In Anti & Politica

chiamata_megafonoDI GIOVANNI MARIA MISCHIATI

Ne ho i marroni sversi per tutte le dotte disquisizioni e i commenti cacasenno sulle nefandezze del pubblico, in primis perché sono perfettamente allineato al senso di ripugnanza di chi deposita siffatte perle nella mia e nelle altrui pagine, convinto di elargirle ai porci; in secundis perché nel merdaio ci vivo e mi becco pure lo stipendio, magari vergognandomi quel tanto che basta per giustificare il mio ruolo di collaborazionista, destinato in pectore alla ghigliottina purificatrice, qualora certi amici puri e duri (soprattutto di cervice) prendessero il potere, ovviamente solo per il tempo sufficiente a rovesciare come un calzino (frase celebre di un altro collaborazionista, questurino decaduto e immobiliarista rampante dedito al trattore come uno zi’ Michele qualsiasi) questa cloaca stivaliforme.

Nessuno di noi è esente da difetti, meno che mai lo scrivente, che nel merdaio ha nidificato per trent’anni, probabilmente perché non dotato da madre Natura dello spirito imprenditoriale, com’è tipico dei milioni di parassiti allevati nel culto del posto fisso, di là che ci abbiamo impiegato, alcuni, qualche decennio a comprendere, da quei tardi che siamo, l’inganno statolatrico.

Dopo essermi battuto il petto settanta volte sette, oggi sono stufo. Stufo di prendermi calci in faccia da persone che non si sono accorte che dal giardino dell’Eden siamo stati sfrattati, con tanto di angelone gladiomunito, un bel po’ di tempo fa, proprio a causa di quell’albero della conoscenza del bene e del male, di cui le stesse persone pretendono di avere il monopolio, aggrappandosi ai suoi rami come scimmie urlatrici. Forse sono un servo della gleba, come ama definirci un altro mio amico, insofferente verso i libertari pontificanti. Ma, porcapuzzola, a me del giardino dell’Eden e della vita da scemi, che vi avremmo dovuto condurre, brambillescamente giacenti con il leone e la gazzella, non frega alcunché, come alla volpe dell’uva acerba, siccome trattasi di utopia, e sappiamo bene quali sirene divoratrici siano le utopie, tutte.

Io voglio vivere nel merdaio hic et nunc, passandoci il disinfettante ogni volta che abbisogni e opponendomi con tutte le forze a chi vorrebbe trasformarlo nel merdaio perfetto. Per questo, se un altro collaborazionista pari mio alza la cresta e si inalbera verso chi è succube di un’ideologia camuffata da religione, io non lo lascio cadere nel gorgo creato per farlo affogare, a prescindere da tutti gli scazzi tartufeschi di chi il Leviatano pensa di farlo fuori, stordendolo con filosofie galleggianti fra cielo e terra. Questo, nel mio piccolo – che è un’espressione molto presuntuosa, a meditarla bene -, è il mio concetto di libertà. Se pensate che lavori per il re di Prussia, cazzi vostri, signori del pensiero. Il re di Prussia se la ride di voi e di me.

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Showing 7 comments
  • Albert Nextein

    Nel mondo attuale diventare ed essere libertari è una conquista.
    Vivere da libertari è una faticosa impresa.
    Ma il piacere di mantenersi vigili e col cervello ben oliato , questo non ha prezzo.

  • Alessandro Colla

    L’ultima frase è la sintesi dell’esattezza. Il datore di lavoro dei dipendenti pubblici è ladro e assassino. Quello che non è esatto, invece, è che al dipendente pubblico in generale manchi la voglia di lavorare. Non bisogna, appunto, generalizzare. C’è chi la voglia ce l’ha ma con un sistema come il nostro è non solo inutile ma anche pericoloso per chi dimostri di avere voglia. I professori Lottieri e Colombatto sono dipendenti di università statali ma non credo siano accidiosi. Oggi essere imprenditori, a meno che non si erediti l’attività familiare, è pressocché impossibile. Se si inizia da zero, o si paga la banca o si pagano le tasse o si pagano i fornitori o si pagano le maestranze. Tutte e quattro le cose non sono fattibili. Forse non è fattibile neanche prevederne due su quattro. I motivi sono tanti; tra questi c’è anche la contrattazione collettiva che, come ci ha giustamente ricordato charlybrown, impone la stessa paga al produttivo e all’improduttivo. Così come al capace e all’incapace. Nel settore dell’istruzione, anche all’intelligente come al cretino.

