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bancarottaDI SILVANO CAMPAGNOLO

Secondo la legge, io privato nel momento che deposito 1000 euro in banca, questi diventano di PROPRIETA’ della banca stessa, che ha però l’obbligo di restituirli a richiesta. (art 1834 cc). La banca può prestare ad altre persone quelli che ora sono i SUOI 1000 euro, in più, può prestare fino ad un massimo di altri 49 mila euro, sulla garanzia dei primi 1000 euro. (in totale 50 volte tanto).

Nessuna banca presta 49 mila euro su 1000 di garanzia, in quanto questo sistema, che si chiama “riserva frazionaria” espone la banca alla “leva finanziaria” che viene regolarmente ed obbligatoriamente calcolata e registrata. Questa leva la possiamo calcolare guardando il famoso indice “CORE TIER” che ci dà la percentuale di capitale che la banca ha a disposizione a garanzia dei prestiti che ha concesso. Una banca come MPS ha un indice CORE TIER pari a circa 6
significa che il capitale della banca copre solo il 6% del totale dei crediti che questa banca ha concesso. Cosa succede se qualcuno dei creditori della banca non paga il suo credito?

Succede che tali crediti si “deteriorano” cioè diventano via via sempre più inesigibili. La banca quindi è costretta a ricorrere al suo capitale sociale per coprire gli “NPL” (Not Performing Loan = crediti inesigibili). Più una banca è esposta in leva finanziaria, più l’indice CORE TIER sarà basso. Capite da soli che ad esempio, nel caso MPS, basta che solo il 6% dei crediti che la banca ha passino alla categoria “inesigibili” perchè la banca si trovi col capitale azzerato.

Di fatto quindi ogni banca è di per se insolvente, in quanto non può in nessun modo restituire a vista i soldi che ha raccolto dai clienti, dato che sono stati utilizzati per concedere aperture di credito spesso molto lunghe nel tempo. Le famose “corse allo sportello”, autentico spauracchio che porta al panico totale di ogni banchiere sono semplicemente le richieste dei correntisti di una banca di avere indietro i loro soldi a vista, soldi che come ho già detto la banca non può in nessun modo restituire.

Le regole bancarie internazionali, non consentono alle banche di esporsi in leva finanziaria oltre un determinato limite, (le famose regole “Basilea” 1, 2 e 3) di conseguenza le banche cercano di applicarle ai propri clienti, cercando quindi di diminuire il rischio che il cliente si trasformi in NPL. Le banche italiane maggiori, sono tutte quante esposte in una forbice di leva che va da 6 a 12, cioè hanno prestato da 9 a 16 volte l’intero valore dei loro capitali, quindi possono sopportare una quota NPL che va dal 6 al 12% del totale dei crediti concessi. Il totale degli NPL italiani, si aggira intorno al 27-28% del totale dei crediti concessi. Capite da soli che NESSUNA e sottolineo NESSUNA banca italiana è in salute.  E le più grandi sono quelle messe peggio.

Oltre a tutto questo, vi è un altro grandissimo problema. Le banche, sopratutto quelle italiane, negli ultimi 30 anni, si sono specializzate nel diventare quel che in gergo si dice “banche zombie” cioè banche che non fanno più le banche secondo il senso originario del nome, ma banche che garantiscono agli stati l’acquisto dei titoli di debito pubblico che vengono emessi ogni mese. Queste banche quindi si limitano a comperare titoli di stato ed a guadagnarne gli interessi e le cedole. Ora che i tassi sono andati verso lo zero ed in alcuni casi sono pure negativi, questo giochetto (chiamato tecnicamente “carry trade”) non funziona più e le banche si sono trovate cariche di titoli che però valgono molto meno di quello che valevano in origine, e che quindi non sono vendibili senza causare una perdita.

Gli stati da parte loro si sono trovati nell’impossibilità di pagare i loro debiti, e si limitano a “rinnovarli” coprendo le scadenze con nuovi titoli. Quindi si è formato un “dualismo opposto”: da una parte le banche bisognose di interessi più alti per poter sopravvivere e far fronte ai loro NPL, dall’altra gli stati che operano sistematicamente per abbassare sempre più i tassi dei loro debiti ed inflazionarli (quindi svalutarli) il più possibile.

L’abbraccio tra banche e stati è diventato talmente stretto che se tale abbraccio si stringesse di più o si allentasse un pochino, uno dei due morirebbe, causando la morte certa anche dell’altro. Ma lo stato, a differenza delle banche, ha potere coercitivo assoluto su tutti i suoi cittadini, anche a costo di usare la violenza, cosa che, per inciso, fa sistematicamente. Quindi non vi è affatto una soluzione che non sia, per lo stato, quella di salvare tutte le banche, sempre e comunque, tanto non lo fa a spese sue. A cominciare da MPS.

