In Anti & Politica, Economia

DI MAURO MENEGHINI

Mentre la vendetta di Honecker, Angela Merkel consegna il premio “Carlo Magno” a Emanuel Macron, crescono i rischi di guerra in Europa a seguito del paventato Ministro delle Finanze dell’Unione (eh sì, se consenti al mio vicino di fare debiti ed ai suoi creditori di venire da me a riscuotere inoculo nella società civile il sospetto, il dubbio, l’invidia che immancabilmente diventerà conflitto).

In quale direzione sta andando l’Unione Europea?

Il QE della BCE continuerà fin quando la Germania non dirà basta! E quando la Germania dirà basta, molto probabilmente anche l’euro salterà. E questa è la questione di fondo per cui la Germania non dirà basta. E’ un sistema simile a quello applicato nell’Unione Sovietica del leninista sistema del saldo dei rubli, per cui le circa cento popolazioni della periferia dell’UdRSS stampavano rubli con cui comperavano beni e servizi dagli altri stati, i debiti venivano trasferiti a Mosca fintanto i debiti accumulati non raggiunsero l’enorme quantità per cui Mosca rottamò il meccanismo, con le conseguenze che conosciamo.
Ok, in che direzione va l’Europa (eufemismo l’Europa e i popoli europei son altra cosa da questa accozzaglia di politici la cui moralità  è diversi gradini sotto quella di un pedofilo, vagabondi parassiti), dipende dalle decisioni politiche. Il nuovo presidente francese ha dovuto attendere le elezioni tedesche, clamorosamente perse dalla Merkel e la formazione del peggior Governo che  la Germania abbia mai avuto nella sua storia, per formulare le sue proposte.

1) Innanzitutto propone un budget europeo, con un Ministro delle Finanze dell’Unione ed un proprio portafoglio. Il Ministro dovrebbe avere il diritto di innalzare le singole tasse nei vari Paesi per le necessità di Bruxelles. Gli verrebbe riconosciuta la facoltà di emettere eurobond, titoli di debito comunitari, consentendo all’Unione di indebitarsi. 2) Vuole nominare un commissario per i richiedenti asilo, dato che l’Unione Europea non  è stata in grado di gestire gli ultimi anni di ondate di migranti (come la Francia non fosse la principale causa degli  stessi).
3) Un salario minimo europeo, non è chiaro a quale livello debba posizionarsi, ma si presume a livello dei salari francesi. Dato che questo causerà una grande quantità di disoccupati nei Paesi (Romania, Bulgaria, Croazia etc.) in cui i salari minimi sono una frazione del salario minimo francese intende  creare un fondo sociale per sostenere i sistemi sociali di questi Paesi a sosteno della disoccupazione che questi provvedimenti causeranno.
Oltre a queste intende armonizzare la tassa sulle società. Nel momento in cui crea un bilancio euro intende creare un bilancio speciale per i Paesi che hanno l’euro con la creazione di un Parlamento dell’Euro. Oltre a questo vuole un esercito europeo, idea che personalmente condivido, questa sarebbe una proposta sensata ed un insegnamento dal II conflitto mondiale, un po’ assurda trovo la proposta   che qualsiasi cittadino europeo possa arruolarsi nell’esercito francese.
Questa unione sociale o di trasferimenti non è solo cara per i Paesi pagatori ma risulterà inevitabilmente inefficace e dannosa per i Paesi riceventi il 40% della popolazione che verranno finanziati dal 60% in quanto i Paesi riceventi terranno un livello dei salari che causerà la distruzione del meccanismo della produttività e della concorrenza, gettandoli in quella che noi appassionati d’economia chiamiamo la sindrome olandese, e che conosciamo bene, bolla creditizia tipo pre Lehmann di cui è superflua qualsiasi ulteriore spiegazione.
Sindrome olandese, concetto importante in quanto ha diverse estensioni, è quanto accadde nei Paesi Bassi negli anni ’60 allorquando vennero scoperti dei giacimenti di gas e lo si vendette all”estero, s’innalzarono i tenori di vita, aumento dei salari, perdita di concorrenzialità, de-industrializzazione in quanto le aziende non riuscivano più ad esser concorrenziali. Insomma questo fu il danno  collaterale causato dal ritrovamento di giacimenti  di gas. Così, tanto per ricordare anche la Norvegia soffre della sindrome olandese, scoperti giacimenti nel mare del nord, gli stipendi più alti del mondo, insediamenti industriali: zero. Ora che riceviate dei soldi per la vendita di idrocarburi o per effetto di un trasferimento  di risorse in entrambe i casi potete elevare il vostro standard di vita, vivere artificiosamente al di sopra delle vostre possibilità  e di quello che la vostra produttività vi consentirebbe ma con la conseguenza di esser troppo cari, per poter offrire dei prodotti concorrenziali, e per poter rimanere un sistema industrializzato.
Il Mezzogiorno della landa italophona è nella sindrome olandese da oltre 70 anni, sostenuto dal Nord, per cui destinato a non poter camminare sulle proprie gambe. Passasse questa proposta, tutto il sud Europa finirebbe nella situazione del Mezzogiorno italiano.
Come non bastasse questa impermeabilizzazione dell’eurozona causerebbe  una spaccatura all’interno dell’Unione europea in due zone. Va ricordato che la Gran Bretagna (comunque fuori) e mai è appartenuta all’eurozona, Danimarca, Svezia,  sono nell’unione europea ma non nell’euro, Polonia, Ceca, Croazia, Romania, Bulgaria, Ungheria, idem come sopra.

