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linvidia-e-la-societa-185x300DI REDAZIONE

Questo libro di Helmut Schoeck è l’opera che analizza in maniera più penetrante l’invidia, le sue dinamiche socio-economiche e le sue conseguenze sul piano dei rapporti interpersonali. Schoeck mette in evidenza come, lungi dal creare emulazione, l’invidia sia una pulsione meramente inibitoria. Infatti, l’invidioso non desidera avere ciò che ha colui con cui si confronta, ma vorrebbe vedere la persona in questione spogliata di ciò che ha.

E questo soprattutto se l’ha conseguito con merito, perché ciò significa che, con impegno e dedizione, anche l’invidioso avrebbe potuto conseguire i medesimi risultati. In pratica Schoeck descrive l’invidia come la cattiva coscienza del mediocre che, pascendosi nel suo tran tran abitudinario, si trova scosso da chi, grazie a ingegno e abnegazione, coglie opportunità che in fondo erano alla portata di chiunque avesse l’ardire di non accontentarsi di una vita anonima.

E magari sprecata a inveire contro chi riesce nella vita.

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Showing 9 comments
  • Giorgio

    Fabio
    quindi cosa proponi? il voto per censo? per reddito? certo mi fa specie che in un sito di sedicenti libertari si metta in discussione proprio la libertà di voto. In ogni caso, mi dai ragione. In più di qualche post ho scritto che la vostra è una libertà monetizzabile e solo chi ha soldi può veramente essere libero nella vostra società. Lasciando tu intendere che i mediocri o non dovrebbero votare o il loro voto dovrebbe contare meno rispetto a quello di altre persone, introduci un discrimine che si sovrappone perfettamente alla vostra idea di libertà, che nei fatti non è una libertà autentica, ma una libertà monetizzabile.
    per quanto riguarda il discorso sull’invidia, se questa frase “E questo soprattutto se l’ha conseguito con merito, perché ciò significa che, con impegno e dedizione, anche l’invidioso avrebbe potuto conseguire i medesimi risultati” riassume il contenuto del libro, ma non credo che l’autore sia stato così sciocco, allora non ci siamo. Non ha senso essere invidiosi di che ne so gente come jobs, gates, armani e via dicendo, perché si tratta di imprenditori che sono partiti con nulla e hanno costruito un impero da soli. L’invidia nei confronti di certe persone, che poi sono tante, è semplicemente irrazionale (come lo è tutta l’invidia). Viceversa, credo sia assolutamente normale provare un moto di invidia nei confronti di chi compra un biglietto della lotteria e vince 10 mln di euro. Anche questo è un sentimento irrazionale, ma credo sia normale provarlo, poiché si tratta di una vincita basata solo ed esclusivamente sulla fortuna. Detto questo, sono entrambe le forme frutto di uno spirito irrazionale e ancora ineducato per certi aspetti, e quindi non mi toccano. Ma se dovessi descriverle lo farei in modo diverso.

  • Giovanopoulos

    @Fabio: sulla democrazia siamo d’accordo e il tuo “esempio scolastico” è illuminante. Ciò detto, se ho capito bene il senso del tuo intervento, dicendo che 14 alunni su 20 sono mediocri, mi sembra che anche tu propendi per la responsabilità personale e non scolastica.
    @Alessandro Colla: Dici bene. In effetti altissime percentuali di “torpore collettivo”, come lo chiami, potrebbero far propendere per “l’ipotesi scolastica” posto che sia improbabile una imbecillità di massa (cosa però a me sembra ipotizzata da Fabio).
    Ammetto che a questo punto non saprei dare le percentuali tra incapacità innata e indotta dalla scuola… facciamo fifty-fifty?? :-)
    La questione non è proprio oziosa come sembra, perché se la incapacità di capire è indotta, c’è sempre la speranza che in futuro la situazione possa cambiare, almeno in teoria; mentre per l’incapacità congenita non c’è speranza.

    Grazie e cordiali saluti a entrambi.

