In Esteri

DI MATTEO CORSINI

“Chavez vi garantisce pace, tranquillità e stabilità… sicurezza e sviluppo economico.” (H. Chavez)

Mentre l’attenzione è rivolta per lo più alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti, in ottobre voteranno anche i venezuelani per eleggere il presidente. Hugo Chavez, al potere da 13 anni e convinto a rimanerci anche nei prossimi 6 (e non solo, credo), ha rivolto questo appello non a tutti i venezuelani, bensì ai soli “ricconi”.

Secondo Chavez i “ricconi” dovrebbero votare per lui per evitare che si scateni una guerra civile, che verrebbe fomentata dal suo avversario, ovviamente un “mediocre” e “fascista”. Il fautore del socialismo in salsa bolivariana pare quindi candidarsi ad attuare l’analogo politico di una strategia che in finanza è definita “barbell”, e che consiste nell’investire nella parte cortissima e lunghissima della curva obbligazionaria. In questo caso, Chavez parrebbe voler contare sull’appoggio dei più poveri, che dovrebbero rappresentare lo zoccolo duro del suo elettorato, e sui “ricconi”, a cui promette tranquillità e stabilità.

Resta da capire cosa ne sarebbe del ceto medio, dato che, pur tenendo in considerazione le riserve di petrolio, qualcuno il conto delle politiche chaviste lo dovrà pure pagare. Mi permetto, peraltro, di avanzare qualche dubbio sulla realizzabilità delle promesse di Chavez. Salvo cambiamenti radicali, la criminalità non dovrebbe diminuire drasticamente dall’oggi al domani (probabilmente Chavez è convinto che sia colpa dei “fascisti”), quindi la sicurezza potrebbe non essere poi così scontata.

Quanto allo sviluppo economico, gli ultimi 13 anni non sono propriamente un biglietto da visita invidiabile per Chavez. Con tutto quel petrolio sotto terra perfino gli scellerati governi italiani (prima o seconda repubblica, fate voi) avrebbero saputo fare meglio.

Chissà cosa ne pensano i “ricconi” venezuelani…

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Comments
  • pippo pg

    Questo atteggiamento non mi stupisce più di tanto.i regimi quanto più più sono illiberali tanto più sono codardi. I dittatori ( legalizzati o meno) sono forti con i deboli ma sono deboli con i forti.
    La massa povera e indigente è facile da controllare,basta garantirgli il minimo indispensabile per vivere,viceversa chi è veramente ricco risulta quasi impossibile da controllare perchè ha i mezzi per relazionarsi con l’esterno e garantirsi un appoggio e per corrompere e disgregare l’apparato statale.
    Il ceto medio per sua natura è in continuo divenire ed è quindi difficile da controllare, anche perche in genere è dotato di una cultura pari a quella dei ricchi ma numericamente è molto più consistente.
    La coperta è sempre corta,se poi non sei capace di far crescere l’economia non esiste nemmemno la possibilità di ingrandirla e pertanto qualcuno dovrà rimare al freddo
    Un stato di ispirazione socialista dovrebbe redistribuire in misura maggiore verso i ceti più poveri.
    Per redistribuire si deve prendere da qualche parte e spostare da un’altra parte.
    Ma per i motivi sopracitati è più conveniente prendere da chi non è ricco ma possiede “qualcosa” e non ha la forza di contrastarti piuttosto che da chi possiede tantissimo ma è capace di “farti saltare”.
    Questo – secondo me – spiega perchè anche in Italia ci sono tanti ricchi che vanno a braccetto con il PD.

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