Ora se spingiamo l’eurozona a più statismo si finirà per tirare una linea, un confine erigere un nuovo muro, una nuova barriera che nuovamente taglierà la Mitteleuropa in due dividendola nuovamente fra est ed ovest. Già ed anche per questo motivo queste proposte vanno rifiutate con fermezza e prese con grande scetticismo. Queste proposte vengono veicolate da professionisti della comunicazione e ci vengono vendute come maggiore integrazione europea, solutore di vecchi ed irrisolti problemi, in favore di pace e prosperità  ma se li osserviamo con attenzione adiranno l’effetto proprio contrario, saranno foriere di maggiori insoddisfazioni, parassitismo, delazione ed invidia all’interno delle già prostrate ed impoverite popolazioni europee.
Quando sentite parlare di Europa a due velocità è una definizione coniata dai professionisti della comunicazione, che da la sensazione d’unire ma in verità divide l’Europa. Il sospetto diventa conferma nelle parole del presidente polacco Donald Trusk del Consilio d’Europa: “Avevamo un’Europa simile a due elocità ino al 1989…… non abbiamo alcun bisono di riprovarci ancora”.
Il presidente della Commissione J. C. Juncker ha reagito con la sua serie di proposte d’allargamento dell’Eurozona: essendo formalmente già previsto l’entrata nell’euro per i Paesi che rispettano determinati parametri che tutti i Paesi appartenenti all’Unione Europea  entrino nell’unione monetaria. La Svezia da sempre rispetta i parametri di bilancio peccato che il referendum sia andato diversamente lo stesso dicasi per la Danimarca, e mai e poi mai entreranno in tempi ragionevoli nell’euro. Ma tre Paesi non rispettano i criteri e vogliono entrare nell’euro a tutti i costi: Romania, Croazia e Bulgaria. E perchè vogliono entrare nell’euro? Ma semplice si sono indebitati in sopra i capelli in euro, hanno preso crediti a destra ed a manca ed ora non sono in grado di ripagarli. E non solo loro vogliono entrare, è così bello avere nel sottoscala la stampante di euro e stampare qualsiasi quantità  di cartamoneta, ma anche gli investitori spingono per questa soluzione, ora provate un po’ a pensare di chi si tratta, ma mi sembra ovvio delle banche tedesche, lussemburghesi senza scordare le banche italiane, la Unicredit attraverso la Bank Austria vogliono  vedere onorati i mirabolanti crediti concessi e spingono affinchè venga consegnata loro le macchine per stampa-euro per consentire di stampare della cartamoneta che altrove viene riconosciuta come mezzo legale di pagamento. Come successe per la Grecia, di cui fino due anni fa ci siamo prodigati a spiegarne l’evoluzione, la crisi che ora si sta inanellando pari pari uguale a quella ellenica con questo sistema la si può scopare sotto il tappeto mantenendo artificiosamente il saggio d’interesse a zero, ma ciò causa un ulteriore lievitazione dell’indebitamento  mettendo i vari Paesi nell’unica condizione di aumentare continuamente il loro indebitamento. ed anche la finirà per crearsi una bolla inflazionista simile a uanto successo nei primi anni dell’euro per Grecia, Francia, Spagna e Portogallo e si ripeterebbe il teatrino già visto prima della crisi della Lehmann. Quindi anche qui si creeranno dei Paesi troppo cari dove la gente è tutto il giorno con il borsellino in mano, incapaci di essere concorrenziali e produttivi e che dovranno continuare ad esser finanziati per poter esser mantenuti. Questa la triste prospettiva.
Questo per farvi capire la differenza che passa fra una politica di breve periodo e la politica degli statisti che guarda lontano a cui sta a cuore la stabilità. la libertà, la pace ed il benessere dei Popoli europei. E dato che la politica ha una visione molto miope, anche le soluzioni sono dei pietosi paliativi, dei pannicelli caldi che non risolvono i problemi, ne curano temporaneamente i sintomi dei mercati finanziari li calmierano ma non ne curano le cause, anzi le amplificano.
L’Angela Merkel viene lodata per come ha affrontato  la crisi greca del 2010 ma sarebbe stato meglio che la crisi si fosse allora conclamata ed esplosa, la Grecia sarebbe uscita dall’euro, sarebbe stato un chiarissimo segnale anche per i PII(G)S che l’euro è un club con delle regole che vanno rispettate.
E con questo concludo. Vi sono due modelli per l’europa he a molti non è chiaro e uindi va chiarito ribadendolo.
Il primo che funziona grazie alla socializzazione dei debiti, il modello “solidale” così per usare un eufemismo orwelliano e che intenerisce i cuori, siamo tutti fratelli e sorelle e siamo uno per tutti, tutti per uno: quando uno s’indebita troppo siamo qui ad aiutare i creditore del debitore, in modo che sia in grado d’indebitarsi ulteriormente. Questo adisce l’effetto che chi è iperindebitato non è per il momento costretto a subire gli effetti della crisi  ma può continuare a vivere indebitandosi ulteriormente. Solo che ciò crea una una quantità tale di debito che prima o poi smotterà portando con se, portando via identità, tradizioni, cultura e civiltà.

