In Economia

i quattro austriaciDI  Francesco Simoncelli

Questo post è un po’ atipico, visto che non sarà scritto da me… invece sarà scritto da voi. Come ripeto spesso, questo spazio virtuale è nato per soddisfare la richiesta di conoscenza da parte di quei lettori interessati e intrigati dalle teorie Austriache. E in quanto spazio che deve soddisfare le esigenze dei lettori, non posso fare a meno di ascoltare quelle richieste che giungono pressanti e ricorrenti da parte di coloro che rappresentano la linfa vitale di questo spazio virtuale. Quindi, cari lettori e lettrici, oggi esaudirò un vostro desiderio che per molto tempo ha caratterizzato i contenuti delle vostre email e commenti. Oggi andrò a spiegare alcuni termini che spesso uso nei miei articoli e che non sempre risultano chiari alla maggior parte dei lettori.

Visto che non posso conoscere ex ante quali termini siano sconosciuti alla maggior parte dei lettori, mi limiterò a metterne alcuni, o almeno quelli che uso spesso, mentre gli altri sarete voi a suggerirli. Vi basterà inserire nei commenti a questo articolo quei termini il cui significato non vi è chiaro e io li spiegherò. Inutile dire che questo articolo verrà inserito nella sezione “Per iniziare…” nel menù di navigazione di questo blog, in modo da poter essere consultato da chiunque abbia un dubbio o abbia un temporaneo vuoto di memoria.

ABS: titoli garantiti da altri asset. Il mondo derivati è costellato da titoli simili. I più famosi sono i mortgage backed securities, i titoli che la FED ha acquistato da Fannie & Freddie all’indomani del primo QE. In cosa consistevano? Sulle spalle dell’espansione monetaria americana post-2001, i mutui per acquistare nuove case e mutui per ipotecare case di proprietà per spendere il denaro in elementi di consumo, erano stati compressi in un titolo e rivenduti sul mercato. Finché la bolla continuava ad essere gonfiata questi titoli parevano buoni e relativamente sicuri, quindi venivano commerciati nei mercati finanziari con rating abbastanza alti.

Arbitraggio: pratica finanziaria atta ad acquistare un titolo oggi e rivenderlo domani ad un prezzo maggiorato sfruttando dinamiche di mercato favorevoli. Per esempio, in forza dell’elevata volatilità di prezzo dell’argento, è possibile comprarne abbastanza in un determinato periodo di tempo, sfruttarne l’andamento di prezzo favorevole, rivenderlo e comprare oro.

“Buy the dips”: questa formula significa letteralmente comprare durante i ribassi. La maggior parte dei broker consiglia, la maggior parte delle volte, alla propria clientela di comprare un titolo quando si presume l’indice abbia raggiunto un fondo. Da lì in poi si prevede un mercato toro che farà acquisire valore al titolo. Se prendiamo ad esempio l’oro, possiamo dire che è possibile che abbia toccato il fondo al prezzo di $1,200, quindi da adesso in poi non può far altro che salire.

Cartolarizzare: creazione di un titolo la cui esistenza è formata dall’insieme di una determinata serie di altri titoli.

Carry trade: pratica finanziaria particolarmente sviluppata con l’avvento dei quantitative easing, dove si può accedere a finanziamenti a bassissimo costo con cui comprare titoli ad un più alto rendimento e staccarci, quindi, un profitto netto.

Dead cat bounce: questo è un termine usato nel gergo finanziario per indicare una ripresa apparente di un titolo. Ovvero, sebbene un titolo azionario possa mostrare dei piccoli rimbalzi nel breve periodo, il trend sottostante è in ribasso. Esempio visivo:

Fast money: questo termine fa riferimento a speculatori che comprano titoli utilizzando la leva finanziaria e poi li piazzano come garanzia per ottenere un nuovo prestito.

Flash boom: questo termine è l’opposto di flash crash. Se quest’ultimo termine significa una perdita improvvisa e significativa per un determinato titolo (per poi ritornare nell’arco di pochi giorni in un range di trading che aveva prevalso fino a prima del flash crash), il significato di flash boom è l’esatto contrario.

Front running: a seguito di un annuncio di acquisto titoli da parte delle banche centrali, i trader si affrettano a comprare quei titoli che le banche centrali acquisteranno per poi rivenderglieli.

Junk bond: titolo ad alto rendimento emesso da società con rating di credito molto basso.

