In Economia, Libertarismo

DI FABIO MASSIMO NICOSIA

Il libero mercato è un ordinamento giuridico fondato sul libero scambio. Ciò vale non solo per i beni materiali e di consumo, ma anche per tutte le condotte umane. Alla base c’è uno scambio originario sulla rinuncia reciproca all’uso della forza. Perchè il mercato sia veramente libero e i loro titoli di proprietà legittimi, occorre che le persone partano da un piede di parità, e ciò è garantito esclusivamente dal considerare la Terra res communis e non res nullius. Solo nella prima ipotesi, infatti, le apprensioni unilaterali determinano indennizzo a favore degli espropriati, mentre nella seconda ciascuno può attingere ad libitum beni naturali senza curarsi delle sorti degli altri.

In questo mercato paritario, è escluso che possano costituirsi monopoli, i quali, per sopravvivere, richiedono di essere supportati coercitivamente e in particolare dallo Stato.

Gli scambi sono liberi o non lo sono, e in una società anarchica o libertaria non potranno che essere liberi, dato che non ci sono agenzie coercitive e monopolistiche che li precludano. Alcuni anarchici classici riconoscono che in una società anarchica un libero mercato vi sarà (ricordo che Malatesta diceva che il libero commercio è una grande conquista dell’umanità che in anarchia andrà preservata), ma costoro ritengono anche che questo mercato andrà in qualche modo regolato.

Io non so che cosa ciò significhi, ma spero che non si alluda a istituzioni che possano dirci quando possiamo scambiare e quando no, data la nostra contrarietà a ogni sorta di divieto.

E’ semmai il mercato stesso ad autoregolarsi, solo nel senso che, vedendo tutti parteciparvi (le minoranze potranno scegliere liberamente il proprio stile di vita, esprimendo le proprie preferenze scambiando con i consenzienti), si determina un sistema naturale di pesi e contrappesi, che impedisce il formarsi di situazioni dominanti. All’interno di questo mercato potranno sperimentarsi le soluzioni economiche più diverse, dal lavoro autonomo, all’autogestione, fino a soluzioni comuniste, se i partecipanti lo desiderano. In tal caso è questione di gusti e preferenze, io ad esempio mi adatterei male in una situazione comunistica, a meno che la tecnologia favorisca l’abbondanza fino a consentire di sostituire il comunismo da caserma con la libera presa nel mucchio.

 

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  • Fabio Massimo Nicosia

    Comunque, per mettere d’accordo tutti, ricordo che anche “A rivista anarchica” ha pubblicato articoli contro l’imposizione fiscale, in particolare uno di Andrea Papi che metteva in evidenza come lo Stato non abbia alcuna legittimazione a riscuotere tributi.

  • GIOVANNI BORTOLOTTI

    Marco studiati un pò di sana economia,di come si formano i cicli economici, le crisi di boom & bust,come funziona la moneta,che cos’è il denaro,insomma studiati gli scritti di scuola Austriaca e poi analizza il sistema in cui viviamo…scoprirai che il mercato c’entra poco con quello che sta accadendo,anzi non c’entra un fico secco!

    • Marco

      siccome sei così sicuro di ciò che dici, prova a convincermi del fatto che la crisi attuale non derivi dalla saturazione dei mercati occidentali e dalle speculazioni possibili nell’attuale regime di libero mercato finanziario (privo di regole ma che voi volete comuque deregolamentare)

      sono proprio curioso di vedere cosa avrai il coraggio di tirare fuori….

      • Fabio Massimo Nicosia

        Ti contraddici: se è privo di regole, in che senso “noi” vorremmo deregolamentare? Vuol dire che le regole ci sono, c’è infatti un surplus di istituzioni, G8, G20, Fondo monetario internazionale, Banche centrali, banca europea degli investimenti, tutte espressioni dei poteri governativi.

