In Esteri

vit_jedlickaDI ISTITUTO LIBERALE

Intervista ad uno dei fondatori di Liberland, in occasione della sua visita a Lugano per Interlibertarians 2016.

Si è soliti credere che il liberalismo possa affermarsi politicamente attraverso un cambiamento interno al sistema: attraverso una riforma delle istituzioni esistenti.

Così credeva anche Vit Jedlicka, che dopo aver tentato invano, e per anni, di riformare il sistema politico in Repubblica Ceca ha fondato Liberland, un microstato basato sul pieno rispetto della libertà individuale situato tra la Serbia e la Croazia.

Questo progetto sembra molto interessante in quanto apre a diverse sfide sul piano pratico e su quello teorico. In primo luogo, è necessario chiedersi quali siano le possibilità per cui il Liberland venga riconosciuto da altri Stati. In secondo luogo, è necessario chiedersi che influenza avrà il caso Liberland nel dibattito sulla governance. È da diverso tempo, infatti, che pensatori, politici ed imprenditori liberali tentano di riflettere su alternative realistiche allo Stato: si pensi ad esempio alle proposte relative alle città private e allo seasteading, le quali rinviano direttamente al tema della concorrenza istituzionale, la quale è considerata il vero motore del sistema svizzero.

Per rispondere a tali interrogativi ci siamo rivolti direttamente al presidente di Liberland che, presente a Lugano il 20 novembre, ci ha concesso un’intervista.

Ci parli del Liberland, della sua storia e del suo futuro.

Abbiamo fondato il Liberland il 13 aprile 2015 e lo abbiamo fatto di proposito poiché volevamo festeggiare il compleanno di Thomas Jefferson e rievocare globalmente lo spirito della Rivoluzione Americana. La ragione principale è, ovviamente, che gli Stati hanno troppe competenze e stanno regolamentando i propri cittadini in modo eccessivo, il che porta, naturalmente, ad una riduzione della prosperità e della felicità degli abitanti di questo pianeta. Credo che sia sempre una buona cosa che ci siano un numero maggiore di posti come il Lichtenstein, Hong Kong e Monaco; è importante specialmente nei Balcani dove il tasso di disoccupazione è alto e la prosperità economica è ostacolata dallo Stato.

Si sente molto parlare del Liberland e del suo possibile riconoscimento. Come si svolge il processo?

Sono molto contento che abbiamo fatto dei grandissimi passi avanti non solo per fare in modo che il paese inizi a viaggiare, ma anche perché venga riconosciuto da altri paesi. Tutto si trova ancora in fase di preparazione, ma può darsi che fra due settimane riceviate qualche importante notizia da parte nostra a questo proposito.

Ci dica qualcosa in più sul ruolo dello Stato in Liberland.

Naturalmente, il ruolo dello Stato dovrebbe essere limitato e, per come la misero i fondatori degli Stati Uniti, non vi dovrebbe essere quasi alcuno stato. Vogliamo davvero che sia ridotto e che si concentri su tre aspetti: sicurezza, giustizia e diplomazia. Sostanzialmente, è un modo decisamente miniarchico di organizzare le cose. Vogliamo poi andare oltre. Crediamo che la polizia possa essere organizzata attraverso un sistema nello stile di Uber, in cui la polizia sarebbe, in qualche modo, su richiesta e attraverso cui sarebbe molto facile diventare poliziotti e prendersi cura della propria zona. Pure la giustizia può essere alquanto privatizzata. Sono molto contento che abbiamo i nostri primi mediatori che operano nella giurisdizione del Liberland. Di recente, abbiamo avuto un primo caso, che è stato risolto da un mediatore del Liberland.

Secondo lei, come può il caso Liberland influenzare il dibattito tra globalismo e giurisdizioni aperte e in concorrenza? Che soluzioni può offrire?

Naturalmente, ci troviamo ad essere una spina nel fianco nei riguardi del governo globale. Vogliamo infatti creare diversi posti, che saranno in competizione fra loro. Certamente, l’idea principale è che “il potere corrompe e più potere si ha, più si è corrotti”. Questa è una vecchia citazione di Lord Acton, che credo descriva molto bene il problema. Se ci fosse un governo globale, allora esso tenderebbe ad essere il governo più corrotto che vi sia mai stato, e noi vogliamo evitare ciò. Noi vogliamo limitare il nostro governo e accertarsi che rimanga entro i propri limiti.

