoerente anche internamente (p. es. fra parte micro e macro).

Se una teoria economica è scientifica (e quindi anche internamente coerente), come lo è la Scuola Austriaca di economia, essa può essere ideologica o meno a seconda che sia coerentemente integrata con la teoria della legge, per esempio.

Chi ha un approccio scientifico all’economia, afferma per esempio: “nel lungo periodo la manipolazione monetaria e del credito produce necessariamente crisi cicliche e, se a queste si risponde con interventismo economico da parte dello stato, depressioni. Quindi per uscire strutturalmente dalla crisi e produrre crescita sostenibile occorre sostituire l’attuale socialismo con un sistema economico capitalista o economia di mercato”.

Viceversa, chi ha un approccio ideologico all’economia, afferma: “la manipolazione monetaria e del credito, anche se legale, è illegittima, cioè viola la legge intesa in senso scientificamente coerente. Inoltre (ma non indipendentemente da questo), nel lungo periodo tale manipolazione monetaria e del credito produce necessariamente crisi cicliche e, se a queste si risponde con interventismo economico da parte dello stato, depressioni. Quindi, per uscire strutturalmente dalla crisi e produrre crescita sostenibile, occorre sostituire l’attuale socialismo con un sistema economico capitalista o economia di mercato. Fare questo, tuttavia, è impossibile senza sostituire l’idea non scientifica di legge che necessariamente produce interventismo (il positivismo giuridico: la ‘legge’ intesa come strumento di potere politico arbitrario che nemmeno chi la condivide è in grado di difendere coerentemente) con un’idea scientifica di legge che sia coerente con l’economia di mercato e quindi incompatibile con l’interventismo (la Legge intesa come regola generale e negativa di comportamento individuale valida per tutti, stato per primo ove ci fosse, allo stesso modo)”.

L’approccio ideologico non solo non è anti-scientifico ma, anzi, è, per così dire, ‘iper-scientifico’, nel senso che richiede non solo coerenza interna a una particolare scienza ma anche coerenza esterna fra diverse scienze sociali. Rispetto all’approccio ‘semplicemente scientifico’ (o ‘specializzato’ o ‘non eclettico’), l’approccio ideologico non ha nulla di meno ma ha qualcosa in più: ricorrendo a una metafora, possiamo immaginare l’approccio scientifico come un sistema operativo che è compatibile con un solo software, mentre l’approccio ideologico come un sistema operativo che è compatibile con diversi software. Per questo molti grandi liberali classici e libertari (Hayek, Rothbard, Huerta de Soto, Salin, solo per citarne alcuni) non sono solo economisti ma anche teorici della legge e quindi hanno un approccio ideologico all’economia: pur nelle loro differenze, essi hanno capito che il libero mercato (ma anche la sola riduzione dell’interventismo nel lungo periodo) è impossibile finché prevarrà un’idea scientificamente incoerente di legge come il positivismo giuridico. Pretendere che nel lungo periodo, dove c’è il positivismo giuridico, l’interventismo non continui a espandersi è come pretendere che l’acqua contenuta in un bicchiere rimanga dentro il volume di quel bicchiere, senza quel bicchiere.

Come riconosce Hayek, il termine ideologia ha acquisito un’accezione negativa quando l’ideologia socialista è ‘crollata’ (per poi rinascere immediatamente sotto altra forma, meno esplicita). I socialisti hanno detto “dato che la nostra ideologia è crollata, allora è crollata l’ideologia”. L’ideologia socialista non è “crollata”: semplicemente non è mai esistita in quanto il pensiero socialista era ed è un fiera dell’incoerenza. Ciò che è crollato è stata l’aspirazione dei socialisti ad avere un’ideologia, appunto per l’incoerenza delle (e fra le) loro idee. Naturalmente, preso atto del fallimento delle loro aspirazioni, essi hanno tutto l’interesse a parlare contro l’ideologia in quanto tale: quest’ultima infatti potrebbe essere un’arma potente contro di loro (le teorie keynesiane, per esempio, sono più facilmente smontabili se, accanto e insieme agli argomenti economici, si usano argomenti giuridici coerenti). Un’arma ancora più potente della ‘semplice’ scienza economica anche perché utilizzabile non solo da parte di economisti ma anche, spesso, da parte di non-scienziati.

Lo scopo di questo articolo non era risolvere un problema semantico, ma piuttosto, come accennato in apertura, quello di mettere in evidenza il fatto che la prevalenza del significato comune del termine ‘ideologia’ contribuisce a creare e a mantenere una disconnessione fra le scienze sociali, e in particolare fra la scienza economica e la teoria della legge. E questa disconnessione indebolisce la causa della libertà (e quindi allontana il percorso verso la crescita economica strutturalmente sostenibile).

NOTE

[1] Zingarelli N., 2014, Vocabolario della lingua italiana (Zanichelli, Bologna), p. 1047.

[2] Zingarelli N., 2014, op. cit., p. 1280.

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Showing 2 comments
  • Alessandro COLLA

    Capisco che poi dovremmo cambiare nome anche alla filologia, alla sociologia, alla psicologia, alla paleontologia, alla glottologia, alla musicologia, a…..

  • Alessandro COLLA

    Eppure la semantica può avere la sua importanza a livello metodologico e divulgativo. E se chiamassimo il liberalismo “ideonomia”? Non so se sia un neologismo ma mi sembra che nelle lingue iberiche il termine già esista. In fondo sarebbe la stessa differenza che può intercorrere tra economia ed ecologia ma soprattutto tra astronomia e astrologia. Il “nomos”, cioè la norma (o la Lex non fiat) in luogo del “logos”, inteso come chiacchiera. L’etimologia (o a questo punto, paradossalmente, “l’etimonomia”!) potrebbe portare a credere che l’astrologia sia una scienza al pari dell’alchimia e del Keynesismo (o dovrei scrivere, per ragioni di pronuncia, “keinsenismo”?). Quest’ultimo, infatti, non è scientifico ma pura chiacchiera astrologica. Credere all’ineluttabilità dei cicli economici in un mercato autenticamente libero è come credere che le patologie cliniche contagiose siano da addebitare a persone che ungono le porte delle abitazioni con non si sa bene quale malefico unguento. E’ quanto affermano di credere (senza ammetterlo esplicitamente) i Vendola, i Fassina, le Camusso, le Bindi, i Bertinotti, i Civati, i Krugman, gli Tzsipras, i Marcello Veneziani, gli Umberto Eco, gli Eugenio Scalfari, i Sartori e gli altri chiromanti della politica mondiale. Chiromanti spacciati per scenziati a causa di una cattiva gestione degli studi etimologici.

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