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UNA DIMENSIONE UOMODI MARINA DALLA COSTA

L’Italia è uno dei paesi al mondo con il più basso tasso di omicidi femminili: 5 per milione all’anno, circa la metà che nei nostri paesi confinanti (9 per milione per anno in Francia, 7 in Svizzera, 13 in Austria…). Fra i grandi paesi, solo Giappone, Irlanda e Grecia hanno tassi minori. Una donna italiana ha, in tutta la sua vita, una probabilità dello 0.05% di subire un omicidio. Se non ci fossero altre cause di morte, una donna vivrebbe in media 200mila anni prima di subire un omicidio. Per fare un confronto, è la stessa probabilità di morire in un incidente con un trattore: in entrambi i casi circa 150 decessi all’anno [Dati ASPAS 2010]. Nessuno parla di ‘trattoricidio’. Il numero di donne che si suicidano (22 per milione per anno) è più del quadruplo di donne vittime di omicidio. Nessuno parla di “auto-femminicidio”. Unico vero numero da strage è quello dei bambini abortiti (7800 per milione di donne per anno, per un totale di 5 milioni dal 1982 ad oggi nella sola Italia).

In Italia il tasso di omicidi maschili è di 16 per milione all’anno, cioè vengono uccisi più di 3 uomini per ogni donna uccisa. Sia uomini che donne uccidono in prevalenza uomini: circa 400 ogni anno. Le donne assassine uccidono nel 39% dei casi donne, e nel 61% dei casi uomini. Gli uomini assassini uccidono nel 31% dei casi donne, e nel 69% dei casi uomini. [Ministero dell’Interno, Rapporto sulla Criminalità, “Gli omicidi volontari”, Tabella IV.18, “Genere della vittima secondo il genere dell’autore di omicidio commesso in Italia tra il 2004 e il 2006”].

Ricerche criminologiche indicano che il numero di donne assassine è sottostimato in quanto le donne hanno maggiore tendenza a commissionare omicidi e ad uccidere avvelenando. Nessuno parla del ‘maschicidio’. In Italia il tasso di suicidio di uomini separati è di 284 per milione all’anno [Dati EURES 2009].

Nessuno ne parla, sebbene si tratti di una vera strage di stato: il tasso di suicidi si quadruplica con la separazione, anche a causa delle sentenze che privano i papà dei loro figli, della loro casa, del loro reddito.

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  • Alessandro Colla

    Attenzione quando si ripropongono vecchi temi che sembravano superati. Si rischia di creare inutilmente un nuovo focolaio di polemiche e di insulti gratuiti da parte dei soggetti meno abituati alla discussione civile e più avvezzi ai luoghi comuni alimentati dall’intolleranza. Dall’una e dall’altra parte. Non sono d’accordo che non serva a nulla denunciare il raro caso della donna violenta verso l’uomo. Ci sono statistiche giuridiche che smentiscono questa preoccupazione. Il caso più eclatante, quello della condanna della studentessa deficiente che ha gettato l’acido per gelosia verso il suo ex compagno. Invece, scorrendo i commenti precedenti, me ne era sfuggito uno dello scorso diciassette agosto che mi lascia di sasso. Secondo il commentatore, dallo pesudonimo che mi ricorda un’attività sportiva su montagne innevate, infanticidio non significherebbe omicidio di un bambino e che sostenerlo sarebbe il delirio della lingua italiana. Si guarda bene, però, dall’indicare quale significato avrebbe secondo lui (o lei). Chiedo aiuto agli italianisti. Credo che siamo in tanti a ritenere che infanticidio significhi uccidere un bambino. Se ci sbagliamo, perché? C’è una ragione etimologica o un’altro tipo di ragione che indichi un altro significato? E se sì, quale significato? O forse il delirio è di chi sostiene orwellianamente il contrario? Magari dando alle parole un significato diverso, quando non opposto, a quello reale?

  • ln9462

    Mi pare molto semplice valutare il problema usando una semplice tabulazione, senza girarci troppo intorno con parole mistificatorie. Qualunque persona di buona fede, uomo o donna, di fronte a questi dati non può che trarre una conclusione. Non esiste alcuna concreta evidenza che le donne siano vittima di omicidi in quanto donne, nemmeno se si considera il caso degli omicidi passionali che, sempre guardando i dati reali, potrebbero benissimo verificarsi in egual misura tra maschi e femmine.
    Dal Rapporto dei dati di Polizia 2013 ed Eures.
    Omicidi Commessi in Ambito Familiare (numeri assoluti)
    Donne 101
    Uomini 57
    Omicidi vittime under 64
    Donne 81
    Uomini 46
    Omicidi Commessi dal Partner/ex*
    Donne 34
    Uomini 15
    Denominatore (popolazione italiana 18-65 ANNI)
    Donne 16438380
    Uomini 17941101
    I tassi per milione di persone (Intervallo di confidenza al 95%):
    Donne 1,43-2,89
    Uomini 0,51-1,45
    *si tratta di casi cui si è giunti a definizione del caso e condanna. Questo dato che ho calcolato incrociando i dati della polizia di stato con le indagini EURES per il 2013 corrisponde a quello riportato da http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05/20/omicidi-in-italia-se-ne-commettono-sempre-meno-ma-non-tutte-le-regioni-sono-virtuose/3591930/. I numeri sono minuscoli, come testimoniato dagli ampi intervalli di confidenza. Come vedete sono sovrapposti, quindi non è possibile escludere che il tasso delle donne sia identico a quello degli uomini. La differenza è cosi piccola rispetto alla dimensione complessiva del fenomeno omicidi, che basterebbe che il 7% degli omicidi di uomini il cui autore è rimasto ignoto fosse attribuito alla partner o commissionato dalla partner per pareggiare i conti. Questa soglia è inferiore al numero che otterremmo proiettando il tasso di colpevolezza delle donne nella statistica generale degli omicidi (le donne sono responsabili del 9% degli omicidi per i quali è stato identificato l’autore.)
    (Calcolo: Nel 2013, Ci sono stati circa 502 omicidi di cui 353 in cui l’uomo era vittima. Di questi 272 insoluti. Poiché ci sono state 34 vittime tra le donne e 15 tra gli uomini, 19 ulteriori casi pareggerebbero i conti. 19/272=7%).

    • Mirko

      Infatti il problema non è di genere ma di oppressione dei più deboli. Il problema potrebbe essere ritenuto tale se le vittime fossero molte di più. Umanamente detesto che un uomo usi violenza sulla donna! Al limite se la donna è violenta è meglio scappare (tanto denunciarla non serve a nulla!).

  • Fabio

    grazie Ale prima della infinita pazienza e poi della tue capacità e conoscenze, hai davvero tutta la mia più sincera ammirazione.

    Per quanto riguarda questo “Non ho la certezza che Hilda, Giorgio, Wilma, Lara e gli altri siano la stessa persona..” direi che quasi è irrilevante, il fatto è che la madre di questo modo di pensare è perennemente incinta grazie alla scuola pubblica.

    L’indottrinamento è devastante: come potrebbero mai convincere i bambini a correre in un campo per sminarlo solo per avergli dato una chiavetta di plastica che avrebbe aperto loro le porte del paradiso, senza il monopolio dell’istruzione/indottrinamento pubblico?
    e qui da noi come potrebbero mai convincere che la libertà di fare qualcosa senza aggredire nessuno è peggio del monopolio mafioso dello Stato Onnipotente, senza il monopolio dell’istruzione/indottrinamento pubblico?

    Anche quando uno solo, grazie magari alla propria mente più curiosa e vivace della triste mediocrità che ci circonda, alla fine apre gli occhi e si rende finalmente conto, finalmente vede la luce… comunque sarà uno solo contro la marea di tristi indottrinati che votano e, grazie al meccanismo ‘democratico’ ed al fatto di essere maggioranza, vincono e schiacciano con le leggi e rubano con le tasse votate democraticamente….

    e ce li ritroviamo qui a vomitare i loro assurdi dogmi vuoti.

  • Lara

    Hai ragione! Su tutta la linea!

