In Economia

banconota zero euroDI GIOVANNI BIRINDELLI

Se dal 2009, anno della sua nascita, in cui valeva circa 0,3 centesimi di euro, bitcoin (che oggi, dopo una sana e attesa correzione, vale 13 mila euro) avesse perso l’1,3% l’anno, sarebbe stato comunque una moneta migliore dell’euro.

Questo solo tenendo conto del suo potere d’acquisto paragonato all’indice Istat dei prezzi al consumo in euro; indice che, come sappiamo, non dice nulla di significativo sull’andamento dei prezzi al consumo.

Tuttavia, sono gli aspetti strutturali di bitcoin (e non il suo prezzo, che è una conseguenza di questi) che alla base lo rendono una moneta migliore dell’euro (e in realtà di ogni moneta fiat).

Fra questi aspetti strutturali sono compresi il fatto che permette di inviare denaro da A a B senza passare per C; il fatto che non può essere inflazionato in modo arbitrario; il fatto che non permette la riserva frazionaria (che rende implicitamente in bancarotta ogni banca e che ha gravi conseguenze a livello sistemico); il fatto che protegge la privacy molto più dell’euro; che è molto più sicuro; che chi lo possiede mantiene la proprietà del suo denaro (che invece perde formalmente quando lo deposita in banca), non è esposto a bail in, prelievi forzosi, ecc; che può essere donato o ereditato senza tasse di successione, costi di notai, rotture di scatole, ecc; e molto altro, incluso il godimento psicologico di stare dalla parte della libertà e della Legge intesa come principio di non aggressione.

In sostanza, tutto incluso, rispetto all’euro io troverei conveniente detenere bitcoin anche se il suo prezzo scendesse ogni anno molto più dell’1,3% (che poi vediamo se nei prossimi dieci anni l’aumento dei prezzi in base all’indice Istat sarà l’1,3%…). E invece il potere d’acquisto di bitcoin sale, tanto. A volte perfino troppo velocemente. Poi per fortuna ogni tanto prende un po’ di respiro…

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  • christian

    Letto articolo di phastidio.net ed in generale la notizia sulle ICO è “cosa” vecchia. Il boom delle ICO ha avuto il suo picco ad inizio anno. Dopo di che un po’ ovunque hanno cominciato a regolamentare le ICO. Da considerare che cercando allegramente su internet (o google visto che oramai per la massa esiste solo questo motore di ricerca, con tutto ciò che ne consegue, ma entrare più in dettaglio sarebbe fuori tema) il 99% (ad essere buoni) delle notizie sono vecchie o baggianate (sulla carta stampa la percentuale è 100% di baggianate). Le ICO farebbero proprio parte di quella creatività individuale di cui si è detto, solamente che al 99% (ad essere buoni) si tratta (o si è trattato) di raggiri/truffe o progetti troppo ambiziosi o totalmente irrealizzabili. Adesso (certamente non grazie ai regolamenti) questo mercato sta diventando più maturo grazie alle sonore legnate che molti hanno preso buttandosi a pesce in un comparto rischioso senza voler praticare il minimo sforzo nello studiare i progetti su cui andavano ad investire (visto che sino al quel anche il progetto più scemo saliva a razzo). Altra cosa sono però le cryptomonete vere e proprie che nascono con l’intenzione di essere mezzi di pagamento e riserva di valore e non come gettoni per pagare servizi o rappresentativi di quote azionarie. La cryptovaluta di stato o centralizzata è una contraddizione, anzi è puro marketing, in quanto il sistema della blockchain è altamente inefficiente dato che questo è il prezzo da pagare è la disintermediazione totale, ma non dalle banche commerciali quanto dalla banca centrale, il vero male, in quanto creatrice di denaro dal nulla e prestatore di ultima istanza delle banche commerciale tecnicamente tutte fallite per l’utilizzo della riserva frazionaria (comunque Israele è arrivata tardi in quanto il Venezuela l’ha già creata). Quello che vogliono creare è solo valute fiat digitali con bei nomi che attiri i più giovani e svecchi delle valute oramai superate, in buona sostanza un rebranding. [L’accenno sull’uso della blockchain per le elezioni lasciamolo stare che non ha senso proprio per principio (sistema anonimo in cui ognuno può avere infiniti indirizzi a propria disposizione come può conciliarsi con le elezioni?) ma va puntualizzato che non esiste un “furbastro” che controlla i “server” di Bitcoin, in caso contrario non avrebbe senso l’esistenza di quest’ultimo].
    Le valute fiat sono state inventate da governanti e regnanti per permettere di spendere e fare debiti a loro piacimento e non per riequilibrare la “cattiva” distribuzione di valore (cosa che non vuol dire assolutamente nulla ma posso ritenere che in tal caso si intendeva, con un uso creativo della parola “valore”, la moneta/mezzo di scambio). Le persone più ricche sono quelle che solitamente sono vicine alla stampante monetaria e quindi diventano ancora più ricche e non vedono di certo i loro averi redistribuiti (come scritto in centinaia di articoli di questo sito). Da una vecchia analisi (che comunque lascia il tempo che trova vista la difficoltà di associare i “conti” Bitcoin alle persone) la distribuzione di ricchezza del Bitcoin non era molto diversa da quella delle valute fiat.
    Il valore non si crea dal nulla ma dell’impegno e dal tempo che le persone spendono per una certa attività e da quanto gli altri sono disposti a privarsi per ottenere il risultato di questa attività; questo vale per ogni cosa e Bitcoin non è diverso. Comunque la spinta creativa è data dalla necessità del soddisfacimento dei bisogni non dalla creazione di valore (li valore lo danno gli altri ed è sempre soggettivo). Per chiudere come nota storica il Bitcoin non si è inventato nulla ma ha solo implementato al livello tecnico idee che già esistevano precedentemente vari decenni prima (la vera rivoluzione sta nella soluzione adottata) e quindi non è figlia di questa “brutta” società virtuale dell’immagine e dello spettacolo.

