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spagnaDI MAURO MENEGHINI

La Spagna mostra tutti i vantaggi di quando un Governo è paralizzato. Della sua ultima relazione il Prof. Philipp Bagus che insegna economia all’Università di Madrid analizza la situazione politica spagnola e giunge ad una conclusione interessante: un Governo impossibilitato ad operare è una fortuna per il Paese.

Dopo aver ottenuto due votazioni contrarie nel voto di fiducia il Presidente Mariano Rajoy è stato costretto ad indire nuove elezioni per dicembre. Fino a quel momento il Governo rimane in carica, senza maggioranza, solo per l’ordinaria amministrazione. Da oltre un anno in Spagna non v’è stata l’approvazione di una sola legge. Intanto nel secondo trimestre del 2016 l’economia è cresciuta dello 0,8%, il he è il doppio del resto dell’Eurozona e per la prima volta la disoccupazione è scesa sotto il 20%. Potrebbe anche essere che le riforme fatte nel 2012 comincino a dare i primi risultati, anche se la situazione resta molto fragile e delicata.

Il problema principale della Spagna è rappresentato dal deficit statale e la pressione del debito pubblico sull’economia. Per mettere entrambe sotto controllo è necessaria una crescita che fin ora s’è dimostrata insufficiente a compensare i primi due fattori. Ne consegue che sono necessarie ulteriori riduzioni di spesa. Proprio quello che nessun partito in Spagna ha intenzione di praticare. Tutti, in modo diverso, hanno parlato di un ulteriore allargamento della spesa statale. Da questo Bagus giunge alla conclusione che sia “una fortuna” incommensurabile che non vi sia alcuna maggioranza parlamentare e che il Governo sia costretto a star fermo. Nel caso il Parlamento non riuscisse a raggiungere la necessaria maggioranza per approvare il bilancio 2017, e tutte le cose indicano si vada proprio in quella direzione, si dovrà applicare il bilancio 2016 per l’anno venturo. In un caso del gebere dice Baguss “la crescita potrà continuare. Gli spagnoli non avranno lo Stato che li intralci”.

“Purtroppo la condizione di grazia non è destinata a perdurare” così Andreas Marquart direttore del vMID ed aggiunge “e penso che anche il prossimo Governo in Spagna non farà tesoro della lezione che la storia ha impartito in questo anno. Come in Spagna ma prima anche per il Belgio i politici non so se impareranno che sia i cittadini che la società funzionano molto meglio se nessuno s’immischia nelle loro questioni. Insomma anche sta volta i politici non impareranno la lezione, d’altronde non si può pensare che qualcuno ammetta che qualsiasi attività politica nella migliore delle ipotesi è inutile e nella situazione peggiore dannosa.

A me piace ricordare quando a febbraio 2012 la landa italophona era senza Presidente della Repubblica, senza Governo, senza Papa, senza governo regionale, a Brescia eravamo senza sindaco e il capo della polizia è morto. Ma perchè le cose belle non possono durare?

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Showing 8 comments
  • andrea

    anni fa il belgio è stato senza governo e non è accaduto nulla di tragico
    vale quindi il concetto che meglio che certa gente (in particolare i dipendenti pubblici) non vadano a lavorare, che facciano gli assenteisti, perchè almeno così non fanno danni. In maniera del tutto analoga è meglio che questi non governino perchè quando lo fanno, fanno disastri

  • Evaristo

    Conozco bastante bien España, situaciòn mas o meno como Italia, acaso un poco mejor: otro pais de cabrones, donde nadie dimite nunca por nada y donde la palabra “temporal” significa “definitivo”.

    Por ejemplo, el impuesto sobre el patrimonio restablecido con
    carácter “temporal” para los ejercicios 2011 y 2012 aun se paga hoy.
    Por eso espero que la falta de gobierno llegará el fin de este impuesto de mierda.

    Viva Canarias libre.

  • Alessandro Colla

    Spiegazione pubblica, sicuramente. Al singolare si dice “il Dio” e quando c’è l’articolo “il”, il plurale vuole “i”. “Gli” si usa per il plurale di “lo”. Contesto, quindi, questa strana eccezione nei confronti delle divinità pagane. Ho cercato il motivo dell’eccezione, sembra che derivi da una locuzione “Idei”. Beninteso, posso avere torto in quanto non sono un esegeta della lingua. Diciamo che mi sono preso uno sfizio, la Crusca è sicuramente più competente. Certo, per il titolo del film di Visconti suonerebbe male dire La Caduta dei Dèi. Con la preposizione articolata devo arrendermi anch’io.

    • christian

      Pensavo in merito ci fosse una protesta etico-religiosa più profonda, tanto da non poter essere rilevata pena scomunica e persecuzione da parte dei servizi segreti vaticani.
      Comunque confermo quanto da te indicato riportando un estratto dal sito Treccani:

      • Davanti al plurale della parola dio, non si usa i (come per i diavoli ecc.), ma gli (come riflesso delle forme dell’italiano antico: l’iddio, gli iddei)

      Quindi si può parlare di processo evolutivo spontanea della lingua piuttosto che di razzismo nei confronti degli dei pagani. Come si sa, non si va mai contro l’evoluzione spontanea (che sia lingua o mercato) perché alla fine si perde sempre. Buona fortuna per la tua protesta solitaria contro gli articoli determinativi. [Ovviamente la frase è ironica ma come diceva qualcuno di cui non ricordo il nome, tra i Font esiste l’italic ma non esiste l’ironic]

  • christian

    Sono curioso di sapere il significato dietro questo “errore”. Non ho capito se la spiegazione può essere “pubblica” o è necessario chiederla in privato.

  • Alessandro Colla

    Ci soccorre quando ormai è troppo tardi. Prima fornisce un soccorso solo psicologco. (P.S.: prima ho scritto volutamente “i dèi” in luogo di “gli”. Luchino Visconti me lo perdonerà, i traduttori di Nietzsche non so; lì si può scrivere idoli. Se qualcuno vuole sapere il perché del voluto “errore” me lo farà sapere, sarò lieto di rispondere).

  • Albert Nextein

    Neanche la livella di Totò ci può soccorrere.

  • Alessandro Colla

    Le cose belle non durano perché i dèi dell’Olimpo sono dalla parte dei tiranni.

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