Va bene ora mi dilungo ma è  importante che si comprenda con un riferimento storico. E’ l’esempio degli Stati Uniti d’America. Nella loro fase iniziale commisero lo stesso errore. Alexander Hamilton il primo ministro delle finanze della confederazione nel 1791 decise che i debiti dei singoli Stati andavano convertiti in debito federale, in nome della solidarietà in quanto sosteneva che si sarebbe trattato di cemento che avrebbe legato  la novella confederazione. All’inizio certo che la crisi finanziaria venne soffocata, a questo seguì una seconda fase di socializzazione nel 1813 a seguito del conflitto con la Gran Bretagna,  ed anche in questo caso i debiti nel frattempo fatti vennero trasformati in debiti federali. Quindi iniziò la cuccagna, era bellissimo gli stati facevano debiti ed il peso gravavano su Washington. Quindi continuarono allegramente ad indebitarsi per la costruzione di strade e canali ….. Questo causò una bolla che esplose 1837 che durò fino al 1842 ed allora 9 dei 29 Stati fallirono e gli altri 20 stati che non fallirono ufficialmente si sentirono comunque sovraccaricati di impegni ingiusti e iniqui.  Il sistema crollò quindi su se stesso,  trascinando con se migliaia di aziende che fallirono, causando odio, risentimento e contratto fra i vari stati d’America. Come ricorda Harry James: l’unione fiscale si dimostrò più dinamite che cemento per la federazione. E questo, più che la questione dell’abolizione della schiavitù e l”accesso per gli stati del nord alla manodopera a basso costo, fu il vero motivo che condusse poi alla guerra di secessione. Insomma le tensioni che crearono la non soluzione della questione debitoria causa tali e tante tensioni che sfociarono  in un conflitto interno. E solo dopo la uerra di secessione gli americani cambiarono il loro sistema: NON VI PUO’ ESSER ALCUN TIPO DI COMUNIONE, CORRESPONSABILITA’, AVVALLO O GARANZIA PER I DEBITI. E questo principio vale tutt’oggi. La California è formalmente insolvente, pensate che lo stato centrale sarebbe disposto a prenderla per le ascelle e sostenerla? No! Pensate che la banca centrale statunitense sarebbe disposta ad acquistare dei titoli di stato californiani? No! La FED, per principio non compera mai e per nessun motivo titoli di credito dei singoli stati.
La nostra, qui, sì la Banca Centrale Europea ha acquistato  per 223 miliardi di titoli per “l’ombrello di salvataggio” dei PIGS, 1.800 miliardi nell’ambito del programma QE, e questo va molto al di la di quelli che sono i compiti della banca centrale di un Paese.
Quindi ribadiamo: questa via, la via proposta da Macron ed altri è una via sbagliata.
La tentazione d’indebitarsi con gli interessi a zero è così stimolante ed invitante che finisce per spazzar via qualsiasi buon senso.
Quindi la via da percorrere può essere solo un’altra. Dobbiamo far si che il mercato e i mercati finanziari fungano da freno all’indebitamento.   Quando qualcuno s’indebita troppo il creditore deve sentire la paura di perdere capitale ed interessi, sentire il gelo che gli percorre la schiena, smettendola di elargire altri ed ulteriori crediti e se concede degli ulteriori crediti lo fa solamente ad un saggio d’interesse elevato, tanto elevato che al debitore passa la voglia di chiare il prestito. E questa paura del creditore di un iperindebitamento del debitore diventa il regolatore spontaneo e di mercato dall’iperindebitamento.   Questo vale sia per l’indebitamento dei privati quanto dello Stato.