  • Spago

    Negli ultimi due anni ho preso sei multe: 3 per sosta abusiva e 3 per eccesso di velocità. Le ho fatte annullare tutte, perdendo qualche ora e il costo di un tot di fotocopie. Le 3 per sosta vietata sono state annullate perchè essendo residente ho diritto di parcheggiare vicino casa, e se le linee gialle dei residenti sono tutte occupate (per lo più da non residenti), ho diritto di parcheggiare in quelle blu. Quindi basta scrivere nel ricorso “sono residente, ho parcheggiato nelle inne blu, perchè quelle gialle erano piene”. Le 3 per eccesso di velocità sono state annullate perchè mi sono state recapitate oltre 90 giorni da quando ho commesso l’infrazione. Nonostante nel verbale provino a barare scrivendo che i 90 giorni si parta a contarli da quando loro hanno visualizzato la foto dell’autovelox (un mese circa dopo il fatto), la legge dice che si parte a contarli da quando l’infrazione è tecnicamente accertabile (cioè da quando è stata scattata la foto) e che possono essere prolungati solo se intervengono eventi esterni ad impedire che si proceda prima, e non adducendo come scusa i tempi della disorganizzazione dell’amministrazione.
    Questo è come funziona il pubblico: ditemi che differenza fa se dentro a questo tipo di meccanismo demenzial-surreale ci metti dentro una persona onesta o disonesta, fancazzista o gran lavoratrice..

    E comunque, senza offesa, non è mai sbagliato ripetere che, cari dipendenti pubblici, il vostro datore di lavoro è un ladro e un assassino.

  • charlybrown

    Al dipendente pubblico non manca lo spirito imprenditoriale, manca la voglia di lavorare, che è altro problema.
    In ogni caso, nel pubblico il dipendente bravo, intelligente e con tanta voglia di lavorare prende lo stesso stipendio dell’idiota scansafatiche.
    Questo insignificante dettaglio, come si può facilmente capire, tende prima o poi a trasformare tutti, belli e brutti, in fancazzisti.
    E visto che il sistema ha avuto tanto successo, con la genialata dei contratti collettivi si è pensato bene di estenderlo anche a buona parte del settore privato.

  • Alessandro Colla

    1) Il rovesciamento della biancheria è linguaggio da lavanderia attribuibile non all’aspirante presidente del Molise ma a una sua collega del gruppo della procura di Milano. (procura con la “pi” minuscola, sì!).
    .2) La ghigliottina del potere pubblico può coincidere con la perdita dei posti di lavoro inutili. Quelli che servono, il mercato non li ghigliottina. Anzi, li aumenta e li retribuisce meglio. Ciò che è stato privatizzato nelle nazioni ex comuniste non ha provocato la disoccupazione di massa.
    3) Non tutti i fruitori di perle sono porci. C’è un bel testo scenico di Michel Carré a dimostrarlo. lo si può godere ben musicato da George Bizet.
    4) Molti non sono imprenditori, non perché non dotati di spirito imprenditoriale ma semplicemente perché essere imprenditori è vietato. I lavoratori dipendenti dell’ex Unione Sovietica, erano forse statali perché non avevano spirito imprenditoriale?
    5) Chi sarebbero i calciatori di facce altrui che non si sono accorti dello sfratto da parte dell’ATER? (Azienda Teologica Eden Religioso?)
    6) Non se ne sono accorti perché pensano di viverci ancora?
    7) Il libertario autentico, per sua natura, non desidera alcun monopolio. Tanto meno quello del possesso di alberi o delle conoscenze. L’accusa che gi si muove, a torto o a ragione, è anzi quella di relativismo.
    8) Per le ragioni del punto precedente, il libertario è nemico delle pontificazioni. Se si mette a svolgere il ruolo del pontificante, cade in contraddizione. E poi lo stesso scritto dell’autore rischia di poter essere considerato pontificante; anche se da una diversa angolatura. I pontificanti occidentali, sempre per loro natura, sono gli statalisti e i membri de La Torre di Guardia.
    9) Nessun libertario cerca l’Eden, non per ragioni di eventuale noia ( mica mi annoio senza i marxisti, mica mi annoio senza i prepotenti, mica mi annoio senza delitti; peggio per i patiti dei romanzi gialli). Ma per ragioni, appunto, antiutopistiche. E comunque, la volpe non sapeva se l’uva fosse acerba o matura.
    10) Quali sarebbero le filosofie che galleggiano tra cielo e terra?
    11) Chi sarebbero coloro che pretendono di utilizzare dette filosofie per stordire o eliminare il Leviatano?
    12) Come si fa per evitare che chi si inalbera verso i succubi di un’ideologia camuffata da religione, cada nel gorgo creato per lasciarlo affogare? Quale azione va compiuta per evitare questa caduta? E chi è il creatore del gorgo?
    13) E’ generica l’espressione di “ideologia camuffata da religione” o ci si rifersice a qualcosa di specifico?
    14) Quali sono le strategie per evitare che il Re di Prussia continui a ridersela di noi? O è un’utopia la stessa azione di contrasto?
    15) Si può capire lo sfogo ma i concetti sono più o meno volutamente… Mischiati alla rinfusa (se li avessi scritti io sarebbero stati attaccati con la colla). Dove si vuole arrivare, concretamente? Come si usa il disinfettante? Quali sono gli errori pratici o teorici dei libertari? Si dovrebbe smettere di esprimere opinioni libertarie? Chi sono realmente i soggetti accusati di essere, con un evidente ossimoro, libertari ponificanti? Messo così, mi sembra uno sfogo inutile. O forse utile solo a chi si sfoga.

    • leonardofaccoeditore

      (y)

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