In Anti & Politica

DI PIETRO AGRIESTI

La lotta per i diritti di proprietà privata e per il libero mercato è una lotta per tutte le libertà contemporaneamente.

Pensiamo alla censura. Battersi contro la censura, non significa battersi per poter intervenire dovunque come si vuole. Io non ho diritto di scrivere quello che voglio sul tuo giornale, di dire quello che voglio sul tuo canale Youtube, le tue reti tv, o su Facebook. Perché appunto questi spazi non sono miei e ho bisogno del consenso dei proprietari. Battersi contro la censura significa battersi perché io possa esprimermi liberamente nel confine dei diritti di proprietà miei e altrui.

La censura è l’intromissione di un terzo tra me e il mio editore, tra me e Facebook, etc… Non cè censura quando il proprietario di una sala conferenza decide di non affittarla a Casa Pound o a Lotta Comunista, ma quando lo Stato fa una legge che gli impedisce di affittarla.

Battersi per il libero scambio significa battersi contro l’intromissione coercitiva di un terzo che violando i diritti di proprietà entra nella gestione delle case editrici, dei social network, dei media, e financo in casa mia, e si impone con la forza sul libero accordo delle parti coinvolte.

Inquadrata così la questione diventa molto più chiara rispetto a quando si parla semplicemente di libertà di espressione e censura senza accennare ai diritti di proprietà.

Espressa in questi termini la questione – l’intromissione coercitiva di un terzo che violando i diritti di proprietà entra nella gestione delle case editrici, dei social network, dei media, in ogni luogo di assemblea e financo nelle case dei cittadini, per imporre cosa debba essere pubblicato o mandato in onda, chi possa o debba parlare, chi non si possa e non si debba dare voce, etc.. – diventa anche chiaro che essa va molto al di là di quello che si percepisce normalmente: tanto per fare un paio di esempi, coinvolge pienamente la legge Levi sul prezzo dei libri (o legge anti-Amazon) e la legge sul cinema voluta recentemente da Franceschini.

Nonostante spesso si trovino le firme delle stesse persone tanto sotto gli appelli contro la censura, quanto sotto quelli a sostegno di queste leggi, anch’esse sono a pieno titolo una forma di censura.

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Showing 3 comments
  • Albert Nextein

    Se io produco bottoni li vendo al prezzo che ritengo migliore, tenendo presenti le indicazioni che il mercato mi dà.
    Perchè non può essere lo stesso per i libri?
    Perchè esiste lo stato.

  • spago

    Se non la rispetta meglio. Formalmente dovrebbe rispettarla.. comunque la legge stabilisce una percentuale del prezzo di copertina, non il prezzo di copertina, che può essere anche 0,1 euro, e credo riguardi solo i libri nuovi. Ad ogni modo non ha portato nessuno dei risultati che doveva portare secondo i dementi totali che l’hanno approvata.

  • Max

    Mi sono letto tutta la legge Levi in pdf; è breve (al netto della sua idiota inutilità) e si fa in fretta, max 15% di sconto, fino al 25% in determinati casi.

    Ma a giudicare dai prezzi di Amazon, la legge Levi o ha stilato un protocollo segreto con Amazon stessa per consentirle ampie deroghe o Amazon se ne frega semplicemente di applicarla, nel qual caso ne godo, mi congratulo e mi va benissimo così.

    https://www.amazon.it/Farinotti-2015-Dizionario-tutti-film/dp/8854169188

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