  • Alessandro Colla

    1) Non siamo “colpevoli” di aver riaperto la discussione perché abbiamo solo risposto a chi la discussione (le date parlano) la ha effettivamente riaperta. Se uno “ha risposto”, vuol dire che qualcun altro aveva “riaperto”. Anche qui l’italiano non aiuta i presuntuosi saccenti. Antitroll non ha sbagliato le date, anche questo lo ho scritto ma bisogna saper leggere. Ho solo ritenuto (e questa è un opinione) che l’interlocutrice fosse più accostabile a madame Bovary che alla Flodorovna coniugata Antipov.
    2) Basterebbe rileggersi il commento di giovedì undici maggio ultimo scorso per smentire la presunta chiarezza dell’opinione appartenente: “Come fai a dire una cosa di questo tipo? …Se qualcosa non funziona la colpa NON E’ MAI solo da una parte [e] le responsabilità SONO di entrambi”. Già nella domanda è implicito l’assunto. Come faccio ad affermare cose di questo tipo? Semplicemente affermandole, avendone pieno diritto non solo opinabile ma anche confortato da elementi logico – scientifici e statistici. La verità corrisponde ai fatti ma è chiaro che Popper non è tra le letture dei saccenti. E il “non è mai” e “sono di entrambi” non corrispondono a un’opinione ma a un asserzione. E’ evidente, tranne a chi non pratica l’onestà intellettuale, che non si vuole riconoscere agli altri il diritto ad esprimere un parere contrario.
    3) Quando si afferma che si stava “parlando di relazioni d’amore e solamente di quelle” ci si dimentica di scrivere che appunto a quelle si è risposto. Con dei paragoni, certo. C’è chi li capisce e chi non li capisce, ognuno scelga la propria categoria di appartenenza.
    4) E’ falso che io abbia sempre risposto la stessa cosa. Della controparte maschile ho parlato solo nel commento del mattino del dodici maggio. E se c’è stato qualcosa di analogo in quello meridiano, è solo perché chi ha risposto non ha controargomentato su questa posizione ma si è trincerato (o trincerata) dietro alla diffusione del fenomeno. E’ stato solo ricordato che il termine è comunque sbagliato perché è sbagliato creare termini artificiali sulla base della diffusione dei fenomeni. Sbagliato in quanto offende la lingua e in questo caso anche le vittime. Quando rispondo “l’identica cosa” è perché evidentemente l’interlocutore ribatte per primo sullo stesso tasto senza portare nulla di autenticamente nuovo. Cambia solo qualche termine ma continua a dirmi che non mangia le vongole perché non gli piace “il pesce”. E se gli ricordo che le vongole non sono pesci, mi ribatte “ma ti avevo detto che i pesci non li mangio, sei di coccio?”. Sono in tanti a essere in grado di leggere ciò che si trova su questo sito, anche le sciocchezze manifeste di qualcuno. E’ se mai questo qualcuno che non capisce né quello che scrivono gli altri né quello scritto da sé medesimo (o medesima).
    5) L’italiano lo so e me ne vanto; non posso dire altrettanto per chi lo contesta. Dire a qualcuno di non essere al corrente di qualcosa non significa dargli dell’ignorante, non è insultarlo. Lo capiscono quasi tutti. Se qualcuno mi dice che non ho compreso un concetto, non mi sta dando esplicitamente del cretino. Alcune cose sono per me incomprensibili, come le origini della materia, quelle della vita e il fuori gioco nel calcio. Non mi sento cretino per continuare a non capire quest’ultima, malgrado la pazienza di coloro che tentano di spiegarmela. Quanto a permettermi di giudicare gli scritti degli altri, lo ho esercitato spesso in forma mercenaria presso testate non particolarmente prestigiose ma comunque dignitose. E’ comunque un diritto di tutti.
    6) “Di coccio, incapace a relazionarti, impossibilitato a effettuare esami di coscienza, povere le tue compagne, ipocrita…” E’ difficile sostenere la frase “non ho insultato nemmeno io”. Ma con me siamo ad accuse tutto sommato lievi. Verso Pedante mi sembra che ci sia stato qualcosa di più pesante: “Fatti curare, mentalmente chiuso, maschilista, misogino, chiaramente intimorito dalle donne…” Non è la parolaccia in sé a darmi fastidio, a volte per esigenze testuali ne profferisco anch’io qualcuna in scena. Intendo parolaccia come termine volgare e a dire la verià di questi termini ne ho trovato solo uno (“hai rotto le…) rivolto ad Antitroll. Il fastidio lo si prova quando non solo non si vuole riconoscere di aver insultato per primi ma non si riconosce all’altro il diritto di reazione. Pedante in questo (e credo non solo in questo) è migliore di me: ignora l’insulto.
    7) Tutti questi interventi dimostrano in pieno che la misteriosa interlocutrice “trentunenne genovese” non sappia affatto argomentare le proprie affermazioni. E non solo per un italiano approssimativo ma anche perché ribatte con le affermazioni precedenti alle contestazioni degli altri, vedi il riferimento precedente (punto quattro) ai pesci e alle vongole. E dimostra che i presuntuosi non fanno altro che accusare gli altri di avere i difetti che invece possiedono loro. Infatti accusano gli altri di non saper argomentare, quando la loro incapacità in merito è palese e scientificamente (nonché semanticamente) dimostrabile.
    8) Nessuno di noi si sente superiore alla media. Personalmente mi ritengo tutt’altro che onnisciente e mi sembra di aver già parzialmente elencato i campi in cui non ho conoscenze specifiche. Solo che risulta facile, malgrado contraria volontà, a sentirsi superiori a coloro che non sanno interloquire e pretendono di insegnarlo agli altri. E’ il solito trucco infantile degli intolleranti: se non gli dai ragione, sei uno che si crede superiore. Vedrò se tra i costumi di scena ci sia rimasta una camicia nera da inviare a “Genova”; solo che non conosco la taglia.
    9) Ognuno può ridere di ciò che vuole, in fondo per un attore riuscire a suscitare divertimento è un obbligo. La preoccupazione è che qualcuno non si accorga che dovrebbe piangere di se stesso ( o stessa). Perché non si richiederebbe nemmeno autocritica ma solo riflessione, evidenrtemente pratica non consueta. Non è perché uno ride che lo si giudica superficiale, anzi. E’ più preoccupante chi non sa ridere, chi non è in grado di riconoscere il comico e l’umoristico. Ma si è superficiali quando ci si comporta nei modi infantili che abbiamo notato nello stile e nei contenuti degli interventi. Infantilismo che si rivela in pieno nella pretesa che uno non possa giudicare chicchessia. Ognuno di noi ha il diritto di esprimere giudizi su chi gli pare. Dal piedistallo ci scenda chi disprezza il diritto! Nessun giudizio personale pregiudica la libertà o gli averi di un altro, i giudizi personali non sono giurisdizionali. E soprattutto la si smetta di vedere su inesistenti piedistalli coloro che si limitano ad affermare coerentemente le proprie idee, anche rispondendo verbalmente a chi non le condivide. A proposito di coerenza: nel commento di ieri c’era scritto “fine della discussione, non ho voglia di rispondere”. A quanto pare, superficialità e incoerenza sono gemelle omozigote. Ad avversario che fugge, ponti d’oro. Non capisco perché chi vuole sostenere le propire posizioni debba per forza utilizzare i siti dove vorrebbero scambiarsi le proprie opinioni i sostenitori del sito stesso. Forse dalle altre parti vige una censura totale? Li capisco, visto quanto profuso fin qui.
    10) Non sempre so perché rispondo. Più che per passatempo, per una forse infondata preoccupazione: che chi si dovesse accostare per la prima volta al sito, possa ritenere i libertari privi di argomenti di fronte alle banalità e ai luoghi comuni. Non ho la certezza che Hilda, Giorgio, Wilma, Lara e gli altri siano la stessa persona. Il sospetto c’è perché i cambi fregoliani non mi sembrano particolarmente mutevoli di accento e stili. Quel “fine della discussione, non ho voglia di rispondere” per poi non dare seguito a quanto annunciato, così come quel “non capisco perché stia ancora a discutere con te”, i richiami a un latino forzatamente tradotto, le accuse di ignoranza quando invece si dimostra che è proprio l’altro a essere còlto in fallo nella conoscenza e nella sintassi sono tutte similitudini riscontrabili in altri interventi con altre firme. Non escludo, anche se solo per un eccesso di garantistico scrupolo, che possa essere un tratto caratteristico di persone anagraficamente diverse ma con gli stessi atteggiamenti comportamentali. Certo è che se si tratta della stessa persona, la cosa è più preoccupante dal punto di vista psicologico. Non siamo più in presenza di semplici infantilismi ma di problemi più complessi. Peraltro coperti dall’anonimato.

  • Lara

    Scusa, ho riletto, non sei un critico (ora questo in effetti è una consolazione) ma un attore. Allora, ancor di più, scendi dal tuo piedistallo, non puoi proprio arrogarti il diritto di giudicare chicchessia!

    • ANTITROLL

      Detto per inciso, papale-papale:

      guarda che qui lo capiscono subito TUTTI che sei tu, sempre lo stesso, sono solo più gentili e pazienti di me e tacciono per educazione, caro il mio “famoso classico di dostojewski”: dal direttore Facco (che sono anni che ti lascia sproloquiare con centinaia di nick diversi a dimostrazione che la libertà lui la mette in pratica) ad A.Colla, che ti risponde a tono credo probabilmente per passatempo.

      Non che tu non abbia una indubbia abilità di cambi fregoliani, di accento e di stili, ma ti ci vorrebbe un sito più grande per sfruttarla, invece qui le tue incursioni hanno poche speranze di non essere sgamate, in quanto è una piccola area e ci si conta sulle dita. Vuoi continuare a vita a fare la parte del papà travestito da Babbo Natale con i figli che fanno finta di non riconoscerlo per non umiliarlo? Contento tu.

      • Lara

        sai che c’è? L’unico troll qui sei tu! Ti diverti a dire queste cose perché speri che io mi impunti e tenti in tutti i modi di dimostrarti che non è così! E invece ti dirò, hai ragione!!! Sono proprio io! Bravo! mi hai beccata!!!

  • Alessandro Colla

    Un po’ controverso stabilire “chi ha reiniziato”. Effettivamente c’è un commento non firmato del dieci maggio, quattro mesi dopo il precedente; ma il giorno successivo la firma in risposta è inequivocabile. Non c’era certo il sottoscritto tra i riesumatori prima dell’undici maggio, né la firma di Pedante. Per onestà intellettuale sarebbe giusto andare a riguardarsi un po’ le date prima di uscirsene con certe affermazioni. Per rendere le cose di dominio pubblico è necessario fornire notizie adeguate, non inventare neologismi inutili. E’ qui che il ruolo dei mezzi di comunicazione di massa mostra le sue pecche in quanto preferisce il linguaggio modaiolo alla doverosa inchiesta. Il concetto non era stato chiarito migliaia di volte. Non si è mai trovata la frase “non lo ritengo sullo stesso piano degli altri rapporti” ma un non scientifico “non lo è”. Come se dovesse essere accettato da tutti al pari dell’oggettiva velocità della luce. Se uno va a cercare qualcosa che gli manca possiamo pensare che l’altro abbia delle responsabilità, così come possiamo pensare che non ce le abbia affatto. Tra le coppie italiane, a nostro non approfondito avviso, è probabile che responsabilità condivise siano la maggioranza. Ma questo non significa che un venti o trenta per cento di casi non possa essere ascritto alla responsabilità di uno solo. Sull’ipocrisia il discorso è involontariamente divertente. Intanto non si chiede di rinunciarvi ma di graduarla leggermente verso il basso con un invito “a essere MENO ipocrita”. In greco, attore si dice “hypochritès”. Ragion per cui, dal momento che la recitazione è il campo specifico di appartenenza dello scrivente, non sarà possibile accogliere sì allettante invito. Ma anche qui le date possono illuminare. Dopo essere stato informato di essere “di coccio”, di essere incapace di relazionare, di saper effettuare esami di coscienza e di non capire che l’interlocutrice “lo aveva già detto”, sempre chi scrive ha replicato a tono ma senza dare della stupida o dello stupido a chicchessia. Certo, ci sono frecciatine che vogliono colpire nel segno (e questo è il contrario dell’ipocrisia) utilizzando un linguaggio meno diretto e più implicito. In ogni caso, sempre evitando il termine manifestamente insultante. E comunque solo in risposta ai diretti epiteti, forse meno ipocriti ma non per questo gradevoli, che erano stati subiti in precedenza. Molto spesso si sente dire “forse Lei non è a conoscenza di…” per evitare la parola “ignorante”. La forma non è ipocrisia ma correttezza per evitare che le discussioni trascendano. Anche la violenza verbale può portare al… “dibatticidio”. (!) Visto che Antitroll con le date aveva visto giusto, forse il suo unico errore potrebbe essere stato un precedente riferimento letterario. Più che pasternakkiana, nome a parte, la situazione appare flaubertiana. Questo, visto il tenore emotivo delle risposte. Speriamo non sia giudicata ipocrita anche quest’affermazione. I critici letterari di professione potranno confermare o smentire l’impressione che abbiamo istintivamente avuto.