  • Alessandro Colla

    Non so. L’imbecille di nascita può anche non avere alcun vantaggio da studi seri. Ma l’assopimento mentale è causa di qualcuno o qualcosa. Anche le mie letture sono prevalentemente extrascolastiche. Ma non tutti hanno avuto il tempo, la fortuna e il carattere di potersi avvicinare a certi testi e alla loro comprensione. Si esce dall’università e ci si trova nel mondo del lavoro, spesso difforme dal percorso accademico. L’imbecillità è stata insegnata e qunidi presa per verità. Molti neolaureati passano il loro tempo serale a servire nei bar e nelle trattorie; quello diurno a cercare un lavoro alternativo su internet; quello pomeridiano a dare lezioni private per integrare gli introiti della pizzeria e magari per pagare un’assicurazione previdenziale dal momento che la loro mansione di camerieri non è coperta da contratti; il tempo notturno lo si passa presumibilmente a dormire. Tempo per la ricerca ce ne è poco. Qualcuno ce la fa ma spesso è perché incontra le persone giuste o perché durante l’adoloscenza aveva le mie stesse manie in campo storico – filosofico e in campo drammatico. Sarebbe stato lo stesso se mio padre non fosse stato membro di una compagnia teatrale amatoriale? O se fosse stato incapace di trasmettermi la sua stessa passione? A molta gente manca luogo e occasione per conoscere forme di pensiero basate sulla logica autentica in luogo delle facili suggestioni emotive. L’imbecillità è sicuramente prevalentemente personale. Ma quando siamo in presenza di un torpore collettivo, bisognerebbe chiedersi il perché. Se ha colpa l’Olimpo c’è poco da fare, in quegli ambienti non è stato protetto neanche il popolo eletto nella Germania degli anni trenta se pensiamo a quanti attentati Hitler è riuscito a scampare. Se la protezione divina ce l’hanno i totalitari e i fautori dell’ignoranza, non ci resta che il salotto dialettico. Se invece il problema non è di ordine trascendentale, relegando alla blasfemia quanto ho ipotizzato, allora non me la sento di dare la colpa a intere popolazioni. Perché l’imbecillità è una patologia e se questa patologia è diffusa allo stesso livello del raffreddore, ben poche possibilità possono esserci perché vengano diffuse idee alternative all’imbecillità stessa. Siamo sempre lì: le università liberali a Cologno Monzese vengono sempre promesse e mai realizzate; quelle di Castellanza, dove il congiuntivo è “io farebbi”, trovano spazio logistico e mediatico. Cercasi benefattore per soluzione al problema.

  • Alessandro Colla

    Non “sarà dovuta”, è sicuramente causa principale la “scuola” pubblica.

    • Giovanopoulos

      Io ho fatto la scola pubblica e tra un collettivo, un’assemblea e un picchetto (democratico va da sé) non mi hanno mai incantato. Inoltre, dai commenti che leggo qui, molti altri non ci sono cascati e non credo che molti abbiano avuto Hayek come libro di testo.
      Secondo me, dando la colpa alla scuola si danno troppe attenuanti all’imbecillità che invece è prevalentemente personale.

      • Fabio

        Per risponderti riprendo un argomento che uso per spiegare il perché l democrazia non può funzionare:
        prendi una scolaresca di mettiamo 20 alunni una scuola qualsiasi: quanti voti oltre l’8 avrai ? suppongo davvero pochi, uno o forse due.
        e quanti sul 7? qualcuno in più: penso non oltre quattro?
        sul 6 e meno ? direi il rimanente.
        Prova a rifare il ragionamento con la scuola frequentata dai tuoi figli, non credo di avre sbagliato di molto.
        Questi numeri dicono che ben che vada su 20 alunni 6 sono oltre la media e 14 sono MEDIOCRITA’.
        Ma anche questo 70% mediocrità vota, eccome!! Anzi, spesso è meno indaffarata di lavoro delle eccellenze ed hanno molto più tempo libero da impiegare in centri sociali e militanze varie di chi sta costruendo aziende (vere, non capitalismo di stato tipo fiat o ferrovie italiane o poste italiane).
        Ed ovviamente risulta maggioranza alle urne, dove anche il voto del più imbecille delle persone su questa terra vale quanto un capitalista d’azienda.

        Se si decidesse democraticamente come nelle assemblee di condominio non sarebbe un problema, perché l’oggetto delle decisioni sta sempre oltre la porta della nostra casa: nessuno, per esempio, potrebbe mai imporre a tutti i condomini di comprare le scarpe o i panettoni al negozio del condomino del secondo piano perché altrimenti questi non saprebbe come pagare le rate condominiali.
        Invece le decisioni ‘democratiche’ dello stato moderno investono completamente le nostre proprietà, che non sono più tali e restano in completa balia dei capricci del burocrate o funzionario pubblico di turno.

        Tornando alla scuola, ovvio che ci sarà sempre la mente illuminata, curiosa, che si porrà le domande giuste …. ed in effetti tante di quelle persone le ritrovi anche su questo sito. Ma secondo la trappola della “democrazia” , premiante le merde o al massimo le mediocrità, non riusciranno mai ad avere voce in capitolo.

  • Fabio

    proprio parole sante. Azzeccatissime!
    e la notevole diffusione di tali merde, in genere frequentatori di centri sociali di destra e sinistra, sarà dovuta alla scuola pubblica??

  • Giovanopoulos

    “…Infatti, l’invidioso non desidera avere ciò che ha colui con cui si confronta, ma vorrebbe vedere la persona in questione spogliata di ciò che ha.”
    Stupendo!… In sole 2 righe ecco spiegata l’origine e il pilastro fondamentale della più nefasta ideologia di tutti i tempi con la quale ci dovremo confrontare per sempre malgrado le montagne di morti e i fallimenti epocali; perché l’invidia è purtroppo insita nell’uomo (e in quello italicus in dosi da cavallo).

  • Guglielmo Piombini

    L’ottimo Carlo Zucchi ha curato la sintesi del libro: http://tramedoro.eu/?p=2682

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