Qual è la posizione del Liberland nei confronti degli accordi e delle organizzazioni internazionali?

Io credo che essa sia descritta molto bene dall’approccio di Thomas Jefferson nelle relazioni internazionali, secondo cui si deve essere amici di tutti, si deve commerciare con tutti, senza creare alleanze con nessuno, specialmente se di tipo politico o militare. Ciononostante, vogliamo far parte della EFTA, l’Associazione europea di libero scambio. Sfortunatamente, essa è già molto burocratizzata. Tuttavia, essa rimane l’organizzazione che più si avvicina alle organizzazioni internazionali a cui siamo interessati a fare parte.

Parlando di Europa, il 2016 è stato un anno speciale. Siamo stati testimoni della Brexit e diversi paesi stanno prendendo in considerazione l’idea di lasciare l’unione europea. A proposito, anche la Svizzera ha appena ritirato la sua richiesta di adesione all’UE. In quanto osservatore, che cosa pensa che succederà nei prossimi mesi in Europa?

Credo che non sia che un passaggio logico, credo che questo processo sia già durato troppo a lungo e che l’UE abbia ormai preso troppo potere. Naturalmente, spero di vedere diversi esempi del genere e che le nazioni sovrane riprendano la propria sovranità e che, di conseguenza, possano ridurre le proprie tasse. Onestamente, sono abbastanza contento quando sento che l’odiato Orban ha di recente ridotto l’imposta di reddito sulle imprese al 9 percento: lo vedo come un bel risultato. È certo che il movimento separatista o la disintegrazione dell’Unione Europea possa anche portare al socialismo e a questo dobbiamo stare molto attenti.

Prima di chiudere, desideravamo sapere che cosa ne pensasse della Svizzera, un paese che nei principi fondatori è molto vicino al Liberland.

Non è stata solo la costituzione americana ad essere di ispirazione per noi. Abbiamo preso molti elementi dalla democrazia diretta, in particolare il veto pubblico e il fatto che lo stato del Liberland non possa creare debito pubblico. Tutte queste cose sono prese dalla Costituzione Svizzera. Sappiamo che funziona. La Svizzera è ancora uno dei paesi più liberi al mondo. È un buon modello da cui dobbiamo ancora imparare molto.

Recent Posts
Showing 2 comments
  • Evaristo

    All’inizio Liberland aveva ricevuto un sacco di richieste di cittadinanza da Siria ed Egitto; ultimamente invece ne arrivano a pacchi dal Venezuela. Insomma tutta povera gente con i loro problemi di sopravvivenza, ma che con il progetto libertario in fieri non c’entra proprio nulla.

    Sì, in svizzera sono stati liberi di sbaraccare una proverbiale riservatezza, vendere e tosare i clienti e cedere all’odioso ricatto usa del swift e del fatca: ottima scuola. Speriamo che Jedlicka si ispiri agli gnomi cum grano salis, sennò Liberland nasce già male ed è meglio cercare nuovi orizzonti.

  • Giovanopoulos

    Il personaggio e il progetto “a pelle” non possono non affascinare un amante di questo Blog.
    A me sembra però che si parli sempre di “ideali” e “principi fondanti” e troppo poco del concreto. Forse perché di concreto c’è poco?
    Con tutta la comprensione e la simpatia, visto che hanno appena iniziato e si mettono contro praticamente tutti, sarebbe interessante sapere roba più “terra-terra” tipo se sto fazzoletto di terra gode di extraterritorialità, oppure le leggi di quale Stato vigono al momento, se vi sono già attività economiche che operano fisicamente e giuridicamente (e che quindi non pagano tasse altrove), se esiste una Costituzione, se esistono leggi e quali sono le fonti del diritto, come e da chi vengono perseguiti eventuali reati? Quali le fonti di finanziamento ecc…
    Forse tutto dipende dal previo riconoscimento internazionale?
    In questo caso mi sa che sono cavoli amari.
    Comunque tanti Auguri e apprezzamento a chi fa e non solo parla!

Start typing and press Enter to search