In Anti & Politica

Vasco_rossiDI MASSIMO TESTA

Dalla via che vedo non si sa accettare il successo degli altri, vi dico questo.

Vasco piace o non piace…ma è inutile discutere su un ARTISTA (non va bene artista perchè non è Mozart? ok…un uomo di spettacolo va bene?) che ha un seguito del genere. Vogliamo fare un discorso serio?

Bene: il mercato (che siamo NOI) non premia il più bello, il più bravo, il più preparato, il più studioso…
Quello lo fa una cosa stupida come lo stato (che poi manco fa quello…incasella burocraticamente le persone dando voti e qualifiche che spesso e volentieri non significano un cazzo).

Il mercato premia chi dà al prossimo un qualcosa che risponde ad un suo bisogno. Il “bisogno” può esistere in natura, ma c’è anche chi lo crea ex novo.
Vasco E’ mercato allo stato puro. 
Lo è per talento, amici belli.

Neanch’io mi spiego il successo intergenerazionale che ha.

Perchè non ho QUEL talento.

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  • Spago

    Che cos’è una legge senza dietro l’uso della forza? anche un cieco dovrebbe capire che lo Stato si regge sull’uso della forza. Che cos’è lo Stato se non il potere di tassare, proibire, redistribuire, sussidiare, espropiare, nazionalizzare, giudicare, imprigionare, sparare, fare guerre, spiare, torturare, etc..?

    Come si può ritenersi al sicuro in una condizione in cui c’è un’organizzazione che ha il potere di fare tutto questo senza contraltari, senza limiti se non quelli che si autoimpone, senza che nessuno abbia la forza di opporsi? e lo vediamo ogni giorno come il più forte Stato del mondo si arroghi il diritto di fare guerra ovunque e sappiamo bene che per quante stragi di civili possa fare nessun generale, nessun politico, nessun soldato finirà mai in galera.

    Il mercato è il rifiuto di tutto questo: è scegliere relazioni pacifiche e volontarie. La prosperità è solo una conseguenza naturale: certo che una società basata sul furto, sull’aggressione, sulla guerra, è meno prospera di una società pacifica. Quelle sono tutte attività che distruggono valore, mentre il libero e pacifico scambio lo genera. Non si diventa benestanti prendendo a sassate le finestre come ci insegna Bastiat.

    Quando scriviamo che il mercato premia chi dà al prossimo qualcosa di cui ha bisogno, stiamo dicendo proprio questo: se gli scambi sono volontari, quando partecipo ad uno scambio, lo faccio perchè ne guadagno qualcosa (non per forza denaro o potere: anche solo soddisfazione personale, senso d’integrità, piacere, sicurezza, tranquillità, quel che volete). Quando diciamo che lo Stato è l’opposto rileviamo che lo Stato ci costringe, con la forza, con la minaccia della forza e con l’inganno, a “scambi” non volontari.

    Come si fa a preoccuparsi tanto delle condizioni di disparità che si trovano sul mercato, e allo stesso tempo a guardare con favore allo Stato? dove c’è maggiore concentrazione di forza e di potere che negli Stati? dove c’è maggiore impunità per qualsiasi crimine e ingiustizia che nella sfera della politica, della burocrazia, e degli apparati statali e militari? chi si è mai macchiato di crimini paragonabili a quelli degli Stati? verso chi il cittadino è più impotente e insignificante che verso uno Stato? quando mai il mercato ha potuto produrre monopoli come quelli statali? e così via.. I timori e le critiche che molti hanno verso il mercato, dovrebbero investire con ancora più forza gli Stati. Come mai non è così? come mai ci si spaventa del potere di una grande impresa, ma non di quello un milione di volte più pericoloso di uno Stato?