        • Marco

          “Vuol dire che le regole ci sono, c’è infatti un surplus di istituzioni, G8, G20, Fondo monetario internazionale, Banche centrali, banca europea degli investimenti, tutte espressioni dei poteri governativi”

          tutti organi neo liberisti che concorrono nell’involuzione del capitalismo che stiamo vivendo.

          vi dite liberali e progressisti ma siete solo dei reazionari nostalgici del capitalismo ottocentesco, spero vi diate una svegliata….

  • Marco

    Perchè il mercato sia veramente libero e i loro titoli di proprietà legittimi, occorre che le persone partano da un piede di parità, e ciò è garantito esclusivamente dal considerare la Terra res communis e non res nullius. Solo nella prima ipotesi, infatti, le apprensioni unilaterali determinano indennizzo a favore degli espropriati, mentre nella seconda ciascuno può attingere ad libitum beni naturali senza curarsi delle sorti degli altri.”

    dimenticavo, mi piacerebbe sapere in che modo avreste in mente di attuare questo. perchè se domani, improvvisamente, si aprisse il regime di libero mercato tanto agognato, saremmo lontani anni luce dalla condizione sopradescritta. allora avremmo le distorsioni ben conosciute in altri paesi date dal libero mercato, ovvero: chi aveva avrà di più, chi non aveva avrà di meno e vedrà scendere la sua forza contrattuale in ambito sociale.

    non si tratta di comunismo o statalismo, si tratta di dati economico-sociali e logica.

    • Fabio Massimo Nicosia

      Anzitutto una questione di metodo. Tu dici sempre voi voi voi. Quello che scrivo io, da un lato, non impegna altri (io qui sono ospite), dall’altro lato non puoi imputare a me posizioni che non sono mie.
      Altra questione di metodo. Io ho scritto niente più che un articoletto teorico su quello che intendo per libero mercato, che non ha niente a che fare con quello che chiami liberismo o neo-liberismo, che sono varianti del mercantilismo keynesiano statalistico.
      Ancora una questione di metodo. Nei salotti buoni c’è l’abitudine di presentarsi. Io ho declinato le mie generalità teoriche, tu invece non fai che sparar loro addosso, ma non ho ancora capito di che parrocchia sei. Quindi il nostro non è un confronto equo, perchè tu sai chi sono io (come la penso), mentre io non so come la pensi tu, se non che quello che scrivo io sarebbe la fonte di tutti i mali del globo terracqueo.
      Ad esempio, quando tu mi dai implicitamente dell’utopista, potrebbe darsi che tu sia più utopista di me, che le tue ragioni siano ancora meno implementabili delle mie (ammettendo ad esempio che tu sia un anarco-comunista classico), ma tacendo tu sulle tue generalità teoriche, mi privi del colpo in canna che potrei indirizzarti contro, come eventualmente tu dovessi meritare.

      • Marco

        per voi intendo, ovviamente, i liberisti e tutti quelli che credono che un mercato senza regole sia la migliore delle soluzioni. siccome tu scrivi in questo blog se ne deduce che tu cada in questa categoria. tanto più che comunque ripetete tutti la stessa cantilena all’inifinito, motivo in più per chiamarvi “voi”, dal momento che non riuscite a differenziarvi sul piano delle idee. in secondo luogo, mi risulta che Marco sia un nome. non ho scritto Anonimo, non mi sto nascondendo. interessante poi la distinzione fra libero mercato e logiche liberiste, mi piacerebbe conoscerla. come fa il libero mercato a non essere profondamente unito alle logiche liberiste?? proseguendo, è tipico delle menti ristrette dover ricercare sempre la “parrocchia” del proprio interlocutore. invece, guarda un pò, sarebbe meglio restare il più possibili aperti ma coerenti con una linea di pensiero. la mia “parrocchia” è quella delle buone idee che portino benessere al maggior numero di persone. purtroppo non trovo quasi nulla di ciò nella tua “parrocchia”, anzi vedo che ha creato molti danni nel corso dell Storia (danni che inspiegabilmente vi ostinate a negare, come i negazionisti con l’Olocausto o con i Gulag)

        appunto, il sintomo lampante delle menti ristrette,(ammettendo ad esempio che tu sia un anarco-comunista classico)….hai fatto tombola.