    • Lara

      Hai ragione nel Dire Che non avete aperto voi la discussione, chiedo scusa, non avevo Fatto caso al fatto che il commento dell’11/05 non fosse vostro. In ogni caso, avendo risposto a me, stando a quello che afferma antitroll e tu stesso (ha sbagliato solo le date), siete colpevoli quanto me di aver riaperto la discussione. Quindi questo, sulla base del commento di antitroll, fa di voi dei troll esattamente quanto me.

      Vedi, dal momento che sono io ad esprimere un’opinione, è chiaro che questa mi appartenga, o da qualche parte leggi “è una verità assoluta scientificamente provata e comune a tutte le persone dell’universo”? Perché non mi pare proprio di aver mai asserito una cosa di questo tipo. Ho detto invece più volte “IO sto parlando di relazioni d’amore e solo ed esclusivamente di quelle” sarai anche un critico letterario ma a quanto pare una semplice comprensione del testo ti è ostica.

      “Sei di coccio” come ho già spiegato, era riferito al fatto che io continuavo ad argomentare e tu continuavi a rispondere la stessa identica cosa (“ci vuole una controparte maschile”). Non vuol dire sei stupido, ma “vuoi avere ragione a prescindere”. Certo, questo non farebbe di te una persona particolarmente intelligente, ma non ho mai asserito (fino a questo commento) che tu non fossi in grado di leggere quello che scrivevo. Evidentemente sbagliavo.

      Mi spiace, ma anche usando altri termini, quelli sono insulti, critico dei miei stivali, o non sai proprio l’italiano? E ti permetti di giudicare gli scritti degli altri? È la parolaccia che ti da fastidio? Allora non ti ho mai insultato nemmeno io, considerando che a te non ho mai rivolto parole di quel tipo, proprio perché rispondo a tono. Allora non ho palesemente insultato nemmeno pedante. L’unico che ho insultato palesemente è antitroll, perché ha usato toni decisamente diversi dai tuoi.

      Il fatto che tu sia un critico letterario non ti dà il diritto di darmi della stupida (seppur sottointeso). Anche perché, parlerò anche un italiano meno forbito del tuo, ma, a differenza tua, so argomentare ogni singola mia affermazione.

      Ad ogni modo, se ti senti così superiore alla media, buon pro ti faccia!!! A me fa invece tanto tanto ridere! Immagino che questo faccia di me una persona superficiale (dall’alto della tua onniscienza, avrai un giudizio anche per questo).

      Ora ti saluto.

  • Alessandro Colla

    Non ho le stesse preoccupazioni di Pedante in tema di sessualità e di immigrazione. Lui è abitualmente più sintetico, specie rispetto alla mia prolissità, nell’esprimere le sue posizioni. Posizioni che se non si condividono si contestano, senza per questo arrivare a considerarlo psicopatico. Possono esserci dei “consigli” insultanti e il non volerlo ammettere rivela come in fondo vi possa essere scarsa considerazione della lingua. E come si sia poco pratici delle similitudini e dei paragoni. Non è assolutamente necessario dare un nome superfluo a situazioni che un nome lo hanno già, così come non è necessario sessuare i delitti. Esistono le parole parricidio e matricidio ma non esistono “figlicidio”, “nonnicidio”, “cognaticidio” o “ziicidio”. Lo avevo già detto ma evidentemente, nel furore di voler vedere negli altri i propri difetti, non si risponde alle argomentazioni dell’altro ma si ignorano. Ed è così che si confonde una spiegazione delle proprie obiezioni con il “riportare sempre le stesse”. E si confonde l’argomentare con un presunto obbligo di doversi spostare di qualche millimetro dalle proprie idee solo perché l’altro ha espresso la sua opinione. Mi sposto se l’altro mi convince, non se mi parla e basta. Vale anche per me, ovviamente, non pretendo di essere convincente. Solo che se uno mi dice di non volere le vongole perché non ama il pesce e io gli rispondo che le vongole non appartengono alla classe dei pesci, mi aspetto che l’altro non risponda “ti ho già detto che il pesce non mi piace”. I veri identificatori dei problemi sono gli analisti, non gli inventori di neologismi inutili e fuorvianti. Trovo un po’ di difficoltà nel capire frasi del tipo “…è questo…è il tuo primo commento in cui NON scrivi…”. Sarà qualche refuso. Ma la già citata incomprensione di paragoni e similitudini, si manifesta in pieno quando si sostiene che l’altro ignori quanto sostenuto dall’interlocutore solo perché raffronta una situazione con un’altra. Non parlo solo di soci in affari ma anche di relazioni d’amore. Ho solo confrontato le due situazioni. Se si ritiene che non c’entri nulla con l’argomento di cui si parla, evidentemente si è proprio in due piani diversi; non volevo dirlo ma i piani sono quello della capacità di comprensione e quello dell’assenza (si spera temporanea) di questa capacità. Sì, parlo anche di frode bancaria. Il depositante che perde tutto a causa del banchiere fraudolento è come la persona tradita da chi aveva promesso fedeltà in campo sentimentale per poi infischiarsi della promessa. Il colpevole è l’ingannatore, non l’ingannato. E al cento per cento; qual’è la mia colpa se uno mi inganna? Di fidarmi di lui? Non è vero che nelle relazioni d’amore entrambi debbano avere per forza le colpe. Non c’è alcun supporto scientifico a sostegno di questa pretesa ma solo sprezzo del diritto e della logica in stile clerico – fascio – giuspositivista. E’ una posizione utile solo al colpevole che pretende di non passare gli alimenti alla moglie tradita. Se uno abbandona la compagna solo perché una patologia la sfiorisce, che colpa avrebbe la persona abbandonata? Di essersi fidata del medico sbagliato? O è incomprensibile anche questo paragone? Nelle relazioni umane, anche in quelle amorose, ci può essere chi si comporta bene e chi si comporta male. L’obbligo di voler assegnare per forza le colpe a tutti e due è un ripiego per non ammettere le proprie di colpe. Ciò che ho scritto non sottintende alcuna giustidficazione del delitto. Sostengo semplicemente che uno dei due possa non avere colpe. Dove starebbe la giustificazione della vendetta verso chi si trova ad avere ragione al cento per cento?. E’ se mai chi vuole trovare a tutti i costi colpe in chi non ce le ha a finire per giustificare l’azione violenta. I sottintesi bisogna saperli cogliere, non vederli dove non ci sono e non ci possono essere. Non capire i paragoni può essere accettabile mentre le visioni di entità, anche astratte, impossibilmente presenti si avvicina alla credenza dell’incidente di Ustica ad opera degli alieni.

    • Lara

      Ascolta, evidentemente non la pensiamo allo stesso modo. Fine della discussione, non ho proprio più voglia di risponderti, considerando che obietti tu a cose che io ho detto (il discorso delle relazioni) quando ho già chiarito il concetto migliaia di volte specificando che NON lo ritengo sullo stesso piano degli altri rapporti. Solo una cosa, in caso di tradimento è ovvio che il traditore abbia più responsabilità del tradito, manca di rispetto perché nel momento in cui tradisci la relazione è già finita e sarebbe molto più onesto semplicemente lasciare il/la compagno/compagna. Ma secondo te, se uno dei due arriva a tradire non è forse perché va a cercare qualcosa che gli manca fuori dalla relazione? E non puoi pensare che il tradito in questo abbia delle responsabilità? Poi, ripeto, il tradimento è sempre sbagliato, basta interrompere la relazione.

      Infine ti invito ad essere meno ipocrita, sono già 3 o 4 commenti che mi dai della stupida e dici a me di non insultare?
      Buona giornata!

  • Alessandro Colla

    Chi è più “di coccio”? Chi non vuole capire le risposte e si ostina a ripetere le stesse cose ignorando le risposte stesse (o non capendole), oppure chi difende coerentementre le proprie posizioni linguistiche, giuste o sbagliate che siano? Dopo appunto ottomila volte, ancora non è chiaro che la risposta è nel pieno riconoscimento di un fenomeno reale ma che sia errato semanticamente e irriguardoso per le vittime stesse assegnargli quel nome o comunque un nome specifico. La Knesseth non si è mai sognata di chiedere ai propri giudici di applicare sanzioni agli esponenti di Hamas con l’accusa di “ebreicidio”. E’ raro che sia un estremista sionista ad uccidere un palestinese, forse non è mai successo ma comunque può potenzialmente succedere. E allora servirebbe un termine come “arabicidio”, “filisteicidio”, “islamicidio” per affermare il suo contrario. Non c’entra la “controparte maschile” così come sono fuori logica gli esempi presentati. L’incinto e il ciclo mestruale maschile non esistono in natura. L’uccisione di un uomo da parte di una donna, pur essendo un caso raro, è comunque possibile; nessuna natura lo impedisce. Uxor non è il contrario di vir (il contrario è “femina”) maun termine diventato neutro rispetto a coniux (maschile) e mulier (femminile). Malgrado ciò, oggi si utilizza “coniuge” sia per il marito che per la moglie ed è il motivo per cui non esiste “muliericidio”. Uxor non ha un’etimologa certa ed è proprio per evitare ulteriori devianze etimologiche che occorrerebbe maggiore prudenza nella creazione di neologismi. Nessuno si sente discriminato, altrimenti si chiederebbe di coniare un termine analogo. L’unica discriminata è come al solito la lingua italiana o qualche altra lingua. In caso di uccisione di un omossessuale avvenuta perché tale (avviene, sì che avviene), dovremmo inventare il termine omos – cidio? O per essere stupidamente esotici, gaycidio? Le discriminazioni non c’entrano, è la logica che deve prevalere rispetto alle mode. Non condivido le a mio avviso eccessive preoccupazioni per il matriarcato o per le frequenti separazioni coniugali. Ho soltanto notato che ad argomentazioni anche non condivisibili ma correttamente e rispettosamente formulate, si è preferito l’insulto gratuito alla controargomentazione. Posso paragonare eccome la rapina con la fine di un rapporto. Anche il rapinato e il rapinatore hanno un rapporto, malgrado il primo non lo desideri. Se in un’azienda il socio al cinquanta per cento scappa con l’incasso, che colpa ha l’altro socio? Eppure si era in due all’atto della firma del contratto, in due quando si è acquistato il capannone, in due quando si sono contattati i clienti. E si era in due volontariamente, al contrario del rapinato e del rapinatore. Quale sarebbe la colpa del socio derubato? Quella di non essersi accorto dell’infedeltà contrattuale dell’altro? Sono stati in due a creare la situazione per cui il primo si è appropriato indebitamente di una parte del capitale? Qualche volta può anche capitare, il socio manigoldo potrebbe avere l’attenuante delle vessazioni subite dall’altro durante le ore di lavoro. Ma tante volte capita proprio il contrario, che sia il vessatore a diventare ladro. E non si dica che con i sentimenti la cosa sarebbe diversa perché sono fanfaluche da libro “Cuore”. Nei rapporti umani, come in quelli professionali, ci possono essere ottime relazioni, pessime relazioni, colpe reciproche ma anche vittime e carnefici. Al cento per cento. Altrimenti, per coerenza (chiedo troppo, lo so) si dovrebbero considerare colpevoli al dieci per cento le donne uccise perché hanno abbandonato il compagno. Dopo il danno anche la beffa: Ecco chi discrimina, chi non distingue l’aggressore dall’aggredito.