  • Faber

    Per chi è ancora affamato di comunismo e non ha imparato le lezioni del secolo scorso ecco cosa scriveva Marx nel 1848, e non Stalin, ma Marx il grande filosofo umanitario:
    ‘Ci ricorderemo del giugno e dell’ottobre e anche noi esclameremo: Vae victis! I massacri senza risultato delle giornate di giugno e di marzo, il cannibalismo della stessa controrivoluzione convinceranno i popoli che c’è solo un mezzo per abbreviare, semplificare, nonostante l’agonia assassina della vecchia società e le doglie sanguinose del parto della nuova società: i l t e r r o r i s m o r i v o l u z i o n a r i o’.

    E questo è quello che scriveva Engels nel 1849, il compagno di merende:
    ‘Alle frasi sentimentali sulla fratellanza offertaci qui a nome delle nazioni più controrivoluzionarie d’Europa, noi rispondiamo che l’odio per i russi è stato ed è ancora la prima passione rivoluzionaria dei tedeschi; che dopo la rivoluzione si è aggiunto l’odio per i cechi e i croati, e che noi, insieme ai polacchi e agli ungheresi, possiamo salvaguardare la rivoluzione soltanto con il t e r r o r i s m o più risoluto contro questi popoli slavi. Lotta, allora, lotta inesorabile per la vita e per la morte contro lo slavismo traditore della rivoluzione, lotta di a n n i e n t a m e n t o e di t e r r o r i s m o senza riguardi, non nell’interesse della Germania, ma nell’interesse della rivoluzione’

    Ecco il comunismo dei padri fondatori, il comunismo che sarebbe stato ‘frainteso’ dai macellai sovietici e che invece era genocida fin dalle fondamenta.

    • Pedante

      Genocida per i russi etnici, bisogna precisare.

  • Alessandro Colla

    Invece di chiedersi se sia una maledizione la presunta assenza di autentico comunismo, occorrerebbe verficare se la maledizione non sia insita nell’incapacità di lettura. Troppi luoghi comuni, troppe idiozie condizionano il mondo. La più grave delle idiozie è quella di ritenere che il comunismo sia ancora da provare per la prima volta. Comunismo significa una cosa sola: collettivizzazione forzata della proprietà attraverso lo strumento statalistico dell’altrettanto forzato esproprio. In tutte le realtà territoriali nelle quali i comunisti sono andati al potere assoluto, questa collettivizzazione è stata realizzata. Ed era l’obiettivo dell’hegeliano Marx. Che poi i risultati siano stati peggiori per le classi subalterne, ciò era previsto in ogni premessa teorica degna di questo nome. Chi realmente non capisce, spesso non sa. E infatti non sa che il capitale si forma proprio attraverso l’affrancamento dal potere imposto. Quindi senza la borghesia non ci sarebbe stato il capitalismo e quest’ultimo non avrebbe avuto sufficienti basi teoriche senza l’esistenza di un ceto borghese. Sono avvenimenti storici evidentemente sconosciuti ai mischiatutto di professione. Senza lo stato e la sua disgustosa legislazione, nessuna aristocrazia finanziaria (reale o fantomatica che sia) avrebbe preso il sopravvento. E’ l’aristocrazia fiscale, questa tutt’altro che fantomatica, a distruggere il ceto medio. L’operaio, il contadino, il proletario sono in realtà tutii borghesi. Non hanno titoli nobiliari, quindi appartengono di fatto alla borghesia. Il termine proletariato è una bufala storico – filosofica. Avere tanta prole era un’utilità per i proprietari terrieri più che per i braccianti agricoli; ed era anche prestigio. Dovremmo definire proletari i latifondisti e borghesi i braccianti? Se Marx avesse avuto una minima idea sulla proprietà del corpo e della professione personale, avrebbe riscattato tanti piccoli borghesi (senza chiamarli inutilmente proletari) fornendo loro gli strumenti per stabilire il prezzo della loro opera. Non imponendoglielo, con la proprietà unica di stato o con i contratti collettivi che incoraggiano gli incapaci e i fannulloni umiliando i meritevoli. La data del 1989 è una pseudofurbata per i nostalgici del muro di Berlino. Era da un pezzo che operai, ceto medio e famiglie numerose si trovavano nel giardino degli orrori. Per esempio dal 1961 negli Stati Uniti, nel 1962 in Italia, nel 1964 in Gran Bretagna, nel 1981 in Francia… E dal 1917 in Russia! Ma già da tempo l’attacco fiscale ai ceti produttivi era partito in forma prima sonnolenta, poi sempre più violenta. Non sono la famiglia e la nazione un ostacolo per il mercato ma il familismo e il nazionalismo. Non ho capito cosa sia il “Pdac” e soprattutto non trovo nell’articolo e nei commento chi ne abbia parlato. Ho letto ben altro e di molto più sensato. L’unico dissenso che mi permetto di esprimere in merito, riguarda la libertà di critica. Ritengo lecito “arrogarsi il diritto di ritenere che lo sterco sia un prodotto di qualità solo perché a lui fa schifo”. Purché questo diritto di “ritenere” non si trasformi in diritto di impedimento agli altri di considerarlo gradevole e se crede di consumarlo. La libertà, però, di affermare “peggio per lui o per lei” me la voglio tenere.