        riformisti e liberali, certo come no. eppure avete ancora sta mania per sti comunisti della M……che nemmeno esistono più e che certo non torneranno

        smetti di interessarti alle etichette e confrontati con i concetti. ad esempio, prima ti ho fatto notare che avete fatto vostri alcuni concetti socialisti che avete disprezzato per decenni, ora proseguo. secondo me, pensare ad una crescita economica basata sulle merci (quindi sul modello profitto/ consumo tanto caro al libero mercato come oggi è inteso) equivale al suicidio globale. l’idea della crescita illimitata basata sul consumo illimitato non è sostenibile per una questione puramente logica. sarebbe possibile solo in un sistema dotato di risorse illimitate, ovviamente, cosa di cui noi non disponiamo. a riprova di questo, la finanza (a partire da quella americana) ha artificiosamente gonfiato le capacità di spesa e consumo degli americani, che però non potevano sostenere quelle spese, creando così la prima parte della crisi attuale (con una buona pace della tua teoria dello statalismo alla base della crisi. è la finanza alla base del vostro libero mercato ad aver scatenato tutto, smettete di negarlo). appurato che se tutto il mondo consumasse come noi, avremmo tutti vita breve (e che sarebbe comunque inutile, dal momento che la crescita materiale/manifatturiera ha dei limiti), penso sia ora di pensare alle reali necessità e non alla logica profitto/consumo. cosa ci serve?? ci serve un’agricoltura biologica e sostenibile che non impoverisca la terra e che dia un guadagno equo e dignitoso a chi la coltiva (leggi, abbattere i monopoli e i latifondi). abbiamo bisogno di mettere la voce “ricerca” (pubblica e privata) in campo sanitario, energetico e culturale al primo posto nelle voce di spesa degli stati. dobbiamo tagliare le spese militari del 99% (le armi sono utili solo a chi vuole fare danni). dobbiamo estendere i servizi sanitari pubblici alle prestazioni di psicologia e psichiatria (per evitare che le case farmaceutiche vendano al sistema sanitario droghe legalizzate, che non risolvono assolutamente nulla nell’ambito dei disturbi mentali). dobbiamo preservare la flora e non distruggerla per fare spazio a coltivazioni esclusivamente utili a fini monetari immediati (vedi la produzione di olio di palma nel sud est asiatico o la distruzione della foresta amazzonica). dobbiamo finanziare i servizi sanitari e rendere appetibili le prospettive di lavoro in quell’ambito. dobbiamo finanziare l’istruzione pubblica e dare enorme risalto all’apprendimento delle lingue, dobbiamo liberalizzare le droghe leggere per sottrarle al monopolio delle mafie, dobbiamo rendere l’Italia uno Stato davvero laico….volendo si può andare avanti all’infinito.

        sul come fare questo, si potrebbe anche parlare di libero mercato (e libera concorrenza in ambito di ricerca, per esempio) ma il libero mercato non potrà essere quello che si è visto fino a doggi. quella, secondo me, è la libertà concessa ad alcuni di rubare e ad altri di subire.

