In Anti & Politica

SPERANZADI MARCO ADAM LAFFER

Agosto è il mese della politica. Si fanno le feste, i piddini organizzano serate, i moralisti del fisco dal palco cantano il cielo in una stanza.
Tu immagini il cielo nero con le stelle mentre lui di nero ha il pagamento del suo onorario in Svizzera da parte de L’Unità.
Ripianata con 107 milioni di Euro di soldi pubblici.
E risorta come l’araba fenice a far feste. Prescriviamo ed Archiviamo.
Che le Feste de L’Unità fossero, politicamente, feste di merda bastava andarci qualche volta (FATTO!). Ora ne abbiamo la riprova visto il letame volato in Toscana recentemente.
Ma anche in centrodestra non vuole essere da meno.
Purtroppo per lui l’elettorato non di sinistra conta su cervelli pensanti ed autonomi il che rende molto difficile appecoronare qualche migliaio di militanti a tagliar salame vegano che non offenda il nuovo compagno islamico.
Quindi le feste di centrodestra diventano rare e tristi ghost town frequentate da qualche nostalgico del testa pelata, un po’ di cabeze grigie che vanno a prendersi il fresco serale e scarso contenuto.

Anzi no.
Il contenuto purtroppo sbuca, ed è sempre lo stesso.
Una parola che emerge dalle acque con la devastazione della grande lucertola giapponese degli anni 50. E così come il povero pescatore del Cipango reduce dallo spavento rettiliano gridava “Gudgilla! Gudgilla!” risuona nell’aere il grido delle salamelle del centrodestra
MODERATI! MODERATI!

L’altro ieri ascoltavo in TV le solite litanie. Italiani democristiani, italiani moderati, quelli cui il centrodestra deve dare risposte, eccetera eccetera.
Insomma, tutti talmente concentrati nel rifare in qualche modo la DC che ci ha pensato la sinistra a rifarla con la sua parte più marcia.
Ho sempre detestato la politica delle manine giunte strofinanti.
Quella della sacrestia.
Quella del bisbiglìo.
Non sopporto i moderati e li ritengo il danno principale di questo paese perchè sono loro che prestano il fianco ai vaticani.
Per giustificare la propria naturale essenzialità nel panorama politico sbandierano Salvini e Meloni come spauracchi come se il non essere di sinistra ed averne le palle piene dei moderati ti dovesse automaticamente portare dalle bambole gonfiabili.
Quando i maggiorenti dei Tories dissero a Margareth Thatcher, lanciata verso Downing Street, che le sue posizioni avrebbero spaventato i moderaaaaati Lei rispose con una delle sue raggelanti frasi: “Siamo nel giusto e questo ci deve bastare”.
Stra-vinse.

Non era leghista. Non era Melonista.
Aveva dei principi e non li barattava ne’ con le manine strofinanti del vaticano nè con il blandire le folle dei moderati.
Se i pavidi moderati non si spaventano di quanto sta accadendo e non sanno scegliere, è giusto soccombano sotto le bombe dei nuovi fratelli burqati e sotto la merda tirata dai pochi imprenditori superstiti che, con la loro ignavia, essi stanno ammazzando ogni giorno.
Altro che Parisi.

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Showing 6 comments
  • Alessandro Colla

    Il non rimanere inerti è quello che stiamo facendo partecipando alle discussioni di questo sito. Ma per creare circoli, internet non è sufficiente: occorrono spazi fisici e quelli non possiamo permetterceli. Alcuni non sanno che questo spazio elettronico esiste, altri non sanno nemmeno che esista il Movimento Libertario. Tra questi, molti sono i delusi e i disorientati che potrebbero trovare un punto di riferimento ma occorrerebbe torvare un sistema per informarli dell’esistenza di strutture telematiche comunque insufficienti a una finalità che voglia realizzare un’autentica rivoluzione liberale. A parte gli affezionati e i nomi storici del Movimento, a volte è più facile incontrare qualche commento che attacca il libertarismo e chi lo professa. Recentemente uno di loro si era accanito sulle argomentazioni che qui vengono esposte, utilizzando il solito spocchioso metodo della presunta superiorità intellettiva e culturale degli statalisti. Non controargomentando ma cambiando discorso, come al solito. Mi accusò di non conoscere l’ABC del marxismo. Potrebbe anche essere ma io non avevo espresso critiche personali al marxismo, avevo solo riportato delle considerazioni di Popper. Anche Popper non conosceva l’ABC del marxismo? Poi, per darsi un’aria di coltissimo, si mise a citare il libro di uno storico non molto conosciuto, comunque bravo. Chiaro che non possiamo leggere tutto. Per cui se un testo non lo conosco e l’altro sì, non vedo perché dovrei complessivamente saperne di meno dell’altro. Se gli controcitavo Nicola Tranfaglia, storico tra l’altro di sinistra, dimostrava la sua totale estraneità al nome. Il bello è che non conosceva un altro testo dell’autore che lui stesso citava ma pretendeva di interpretarne il pensiero senza conoscerne neanche il titolo! Smascherato, sosteneva che il titolo lo danno gli editori. Anche se fosse (non è sempre così), il contenuto del libro era perfettamente in linea con il titolo. Riteneva che le mie citazioni fossero tutte wikipediane, quando invece gli citavo brani completi di libri cartacei che su wikipédia non ci sono davvero. Poi ha dimostrato lui, con penosi interventi anche sul piano della forma lessicale, di non conoscere l’ABC non soltanto del marxismo ma anche della filosofia in generale, dell’economia, della storia, del diritto e di tutto. Probabilmente sono proprio le lettere A, B e C a non essere conosciute dal sedicente intellettuale. Un caso? No, è pieno di casi così. E li troviamo a pontificare continuamente in mezzo alla gente. Per questo sarebbe ideale la proposta dei circoli ma dovrebbero essere presenti in forma logistica sul territorio fisico, non solo su quello telematico. Chi dovrebbe finanziarli? Chi dovrebbe creare le università liberali? Chi una radio e una televisione tematica? Chi un quotidiano cartaceo e dei periodici a cadenza settimanale, mensile, bimestrale, trimestrale, quadrimestrale, semestrale e annuale? Chi dovrebbe potenziare le piccole case editrici di orientamento, SENZA CHIEDERE QUALCOSA IN CAMBIO CHE NON SIA LA DIFFUSIONE DEL PENSIERO GENUINAMENTE LIBERALE? (Mi si perdoni lo stampatello ma con la nostra classe imprenditoriale e finanziaria la chiarezza è indispensabile prima, non in eventuale e poco probabile itinere). Chi dovrebbe produrre spettacoli teatrali e cinematografici a tema “gramscianamente di destra”, dove per destra si intenda il liberalismo e quindi sia considerato di sinistra il fascismo? Chi è disposto a investire su un “Dario Fo di destra”? Quale potenziale mecenate legge questo sito o altri simili? Che spazio posso offrire io se solo per il mio alloggio privato spendo 350 euro al mese di mutuo fino al 2032 con uno spazio di venti metri quadri, bagno compreso?Spazio dove per accendere il televisore (raramente, per fortuna) devo togliere i libri da davanti l’apparecchio e riporli sul letto perché gli scaffali hanno esaurito il loro potenziale? Provarci, certo, per essere a posto con la propria coscienza. Ma non aspettiamoci grandi risultati con le nostre scarse risorse. Resteremo comunque a lungo nel limbo; e l’amaro in bocca continueremo ad avvertirlo senza neanche il piacere di aver sorseggiato un amaro d’erbe artigianale.

