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italianiDI MAURO GARGAGLIONE

Se uno Stato di ridotte dimensioni decide di basare le proprie leggi sulla xenofobia più estrema, oppure si dota di un codice penale che prevede severissime punizioni fisiche a tutti coloro che vanno in sovrappeso o che mangiano cibi vietati, oppure decide di non voler scambiare beni e prodotti coi vicini e sopravvivere con l’autarchia più spinta, o anche rifiutare le conquiste della tecnologia, come il motore a scoppio o l’energia elettrica (come fanno, o facevano, gli Amish), vorrei tanto sapere che problemi esisterebbero per gli altri Stati che invece si comportassero in maniera totalmente differente.

Certamente noi non approveremmo che bambini malati possano morire per l’impossibilità di accedere a cure mediche evolute, oppure che coloro, scoperti a mangiare un hamburger, vengano legati a un ceppo e frustati coram populo. Saremmo sgomenti a constatare che in quella comunità è bastata una siccità per sterminare una generazione come succedeva a noi per tanti secoli. Ma dovremmo temere per noi stessi? NO! Perchè piccole comunità non sarebbero in grado di minacciare altre piccole comunità, che magari si consorziano per difendere valori comuni, tipo commerciare liberamente tra di loro. Ad esempio, comunità che rifiutano la tecnologia non avrebbero la possibilità di imporre i loro valori con mazze e bastoni a Stati confinati che invece la favoriscono e si sono dotati di armi automatiche.

Io sostengo che se il mondo fosse fatto di piccole comunità e non di megastati nazionalisti e centralizzati, queste sarebbero obbligate ad essere meno aggressive, meno chiuse, meno intolleranti, più votate al commercio e meno alla paura dell’altro. Ci potrebbero essere staterelli in cui i gay non possono adottare figli perchè questo va contro il comune sentire dei componenti, e allora magari i gay potrebbero stabilirsi altrove e adottarli, perchè sarebbe più facile trovare comunità in cui questo non rappresenta un problema. Gli staterelli si combatterebbero rubandosi i talenti l’un con l’altro, cioè rendendosi più appetibili alle eccellenze e agli investimenti, forzando così gli altri a rispondere colpo su colpo per non diventare paesi in via di “sottosviluppo”. I piccoli Stati non potrebbero avere eserciti di milioni di persone da scagliare contro il nemico per depredarlo e schiavizzarlo, perchè non avrebbero neanche le risorse per mantenerli ed equipaggiarli questi eserciti.

Questo è il succo del ragionamento dei libertari alla Hoppe (che elabora e approfondisce il pensiero di Mises e poi di Rothbard) i quali vedono nel diritto alla secessione, da estendere teoricamente alla minoranza più piccola che possa esistere, il singolo individuo, l’unica ricetta per alleviare e arginare i guasti del male che esiste e non si può eliminare. Tolleranza, solidarietà, pietà, misericordia, creatività, senso artistico, convivono, negli esseri umani, insieme ai loro opposti. Lo Stato nazionalistico di carattere moderno e centralista catalizza i lati peggiori dell’uomo, il proliferare di piccole realtà indipendentiste, quelli migliori.

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Showing 6 comments
  • g.vigni

    Egregio Colla, nel mio piccolo sto facendo una propaganda feroce, specie tra i giovani, di Hoppe e Pernoud. Quanto al resto pienamente concorde, ahimè, anche per l’età.

    Il grosso problema, che tuttora crea terribili resistenze, sono i “consumatori di tasse”, leggi “statali et similia”. Costoro si tramandano, dalla disastrosa rivoluzione francese, il diritto di rapina, parassistismo, fancazzismo, etc…..Per sfilargli il piatto si dovrà ricorrere a pesanti diktat. Noi attualmente disponiamo di personaggi simili a Dulcamara, non vedo alcuna élite Hoppiana.
    In ogni caso diamoci dentro, siamo al contrappasso è solo questione di tempo.