        • Fabio Massimo Nicosia

          Sei ostinato. Ti ho già spiegato che Leonardo Facco pubblica qualche mio articolo quando lo ritiene interessante, ma io non sono iscritto al Movimento Libertario, perchè non sono un anarco-capitalista classico. Il mio ultimo libro (Il dittatore libertario – Anarchia analitica tra comunismo di mercato, rendita di esistenza e sovranity share) spiega fin dal titolo la mia posizione. Mi sono definito anarchico e comunista di mercato, perchè penso, come Malatesta, che la Terra sia di tutti, e che, partendo da questo piede di parità, si possa instaurare un libero mercato equo, dotando tutti di una rendita di esistenza. Se vuoi dammi pure del socialista, che non mi offendo, anche se occorrre precisare di che socialismo si tratti, libertario e non di Stato. Non credo che la proprietà sia sacra, perchè non credo ai diritti naturali e penso che gli attuali diritti di proprietà siano in gran parte illegittimi. Il liberismo attuale l’ho definito idiocrazia (potere dei privati incardinati con lo Stato) . Tu dici che non mi differenzio con le idee dagli anarco-capitalisti, mentre l’ho fatto per oltre un decennio, ricevendone insulti, e io ho risposto combattendo e poi pubblicando il mio libro. Nella mia concezione il mercato non è la sede delle merci, ma delle condotte umane, quindi la tua critica è riduttiva. Non ho niente di particolare da dirti sulle tue proposte concrete, alcune delle quali saranno anche valide. Comunque, concordo con la tua conclusione, che “il libero mercato non potrà essere quello che si è visto fino a oggi”, che è quanto ti ho ripetuto fin qui. Spero che tu abbia capito, visto che sei intelligente, che prendendotela con me hai sbagliato bersaglio.

          • Marco

            infatti mi eri sembrato una mosca bianca in quello che ritengo, fondamentalmente, un blog di ipocriti che si auto definiscono eroi contro il sistema (quando l’unica dote eroica che hanno e’ continuare a non pagare tasse che non hanno mai pagato). per questo mi sono ostinato. mi hai chiesto quale fosse la mia “parrocchia”, se valesse ancora qualcosa e soprattutto se non fosse un termine restrittivo mi direi socialista anche io. ed e’ per questo che a volte i liberali mi fanno incazzare, non nel tuo caso in effetti, perche’ spesso dietro la parola liberta’ nascondono lo sforzo di difendere certi privilegi che invece dovrebbero essere i primi a combattere. dati alla mano, le politiche neoliberiste nel mondo, hanno aumentato il numero di persone ricche (di poco), non hanno abbassato il numero di poveri ma sopratutto hanno aumentato il divario fra chi ha molto e chi ha poco, tanto che la classe media e’ scivolata verso il basso allargando la base della piramide e restingendone la punta. io ho l’impressione che sia in atto un’involuzione a logiche politico-economiche tipiche dell’ottocento.

        • Domenico Letizia

          Marco una cosa è il sistema libertario del mercato, una cosa è il sistema capitalista. Mercato è un concetto che tu da marco sei l’emblema della rappresentazione, perché in questi messaggi stai rappresentando, una serie di scambi anche di opinioni è già di per se un mercato, anzi è mercato. L’anarchismo ha il dovere di sconfiggere i monopoli e dato come diceva Benjamin Tucker, l’anarchico americano, per sconfiggere i monopoli non si può creare il monopolio, l’unica soluzione marco quale rimane? Il mercato, ma la concorrenza senza stato e regolamentazione imposta, quella concorrenza che se scorri le pagine di Stirner in L’unico e la sua proprietà, trovi anche lì da individualista, una formula concreta di mercato di concorrenza soprattutto di azioni senza imposizione di regole. Potremmo dire per capirci meglio ai libertari tocca liberalizzare la società e sia chiaro sto parlando di liberalizzare e non di privatizzare. Il liberismo in quest’ottica è di estrema sinistra. quando i no-global e tutta la sinistra alternativa, che in certe occasioni ammiro, ma che non ha capito sostanzialmente proprio questa differenza di rottura con lo statalismo, quando dicevo, questo movimento combatte contro il fmi o le banche centrali o i monopoli delle multinazionali filo-statali, NON STA FACENDO ALTRO CHE UNA BATTAGLIA LIBERISTA! ecco quello che deve passare, il liberismo se diviene libertario è per le minoranze è di sinistra potremmo dire, ma queste cose le aveva già scritte Pietro Adamo su A rivista anarchica tempo e tempo fà, solo che nessuno ascolta e tutti continuano a confondere, dimenticando che la parola cane non morde!