    • Lara

      Vir non è solo uomo ma anche marito!

      Non siamo semplicemente d’accordo! Per il mio modo di vedere, dare un nome ad una cosa è il primo passo per combatterla. Se ha un nome, fa meno paura. Darle un nome significa ammettere la sua esistenza e preoccuparsene. Che il termine in questione sia poi vagamente sessista (come dicevi il termine “femmina” riporta alle bestie più che all’uomo) può anche essere vero, ma il fatto stesso che un termine ci sia significa che qualcuno ha identificato un problema. È questo, comunque, é il primo tuo commento in cui non scrivi “deve esserci un termine analogo anche per gli uomini”: “È stato solo detto che è sbagliato creare un neologismo che non abbia un equivalente o un controvalore” “il termine “femminicidio” è sbagliato grammaticalmente proprio perché, al contrario di matriarcato e patriarcato non ha un equivalente maschile” è ancora “ció non giustifica l’invenzione di terminologie ineguaitarie e a discriminazione positiva per via legislativa”. Quindi io continuavo a ripetere la stessa cosa (con parole diverse) perché tu riportavi sempre la stessa obiezione. Ma hai ragione, forse è di coccio chi continua ad asserire le stesse cose senza spostarsi di un millimetro malgrado le argomentazioni dell’altro.

      Il caro pedante non ha proprio argomentato mai nulla. Sputava frasi misogine (perché è chiaro che il poverino sia un poco intimorito dalle donne) e maschiliste senza mai argomentare nulla.

      Per quanto riguarda le colpe… stai di nuovo obiettando ignorando costantemente ciò che io dico, andando avanti con le tue considerazioni come se parlassi da solo! Io parlo di relazioni d’amore che finiscono e tu di soci in affari, perché anche quello è un rapporto. Ma che diavolo c’entra con quello di cui parlo io?!? Nella fine di una relazione d’amore, entrambi hanno colpe. E sì, anche nella fine di una relazione in cui poi il caro ex da di matto e ammazza la donna. Nella fine della relazione, le colpe saranno state da entrambe le parti. Questo non vuol dire che qualcuno sia giustificato nell’uccidere o sfigurare con l’acido.
      Sai, so che non era quello che volevi dire, ma ció che hai scritto sottintende una cosa orribile: è come se tu dicessi che se effettivamente la colpa della fine della relazione fosse al 100% della donna, in fondo lui sarebbe quasi giustificato ad ucciderla, no?
      Ti rendi conto, vero, che siamo su due piani diversi? Io parlo della fine delle relazioni, tu parli di qualunque altra cosa riesca ad infilarci dentro! Ovvio che se c’è un delitto (di qualunque genere di delitto si parli) c’è una vittima è un carnefice. Ovvio che in un delitto qualcuno ha ragione al 100% e qualcuno torto al 100%. Ma io sto parlando della fine di una relazione d’amore. Solo ed esclusivamente di quello. Riesci a tenere in considerazione ció di cui parlo, o nel
      prossimo commento parlerai di frode bancaria?

      • Pedante

        Misogino perché riconosco la diversità sia fisica che psicologica tra l’uomo e la donna e i benefici della divisione del lavoro all’interno della coppia e la società che ne derivano?

      • Pedante

        Una campagne di sensibilizzazione contro l’omicidio non ha senso. Non dissuaderebbe il potenziale omicida.

      • Pedante

        Non si combatte contro l’omicidio. Lo si punisce.

        • Lara

          Se davvero riconoscessi la differenza fisica e psicologica tra uomini e donne, sapresti che mentre voi siete più forti fisicamente, noi siamo più resistenti da un punto di vista psicologico. Saprai che le donne sono più accoglienti e molto meno aggressive degli uomini. E dimmi un po’, luminare, come questi aspetti potrebbero far sì che il matriarcato distrugga la società?

          Comunque non hai capito nulla. Il termine non è stato coniato per disincentivare l’omicidio, ma per rendere la cosa di dominio pubblico e fare in modo che le donne a rischio denuncino episodi di stalking per evitare di essere le prossime vittime. Genio!

    • Lara

      Ah, comunque “fatti curare” non è un insulto, ma un consiglio.

      • ANTITROLL

        Consiglio sempre valido anche e soprattutto per il troll negromante, specialista (tra altre cose) nel riesumare una discussione morta, calarsi in un personaggio con metodo stanislavski e discettare sui massimi sistemi. Brutta cosa non avere un caxxo da fare, eh?

        • Lara

          Scusa ma parli con me? Idiota, non sono un troll! Mi chiamo Lara, ho 31 anni e vivo a Genova. Non ho riesumato io la conversazione ma i due con cui sto discutendo. Il mio primo commento è di Gennaio! No ma, sei proprio un antitroll valido!!!!!!

  • Pedante

    Lo sfacelo interessa solo la civiltà occidentale e la sua istituzione più singolare, il matrimonio monogamico. Con l’eclisse dell’Occidente è prevedibile un ritorno al modello sociosessuale “normale”, poliginia per il maschio, ipergamia per la femmina.

    Buona visione!
    https://www.youtube.com/watch?v=up7sTLqTNMk

  • Alessandro Colla

    La presunzione e la saccenteria sono brutte consigliere perché non tengono conto di dove sia l’autentico coccio. Nessuno ha detto che il termine femminicidio sia stato creato per una ragione diversa da quella indicata nei commenti di chi difende tale termine. E’ stato solo detto che è sbagliato creare un neologismo che non abbia un equivalente o un controvalore. E’ stato spiegato anche il perché ma evidentemente il coccio è tipico degli intolleranti che guarda caso accusano gli altri di ritenersi dalla parte della ragione. E con queste reazioni ne avrebbero ben ragione. Non basta che un fenomeno sia diffuso per etichettarlo arbitrariamente producendo scempi linguistici. L’atto vandalico è tale sia per il monumento che per l’autovettura, non ci sono sostantivi che li distinguano come “vandastoria” o “vandaruota”. Uxor non è neutro in latino. Ma in italiano, se la moglie uccide i marito, si parla comunque di uxoricidio. Sul pretendere di conoscere la vita relazionale altrui senza neanche conoscere la persona, si potrebbe obiettare qualcosa a livello scientifico. Idem per pretendere di sapere se gli altri pratichino o meno esami di coscienza. Che qualcuno non possa assolutamente avere ragione al 100% è la classica idea fascista che vuole indurci a credere che in fondo l’olio di ricino te lo sei cercato. Il derubato ha ragione al 100% e il ladro torto al 100%. Avevamo anche scritto che ci sono numerosi casi di colpe reciproche ma si vuole leggere solo ciò che torna comodo. Poco male se qualcuno non invidia la mia compagna o le mie ex compagne perché senz’altro loro non invidiano la poco arguta commentatrice. Nelle colpe reciproche passate è stato proprio il sottoscritto a prendersi una quota azionaria della colpa superiore al 50%. L’ultima frase rivela che la presunzione di qualcuno non ha limiti. Tra l’altro, ritenere che chi sostenga una tesi debba automaticamente ritenersi negli specifici casi dalla parte della ragione totale, è un esercizio di vuota retorica di stampo infantile. Tipica, guarda caso, di persona alla quale è stato risposto civilmente e che ha ripagato questo esercizio di civiltà con gratuiti insulti. Dal “siete di coccio” al “fatti curare”. Come volevasi dimostrare; anche se non ce n’era bisogno.

    • Lara

      Il Fatti curare non era per te, ma per chi sostiene che il matriarcato sia uno sfacelo per l’umanità, che non abbia senso divorziare se si è infelici o che i bambini crescano più sereni con due genitori che si odiano piuttosto che con due genitori separati. Se ti sembrano argomentazioni valide, allora non so perché ti sto ancora rispondendo!

      “Siete di coccio” non è un insulto, è solo per spiegare che sono ormai 8mila commenti che cerco di chiarire il perché il termine sia stato creato giustamente e voi continuate a rispondere che deve esistere una controparte maschile. Ma se il fenomeno nel caso maschile non esiste, perché mai si renderebbe necessario creare il termine?! Allora parliamo di ciclo mestruale maschile perché sennò vi sentite discriminati! Oppure creiamo il termine “incinto” perché non può esistere un fenomeno tipicamente femminile!!!

      Ti sei chiesto perché il termine (ad oggi neutro) sia uxoricidio e non virumicidio? Forse perché quando è stato coniato, era un termine per indicare l’omicidio della moglie per mano del marito? Forse il contrario accadeva con una frequenza irrilevante? Ma pensa, esattamente come l’omicidio di un uomo ad opera dell’ex fidanzata! Forse fra 100 anni femminicidio otterrà un’accezione neutra e voi non vi sentirete più discriminati!

      Non puoi paragonare una rapina (in cui ovviamente la ragione sta al 100% nella vittima) alla fine di una relazione. Si è in due a far crescere un rapporto e si è in due a creare situazioni nelle quali un rapporto finisce. È chiaro che in molti casi la responsabilità è più da una parte che dall’altra, ma non puoi asserire che la responsabilità possa essere al 100% di uno solo dei due!!!!

      • ANTITROLL

        Su, da brava, adesso rientra nel Dottor Zivago.
        E non sbattere forte la copertina, eh…

      • Pedante

        La civiltà occidentale ha prosperato per migliaia di anni malgrado i matrimoni infelici. Il culto della felicità personale assoluta invece ha le inferto un colpo devastante e sarà difficile che sopravviva.