  • Pedante

    L’offerta del prodotto artistico è condizionata dal diritto d’autore e da reti di distribuzione limitate e regolamentate.

  • Sonia Patacchi

    No Vasco No Vasco…io non ci casco

  • Gran Pollo

    “il mercato (che siamo NOI) non premia il più bello, il più bravo, il più preparato, il più studioso…”

    Quel “che siamo NOI” stona parecchio: non lo dicono anche i “fan” dello stato, “lo stato siamo NOI”?
    Vabbé a parte quello (che meriterebbe un discorso a parte) in questa frase emerge una verità molto importante: sul “mercato” non si produce nulla: si compra e si vende. Ha successo il venditore migliore. Se hai 100 da investire in una produzione, renderà molto di più investire 99 in pubblicità e solo 1 sul prodotto che, non dico viceversa, ma nemmeno 80:20.
    Il bisogno che soddisfa l’artista menzionato nell’articolo, a mio parere, è solo in minima parte un bisogno di musica, emozioni, spiritualità, indentificazione, nostalgia, ecc… per lo più è un bisogno di… QUEL CANTANTE LI’, e non di un altro. Una necessità creata dal mercato stesso, e non semplicemente soddisfatta attraverso di esso.

  • Alessandro Colla

    Io ho gusti diversi da quelli dell’esempio riportato nell’articolo. Ma sono convinto che in un sistema di mercato autenticamente libero, ci sarebbero buone opportunità anche per la produzione di alta cultura. E a prezzi accessibili a tutti. Il vero costo per l’acquisto delle idee libertarie è costituito da un cambio di mentalità. E’ come chiedere a me di praticare attività sportive o anche di seguirle a tavolino. Noto che i troll hanno l’abitudine di non argomentare ma di preferire frasi a effetto che non sortiscono alcun effetto. Forse sarebbe meglio se si firmassero “Petecchia”. La consonanza con certe firme sarebbe salvaguardata.