          • Marco

            ottimo, sono super d’accordo con te, ed infatti ho scritto spesso che i liberali, secondo me, non dovrebbero essere liberisti in economia.

            detto questo, mi spieghi perche’ di solito predicate bene e razzolate male?? perche’ alle tue belle parole, nei fatti, fanno seguito le logiche di economia neoliberiste che nulla hanno a che fare con i veri liberali??

  • Fabio Massimo Nicosia

    Vedo che non tieni conto delle mie precisazioni (chiarissime nel testo originario) e che preferisci monologare.
    Continuo a non capire però quale sarebbe il modello alternativo che tu opponi al mio, e che continui a confondere il liberismo con lo statalismo vigente, ad esempio in materia monetaria. Ad esempio, tu saresti per il libero conio, o difendi il monopolio statuale e super-statuale della moneta? Quanto poco di mercato sia la crisi finanziaria in atto, e quanto lo sia statalista è sotto gli occhi di tutti quelli che sanno guardare.
    Ad esempio, conosci la locuzione too big to fail, ossia troppo grossi per fallire? Ti pare una locuzione liberista o statalista? Sai che ci sono studi sui fallimenti dello Stato nel produrre i beni pubblici, alternativi ai tradizionali studi sui (presunti) fallimenti del mercato? Io non ci tengo a darti dello statalista a tutti i costi, ma tu non ti dichiari. Ti limiti a sparare sul mercato, quindi, in ogni caso, sei uno statalista ad honorem.

  • Marco

    teoricamente io potrei nascere e morire senza ammalarmi un giorno in vita mia e senza farmi un graffio, questo è il MODELLO della salute perfetta.

    succede?? no. quindi ci accontentiamo dei modelli e vendiamo mangiatoie ideologiche???

    ma come ragionate????

    • Fabio Massimo Nicosia

      Se propongo un modello, evidentemente ne auspico l’applicazione. Tu invece sei contro per principio a tutti i modelli. Va bene, mandiamo al macero duemila anni di filosofia politica, e poi facciamo a come viene viene,
      Ti rendo noto, peraltro, che un modello serve per verificare la coerenza delle scelte applicate nella realtà con il modello ideale. Quindi non mi sembra poi così superfluo.

      • Marco

        io non rifiuto i modelli, rifiuto le ideologie. e la vostra è pura ideologia mercatista, che dovrebbe fare vergognare un vero liberale (cosa diversa dall’egoismo di un liberalista)….

        tanto più che tutti i modelli che ho citato, compreso il vostro, di fronte alla storia hanno semplicemente fallito. oggi a maggior ragione, mentre l’ideologia del libero mercato scopre il suo vero volto e a pagare è il 99% di noi, dovreste ammettere il fatto che il vostro “modello” non è altro che lo sdoganamento delle disegualianze, dei privilegi e dei malaffare (cose alle quali voi liberali dovreste essere allergici)

        o sbaglio?? la crisi globale la vivono solo in non liberali? il libero mercato si accanisce solo su chi non ci crede??

        • macioz

          Alcune domande, per mia curiosità
          1) Qual è l’1% che non paga
          2) Attraverso quale processo logico, diseguaglianze, privilegi e malaffare discendono da un modello liberista
          3) Quali sono le cause della crisi globale

          • Fabio Massimo Nicosia

            Io non sono un tuttologo, quindi non so chi sia l’1% che non paga (che cosa?), nè quale sia la causa del disastro globale. So solo che parli a vanvera quando te la prendi col liberismo o il neo-liberismo, quando discuti di un presente caratterizzato dall’invadente presenza degli Stati e delle loro articolazioni in tutti i settori, compreso anzitutto quello di creare disuguaglianze e privilegi..

