In Economia

DI MAURO GARGAGLIONE

La media dei guadagni dei dipendenti Facebook è 197 mila dollari l’anno, di Google 240 mila, di Amazon 28 mila. Perchè questa differenza?

Perchè Amazon è un’azienda di logistica in cui il lavoro individuale è a basso valore aggiunto, dopo tutto si tratta di portare in giro scatoloni e spedirli all’indirizzo giusto. La conseguenza è che Amazon ha bisogno di pochi ingegneri di processo (e quelli certamente non guadagnano 28 mila dollari l’anno) e molti autisti e smistatori di pacchi.

Facebook e Google invece devono aggiungere moltissimo valore per convincere miliardi di persone a servirsi di loro e a rappresentare una fonte di ricavi. Perciò hanno bisogno di gente con pochi muscoli ma grande creatività e competenza tecnica.

Va sottolineato che è perfettamente possibile fare profitti con attività povere di contenuti, come smistare scatoloni, basta che i costi, tra cui quello del personale, siano proporzionati ai ricavi.

Se un’azienda pagasse 240 mila dollari l’anno un messicano che smista pacchetti (senza voler minimamente denigrare il suo lavoro e tanto meno la sua provenienza), fallirebbe nel giro di due settimane. Se invece un’azienda tipo Google o Facebook non pagasse un indiano o un coreano laureato 200 mila dollari l’anno, imploderebbe nel giro di poco.

Il capitalismo consente a tutti, esperti o solo generici, di partecipare alla produzione di ricchezza e trarne il proporzionato reddito per vivere.

Recent Posts
Showing 7 comments
  • Giovanni

    Mi avete evocato ed eccomi … approfitto dei commenti del Movimento Libertario per spiegare.

    La necessità di mettere un filtro (registrazione) dipende dalle centinaia di email e commenti che arrivano come spam (un bel lavoro per Leporello che deve fare le pulizie e, per il server islandese, ottimo per la sicurezza e l’incensurabilità ma non a buon mercato per la larghezza di banda, sprecata dagli accessi spam).

    Domani controllo le email e vi rispondo (anche se non mi risulta di averne di arretrate).

    Al momento comunque il filtro che richiede la registrazione non è ancora attivo (ho sospeso l’iniziativa date le difficoltà del sempre graditissimo ospite Colla), quindi confermo quello che ha scritto Max: i commenti funzionano come sempre.

    Grazie a tutti e ancora al sito del Movimento Libertario per l’ospitalità.

  • Alessandro Colla

    Sì, ma trovo la scritta “commento in moderazione” e poi non viene pubblicato. Strano che vengano invece pubblicati commenti senza registrazione perché Leporello scrisse un avviso il 26 marzo scorso dove preannunciava che sarebbero stati accettati solo commenti da persone regolarmente registrate a causa di continui “messaggi spazzatura da parte di robot automatizzati.” Ritenterò anch’io col vecchio sistema, vedremo.

  • Alessandro Colla

    Il capitalista, cioè il possessore di capitali, può avere sete personale di profitto come può non averla. Il profitto, necessario al reinvestimento, è comunque parte del suo mestiere. Se impiega chi si offre per cifre basse, si comporta come noi consumatori quando andiamo in un negozio con i prezzi più bassi. Non è colpa del capitalista se il negoziante che pratica prezzi bassi guadagna di meno di chi li pratica alti. Ma se al consumatore serve il gioello, non è né colpa né merito del capitalista se i clienti evitano di rivolgersi a chi pratica bassi prezzi sospettando che il materiale utilizzato per il prodotto non sia di valore. Il capitalista non concorre al ribasso o al rialzo degli stipendi, sono i consumatori a preferire un prodotto o un altro. Se un prodotto è richiestissimo, non conviene pagare poco le maestranze. A volte conviene pagarle bene in ogni caso per pubblicizzare un prodotto ancora poco richiesto. E’ perfettamente logico che guadagni di più il lavoratore specializzato ma in un sistema autenticamente libero anche il non specializzato sta meglio rispetto a come starebbe in un sistema dirigistico. Il progresso, se non bloccato dai burocrati, può consentire di raggiungere un numero di specializzati pari al novantanove per cento della popolazione in grado di lavorare. La società in cui il lavoratore ha meno diritti è quella che grazie a legislazioni basate sull’obbligo della contrattazione collettiva, non consente ai lavoratori stessi di scegliere se essere dipendenti o mettersi in proprio. In presenza di questa libertà sarebbero ben pochi quelli privi di potere contrattuale costretti ad accettare una paga di mera sussistenza. Quando arriveremo a riconoscere queste verità elementari, la povertà sarà estremamente circoscritta. Finché prevarranno i luoghi comuni non potremo aspettarci altro che un aggravamento dei problemi.
    @ Max: Sto scrivendo da tempo dei commenti su libertino.is ma o non ho capito le nuove regole per la pubblicazione o c’è qualche problema nei certificati di registrazione.
    Ho provato a segnalare la questione all’indirizzo di posta elettronica ordinaria fornitami da Don Giovanni ma non ho ottenuto risposte. Bisogna registrarsi ogni volta? Oppure sbaglio qualche passaggio?

    • Max

      Buondì Colla, non so che dire, non mi sono mai registrato.
      Invio i commenti esattamente come prima. Provato a fare come me?

  • Max

    FESSBUC E GOGOL?

    FANGALA, FANGALA, ASSARAFFANGALA !!!!!!

  • Giorgio

    il capitalista in virtù della sua sete di profitto, concorre al ribasso degli stipendi per i lavoratori non specializzati, impiegando quelli disposti a vendere la propria forza lavoro per salari sempre più miseri. in una società in cui il lavoratore dipendente ha sempre meno diritti, il capitalista gli permette di diventare uno schiavo, il suo schiavo, di vendere se stesso per un reddito di mera sussistenza.

Start typing and press Enter to search