In Anti & Politica

DI FABIO CINTOLESI

Quello che molti non hanno capito delle vicende catalane è che in gioco non c’è l’unità o meno della Spagna. In gioco ci sono le libertà fondamentali di tutti noi cittadini dell’Unione Europea. In Catalogna si sta decidendo cosa sarà l’Unione Europea e quali saranno le possibilità per i cittadini europei di modificare l’ordinamento giuridico e l’assetto istituzionale esistente.

Chi, in modo superficiale, ha puntato il dito contro il referendum indipendentista del 1° ottobre, dicendo che era illegale perché la costituzione spagnola non permetteva quel tipo di referendum, semplicemente non ha capito che i cittadini catalani, votando per l’indipendenza della Catalogna, hanno dichiarato che quella spagnola non era più la loro costituzione.

E’ qui che ci dobbiamo fare la domanda: in una democrazia, di sostanza e non di mera forma, è legittimo che una legge, per quanto legge fondamentale dello stato, non possa essere modificata o abrogata dal corpo elettorale, che è, o almeno dovrebbe essere, la suprema fonte del diritto di ogni ordinamento veramente democratico?

L’Unione Europea, per bocca di tutti i suoi massimi responsabili, ha detto ripetutamente di no. Qualcuno si è chiesto il perché? Forse perché hanno paura dell’effetto domino? Ci sta. Ma io credo più che i padroni dell’Europa non vogliono che il popolo si esprima. Se passa il concetto che il corpo elettorale può mettere qualsiasi cosa in discussione, che fine farebbero le tecnocrazie di Bruxelles?

Perché oggi si parla di Catalogna indipendente. Domani qualcuno potrebbe indire un referendum sull’uscita dall’UE, stile Brexit. Oppure sull’euro l’euro. O chissà, un modifica che renda le posizioni occupate da Tusk, Juncker o altri delle cariche ad elezione diretta. Non sia mai.

Non molti hanno letto la notizia che l’UE ha richiesto alla Svizzera, paese in cui i propri cittadini possono modificare tramite referendum anche la costituzione federale, di limitare questo potere di intervento dei cittadini. Il motivo? La necessità di armonizzare le normative europee per permettere una migliore integrazione commerciale e finanziaria tra l’UE e la piccola Svizzera.

Se non un ultimatum ricattatorio, poco ci manca. L’espressione diretta della volontà popolare, oramai è vista come un fastidioso inconveniente da eliminare. Persino ai confini dell’UE, con paesi che hanno dimostrato di avere architetture istituzionali ben più efficienti dell’UE e di qualsiasi stato membro.

Chi crede di non essere toccato da tutto questo, dovrebbe tener presente che la concentrazione di potere porta anche alla concentrazione di ricchezza, da i molti senza potere (cioè voi) ai pochi occupanti delle segrete stanze del potere. Redistribuzione che in Europa già sta avvenendo.

In più, quando ai conflitti sociali e territoriali non si riesce a dare una soluzione nell’alveo della libertà e della democrazia, dopo poco inizieranno parlare le armi. Citando Clausewitz, la guerra non è altro che la prosecuzione della politica con altri mezzi.

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Showing 6 comments
  • Alessandro Colla

    Non molti anni or sono, un eurocrate sosteneva che la Commissione Europea doveva avere maggiori poteri del parlamento popolarmente eletto. Mi sembra si chiamasse Romano MussoProdi ma non sono sicuro di ricordare bene il nome. In ogni caso, una quinta colonna platoniano – spartana in salsa fasciodossettiana. .

  • Faber

    Se volessimo interpretare meglio lo stato delle cose in questa Europa, dovremmo parafrasare quella massima di Clausewitz dicendo che “la politica non è altro che una continuazione della guerra ma con altri mezzi”. Ci renderemmo conto allora della fatale condizione in cui viviamo oggi…

    • Giovanopoulos

      … mi piace la tua parafrasi con inversione.
      Io invece conoscevo un’altra variante dell’originale secondo la quale “le elezioni sono la continuazione del tifo da stadio con altri mezzi”.

  • Dino Sgura

    “e’ qui che ci dobbiamo fare la domanda: in una democrazia, di sostanza e non di mera forma, è legittimo che una legge, per quanto legge fondamentale dello stato, non possa essere modificata o abrogata dal corpo elettorale, che è, o almeno dovrebbe essere, la suprema fonte del diritto di ogni ordinamento veramente democratico?”
    No non è giusto, per niente, soprattutto quando i redattori della suddetta legge fondamentale ed i relativi delegati dell’allora assemblea tenuta a votarla, sono praticamente tutti morti. Siccome siamo tra vivi, non si capisce perché si debba considerare immutabile, se non in qualche modifica “pro forma”, un documento che di fatto non ci appartiene. Viva le secessioni a questo punto, così la foglia di fico della democrazia parlamentare tanto amata dalla dittatura del politically correct verrà giù una volta per tutte: si può votare solo per determinate questioni, tipo la redistribuzione fiscale delle risorse, delle proprietà ed altre estorsioni gravissime, lesive dei diritti individuali; viceversa se le masse si esprimono su temi riguardanti appunto gli assetti e le architetture istituzionali, a quel punto le masse sono incolte, rozze, ignoranti….. necessitano di avanguardie intellettuali che possano guidarle verso un sentiero illuminato. Praticamente la democrazia a cazzi loro.

  • Albert Nextein

    La classe privilegiata parassitaria di potere si difende in ogni modo, ovunque nel mondo.
    Non so se i catalani se ne siano accorti davvero.
    Ma sono sulla buona strada.
    Non devono deflettere.

  • vetrioloblog

    A quanto pare il famoso “Contratto sociale” vincola dei poveracci che non l’hanno firmato, i quali per di più non possono neanche svincolarsene.

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