In Anti & Politica

DI MATTEO CORSINI

“Il nuovo Ulivo non è Pd-Idv-Sel chiusi in una stanza a fare l’agenda ma tenere aperto il cantiere dell’alternativa e il cuore di un programma di alternativa non può che essere la giustizia sociale a partire dalla patrimoniale, dalla tassazione delle rendite finanziarie e da una crescita sostenibile.” (N. Vendola)

Sentire Nichi Vendola pronunciare parole come queste e poi apprendere dai media che, secondo vari sondaggi, il consenso degli italiani nei suoi confronti sta crescendo, non fa che aumentare il mio pessimismo sulle prospettive di questo Paese.

Non so se siano peggio i concetti fumosi espressi in quella dichiarazione oppure quelli sul cui contenuto non possono esservi dubbi interpretativi.

Ad esempio, non è del tutto chiaro, almeno a me, cosa sia la giustizia sociale, ma ho la sgradevole sensazione che l’idea di Vendola sia abbastanza in linea alla concezione tipicamente comunista di giustizia (d’altra parte, lui è comunista, anche se adesso usa i termini ecologia e libertà). Qualcosa di indigeribile per un sostenitore della libertà e del diritto di proprietà degli individui.

Altro concetto vago è quello di crescita sostenibile. In base a quali parametri? Stabiliti da chi? Da “Pd-Idv-Sel chiusi in una stanza”? Il dato certo è che la crescita basata su spesa pubblica e debito ha dimostrato di non essere sostenibile; circostanza, peraltro, nota a chi non avesse letto solo i manuali di economia scritti da keynesiani. Spesso i “progressisti” di oggi si riempiono la bocca di green economy e altre amenità del genere, sorvolando sul fatto che gran parte delle imprese che operano in quel settore chiuderebbero i battenti all’istante (o non li aprirebbero neppure) se non fosse per gli incentivi concessi dagli Stati a spese di chi paga le tasse. Non credo certo che si possa definire sostenibile una crescita trainata da un settore che senza incentivi statali produrrebbe solo perdite.

Venendo ai concetti chiari, sulla patrimoniale Vendola potrebbe trovare una inedita convergenza nientemeno che con la Confindustria, il che non dovrebbe neppure stupire più di tanto. Vendola vede nell’accumulazione di ricchezza un fatto illecito, una colpa da punire. Confindustria chiede una riduzione delle imposte a carico delle imprese da finanziare non tagliando incentivi distorsivi (alle stesse imprese) o altre voci di spesa pubblica, bensì mettendo un’imposta patrimoniale. Imposta che molti iscritti a Confindustria probabilmente troverebbero il modo di non pagare (è noto, per esempio, il caso di Carlo De Benedetti, che invoca la mannaia fiscale in Italia e paga le tasse in Svizzera). Con l’aumento dell’Iva hanno già ottenuto quello che volevano, tra poco temo otterranno anche questo. Che tristezza…

Quanto alla tassazione delle cosiddette rendite finanziarie, è già previsto un aumento delle aliquote dal 12.5 al 20 per cento a partire dal 2012, fatta eccezione per i titoli di Stato. E’ stata inoltre di recente aumentata l’imposta di bollo sui dossier titoli, che rende il balzello, di fatto, un’imposta patrimoniale neppure tanto leggera. Il fatto che Vendola insista sul punto mi induce a concludere che ritenga che finora non si sia fatto abbastanza.

Però cresce nei sondaggi. Come si fa a non essere pessimisti?

 

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Showing 8 comments
  • geppogloria

    Vendola e’ una tipica “VEDOVA DEL CATTO- BOLSCEVISMO”.
    Sono tali coloro che inneggiando al comunismo, all’uguaglianza e alla “giustizia sociale ” . Per loro vale l’equazione : Imprenditore = Ricco = Demonio .Si dimenticano di spiegarci come mai l’ideologia di cui loro sono stati i lacché (servi stupidi e corrotti ) ha lasciato dietro di sé 90 milioni di cadaveri ( il Nazismo ne ha lasciati “solo” 10 milioni per cui ci si chiede perché – in loro confronto – Hitler non sia maturo per un processo di beatificazione!).
    geppogloria

  • Giuseppe D'Andrea

    Io già rido;

    Ci sono due possibilità:

    – Nichi fa il massimalista e manda allo sfascio quel fragile pseudo-equilibrio ipocrita che tiene in piedi il nostro sistema economico sociale: risultato, domani mattina scoppia una rivoluzione.

    – Nichi fa quello che fecero tutti gli altri prima di lui, si siede in parlamento comincia a parlare di etica, giustizia sociale e altri vacui concetti, mentre quelli del PD governano realmente.

    Delle due credo che avremo la seconda è troppo furbo per fare la prima.

  • Lorenzo

    Per troppo tempo a Vendola è piaciuto il culo degli italiani, sarebbe il momento di contraccambiare.

  • Borderline Keroro

    Sapevo della tendenza di Nichi a buttarla in culo.
    Se agli ItaGliani piace cosa possiamo farci?
    Come si dice nel Veneto: “andé tuti in mona!”

    • Leonardo Facco

      MA NOI ABBIAMO IL DOVERE MORALE DI FINIRE IN MONA CON LORO! O NO?

      • Borderline Keroro

        Vedi Leo, il mio post si presta ad una doppia lettura.
        Una molto berlusconiana, nel senso che propende per l’adesione ad una corrente di pensiero che si chiama “la scuola vècia”, valida per coloro che apprezzano talune muliebri caratteristiche contrapponendosi ai gusti del Vendola che predilige rapporti omo.
        Quindi se vuoi raccogliere l’invito, esso è semplicemente un augurio di poter praticare i raporti etero.

        La seconda lettura è invece molto insultante, e il va in mona di cui sopra può essere seguito dal complementare “de to mare” (di tua madre N.d.A.) ed è questa la parte rivolta a coloro che ci hanno cacciato in questa situazione ricavandone per di più ricche prebende.

        Concludendo: essendo l’espressione usata nel senso ingiurioso, nel mio post, noi abbiamo l’assoluto dovere di non seguirli ed anzi sospingerli a togliersi di culo alla velocità della luce.
        E semmai ricercare per noi stessi un approccio di tipo fisico prendendo accordi con controparte femminile.

  • zenzero

    Vi manca solo questa esperienza in Italia prima di fallire

  • Matteo Mochi

    Preoccupante! Sentirlo parlare è traumatico, non oso immaginarmelo al Governo. La cosa più scandalosa è la classe imprenditoriale italiana, culo e camicia col Governo, sempre a piangere soldi pubblici.

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