  • Alessandro Colla

    Non sono d’accordo che quando troviamo la donna a comandare fuori dell’ambiente familiare ci sia rovina certa. Non tutte sono come Rosy Bindi, abbiamo anche avuto Elda Pucci sindaco di Palermo che era di tutt’altra pasta. Migliore del suo successore “retino”. Patriarcato e matriarcato esistono tutti e due come termini e vengono ampiamente utilizzati. Il termine “femminicidio” è sbagliato grammaticalmente proprio perché al contrario di patriarcato e matriarcato non ha l’equivalente maschile. Altrimenti, nei pur rari casi di donna che uccide il compagno che l’ha abbandonata, dovremmo parlare di maschicidio. Il termine uxoricidio è appunto neutro mentre infanticidio si riferisce solo a un periodo della vita umana, in quanto se non si viene uccisi prima di una certa età si diventa adulti. Se poi viene uccisa una bambina, che facciamo? Ci inventiamo il termine “infantifemminicidio”? A me sembra che vengano assassinate persone. Parlare di “femminicidio” o di “maschicidio” mi sembra poco rispettoso per vittime e parenti dal momento che uccidere un maschio o una femmina può essere anche un’azione rivolta a qualsiasi appartenente al regno animale. Nessuno parla di “anzianicidio” malgrado le uccisioni degli anziani siano tante. Né in un regolamento di conti si parla di “mafiosicidio”. Dobbiamo arrivare a “bianchicidio” e “negricidio” per i delitti a sfondo razziale? “Protestanticidio” e “cattolicidio” per descrivere quanto avveniva in Irlanda fino a pochi anni oro sono? Non c’è bisogno di atteggiamenti modaioli per affrontare un problema. Anzi, il manierismo è proprio l’arma meno efficace perché dà maggiore fiato a coloro che negano l’esistenza stessa del problema. Il Ku Klux Klan si combatte con la cultura e con la polizia federale, non inventando il termine “blackicidio”. Non è vero che se c’è qualcosa che non funziona la colpa non sia mai da una sola parte. Se c’è qualcosa che non funziona può essere che uno dei due si sia rivelato diverso da ciò che voleva far credere. In quel caso, l’altro è stato semplicemente ingannato. Non vedo perché il truffato debba essere considerato colpevole come lo è effettivamente il truffatore. Se uno è incoerente e si annoia della propria compagna perché è coerente, la compagna è colpevole di coerenza? Andiamo! Ci sono senz’altro numerosi casi di colpa reciproca ma non possiamo dire che se un rapporto finisce tutti e due siano colpevoli a prescindere. Qui non stiamo più violentando solo la lingua italiana ma anche il diritto. Se cosa nostra brucia il locale della mia attività, sono colpevole perché qualcosa non funziona nei rapporti di buon vicinato tra me e l’affiliato alla cosca? In fondo chi mi ha detto di aprire proprio al confine con la proprietà del suddetto affiliato?

    • Lara

      Punto primo (e sono davvero davvero stufa di doverlo ripetere, ma voi siete di coccio) il termine femminicidio è stato creato perché il numero di donne morte per questa ragione ha raggiunto nel nostro paese livelli allarmanti. È solo per identificare tale fenomeno. Non esiste il termine opposto riferito agli uomini PERCHÈ NON È UN FENOMENO DIFFUSO.

      Punto due Uxoricidio non è un termine neutro. Uxor significa moglie in latino.

      Punto tre o tu non hai mai avuto una relazione o non ti sei mai fatto un esame di coscienza. Quindi tu pensi che esista, nella fine della relazione qualcuno he abbia torto al 100%? E, peggio, qualcuno che abbia ragione al 100% Mio dio! Non invidio le tue compagne! Anche perché scommetto che quello che ha ragione al 100% sia tu!

      • Pedante

        L’omicidio è già reato e questa campagna di sensibilizzazione ha tutto un altro scopo politico, ovvero quello di demonizzare il soggetto più odiato dai poteri forti, il maschio bianco etero. (Nessuno mette in dubbio il fatto che l’uomo è più forte e più aggressivo della donna).

        Non ho parlato di torto all’interno di una relazione. Non ha senso. Le dinamiche interne di un rapporto sono difficili da capire anche da chi ne fa parte figuriamoci dal mondo esterno.

        Quando dico che con la donna a comandare la rovina è certa mi riferisco al suffragio femminile e alla spinta (empiricamente provata in tutti i paesi occidentali) a sinistra che esso comporta. (Non che il suffragio maschile universale sia molto più sostenibile).

  • Alessandro Colla

    Il problema esiste ed è inutile negarlo. I maschi uccisi dalla compagna perché abbandonata sono un numero nettamente inferiore alle donne assassinate dagli abbandonati. Quella della relazione che finisce perché la colpa sta da entrambe le parti è però una stupidaggine. Sarebbe come affermare che tra il rapinato e il rapinatore la colpa vada suddivisa. I rapporti tra persone possono terminare perché uno non rispetta i patti mentre l’altro sì. Ci possono essere e ce ne sono casi di concorso di colpa. Ma non è detto che un tradito debba avere le stesse colpe di un traditore. Ed è solo uno di tanti esempi che si potrebbero enunciare.

    • Pedante

      L’articolo discute solo il numero degli omicidi delle donne rispetto agli uomini. Non chi siano le donne e gli uomini interessati.

      • Lara

        No, l’articolo parla del fenomeno del femminicidio. E femminicidio è un termine coniato in riferimento agli omicidi femminili avvenuti per mano dell’ex compagno.

        • Pedante

          <>

          L’allusione è indiretta e solo per ridicolarizzare il termine.

          • Pedante

            “Nessuno parla di ‘auto-femminicidio'”

          • Lara

            Non ci trovo nulla di ridicolo! Cosa importa che nome gli dai? Chiamalo femminicidio, chiamalo donnicidio, chiamalo pincopallino, chiamalo febomenodelledonneuccisedall’excompagno, chiamalo come ti pare, ma negare che sia un fenomeno troppo presente nel nostro territorio è da conniventi!

          • Pedante

            È proprio questo il punto. Il termine è “omicidio”. Crearne solo per donne è superfluo.

          • Lara

            Non è per le donne. Ma per le donne uccise per mano dell’ex compagno. Sono una categoria specifica di donne uccise. Perchè esiste il termine infanticidio? Perché usiamo il termine patricidio, matricidio o uxoricidio? Perché non usare semplicemente il termine omicidio? Sono categorie specifiche!

          • Pedante

            Infatti quei termini si usano pochissimo nella lingua quotidiana. E non c’è alcun tentativo di strumentalizzarli per fini politici o strategici.

    • Lara

      Come fai a dire una cosa di questo tipo? Se c’è un tradimento è chiaro che all’interno della coppia qualcosa non funzionasse. E se qualcosa non funziona la colpa non è mai solo da una parte. Non ho mai tradito, sono stata tradita, non posso dire, in tutta onestà, di non avere colpe. Gente prendetevi le vostre responsabilità. Poi è chiaro che se sei così coglione da tradire passi indiscutibilmente della parte del torto perché il rispetto dovrebbe essere al primo posto. Ma le responsabilità sono di entrambi.

      • ANTITROLL

        ” Non ho mai tradito, sono stata tradita.”

        Soprattutto da un fattore XY tendente al XX e dai tuoi neuroni, tesorah!

        • Lara

          Scusa? Cosa non ti è chiaro della frase? Io, donna, non ho mai tradito ma sono stata tradita. Cosa ci vedi di sbagliato? Scusa, ma la quinta elementare l’hai presa?

      • Pedante

        http://27esimaora.corriere.it/articolo/divorzio-allitaliana-ecco-perche-e-bene-per-tutti-che-le-donne-lavorino/

        “Funzionare” per me non significa che l’amore romantico o perfino l’affetto debba durare. Significa che l’unione rimane integro per crescere i figli. Il punto fondamentale del matrimonio è la procreazione. Tra parentesi solo in Occidente esisteva un concetto come companionate marriage. Nelle altre società l’amore e l’affetto reciproci tra coniugi c’entravano poco nel matrimonio. Contavano più le considerazioni strategiche ed economiche.

        • Lara

          Un figlio non cresce in serenità se i genitori restano insieme per lui, senza più affetto reciproco. Un bambino cresce sereno se i genitori sono felici. E stare insieme per forza non li rende felici!

          • Pedante

            Non sono d’accordo. La felicità è una cosa effimera e. ovviamente, egoista.

        • Lara

          Ma cosa vuol dire che sei contrario al divorzio e alla “felicità capricciosa” del genere umano? Credi nella filosofia degli stoici? Giri con il cilicio? Sei masochista? Che senso ha la vita se non quello di cercare di essere felici?

          • Pedante

            Non sono contrario alla felicità di per sé, ma stiamo parlando del matrimonio, unione che doveva continuare anche in assenza di felicità. I sentimenti possono cambiare ma i figli restano.

          • Lara

            Pedante, vatti a fare curare!!!!! Ecco il primo caso in cui, in caso di divorzio, uno dei partner avrebbe ragione al 100%: tua moglie! Ma immagino abbia già divorziato da te! La domanda, con questa chiusura mentale, misoginia e maschilismo, è perché mai ti ha sposato?

        • Lara

          E poi, perchè patriarcato? Perché non matriarcato? Parlate tanto di usare i termini linguisticamente corretti, ma i termini usati da voi sono, chissà come mai, sessisti!

          • Pedante

            “Patriarcato” perché l’uomo ha pregi e difetti diversi rispetto alla donna. Quando è la donna a comandare fuori dell’ambiente familiare la rovina è certa.
            https://www.youtube.com/watch?v=hdF6DO61-8w

  • Lara

    Perchè parlate a caso? Il problema
    non è il numero delle donne uccise per mano di un uomo ma il numero delle donne uccise per mano dell’ex marito o ex compagno che non accetta di essere lasciato. Quanti sono gli uomini morti per mano dell’ex compagna? Voglio questo dato prima di avere un confronto!!! E 159 donne sono quelle morte per mano dell’ex, non quelle uccise in generale.

    • .............

      Credo basti vedere gli uomini prosciugati di tutto a seguito di un divorzio costretti al suicidio.
      Uomini con false accuse o esagerate, pene maggiorate agli uomini rispetto alle donne (in America la pena é maggiore del 60%).
      A me sta bene che venga fattio presente il problema dei femminicidi (poiché presente) ma non voglio essere giudicato violento in quanto uomo da gruppi di femministe; che pur di disprezzare la figura maschile tolgono il diritti ad un bambino di avere un padre ed ad un uomo di avere una vita dopo il divorzio.

