In Economia

pensioniDI GIUSEPPE SANDRO MELA*

Il discorso era ed é semplice quanto constatare che dopo il giorno segue la notte.

Lo riportiamo volutamente senza supporti numerici per cercare di rendere chiaro il concetto, che peraltro dovrebbe essere intuitivo.

a – Quadro macroeconomico.

1. L’Europa e l’Italia sono entrate in un meccanismo depressivo di vasta portata i cui effetti stanno solo adesso iniziando a farsi sentire: il peggio ha da venire, e verrà.

2. Questa depressione trae causa in un sistema produttivo che non riesce a lavorare con costi competitivi su mercati mondiali. La conseguenza é semplice. Le ditte che possono hanno delocalizzato e delocalizzano le produzioni, quelle impossibilitate a ciò dapprima non assumono nuovi dipendenti e quindi chiudono o falliscono.

3. Di conseguenza, diminuiscono gli occupati con contratto tipico ed aumentano i disoccupati: in particolare i giovani non riescono ad introdursi nel sistema produttivo se non con contratti atipici, caratterizzati da basso salario e livello contributivo.

4. Di conseguenza ancora, diminuisce il potere di spesa delle famiglie, cui consegue una contrazione dei consumi interni, con conseguente ulteriore riduzione dei fatturati delle aziende produttrici.

5. Si innesca in questa maniera una spirale perversa che conduce all’autodistruzione del sistema economico.

b – Comportamento dello stato.

1. Come la quasi totalità degli stati europei, anche l’Italia ha cercato di attuare una Weltanschauung caratterizzata dalla costante chiusura in deficit del bilancio statale, da cui consegue incremento del debito sovrano. Il presupposto di tale comportamento sarebbe che in un sistema in continua crescita economica il rapporto debito/Pil sarebbe rimasto costante.

2. A fronte della diminuzione del Pil indotta dalla depressione il sistema entrato in crisi, diminuisce il gettito fiscale, delle aziende e dei cittadini, aumentano le spese per gli ammortizzatori sociali, servirebbero risorse per riattivare il sistema economico produttivo.

3. Più la situazione economica decade, maggiori sono gli interessi da esborsare a fronte di debiti contratti e da contrarsi: ad oggi il rapporto debito/Pil si proietta oltre il 125%. Così alla crisi economica segue quella finanziaria, cui si associa la diminuzione della fiducia sui mercati internazionali cui l’Italia deve rivolgersi per collocare il nuovo debito.

4. La reazione tipica degli stati europei ed italiana é stata quella di inasprire la pressione fiscale per far fronte alle esigenze di cassa, manovra questa che aumenta il peso a carico di realtà produttive e famiglie, comprimendo ulteriormente i consumi interni. Nulla o quasi nulla é stato fatto per ammodernare il mercato del lavoro e per tagliare le spese pubbliche. Si alimenta in questa maniera il processo delineato a partire dal punto a2. Lo stato si ritrova in una situazione sempre più illiquida e si avvia all’insolvenza.

c – Sistema Previdenziale.

1. Il sistema previdenziale evidenzia due problemi. Il primo consiste nel cercare di garantire i trattamenti in essere, il secondo di predisporsi alla copertura dei futuri.

2. I trattamenti in essere sono stati determinati in una congerie di modi, secondo leggi e normativi differenti, basati in buona sostanza sull’anzianità contributiva e sull’entità dei versamenti effettuati. Gran parte dei trattamenti è stata calcolata con un sistema misto retributivo – contributivo, utilizzando spesso legislazioni favorevoli al pensionando. Si aggiungano anche, entità non indifferente, le pensioni e le previdenze sociali. Il risultato pratico è che gli enti pensionistici pagano le pensioni in essere utilizzando i contributi versati dalle persone in attività lavorativa. Equilibrio davvero precario, che è integrato da un intervento statale di non indifferente portata.

3. Adesso il problema dovrebbe emergere in tutta la sua gravità. Al diminuire del numero dalle persone in attività lavorativa corrisponde una diminuzione dei versamenti previdenziali, discrepanza sempre più difficilmente copribile da parte dello stato. In una situazione così fluida, aggravata per di più dal prolungarsi della vita media, il dissesto del sistema pensionistico appare abbastanza ravvicinato nel tempo. Rifuggiamo da improbabili previsioni, ma il punto di rottura é davvero vicino.

4. Lo stato ha cercato di tamponare il problema creando sbarramenti alla fruizione della pensione, anche con innalzamento dell’età pensionabile. Manovra che riduce certamente il numero di nuove pensioni da coprire, ma che, prolungando il periodo lavorativo medio, ostacola non poco il turnover penalizzando fortemente le classi più giovani. Provvedimento di cui é evidente l’effetto negativo sulla situazione.

  d – Conclusioni.

La Corte dei Conti si esprime con linguaggio lessicologicamente asettico ma non per questo privo di gravità: «una ulteriore contrazione dell’avanzo finanziario e un accentuato deficit economico, connessi al primo declino degli apporti statali, dalle cui dimensioni – quantitative e soprattutto qualitative (a titolo di trasferimenti o di anticipazioni a debito) – restano condizionate le stime di pesanti risultanze negative nel 2012, che incorporano lo squilibrio strutturale, gia’ evidenziato dalla Corte nel recente referto sulla più grande gestione acquisita dell’ex INPDAP, corretto solo in parte dagli ultimi provvedimenti normativi».