          • Fabio Massimo Nicosia

            Scusa Macloz, ti ho confuso con Marco

          • Marco

            hai ragione,
            1)quelli che non pagano le tasse in Italia sono molto più dell’1%. spesso di dicono libertari, scrivono anche articoli in cui si gloriano del loro comportamento.
            2)dal momento che l’idea di un libero mercato in grado di auregolarsi e rivelarsi etico è una pia illusione (diciamo pure un’utopia propagandistica), dal momento che nella realtà dei fatti la storia (italiana e non solo) ci ha dimostrato che tentare di applicare nel concreto le logiche del libero mercato, significa in realtà regalare la gestione di beni comuni a pochi privilegiati. dal momento che nelle economie reale non esistono le condizioni per una reale e libera concorrenza (se non ci credi prova a competere con la Shell nel mercato petrolifero, ad es) e dal momento che l’uomo tende al profitto privato più che all’etica, è abbastanza normale pensare che nel vostro modello si creino distorsioni di portata enorme. non lo dico io, lo dicono i dati sull’economia eche hanno applicato più di altre le vostre logiche. le economia più liberiste sono anche quelle in cui le disparità sociali sono maggiori ed il tenore di vita medio più basso.

            3) contesti il fatto che a creare la crisi siano state certe manovre finanziarie legate alla vostra idea di economia (leggi derivati/mutui concessi a chiunque ben sapendo che non sarebbe stato in grado di pagare/ speculaizone finanziaria diffusa)??? non è stata la vostra idea di finanza libera a dare il via a certi comportamenti??

        • Fabio Massimo Nicosia

          Dati una calmata e leggi bene quello che ho scritto. Nel mio intervento infatti si legge:
          “Perchè il mercato sia veramente libero e i loro titoli di proprietà legittimi, occorre che le persone partano da un piede di parità, e ciò è garantito esclusivamente dal considerare la Terra res communis e non res nullius. Solo nella prima ipotesi, infatti, le apprensioni unilaterali determinano indennizzo a favore degli espropriati, mentre nella seconda ciascuno può attingere ad libitum beni naturali senza curarsi delle sorti degli altri.”
          Come vedi l’opposto del privilegio, dello sdoganamento delle diseguaglianze, eccetera. Tutto il contrario.
          Ti pare che la situazione attuale sia questa? Che sia questo modello libertario-egualitario a essere in crisi? E dove l’hai visto? Piuttosto ringrazio l’amico Leonardo Facco che mi consente di scrivere queste cose sul suo sito.

          • Marco

            Perchè il mercato sia veramente libero e i loro titoli di proprietà legittimi, occorre che le persone partano da un piede di parità, e ciò è garantito esclusivamente dal considerare la Terra res communis e non res nullius. Solo nella prima ipotesi, infatti, le apprensioni unilaterali determinano indennizzo a favore degli espropriati, mentre nella seconda ciascuno può attingere ad libitum beni naturali senza curarsi delle sorti degli altri.”

            su questo sono d’accordo, ma questo non è il libero mercato voluto dai neo liberisti. questa è la base del socialismo che per un secolo avete combattutto e del quale ora (a quanto pare) cercate di appropriarvi con un secolo di distanza.

            a proposito del conio, chiaramente vorrei che ci fosse sovranità sulla moneta. ti ricordo,però, che anche quella di creare un’ Europa guidata dalle logiche dei banchieri fu una scelta neoliberista, negarlo sarebbe da bugiardi. la questione è più complessa, restarne fuori sarebbe stato peggio e al tempo era difficile prevedere le dinamiche attuali, ma non puoi dire che l’Europa di oggi non sia guidata da politiche improntate al liberismo e ad estromettere gli stati dalla vita economica dei loro paesi. (non vi starete mica dando una svegliata???)

            cmq io più che difendere lo statalismo, rifiuto la logica ingenua secondo la quale affidare tutto ai privati (che ricercheranno profitto, non traguardi etici) sia una garanzia di benessere e crescita generalizzata.

            sul fatto che poi non sia stata la finanza a portarci qui, non dovrei nemmeno risponderti. a parte l’innegabile crollo di certi settori negli Usa (grazie alla globalizzazione il problema in un anello della catena si ripercuote su tutti gli altri, ma anche la globalizzazione è una conquista del neo liberismo…opsssss) mi risulta siano state le banche ad esseresi trovate in braghe di tela, o sbaglio?? sbaglio nel dire che l’Europa, paese per paese, si sia impegnata a salvare le banche?? e le banche non sono protagoniste di questa finanza delirante???