      • Lara

        Siamo in Italia e non in America. Il divorzio si decide in due, non lo decide una donna da sola. Se una relazione finisce la colpa sta da entrambe le parti. Se un uomo decide di uccidere l’ex compagna lo decide da solo. Nessuno qui dice che tu sia violento in quanto uomo. Nessuno difende quelle donne che si fanno pagare gli alimenti perché non hanno voglia di fare un cazzo dalla mattina alla sera. Nessuno difende lo stato italiano perché difficilmente concede l’affidamento al padre. Qui si discute sulla decisione autonoma di porre fine alla vita di una persona. “Uomini prosciugati dalle ex mogli” ti pare abbia lo stesso peso di “donne ammazzate dall’ex compagno”? Allora mettiamo nel calderone anche le violenze sessuali (quanti uomini vengono violentati dalle donne?) e la violenza domestica che non porta all’omicidio (vero, esiste anche la violenza ad opera delle donne, nessuno lo discute, ma vogliamo vedere i numeri?) anche queste donne vengono spesso condotte al suicidio o a vivere una vita miserabile. Fino a che anche gli uomini per bene negheranno il problema o lo giustificheranno così come stai facendo tu, in Italia ci sarà un problema enorme.

        • Pedante

          “Il divorzio si decide in due, non lo decide una donna da sola.”

          Mi risulta che nella stramaggioranza dei casi è la donna che pone fine al rapporto.

          • Lara

            Certo. E secondo te una donna si alza una mattina e decide di divorziare perché non sa cosa fare, giusto? Se sta divorziando c’è una ragione. Se sei un divorziato e ti piangi addosso perché “povero me, me tapino, sono una vittima” allora vuol dire che non hai capito un cazzo. Impara dagli errori che sicuramente hai fatto durante il tuo matrimonio e cerca di non farli più. Stessa cosa, ovviamente, deve fare la controparte femminile. quando finisce un amore, un matrimonio, chi prende questa decisione non lo fa mai a cuor leggero. La differenza è che spesso voi uomini non avete le palle per farlo. Preferite farvi l’amichetta e fingere che tutto vada bene.

          • Pedante

            Sono contrario al divorzio. Una società basata sulla felicità capricciosa della donna o dell’uomo è destinata alla pattumiera della storia. Saranno i nostri conquistatori a imporre il nuovo patriarcato.

    • Pedante

      Che differenza fa se la donna è uccisa dall’ex o da uno sconosciuto? Non è il numero assoluto che conta nel valutare l’entità del fenomeno?

      • Lara

        No! Perché il “fenomeno” non è dato dal numero delle donne uccise ma da quelle uccise dall’ ex compagno. Uccise da una persona di cui si fidavano e che hanno anche amato. È come dire che la violenza sessuale su un bambino ad opera di uno sconosciuto sia altrettanto grave di quella subita per mano del padre o del nonno. Sono ovviamente gravi entrambe, ma quando accade in famiglia c’è un’aggravante!

        • Pedante

          Se la vittima è morta non conta se l’aggressore lo conosceva o meno.

          • Lara

            Vatti a studiare un po’ di diritto va! Le aggravanti e le attenuanti esistono. Quella è un’aggravante. Ma guarda, non ho nemmeno più voglia di discutere con te. Sei davvero pedante e soprattutto sei uno di quelli che si arrampicano sugli specchi pur di avere ragione! “Non è necessario essere felici” “bisogna stare insieme per i figli perché così sono contenti” “non è un aggravante il fatto che fosse l’ex compagno”. Hai rotto le palle. Quindi, per esempio, gli omicidi a sfondo razziale o religioso, non vanno gestiti come tali, ma solo come omicidi, tanto ormai sono morti! Perché parlare di olocausto contro gli ebrei? Cosa importa perché sono stati uccisi? Ormai sono morti. Pedante la conversazione non è più stimolante, non aggiungi nulla di intelligente da troppi commenti ormai, Buona giornata.

  • Alessandro Colla

    Il rischio che si corre nei temi delicati è quello di generalizzare. Sui dati statistici si può sempre chiedere quale sia la fonte. Il problema è che quando si parla di infanticidio, si distingue una vittima sicuramente non in grado di reagire fisicamente, psicologicamente e giuridicamente. Quandi diventa adulto, se viene ucciso non si parla di “bassicidio” se sono io a morire o di “alticidio” se l’assassinato è nella statura il mio contrario. Noi bassi dovremmo essere i soggetti deboli e quindi più esposti al rischio. Non so se muoiano assassinati più bassi o più alti. Se fossero di più i primi, sarebbe sensato parlare di “bassicidio”? Io direi di no. Il guaio del mancato rispetto dei canoni linguistici e logici è lo stesso provocato da quello causato da ciò che Orwell chiamava neolingua. Quando si afferma che una persona appartiene a un genere debole, non si ha molto rispetto né del genere né della persona. Questo non significa che i deboli non esistano anche come categorie, pensiamo agli anziani, ai malati, ai bambini. Molte vittime di rapine finite malisssimo sono ultrasettantenni; dobbiamo definire il reato “anzianicidio”? No, è omicidio volontario con l’aggravante di aver approfittato di una persona non in grado di difendersi. Questa aggravante la deve applicare il giudice, non il legislatore. E tanto meno il linguista, specialmente l’improvvisato tale mascherato da giornalista. Qualcuno vuole proporre il reato di “malaticidio”? Tra l’altro “femminicidio” mi sembra adatto a un linguaggio bestiale, lontano anni luce dalle conquiste anche nominalistiche che l’umanesimo ci ha dato. Si può definire così l’uccisione di una femmina di qualsiasi specie vivente. Perché non allora “donnicidio”? Altrimenti per le vittime di sesso maschile occorrerebbe coniare il termine “maschicidio”. E in alcuni casi “transicidio”. Occorre però riconoscere obiettivamente che le uccisioni dovute alla gelosia sono per più del novanta per cento compiute, almeno in occidente, da uomini nei confronti di donne. Su questo dato statistico credo sia difficile dissentire. Ciò non giustifica l’invenzione di terminologie inegualitarie e a discriminazione positiva per via legislativa. Ma che il problema sia di ordine culturale credo non vi possano essere dubbi.di sorta.

    • Lara

      E patricidio, matricidio o uxoricidio, dove li metti? Essere padri significa essere un soggetto debole? In ogni caso se ci fosse evidenza che i bassi sono più spesso vittime di omicidi, in quanto bassi, non casualmente, allora sicuramente conierebbero un termine per identificare tale fenomeno!

  • Claudio

    Secondo l’ISTAT nel 2009 il tasso di suicidi era di 6,7 suicidi ogni centomila abitanti, ovvero 67 suicidi per un milione.
    Secondo l’articolo invece “In Italia il tasso di suicidio di uomini separati è di 284 per milione all’anno [Dati EURES 2009].”
    Ovvero la signora dice che i suicidi dei soli “padri separati” sono oltre il 400% del totale dei suicidi di uomini e donne, sposati, separati, divorziati, vedovi, celibi e nubili nello stesso periodo e nella stessa nazione.
    Ecco, io partirei da qui per dire che l’articolo non ha nessun tipo di attendibilità statistica o scientifica.
    Che la signora abbia le sue idee passi, ma che si inventi i numeri per sostenerle è sintomo di malafede.

    Questo il link ai dati ISTAT: http://www.istat.it/it/archivio/68812

    • leonardofaccoeditore

      L’Istat non è Bibbia, anzi… statistiche di Stato.

    • Pedante

      Si veda la tabella “Suicidi in base allo stato civile” e le cifre sui suicidi tra vedovi e vedove – 3,6 ogni 100 mila vedove rispetto a 37,6 ogni 100 mila abitanti [cioè vedovi].
      http://www.eures.it/upload/doc_1305878239.pdf

  • Giovanni calandra

    Vorrei dire che l uccisione delle donne non e giustificabile . Se ad una donna fossero tolti i figli la casa la dignità ci sarebbero tanti mariti uccisi .Vorrei dire che tante donne distruggono tanti uomin i facendoli morire ancora più violentemente lasciandoli in vita e facendogli vivere il lutto perpetuo che non ha una durata limitata come nei normali lutti ma facendogli vivere la angoscia del lutto fino la fine dei suoi giorni. Cari amici ci sono tante firme di violenza ancora più sottili che portano alla disperazione e la politica che oggi strumentalizzare le disgrazie
    Es. I Comunisti pur di nn mollare il governo hanno stanziato x milioni di euro per le donne …giusto . Come mai non si pensa a quei morti di FM e e morti viventi di uominivche sonovstati ingannati deturpati della loro vita da uomini .

    • Giovanni calandra

      Chiedo scusa ma nel digitare ho fatto errori per via delle dita impedire che ho
      Volte o puntualizzare ..MF sta per morti di fame . Aggiungo e concludo che le donne hanno distrutto quei tempi in cui gli uomini stessi dicevano salvate prima bambini e donne adesso i tempi sono cambiati e gli uomini penseranno loro stessi come voi donne state facendo adesso egoisticamente pensando a loro stesse fottendonlsene altamente se i loro figli non hanno più un papa . Assolutismo che va contro la natura creata da Dio .

  • spago

    Comunque esiste anche un femminismo libertario, l’i-feminism (in America soprattutto). Wendy Mc Elroy capofila. Leo ha in catalogo un suo libro “Le gambe della libertà”, con una bella introduzione di Roberta Tatafiore (che purtroppo si è tolta la vita). McElroy è autrice di bellissimi libri, di cui l’ultimo Rape culture Hysteria, contrasta proprio un certo tipo di allarmismo femminista. Un suo pezzo sulla pornografia è stato pubblicato anche su “A rivista anarchica”, all’interno di un dibattito sul tema, dove naturalmente le posizioni prevalenti non sono le sue. http://www.arivista.org/?nr=401&pag=89.htm

    • Pedante

      L’Occidente è unico nel premiare la monogamia (frenando gli istinti ipergamici della donna e quelli poligamici dell’uomo) e l’amore romantico come base del matrimonio. Sia il femminismo che la pornografia hanno eroso questi concetti e la società civile ne risente. Roger Devlin ne parla nel suo saggio “Sexual Utopia in Power” (purtroppo non riesco a trovare una versione in italiano):
      https://www.youtube.com/watch?v=yBXDxb4Ib8M

    • Pedante

      Il modello non occidentale, decisamente meno “democratico”. L’uomo ricco colleziona mogli e concubine mentre quello povero…

      https://www.youtube.com/watch?v=PyxLuUlsKPs

    • Pedante

      L’articolo di McElroy dimostra solo che la libertà individuale non è tutto. Una società che non regolamenta il comportamento sessuale o per legge o per cultura è destinata al cestino evolutivo. L’anarchia sessuale è un’utopia.

  • Otto Grunf

    Secondo me voi siete solo malate. Andate a fare la calza che magari fomentate meno odio.
    Non vedo commenti in data odierna (26/11). Avete finito il teatrino mediatico in attesa dell’8 marzo?