Si prospettano quindi in arrivo anche in Italia tagli alle pensioni in essere, esattamente come già sta succedendo in Grecia, i cui eventi socioeconomici precorrono quelli domestici di circa uno – due anni. Provvedimento che, se fosse stato preso prima, avrebbe potuto essere fatto con mano leggera ed avrebbe concorso ad uscire da questa spirale depressiva. Preso sotto la pressione degli eventi, si preannuncia invece di severa portata.

In parole molto povere:

tra qualche anno non ci saranno più risorse

per coprire l’esborso pensionistico

e gli attuali giovani non andranno mai

in pensione per carenza di versamenti,

con buona pace del welfare.

*Link all’originale: http://www.rischiocalcolato.it/2012/11/pensionatucci-post-sessantottini-iniziate-a-batterei-denti-dalla-paura-presto-senza-pensioni.html

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Showing 8 comments
  • michele

    Non ci saranno più soldi per la mia pensione?
    pazienza, ci canterò su l’inno di mameli!

  • FABRIZIO DALLA VILLA

    Interessante l’articolo. Tuttavia non ho trovato i riferimenti alle pensioni integrative e ai fondi aperti o chiusi. Io, che lavoro nel settore del commercio, come dipendente part-time, telelavoratore, ho optato per il fondo del commercio, su cui verso da anni, tutta la cifra per la pensione. Inps da me non ha più nulla, a parte ciò che ho versato fino a 5 o 6 anni fa. Posso stare un po’ più tranquillo, o agitarmi di meno? Lavoro da quasi 33 anni…

  • firmato winston diaz

    la Merkel dice che la crisi passerà non prima di 5 anni. Secondo me non basteranno perché i vecchi che stanno morendo -mollando la pensione-non sono abbastanza numerosi e non crepano abbastanza in fretta.

    Per ogni vecchio che muore, ci sono tre ex-giovani che diventano vecchi, mentre nessuno o quasi prende il posto dei giovani che non ci sono piu’.
    Col crollo della natalita’ di 20-30 anni fa (l’italia e’ da decenni il paese con la piu’ bassa natalita’ del mondo, poco piu’ di 1 figlio per donna), e l’appropinquarsi della generazione del baby boom alla vecchiaia, ci sara’ da saltare peggio che con la dinamite.
    Oltre a cio’, una popolazione vecchia e senza figli non ha prospettive neppure dal punto di vista psicologico, la sua unica aspettativa e’ la morte.

  • Fabio

    i fondi pensionistici del pubblico sono finiti dal un bel pezzo grazie a provvedimenti bene raccontati nel recente libro SANGUISUGHE.

    i fondi privati -es. inps- sono stati appena razziati per coprire la voragine delle casse pubbliche…

    la Merkel dice che la crisi passerà non prima di 5 anni. Secondo me non basteranno perché i vecchi che stanno morendo -mollando la pensione-non sono abbastanza numerosi e non crepano abbastanza in fretta.
    Ma anche fosse, non basterà MAI fin quando chi prende i soldi può deciderne quantità e modalità. Con il sistema attualle di parassiti che acchiappano tutto quello che hanno a portata di mano, i soldi non basteranno MAI !! lasciate ogni speranza voi che versate con stolta fiducia.

  • firmato winston diaz

    La burocrazia “stanziale”, quella non eletta, e’ lei il peggiore cancro dell’italia. E non solo in ambito privato, pensate alle cosiddette professioni “liberali”: altro che neolingua… I politici decidono l’aspetto generale delle leggi, spesso entro vincoli molto stretti dettati dalle ragioni “tecniche”, le quali, oltre ad essere bizantine oltre ogni limite, sono completamente impermeabili alle ragioni politiche liberali, che della burocrazia diminuirebbero il potere. Col senno di poi, forse se del promesso liberalismo non abbiamo avuto assolutamente nulla ma anzi il contrario, dipende anche da questo. Se parlate con qualcuno che del processo di legiferazione e normazione ha esperienza concreta, anche in ambito privatistico, rimarrete stupiti.

  • firmato winston diaz

    E ci facciamo portare umilmente i compiti a casa dai nostri fieri rappresentanti, li’ per fare, come non si stancano di dichiarare ai giornali ad ogni pie’ sospinto, i nostri interessi. Credo che come classe dirigente, con i “tecnici”, abbiamo toccato il fondo. Se si pensa che a redigere materialmente il nostro caos di leggi sono sempre stati dei tecnici, anche se anonimi e nascosti dietro ai politici che ci mettevano la faccia, forse dovremmo convenire che la colpa dei mali dell’italia non e’ tutta dei politici.

  • firmato winston diaz

    Ma voi ci credete davvero che, se non fosse che i forti paesi del nord ci stanno guadagnando alla grande dalla fuga di capitali dai PIIGS, la politica del cosiddetto “rigore” consistente unicamente nel trasferire risorse dall’economia privata a quella pubblica al fine di indebolire ancora di piu’ i PIIGS, sussisterebbe? Nei paesi del nord, guardacaso quelli forti, negli anni precedenti, la politica del “rigore” l’hanno praticata esattamente al contrario.
    E loro sono forti, e dettano legge, e noi deboli, e subiamo.

  • hc

    E mentre il pres. Obama (che per quanto non amato dai Libertari, è comunque presidente di un paese infinitamente più libertario del nostro) faceva il suo discorso post-elezione, in sovraimpressione scorreva il titolo che annunciava l’iniziativa di Grillo per un referendum per l’uscita dell’Italia dall’Euro.
    Io quasi quasi mi cerco un monolocale in California…

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