Insomma un treno d’emergena che entra in unione prima di venir sommersi dalla valanga di debiti. Insomma un camion che se si sovraccarica automaticamente viene frenato o fermato. Insomma non possiamo escludere, metter fuori uso questo freno d’emergena sostituendolo con la pietosissima socializzazione del debito. Tanto per la cronaca tutti  i partiti della landa italiophona, al di fuori della Lombardia vogliono la prima soluione a tutti i costi.
Dobbiamo costruire una nuova Europa in cui nei trattati che sono ora in revisione, necessitiamo di un unione monetaria aperta e non dei provvedimenti palliativi solo per tranquillizzare i mercati finanziari,  con la creazione di bolle di credito che distruggono la produttività, ma consentire ad un Paese che non ce la fa in termini di efficienza e produttività  d’uscire dalla moneta unica. Se uno non ce la fa esce dall’euro e dopo una decina d’anni che s’è  messo a posto rientra, insomma quando uno non sta bene (parlo di corda a casa dell’impiccato) va in ospedale ed una volta ristabilito ritorna alla sua vita normale.
Quindi necessitiamo di una procedura concorsuale per gli stati, a cosa serve dire che la Grecia  non è fallita fornendo sempre nuovi crediti per riparare i vecchi, procedere ad un taglio della massa debitoria per mantenere i livelli di consumo nel Paese, (per inciso i consumi sono sempre ancora del 12% superiori al prodotto interno netto ellenico). Sarebbe quindi meglio dire basta, siete iperindebitati, anzichè consumare pomodori olandesi ed olio extravergine dalla Germania cominciate a piantarvi i pomodori e a molire le vostre olive. Insomma i creditori s’accordano per un taglio dei debiti ma uscite dall’euro altrimenti ricominciate d’accapo con lo stampare euro a ufa. Quindi con la svalutazione della nuova valuta tornano ad esser concorrenziali. Vorrei ricordare che uesto tipo di procedura è prevista dall’articolo 125 del trattato dell’Unione, clausola che in ora ci si è ben guardati dall’applicare.
Così sempre per onor di cronaca ricordo che la Grecia è fallita già tre volte, no non nel 1900, quello è extra, ma da quando è nell’euro: 2012, inizio anno con un taglio dei debiti verso i creditori privati, 105 miliari di euro; in autunno 2012 trasformazione di debiti privati verso pubblico, taglio d’interessi ed allungamento di 10 anni delle scadenze per 43 miliardi di euro,  e scorsa estate dove il direttorio dell’EFS, la sig.ra Mahler dichiarò laGrecia uficialmete fallita salvo poi avere la Merkel che varava  d’urgena un ulteriore pacchetto di salvataggio se ben ricordo per una sessantina di miliardi.
Quindi ripeto abbiamo bisogno urgente di una procedura concorsuale per Stati in quanto solo di fronte ad un curatore i creditori capiscono il rischio che vanno correndo e la possibilità di perdere capra e cavoli. Insomma abbiamo bisogno che il treno d’emergenza del mercato sia perfettamente attivo e sempre pronto.
Poi ultimo, e con ciò ho veramente finito è indispensabile che vi sia una regolamentazione e venga fissata una scadenza periodica di riporto premi per i regolamenti giornalieri, più noti come T2. Insomma non si può bloccare l’esecuzione di bonifici e trasferimenti di denaro, ma i Paesi che continuano a stamparsi euro per mantenersi o per onorare i debiti necessitano di poter coprire i crediti creatisi con titoli ipotecari o prendendo esempio dagli USA ove vi sono 12 distretti monetari ed ad aprile di ogni anno v’è il trasferimento di oro da una banca all’altra funzione dei saldi contabili.
Insomma viene calmierata la propensione della singola banca centrale a stampare dollari in quanto se esagera poi dovrà traserire dell’oro…….
Ultimissima osservazione in un caso simile i saggi d’interesse s’innalzano favorendo l’afflusso di capitali esterni, diversamente la popolazione deve rinunciare all’acquisto di beni d’importazione.