    • charlybrown

      Divertentissimo.
      Scopo delle pecore è quello di essere tosate, non quello di essere intelligenti. Poi lasciamole riprodurre, ci sarà tanta lana in più.
      Ai pastori basta riprodursi con moderazione, non serve essere in tanti, semmai è utile qualche buon cane da gregge. Anche per quelli ci sono appositi allevamenti.
      Il femminismo, come la lotta di classe, et similia, è servito a fomentare conflitti, a confondere le idee, a indebolire le coscienze, a creare sensi di colpa, a invertire i ruoli di vittima e carnefice, a distruggere il significato di concetti come discriminazione, in una parola, a istupidire.
      Interessante anche come ancora una volta si confermi che Hollywood usa la fiction/comedy/fantasy per raccontare la verità, vedi Matrix, Capricorn One, mentre usa la non fiction per raccontare balle, vedi Lincoln, JFK, Nixon, Schindler’s list, The social network, ecc.

      • Pedante

        “Truth in the movies, lies on the news.”☺

  • Pedante

    Pure gli uomini deboli verranno puniti dalla selezione naturale. In altri paesi molte donne europee si convertono. Il velo dà protezione.

  • Pedante

    Il femminismo è nella fase decrescente. Le femministe non fanno figli. Nell’arco di qualche generazione i loro geni spariranno dal pool genico. Contribuirà senz’altro a questo reset darwiniano l’arrivo di milioni di persone con idee tradizionali sui ruoli di genere (e impervie alla propaganda straniera) e molti figli. La demografia è destino.

  • charlybrown

    L’uso del termine donna costituisce una discriminazione inaccettabile, andrebbe sostituito con diversamente uomo.

  • spago

    effettivamente un bambino nella sua ingenuità capirebbe subito, gli adulti fanno più fatica..

    1 – nessuna donna viene probabilmente uccisa “in quanto donna”, non viene cioè uccisa in quanto rappresentante del genere femminile, o in quanto appartenente ad esso: viene uccisa per gelosia, per un senso deviato e malato dell’onore, per depravazione, e così via.. viene uccisa in quanto compagna o ex compagna, ad esempio. O in quanto figlia, persino.

    2 – quale che sia la motivazione di omicidio, l’atto è lo stesso: uccidere un essere umano. Non ha alcun senso fare un elenco e una classifica delle motivazioni con cui si commette un omicidio. Non si processano le intenzioni, i pensieri, le opinioni, l’idea di qualcuno sulle donne, sui gay, sui neri, sui bianchi, sulla religione, sugli immigrati, sugli zingari, sugli ebrei, sui barboni, etc… si processa l’atto di uccidere. Che uno abbia ucciso per rapina, perchè si annoiava, per gelosia, per questioni religiose o per gli inifiniti altri motivi per cui si uccide, deve sottostare alla stessa identica legge, che lo punisce per l’atto compiuto, e non pretende di leggere e processare ciò che ha nella testa. Questa è uguaglianza davanti alla legge. Il resto è arbitrarietà. In questo senso il femminicio non dovrebbe esistere.

    3 – se,, come è ovvio, esistono categorie di soggetti a rischio, e contesti che meritano una particolare attenzione, questo deve semplicemente guidare le forze dell’ordine, i servizi socilali, e tutti quelli che si occupano di violenza, nella loro azione. Se so che i locali gay, piuttosto che le sinagoghe, piuttosto che altri posti sono luoghi particolarmente esposti, li terrò sott’occhio in modo particolare e adottoterò le misure che possono essere utili. Ma senza produrre alcuna legge particolare, senza creare nessuna disugualianza legale, mantenendo la legge come principio astrato e generale.

    4 – è un fatto che le donne uccise diminuiscono, quindi non esiste alcuna emergenza femminicidio. La creazione di emergenze ad arte è qualcosa che la sinistra e i progressisti hanno sempre rimproverato – spesso giustamente – a chi fa propaganda sulla paura, dei migranti, dei neri, dei gay, etc.. bene questa è la stessa cosa, fatta da una diversa parte politica: si inventano emergenze, per giocare sulla paura, e giustificare nuove leggi e nuovo statalismo, e raccogliere voti, in questo caso dalle donne. Che si trattasse di una finta emergenza è stato fatto rilevare fin dall’inizio, ricordo per esempio diversi articoli di Facci, ma piuttosto che riconoscere i fatti, si preferisce accusare chi li fa notare di essere contro le donne o altre fesserie del genere.

    5 – ciò che è giusto chiedere sono provvedimenti fatti per tutti, senza distinzione. Eliminare i reati senza vittime e concentrarsi su quelli con vittime, rendere la polizia un corpo affidabile, che protegga i cittadini, che non chiuda gli occhi, e che non commetta abusi lei per prima, riconoscere il diritto all’autodifesa, a possedere un’arma, a fare uso di agenzie di sicurezza private, rendere i tribunali veloci ed efficenti, abbandonare il proibizionismo, e così via..

    6 – l’operazione femminicidio è una operazione mediatica e politica, che va rifiutata a muso duro. Punto.

    • Stefano

      Il “femminicidio” peraltro c’entra una fava con il femminismo. Le femministe vere (qualunque cosa questo significhi) si sono sempre opposte alla trasformazione della donna in “categoria protetta” stile “Panda”, in quanto impegnate a modificare le relazioni sociali onde rimuovere gli elementi discriminatori che le caratterizzavano.
      Creare reati “ad hoc” o pene extra ha unicamente questo effetto (l’effetto Panda), lavorare sulle cause dell’eventuale debolezza (tanto dell’uomo che della donna) modifica i rapporti di forza sociali. Questa è una cosa che nulla ha a che vedere con la sinistra o la destra, semmai col nostro degrado culturale, tanto a destra che a sinistra.

  • Paola

    Quelle libertarie direi visto che siamo su http://www.Movimentolibertario.it. questa domanda mi potrebbe fare pensare che lei sia l’autrice, ma le risposte sono troppo articolate! :)

    • myself

      Non vedo come lo scritto di Dalla Costa dovrebbe allontanare le persone dalle idee libertarie…

      Anzi penso che il sito del Movimento Libertario faccia bene a dare spazio alla confutazione dell’emergenza femminicidio.

      Senza scavare troppo a fondo si fa in fretta a trovare che dietro molte associazioni femministe “a tutela delle donne” ci sono aberrazioni ideologiche in aperto contrasto con il libertarianesimo e l’anarco-capitalismo, ovvero: presunzione di colpevolezza nei casi di stupro, quote rose e discriminazione positiva verso il sesso femminile, limitazione nei rapporti di lavoro/assunzione, limitazione della libertà di parola…

      Non sono poi io l’autrice del post, con cui sono d’accordo sulla falsità dell’emergenza femminicidio, ma con cui immagino che probabilmente sarei in disaccordo riguardo altri temi, in particolare l’aborto.

    • Giulio

      Le idee libertarie si basano sul “principio di non aggressione” !

  • paola

    Mi spiegherò meglio.
    Senza entrare nel merito di opinioni personali che ognuno ha il diritto di avere differentemente dall’altro, lo scritto in questione dimostra una assoluta ignoranza dei temi trattati.
    Ad esempio, il termine “femminicido” non significa “omicidio di una femmina”, così come “infanticidio” non significa “omicidio di un bambino”. Se entrambi fossero uccisi in una rapina sarebbero normali omicidi. Femminicidio, così come infanticidio, identifica la causa dell’omicidio stesso. Femmina e bambino vengono uccisi in un confronto impari proprio in quanto rappresentanti di un genere e di un gruppo sociale “debole”. Il che inficia tutta la prima parte dello scritto della signora Dalla Costa.
    (Equiparare poi una morte sotto un trattore con quella per mano di un essere umano, lo trovo quanto meno ridicolo. Un minimo di spessore sociologico sarebbe augurabile. Citare poi “trattoricidio” come parallelismo con femminicidio quando il trattore sarebbe nel caso l’”assassino” e non la vittima, diviene davvero penoso, per non dire che mette seri dubbi sulle capacità logiche dell’autrice.)
    Altro esempio. Si parla di suicidi maschili dopo le separazioni. I dati sono veri e preoccupanti. I suicidi maschili sono già il quadruplo di quelli femminili in età adolescenziale a dimostrazione del fatto che la disparità è soprattutto causata da un differente approccio alle difficoltà emotive ( per quel che mi riguarda comprensibile in una società sostanzialmente maschilista e che limita la possibilità di esternazione di sentimenti positivi e negativi al genere maschile, non sono solo le donne a pagarne le conseguenze!)
    Per quanto riguarda le statistiche (per quello che valgono visto che possono essere usate a nostro piacimento) sugli omicidi, sarebbero da citare (non le ho sotto mano) anche le percentuali di omicidi volontari commessi da maschi rispetto alla percentuale di omicidi volontari commessi da femmine. Ma qui si esce dal discorso femminicidio. Quello che ricordo bene è che un quarto degli omicidi volontari avviene in famiglia e di questi il 90% viene commesso dai maschi.
    Scritti come questo, stupidamente pretestuosi, sono un grosso deterrente ad avvicinarsi a teorie politiche che potrebbero anche avere qualche fascino.

    • myself

      “Ad esempio, il termine “femminicido” non significa “omicidio di una femmina”, così come “infanticidio” non significa “omicidio di un bambino”. Se entrambi fossero uccisi in una rapina sarebbero normali omicidi. Femminicidio, così come infanticidio, identifica la causa dell’omicidio stesso. Femmina e bambino vengono uccisi in un confronto impari proprio in quanto rappresentanti di un genere e di un gruppo sociale “debole”.”

      Sono d’accordo che queste siano le definizioni corrette di infanticidio e femminicidio.

      “Il che inficia tutta la prima parte dello scritto della signora Dalla Costa.”

      Su questo non sono d’accordo. Secondo me, nel suo primo paragrafo, Dalla Costa mostra dei dati al fine di confutare l’idea, propinata dai media, che in Italia ci sia un crescente pericolo per la sicurezza e la vita delle donne – e riesce perfettamente nel suo intento.

      “(Equiparare poi una morte sotto un trattore con quella per mano di un essere umano, lo trovo quanto meno ridicolo. Un minimo di spessore sociologico sarebbe augurabile. Citare poi “trattoricidio” come parallelismo con femminicidio quando il trattore sarebbe nel caso l’”assassino” e non la vittima, diviene davvero penoso, per non dire che mette seri dubbi sulle capacità logiche dell’autrice.)”