  • Alessandro Colla

    So poco di bitcoin ma non ci vedo nulla di instabile come sostenuto dall’eternamente occasionale ritornante. Non vedo dove siano le fluttuazioni mostruose mentre invece le vedo nelle monete ufficiali che sembrano stabili solamente perché esiste l’intervenrto del denaro creato artificialmente. In una parola, denaro falso. Sui premi Nobel ho sempre avuto perplessità dal momento che hanno dato quello della pace ad Arafat. Comunque Kahneman, per quel poco che mi risulta, ha posto l’accento sulla psicologia del consumatore. Non è detto che le criptomonete non possano avere in futuro un’ampia fiducia popolare. Mi sembra che nei confronti della valute ufficiali la sfiducia stia aumentando, speriamo sia la volta buona. L’esperimento non è paragonabile al gioco d’azzardo, se qualcuno preferisce quest’ultimo ha diritto naturale di scelta. Io preferirei essere pagato con le criptomonete.

  • winston diaz

    Come volevasi dimostrare:
    phastidio.net/2017/12/26/israele-la-criptovaluta/
    Inoltre, cercate “swish svezia” su google.
    Con ogni probabilita’ questo sara’ l’andazzo futuro della moneta.

  • christian

    winston diaz perché dici deflazionato in modo arbitrario? Mi spiegheresti il meccanismo? (che non sia il semplice e banalmente contestabile espediente di tenere la valuta sottraendola alla circolazione [o tesaurizzare come dice qualcuno che tanto odia questa pratica] o perdere la chiave privata dove si trovano i bitcoin, caso accidentale e di certo non arbitrario).

    • winston diaz

      Una valore disponibile in quantita’ fissa necessariamente si concentra in sempre meno tasche. Le valute fiat sono state inventate proprio per scavalcare questo problema. Uno dei motivi per cui la creativita’ umana si esprime, forse il principale, e’ che bisogna creare dal nulla sempre nuove forme di valore per superare questa impasse, e dare cosi’ un po’ di spazio alla propria individualita’. Il bitcoin stesso sorge da questo spirito, a un mai visto prima livello di astrazione, degno della societa’ virtuale dell’immagine e dello spettacolo in cui viviamo. Nessuno lo dovrebbe sapere meglio dei liberal-libertari.

  • Albert Nextein

    Concordo con Birindelli.
    E mi piacerebbe conoscere se il Prof.Coco abbia cambiato idea sulle crittovalute, ma non lo si legge da alcuna parte.

    • Dino

      Chi?? ah quello degli “strani impulsi elettronici” o sbaglio??

  • winston diaz

    “il fatto che non può essere inflazionato in modo arbitrario”

    Gia’, a parte il piccolo contrappasso che puo’ essere deflazionato in modo arbitrario, cosa questa che lo rende adorato dagli speculatori puri.

  • Giorgio

    Non si capisce bene cosa preferiresti : ricevere compensi in una valuta soggetta a fluttuazioni mostruose o in una valuta stabile? Per conto mio, preferirei andare al casinò piuttosto che essere pagato in bitcoin. I lavori di kahneman proprio non hanno insegnato nulla?

  • christian

    Puntualizzazione. Per la privaci al momento le banconote sono migliori.
    Al momento Bitcoin è pseudonimo e non anonimo. Essendo basato su un registro pubblico, permanente ed immodificabile tracciare tutti i passaggi e anche più facile che per la valuta fiat digitale (dove magari hai a che fare con segreti bancari di paradisi fiscali, anche se sono destinati inevitabilmente a sparire). Il punto della questione è poter associare lo pseudonimo alla persona fisica. Gli esperti hanno vari modi per proteggersi ma è bene che le persone comuni (i.e. non competenti) sappiano che nel loro caso con una buone attività investigativa non risulta difficile trovare questa associazione. Comunque le implementazioni anche in questo campo stanno proseguendo al fine di avere un Bitcoin veramente anonimo e quindi totalmente fungibile come in contanti.

    • Pedante

      Grazie della puntualizzazione sulla privacy.

      Non sono però convinto dell’inevitabilità della scomparsa dei paradisi fiscali. Credo che il NOM è un’utopia messianica e irrealizzabile. Ma anche se avessi torto, non credo che le leggi verranno fatte rispettare uniformemente dappertutto. Mi aspetterei più rigore nell’applicarle a Stoccarda che non a Napoli, quindi esisteranno paradisi fiscali de facto se non de jure.

      Se perdono terreno le Isole Cayman, vince invece Delaware.
      https://www.theguardian.com/us-news/2016/apr/06/panama-papers-us-tax-havens-delaware

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