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Showing 5 comments
  • eridanio

    Beh l’ultima volta la Grecia è andata in default sul debito pubblico grandemente detenuto da Francia e Germania.
    Praticamente Francia e Germania sono state salvate con i sacrifici di tutti. Quando un creditore presta male i propri soldi ed i soldi dei suoi investitori dovrebbe pagare e dovrebbero pagare i suoi investitori.
    Noi ci abbiamo rimesso parecchie decine di miliardi di soldi dei contribuenti. Non c’è da stupirsi che poi sia successo quel che è successo ici imu tasi tari + iva e tutto il resto e tutti gli anni da qui all’eternità. Non che il nostro governo o le nostre banche non abbiano le stigmate del fallito però in sto mondo la verità la si manda a battere.

    • Dino

      Esatto è una storia sporca, da qualsiasi punto la si voglia guardare.

  • Dino

    E poi un esercito federale per fare che?? per permettere ad una manica di stronzi di fare i bulli, con il grande bullone Putin Vladimiro??…. o magari di mandare a crepare tanti poveri cristi nel fango del Donbass o della Carelia, così in un colpo solo risolvono disoccupazione e salvano i sistemi pensionistici dall’abisso.

  • Dino

    Insomma, l’autore è un po contraddittorio, giacché contrario all’unione federale ma favorevole ad un’armata federale europea; non si comprende come possa esserci la seconda senza la prima ed un bilancio comune tra i vari stati. Inoltre una migliore chiarezza espositiva non guasterebbe, dato che siamo italofoni. A scampia l’avrebbero scritto meglio… io speriamo che se la cava.

  • Pedante

    Il premio “Carlo Magno” (Coudenhove-Kalergi).

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