  • VITO PETRUZZELLI

    io credo che nel nostro piccolo potremmo cercare di creare dei circoli e dove divulgare le idee libertarie e cercare di convincere i delusi e i disorientati che forse c’e ancora qualcosa in cui credere o perlomeno provarci certo se rimaniamo inerti tutto restera’ nel limbo e questa cosa mi lascia molto con l amaro in bocca…….

  • Alessandro Colla

    Io, personalmente, non ho soluzioni e soprattutto non ho soldi. Chi ce li ha non li vuole investire. Uno di quelli che ce li avrebbe aveva promesso l’università liberale di Cologno Monzese, neanche quella di promessa è stata mantenuta. Si sa, meglio spendere in serate allegre lasciandosi spiare per poi vantarsi dell’infedeltà coniugale. Ed esporsi mediaticamente alle critiche. Così le “università” fioriscono a Castellanza, congiuntivo più, congiuntivo meno. Vogliamo mettere Castellanza con Cologno? Si cercano mecenati disponibili a ubriacarsi di libertà. Si offre, oltre a buon vino casareccio, ampia disponibilità in cambio. E alta volontà di vincere la guerra.

  • VITO PETRUZZELLI

    buona sera ragazzi i vostri appunti sono condivisibili al 101 ‘per cento il vero problema e’ cosa fare materialmente per uscire da questo stallo purtroppo ci vorrebbe una rivoluzione che allo stato attuale e’ impensabile alle prossime elezioni i votanti ssaranno un po’ di meno ma alla fine vinceranno gli stessi partiti che ci governano da decenni e nadremo avanti cosi con le nostre piccole battaglie personali che pero mai e poi mai ci faranno vincere la guerra avete soluzioni…………..

  • Albert Nextein

    Più passa il tempo e più il termine “moderati” , in senso politico, lo vedo assimilabile a “coglioni per scelta”, oppure a “pataca per vocazione”, o anche “babbei pigri”.
    In realtà il termine “moderati” è sbagliato.
    Non ha significato reale, in politica.
    Non significa “tranquilli” , e neppure “benpensanti” ,né tantomeno “borghesi”.
    Moderati significa ,invece, vigliacchi.
    Gente che per paura , ignoranza, pigrizia o malafede , o tutte insieme tira la carretta mugugnando e protestando sottovoce.
    Nella speranza che qualcuno li difenda , li aiuti, li rappresenti in qualche modo.
    I moderati non si rendono conto di essere vittime sacrificali per il fisco e lo stato, senza salvezza e senza futuro.
    E si limitano a subire, affermando di essere democratici e di aver rispetto per i loro carnefici politici, per le leggi, la costituzione, etc.
    Io, gente così, la definirei come un branco di coglioni.

  • Alessandro Colla

    E’ tutto qui il nocciolo del problema. Ci si dice che occorre la rivoluzione liberale e poi ci si appella ai moderati e al moderatismo. La rivoluzione si fa con i rivoluzionari, non con i moderati. I quali, in quanto tali, la rivoluzione non la vogliono. Preferiscono qualche occasionale riformicchia che non sconvolga le basi di un sistema che va invece distrutto dalle fondamenta. Il difetto di Margaret Thatcher era quello di essere moderata anche lei. Non privatizzò tutto, malgrado un decennio di tempo. I “moderatisti” italiani hanno solo paura di stravincere. Il cervello e la cultura dei dirigenti politici del cosiddetto centrodestra è pari a quello del convinto elettore della parte apparentemente opposta: qoziente sotto lo zero assoluto.

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