            e tu dici che è colpa dello Stato se le banche private adottano atteggiamenti deliranti in campo finanziario???

            ma dove vivi???

            p.s. siete contro lo statalismo, ma quando le vostre aziende sono in crisi gli aiuti pubblici (sotto varie forme) li accettate volentieri. siete contro lo Stato E per l’evasione fiscale, ma le strade e gli ospedali li usate volentieri e siete felici quando la polizia vi difende……c’è una parola per questo, mi pare fosse….

            IPOCRITI.

  • Marco

    “E’ semmai il mercato stesso ad autoregolarsi, solo nel senso che, vedendo tutti parteciparvi (le minoranze potranno scegliere liberamente il proprio stile di vita, esprimendo le proprie preferenze scambiando con i consenzienti), si determina un sistema naturale di pesi e contrappesi, che impedisce il formarsi di situazioni dominanti”

    in quale epoca, di quale galassia, di quale specie vivente, di quale universo parallelo è mai successa una cosa del genere???

    MA DA DOVE VENITEEEEE??????

    • Fabio Massimo Nicosia

      Quello con cui te la prendi è un modello ideale, non la descrizione di una realtà in atto. Tu hai un modello ideale migliore? Quello di uno statalismo che riproduce all’interno dello Stato la guerra di tutti contro tutti per ottenere prebende? O hai in mente di meglio?

      • Marco

        ahhhhhh
        ragioniamo per modelli…

        quindi propagandate ideologie e belle speranze. se bastano i modelli e non la loro applicazione, allora tutti hanno lo stesso valore. “ad ognuno ciò di cui ha bisogno, da ognuno a seconda delle capacità” (comunismo).

        “l’Italia proletaria e fascista in cerca di gloria per l’impero” (fascismo) “il grande Reich millenario per l’esaltazione del popolo germanico” (nazismo) hasta la victoria eccc

        ribadisco la domanda, venite da Topolinia????

  • CARLO BUTTI

    Anche a me l’idea di “regolazione” fa venire l’orticaria. Chi regola che cosa? Con quale legittimazione? con quale criterio?Dietro quali pressioni? Se la memoria non mi tradisce, anche un liberale classico come Luigi Einaudi storceva il naso quando si parlava di “regolazione” del diritto di sciopero. Se si comincia a regolare, si sa da dove si comincia, non si sa dove si finisce. Detto questo, riconosco che per noi libertari quello dei cosiddetti “monopoli naturali” costituisce un problema di non lieve portata. Caro Nicosia, un suo approfondimento in merito mi sarebbe oltremodo gradito.

    • macioz

      Se può interessare, esiste un interessante saggio di Bruno Leoni in cui, a mio modo di vedere, l’importanza del problema dei monopoli naturali viene molto ridimensionata.
      E’ contenuto nella raccolta La sovranità del consumatore.

    • Fabio Massimo Nicosia

      Dovresti farmi un esempio di monopolio naturale, perchè ce ne sono di vario tipo. Il primo si suppone sia il diritto, che dovrebbe essere uguale per tutti. Poi ci sono le grandi opere pubbliche, ad esempio non avrebbe senso costruire una seconda autostrada del sole parallela alla prima, e così via.
      Nel primo caso, ti dico che il diritto oggettivo può formarsi dall’interazione di più diritti soggettivi, e quindi non prevede un’autorità coercitiva che imponga dall’alto alle parti un diritto preconfezionato.
      Nel secondo caso, io propongo di dar luogo a una sorta di voto monetario, nel senso che ci tiene a realizzare un’opera deve farlo di tasca propria, cercando finanziamenti col consenso, fermo restando il diritto dei contrari di “votare” monetariamente contro. Di tutto ciò ho parlato più a lungo nel mio libro “Il dittatore libertario”.

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