  • christian

    L’arte non è l’esempio più adatto per parlare di Qualità. In questo caso si tratta gusto ed è quindi una questione personale. Se a qualcuno piace nutrirsi di sterco nessuno si può arrogare il diritto di ritenere che lo sterco non sia un prodotto di qualità solo perché a lui fa schifo.
    Cosa siano i prodotti “indecenti” non ho la più pallida idea (forse i reggiseni sexy lanciati in aria menzionati dal TROLL di cui sopra).
    “Il mercato non implica il far emergere prodotti di qualità e l’oscurare prodotti scadenti.” complimenti per aver capito tutto del mercato. La gente, avendo la possibilità di scegliere tra un prodotto scadente ed uno migliore, a parità di prezzo, sceglie quasi sempre quello scadente; lo sanno tutti i libbberisti. Che le dinamiche di mercato premino i prodotti migliori a scapito di quelli scadenti è solo un mito; lo sanno tutti i libbberisti, per questo lo stato è necessario a correggere questa stortura.
    Il “mercato” delle opinioni è molto bello come concetto, per questo ti consiglio di non sprecare le tue dandole via gratis su questo sito ma di andare a venderle al mercato e farci un po’ di soldini.
    Che le idee Libertarie non abbiano seguito è, paradossalmente, proprio dovuto ad una dinamica di mercato. Lo stato ha reso molto più facile e proficuo vivere alle spalle degli altri, perché dovrebbero scegliere un prodotto così costoso come le idee Libertarie? Il problema, come spesso capita con i consumatori, è che quasi nessuno si è letto le condizioni dell’acquisto a rate del Collettivismo: gli interessi stanno tutti sull’ultima rata e sono molto salati; tanti dovranno vendersi tutto per saldare il conto finale, compresa la libertà (od almeno quello che ne è rimasto).

    • Sonia Patacchi

      Mi permetto qlc osservazione . La borghesia è stata scaricata nel ” giardino degli orrori ” dove c’ era la già classe operaia e il fu proletariato, dopo il 1989 .
      L’ aristocrazia finanziaria non ne aveva più bisogno ed in più la borghesia era portatrice di quella coscienza infelice che aveva partorito Marx e Hegel e di quei valori : famiglia , nazione . . . che sono solo di ostacolo al Mercato globale e al consumo permanente e parossistico .
      Quindi , il trauma , in questa fase storica l’ ha preso , prima di tutti , la borghesia , scaricata in porcilaia .
      Se il partito di cui parli , Pdac , parte commettendo l’ errore madornale e letale di vonfondere Capitale e Borghesia , non ha proprio capito un cazzo di dove vive !
      Poi , mentre ascoltando Fusaro che parla di Marx e Hegel , vedo luce , intelligenza , progresso , soluzioni e mi vien voglia di dire bravo , se leggo quello che hai scritto dell’ organizzazione del Partito , sento puzzo stantio di polizia politica fi commissari del popolo , di auto che ti prelevano alle 3 di mattina e poi più nulla !
      Ma cos’ è una maledizione ?!? Io penso che fino ad oggi un vero comu ismo ispirato a Marx e Hegel non ci sia MAI , MAI , stato al mondo .È ancora vergine , tutto da provare x la prima volta !

      • Vito

        Non credo che Selvaggia Lucarelli è ancora vergine. Tu Sonia sei vergine ???

        • Sonia Patacchi

          Taci Vito (parafrasando l’articolo Taci Selvaggia pubblicato da Il Giornale a firma di Sebastiano Caputo).

      • Vito

        comu ismo ? Manca un “n”.

  • Sonia Patacchi

    VASCO, IL MERCATO E I BISOGNI DELLA GENTE: OVVERO COME FAR VOLARE IN ARIA I REGGISENI !

  • OldFashioned97

    Aldilá di Vasco che non c’entra. Il mercato non implica il far emergere prodotti di qualitá e l’oscurare prodotti scadenti. Tant’è che il “mercato” delle opinioni vi (ci) denigra: la massa non é liberista. Il mercato non mi ha mai impedito di trovare prodotti/servizi indecenti con molto seguito. Soprattutto nel mondo dell’arte

  • Max

    Mai stato un estimatore di VR, ma in una emilia romagna che ci ha spacciato gente come Novecento e Accorsi come attori, Roversi, Blady, Cevoli, Ferrini, Vito e altri avanzi dei circoli Arci come comici, la spaccatimpani Pausini come cantante, Vasco Rossi ci fa davvero la sua porca figura da Mozart, essendo tra l’altro sempre stato vicino alle posizioni del partito radicale e non del pci.

    • Sonia Patacchi

      Verissimo, Vasco Rossi è sempre stato un convinto iscritto ai Radicali, ogni anno Vasco ha sempre rinnovato la tessera e la sua iscrizione al Partito Radicale.

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