In Anti & Politica

DI PIETRO AGRIESTI

I diritti individuali funzionano al contrario rispetto alla democrazia: proteggono l’uno dai molti, sono fatti per resistere alla volontà della maggioranza e per essere indisponibili al voto degli elettori, rappresentano – o dovrebbero rappresentare – un limite invalicabile per il potere politico.

Se il potere politico fosse effettivamente molto limitato e i diritti individuali in gran parte rispettati, non sarebbe poi un così grande problema eleggere dei totali dementi, da ultimi Salvini e DiMaio, perché il potere nelle loro mani sarebbe ridotto, l’influenza sulla vita dei cittadini trascurabile, i danni creati, antipatici, ma di poca entità.

Si potrebbe pensare che gli sconfitti di ogni elezione, vedendo eletti partiti e politici che detestano, e vedendo passare provvedimenti contrari alle loro convinzioni, potrebbero essere d’accordo nel limitare molto il potere dello Stato democratico, come forma di salvaguardia rispetto all’elezione di ciò che aborrono.

Dopo queste ultime elezioni tutti coloro che detestano la prospettiva di un governo grillo-leghista, dovrebbero concordare. Sarebbe una cosa di puro buon senso: rinuncio a un po’ di potere che potrei esercitare se vincessi, ma in cambio sottraggo un po’ del potere che eserciterebbe il mio avversario qualora vincesse lui.

Si tratterebbe di una garanzia generale: anche chi pensa che con un grande potere e un grande Stato si possa fare molto di buono, dovrebbe convenire che, ciò nonostante, un grande potere rappresenta sempre anche una grande minaccia e sarebbe prudente limitarlo.

Tuttavia, da un lato agli elettori raramente si presenta l’opportunità di votare in questo senso. Dall’altro la classe politica, a prescindere dai programmi elettorali, è sempre unita nel mantenere ed espandere il potere politico…

Di fatto, alla fine della fiera, nella realtà, l’idea di uno Stato minimo resta campata in aria. Perché quando lo Stato è minimo non resta tale, e quando lo Stato è già diventato pachidermico, come in Italia, non torna più indietro.

In uno Stato democratico questo è tanto più vero quanto più è democratico: più si estende il diritto di voto, più si danno strumenti di partecipazione diffusa, più si coinvolge tutti nella gestione del potere politico, meno c’è antagonismo tra società e Stato, più le due cose si confondono e si compenetrano, più è impensabile limitare lo Stato e il potere politico.

Se in una dittatura lo Stato è duro come un muro di pietra, in una democrazia è appiccicoso come la marmellata.

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