      Il paragone è numerico: stesso numero di morti annuali per incidenti con i trattatori o per femminicidi, eppure i primi non fanno notizia. La logica di Dalla Costa funziona benissimo e mostra un’evidente squilibrio. Che poi il termine inventato “trattoricidio” sia costruito male è vero, ma non è certo il punto del discorso.

      “I suicidi maschili sono già il quadruplo di quelli femminili in età adolescenziale a dimostrazione del fatto che la disparità è soprattutto causata da un differente approccio alle difficoltà emotive ( per quel che mi riguarda comprensibile in una società sostanzialmente maschilista e che limita la possibilità di esternazione di sentimenti positivi e negativi al genere maschile, non sono solo le donne a pagarne le conseguenze!)”

      Vero. I maschi dovrebbero essere aiutati maggiormente ad affrontare i loro problemi adolescenziali. Anche per questo creare una falsa emergenza femminicidi, dando un dipinto erroneo di quelli che sono i comportamenti maschili, non è di aiuto a nessuno.

      “Per quanto riguarda le statistiche (per quello che valgono visto che possono essere usate a nostro piacimento) sugli omicidi, sarebbero da citare (non le ho sotto mano) anche le percentuali di omicidi volontari commessi da maschi rispetto alla percentuale di omicidi volontari commessi da femmine. Ma qui si esce dal discorso femminicidio.”

      Appunto, quindi è meglio restare in tema.

      “Scritti come questo, stupidamente pretestuosi, sono un grosso deterrente ad avvicinarsi a teorie politiche che potrebbero anche avere qualche fascino.”

      E quali sarebbero queste teorie?

    • Arch

      Il termine feminicidio è un termine neo-orwelliano creato per criminalizzare tutti gli uomini, che in questi giorni in tv e giornali vengono descritti tutti come orchi assassini.
      Il femminicidio semplicemente non esiste, è frutto di una discriminazione negativa contro gli uomini, usato da femministe\i (alcuni ci credono, altri si aggregano per vigliaccheria o convenienza politica) con complesso di inferiorità e denota una indecente ignoranza giuridica, biologica e storica.

    • MaIn

      pretestuoso è questo commento.
      si può definire un nuovo termine per ogni causa di omicidio: “ricchicidio” perchè i benestanti sono soggetti a rapina oppure “carabiniericidio” perchè nell’espletamento del dovere possono morire oppure “povericidio” perchè un povero abita in un quartiere più degradato oppure “drivercidio” perchè chi guida l’auto è soggetto a indicidenti anche non causati da lui.

      in ogni caso, in questi “femminicidi” , “infantici” appara una costante: la tendenza a proteggere la componente femminile.
      eguale pietas non è invece concessa agli uomini come si può intuire dal commento sopra e dai toni che spesso si sentono dalle femministe.

    • marcello

      Non pensi che certe volte il maschio possa essere più debole? E se è ucciso dalla compagna questa di che risponde? O la colpa è comunque del maschio che non ha saputo difendersi (anche questo sento)?

    • bob

      ““infanticidio” non significa “omicidio di un bambino”.
      Siamo al delirio della lingua italiana.

    • Janko

      Ho sentito di donne costantemente picchiate, giustificare i lividi come provenienti da una caduta… Donne vessate e umiliate che continuano a cercare il compagno o continuano a volerci stare insieme. Donne che da SUBITO sanno di aver a che fare con una persona violenta, ma continuano la relazione,si sposano il tizio e ci fanno figli… Una persona si capisce nel giro di poco tempo come è, ma purtroppo ci sono donne che hanno un debole per l uomo autoritario e violento. E aggiungo: questi uomini violenti, maschilisti, chi li educa a non avere rispetto ed essere così? Le DONNE e sono donne maschiliste quelle che ci finiscono insieme.
      Comunque non approvo il termine femminicidio; quando è l uomo ad essere ucciso dalla donna nessuno si scandalizza. Stanno mettendo in evidenza omicidi di questo tipo solo per un motivo: dividere, creare paura tra i generi. Tartassano ogni giorno con notizie di donne malmenate e ammazzate come se tutti gli uomini fossero criminali. Poi si viene a sapere che in Italia i casi di uccisioni di donne sono inferiori ai casi di tanti altri paesi e si viene a sapere che sono più gli uomini ad essere vittime che il contrario…tutto dipende dalla rilevanza che la TV ne dà…un motivo ci sarà a voler dare questa percezione

  • valeria

    Anche se sembra di dover parlare con dei bambini forse è necessario spiegare che gli uomini non subiscono un omicidio in quanto uomini; infatti non tutte le donne uccise rientrano nel reato di femminicidio. Ad esempio se una donna viene rapinata e poi presa a bastonate per strada (quindi la stessa cosa che potrebbe capitare ad un uomo) è un omicidio (cioè uccisione di un essere umano da parte di un altro essere umano) che non si basa su alcune differenza di genere. Il femminicidio presuppone che una donna sia uccisa perché donna (in genere ex compagna) che quindi ha avuto con il suo assassinio (uomo) una relazione basata sul genere di appartenenza. Spero di essere stata chiara

    • Arch

      E’ proprio qui che sbagli, in questi casi nessuna donna viene uccisa in quanto donna, ma per motivi personali.
      Il tuo atteggiamento di ostentazione di superiorità morale è sgradevole (“sembra di dover parlare con dei bambini”).
      Tu parli come un collettivista che divide la gente in categorie, è una tara mentale retaggio di idee di origine socialiste o comuniste.

    • gedeone

      Infatti proprio il fatto che la donna uccisa è una ex compagna o simile nega alla radice il concetto di femminicidio. Se un uomo uccidesse una donna a caso , allora si potrebbe parlare di donna uccisa in quanto donna, ma nei casi in questione gli omicidi riguardano donne uccise in quanto ex compagne in relazioni evidentemente conflittuali.
      Quindi, la truffaldina categoria del femminicidio non ha proprio ragione di esistere.
      p.s. basta con la pizza del genere debole .
      Va bene per l’infante , ma voi donne dovete decidervi :
      o siete deboli, quindi minori, o siete uguali , quindi non deboli

    • MaIn

      una donna non viene uccisa in quanto donna. un ebreo sotto i nazi veniva ucciso perchè ebreo infatti era indifferente che si chiamassi Levi o Cohen.
      Gli assassini uccidono la propria compagna, non una qualsiasi donna.

      In secondo luogo, se si guardano i dati generali, si scopre che gli uomini muiono di pià sul lavoro e hanno minore speranza di vita. Con lo stesso criterio per cui si parla di femminicidio, si può affermare quindi che il nostro sistema è “maschicida” con numeri molto molto maggiori.

    • marcello

      Ma che cambia? Come fai a sapere per quale ragione una è uccisa? E per quale ragione devono esserci delle pene diverse? Allora anche quando lei uccide lui, o la fa uccidere dal terzo incomodo. O lì va bene?

    • Mirko

      Quello che è stato detto sul genere è ASSOLUTAMENTE FALSO. Le donne in un rapporto di coppia vengono colpite solo se soggetti deboli, o meglio se soggetti più deboli, dell’aguzzino. Che si tratti di uomo, donna, transessuale, bambino, religioso o meno, cane o gatto, la vittima è SOLO il più debole. Indicare che il problema è il genere vuol dire NON avere le basi per poter risolvere il problema: lo dimostra il fatto che in altri paesi del mondo ci sono più omicidi di donne. La donna non deve avere *uguaglianza* di diritti rispetto all’uomo, ma deve avere *equità* di trattamento. Finché si usa l’ideologia per mascherare il VERO problema, non si risolverà un bel niente, anzi si avrà l’effetto opposto! Il vero problema è la violenza sui più deboli!

      • Janko

        Meno, cane o gatto? Guarda un po’ per me invece sono “più” …vede, tutto è relativo

  • Evaristo

    Sono d’accordo con quel tale che si reputava più famoso di Cristo che “Woman Is The Nigger Of The World”, ma in Africa, Asia e Latinoamerica, non certo nel mondo sviluppato in cui spesso formano una lobby che tiranneggia alla stragrande (salvo dovute eccezioni).
    E il fatto che abbiano ottenuto questo reato cucito su misura ne è la prova.

  • paola

    Genere ed età delle persone morte per suicidio nel nostro Paese*
    In Italia, quasi l’80% dei morti per suicidio sono uomini, con un rapporto di genere (uomini/donne) che è andato aumentando linearmente nel tempo, passando da 2,1 nel 1980 a 3,8 nel 2011.

    In termini assoluti anche in Italia, come nel resto del mondo, la quota maggiore di suicidi si registra tra le persone anziane: circa una persona suicida su 3 ha più di 70 anni, con una proporzione analoga per i due generi. Tuttavia, in termini relativi, i suicidi rappresentano solo lo 0,2% del totale dei decessi tra gli italiani ultrasettantenni, mentre arrivano a rappresentare il 12% delle morti tra i giovani di 15-29 anni.

    Il suicidio in Italia rappresenta la seconda causa di morte più frequente tra gli uomini di 15-29 anni, con un numero di vittime analogo a quello causato dai tumori (13% del totale) e inferiore solo a quello causato dagli incidenti stradali (35% del totale); per le donne della stessa età invece, la mortalità per suicidio si colloca al terzo posto nella graduatoria delle cause di decesso, con una proporzione analoga a quella delle malattie cardiovascolari (8% del totale) e preceduta soltanto dai decessi per tumori (26%) e per incidenti stradali (24%).

    Colei che ha scritto questo testo (giornalista e articolo non lo riesco proprio a dire!) potrebbe leggere anche qualche studio più complesso prima di fare analisi funzionali e ipocrite, ma già wikipedia potrebbe aiutarla.

    • myself

      “Colei che ha scritto questo testo (giornalista e articolo non lo riesco proprio a dire!) potrebbe leggere anche qualche studio più complesso prima di fare analisi funzionali e ipocrite, ma già wikipedia potrebbe aiutarla.”

      Ti riferisci a Marina Dalla Costa? Non capisco se – e in tal caso come – le statistiche sui suicidi da te riportate contraddirebbero quanto ha scritto Dalla Costa (?)

    • Paolo

      Tu parli di pere mentre l’articolo parla di mele; dovresti fare un po più di attenzione al tema di cui si dibatte piuttosto che demolire qualcosa che ha fondamenta basate su statistiche ufficiali. Ma si sa, tutto è buono per portare acqua al mulino.

  • Alessandro

    Chiaro.

  • spago

    Mi autodenuncio: quando sento una donna parlare di femminicidio mi viene voglia di strangolarla :D

    In genere però lo sento dire alla radio e quindi mi limito a inveire o a mettere le mani addosso alla mia piovera radio.. (ma per caso è reato anche picchiare una radio?)

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