Leveraging/Deleveraging: il leveraging non rappresenta altro che la quantità di finanziamenti che si prende in prestito. Spesso viene rappresentata con un rapporto, soprattutto per quanto riguarda le imprese: 5:1, 25:1, ecc. Tale rapporto, ad esempio, significa che una impresa è indebitata 5 o 25 volte il suo capitale o le sue entrate. Più si ricorrere a questo espediente, più è probabile che le cose vadano fuori controllo. Quando suddetto rapporto diminuisce, invece, ci troviamo in una situazione di deleveraging, in cui o si ripagano i debiti oppure si raccoglie ulteriore capitale per compensare la quantità precedentemente presa in prestito.

Main Street: termine inglese che indica letteralmente la strada principale di una città. In realtà questo termine è usato in gergo per fare riferimento alla gente comune, così come Wall Street, invece, fa riferimento a figure professionali nel mondo finanziario

Margin call: richiesta di maggiori garanzie su un margin loan, ovvero, un prestito finanziato a metà tra il broker e l’investitore. Quest’ultimo s’impegna ad offrire garanzie aggiuntive nel caso in cui il suo investimento inizia a dare segni di ribassi continui, ciononostante il broker può decidere di vendere l’investimento e tenersi le garanzie qualora ritenesse troppo consistenti le perdite.

Mispricing: sostanzialmente significa prezzo errato, nel mio contesto significa prezzo errato a causa dell’intromissione artificiale di un ente terzo.

Mark to market: questa epsressione fa riferimento ad un prezzo o ad una valutazione settati dal mercato.

Market maker: questo termine, legato a quello precedente, vi informa che esiste un’entità in grado di settare un prezzo o una valutazione disconnessa dal mercato. Il mercato obbligazionario sovrano, ad esempio, ha ormai come market maker la banca centrale.

Naked short selling: pratica finanziaria che prevede una sorta di scommessa “scoperta”. Se, ad esempio, siete a conoscenza o intuite la probabile discesa di una particolare azione, potete prenderne in prestito una determinata quantità per qualche giorno e venderla a prezzo pieno a chi è interessato a comprare. Poi, una volta che la vostra previsione si avvera, comprate a titolo definitivo le azioni a prezzo ribassato, le rimborsate a chi ve le ha prestate e staccate un profitto. Questo è uno short selling canonico, quello naked invece, prevede la stessa situazione in cui voi siete a conoscenza di una probabile discesa di una particolare azione, solo che nessuno vuole prestarvi le azioni di cui avete bisogno. Voi, però, le vendete lo stesso a chi è disposto a comprarle, ma vi riservate un tot. di tempo per consegnarle. Se successivamente alla vostra previsione trovate chi ve le vende staccate un profitto, altrimenti la vostra scommessa vi si ritorcerà contro.

Price discovery: sostanzialmente significa determinazione di un prezzo, nel mio contesto questo termine sta a significare la nascita di un prezzo attraverso il meccanismo genuino della domanda e dell’offerta non alterate da enti terzi.

Rehypothecation: sostanzialmente sarebbe una sorta di doppia ipoteca su un titolo o un bene. La garanzia collaterale di un determinato prestito, ad esempio, potrebbe essere usata dal prestatore per ottenere un altro prestito.

Repo market: il mercato dei repurchase agreement è decisamente molto sviluppato di questi tempi. Soprattutto da quando il dollaro è stato sganciato dall’oro nel 1971. In questo mercato gli affari vengono fatti nel breve termine con la vendita temporanea di titoli a persone che li acquistano temporaneamente pagandoli in contanti e aspettandosi un interesse. Di solito vengono riacquistati entro un giorno o una settimana. Il differenziale tra la somma ricevuta e quella da ridare viene compensato da negoziazioni che, all’occhio di chi cede temporaneamente i titoli per i soldi, garantiranno un ritorno consistente.

Robo-trader: questo più che altro è un termine coniato da me per disprezzare i trader nelle varie borse mondiali, i quali agiscono meccanicamente (come robot) fidandosi solamente di ciò che vedono sui loro monitor di computer senza prestare attenzione ai fondamentali.

Shortare: questo termine è una “italianizzazione” del verbo inglese “short”. Nel contesto finanziario significa avere un orizzonte temporale di breve termine riguardo un qualsiasi titolo. Ad esempio, shortare il DAX significa comprare azioni di questo titolo e rivenderle dopo un anno o meno tempo.

Sicofanti: questo termine è un sinonimo di lacchè, o tirapiedi.

Zombie-box: è un termine coniato da me per definire in modo spregiativo quell’apparecchio infernale noto come televisione.

Recent Posts

Start typing and press Enter to search