  • Alessandro Colla

    @ g. vigni. Ormai su ciò che viene propinato nelle scuole (italiane, ma non solo) è inutile lamentarsi. Occorrerebbe, oltre a un massiccio astensionismo elettorale e al rifiuto di versare le imposte all’erario, una disobbedienza nei confronti degli obblighi scolastici con annessa autoorganizzazione per la diffusione dell’istruzione autentica. Un sogno che l’età non mi consentirà di vedere realizzato. Conitnuerò a osservare l’incubo della malversazione didattica a scopi tirannici.

  • Alessandro Colla

    Alcuni problemi non sparirebbero di colpo, è vero. Ma il primo passo per la direzione giusta è comunque quello di ridurre al minimo le potenzialità offensive dei prepotenti. E ciò è possibile solo riducendo al minimo i governi territoriali. Il secondo passo è una società dove si è governati solo se si è firmato un contratto e se questo contratto prevede la possibilità di rescissione. In situazioni come queste, anche se i prepotenti si consorziano, c’è l’opportunità per le potenziali vittime di consorziarsi a loro volta per azioni difensive. E proprio data la natura umana, basata sull’interesse a ottenere il miglior risultato con il minimo sforzo, la situazione potrebbe durare infinitamente. Il terzo passo è quello di potersi ritagliare i propri spazi di libertà anche all’interno di una società priva di stato monopolistico. E quella dipende da ciascun singolo. Se c’è chi in nome delle letture di Paolo di Tarso, vuole a tutti i costi essere sottomessa al marito si può tentare di convincerla a rivedere la sua posizione. Ma non si può impedirle il matrimonio. Se invece, anche all’interno di una società potenzialmente libera, rimangono frammenti di impedimento all’esercizio della libera volontà, allora si deve cercare di completare l’ultimo passo. Con la consapevolezza che quest’ultimo passo avrà sempre alcune impronte parzialmente difettose. Comunque, in genere, le comunità pacifiche sono anche avanzate tecnologicamente. Le rarità del tipo Amish o Quacqueri sanno cosa rischiano. Non possiamo impedir loro di rischiare.

  • Gran Pollo

    “Ad esempio, comunità che rifiutano la tecnologia non avrebbero la possibilità di imporre i loro valori con mazze e bastoni a Stati confinati che invece la favoriscono e si sono dotati di armi automatiche”
    Si ma lo staterello con le armi automatiche e leggi intolleranti e illiberali potrebbe imporre i suoi valori a uno stato pacifico con tecnologia premoderna.
    Si potrebbe pensare che così i ministati eviterebbero di prendere posizioni troppo estreme (tipo il rifiuto della tecnologia) ma non basterebbe a difendersi da mire espansionistiche di altri. Così come non potrebbe non bastare un consorzio di città-stato che si dota di una forza di difesa comune per arginare eventuali signori della guerra (magari consorziati alla bisogna e poi si vedrà) e mantenere gli associati in pace…

    Hmmm… la vedo dura. molto dura.

  • Albert Nextein

    Temo che qualche staterello ambirebbe a bersi il vicino più ricco, o più ingegnoso.

    Politici ambiziosi e privi di scrupoli avrebbero tanto da fare con una frammentazione statale.
    E ambirebbero a conquistare e comandare il più possibile.
    I politici non sono anarco capitalisti.
    Le pecore sono abbondanti ovunque, quelli che non vogliono guai, che lavorano a testa bassa e vuota.
    Non so, in teoria è molto buona la soluzione secessionista totale.
    Ma in pratica, data la natura umana, quanto durerebbe?

  • g.vigni

    Egregio,
    quale “Hoppe dipendente”, consiglio caldamente a tutti la lettura, quale propedeutico, di:
    R. Pernoud, La luce del medioevo .

    Ma che razza di fregnacce, di comodo, ci propinano, volutamente e con dolo, da anni nelle scuole ?!

    Ad maiora.

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