Chi ci rimette? sempre gli stessi. io e voi.

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Showing 8 comments
  • Silvano Campagnolo

    A Matteo C.
    Mi sono reso conto che sulla leva finanziaria stiamo dicendo la stessa cosa solo in modo diverso. ad esempio, MPS con CET1 a 6 ha leva finanziaria 16,66
    gli RWA aumentano la leva rispetto al rapporto col patrimonio. avevo inizialmente capito il contrario. chiedo venia.
    Sulle banche “zombie” non ho scritto che sono partite 30 anni fa a comperare titoli di stato come se non ci fosse un domani, ma che è da 30 anni che sostanzialmente i titoli di stato aumentano sistematicamente nei loro bilanci, fino a protrarle a diventare quello che sono.
    non so fino a che punto il QE avesse come effetto secondario quello di aiutare il sistema bancario, secondo me era uno degli obiettivi principe assieme al tentativo di comprimere ancora i tassi. la compressione dei tassi di interesse di un titolo di stato ne aumenta il prezzo, e questo prezzo genera maggiori attivi nei bilanci, sostanzialmente abbassando la leva finanziaria di esposizione di una banca, rendendola apparentemente “più solida” no?
    Non mi pare di aver scritto che la BCE centri con i rating, la BCE (ma questa è solo una mia opinione) fa solo ed esclusivamente gli interessi dei governi, anche se all’apparenza dovrebbe essere indipendente da essi. a mio avviso la BCE è costretta a muoversi con estrema difficoltà proprio perchè i governi chiedono sempre di più dalla “politica monetaria” (in senso espansivo ovviamente) mentre alla BCE lo sanno che se espandono troppo rischiano di distruggere completamente tutto il sistema bancario e di conseguenza tutti gli stati. ma la visione temporale di un governante non va mai oltre la prossima elezione. credo che su questo siamo d’accordo :)
    sono perfettamente d’accordo con te sull’ultimo punto del tuo ultimo commento.
    Ancora grazie per il contributo.

  • Matteo C.

    1) Nel post è implicito che la leva sia calcolata come rapporto tra patrimonio e RWA. Nella mia risposta è implicito il contrario. Ma per essere più chiaro: siccome gli RWA, per via delle ponderazioni (standard o basati su modelli interni), sono inferiori al totale dell’attivo non ponderato, il CET1 risulta più alto rispetto al semplice rapporto tra patrimonio e totale attivo non ponderato. Se invece si effettua il rapporto tra attivo e patrimonio, questo risulta più basso se si usano gli RWA e più alto se si usano gli attivi non ponderati, a parità di patrimonio. Per dare un ordine di grandezza, in Italia il rapporto tra RWA e total asset è mediamente tra il 40 e il 50%, mentre in altri paesi a minore intensità di credito e maggiore intensità di finanza di può stare anche attorno a 20%.
    Tra l’altro, anche l’indicatore di leverage previsto da Basilea3 (che le banche, soprattutto del nord Europa) hanno spinto per tenere basso e farlo entrare in vigore il più in là possibile nel tempo (non se ne parla prima del 2019) mette in rapporto il patrimonio al totale attivo. Secondo me è più efficace ragionare al contrario, ovvero guardare a quale multiplo l’attivo gira sul patrimonio.

    2) Che le banche zombie abbiano mezzi propri insufficienti a fare credito è vero, ma nel post è scritto che sono 30 anni che non fanno credito ma comprano titoli di stato. Quelle che sono zombie lo sono per via dei crediti deteriorati, che fino alla crisi sono stati fatti in abbondanza e non nel migliore dei modi, evidentemente. Anche se è pressoché inevitabile che i crediti deteriorati aumentino in un paese che è in crisi da tanti anni come l’Italia. Nelle ime osservazioni notavo che le banche si sono imbottite di titoli di stato anche per via delle regole loro imposte. A tutt’oggi la ponderazione sui titoli di stato (a proposito di RWA) è zero, il che significa che quando una banca compra un titolo di stato non deve avere mezzi propri a copertura. Se una banca è a corto di mezzi propri è chiaro che cerchi di minimizzare gli RWA. Per di più i requisiti di liquidità regolamentari (per esempio LCR) favoriscono l’utilizzo di titoli di stato rispetto ad altri strumenti.

    3) I titoli di stato sono certamente serviti dal 2011/2012 in poi a sostenere il conto economico, ma non è stato un regalo alle banche da parte dello stato. Anzi, senza gli acquisti delle banche lo stato avrebbe probabilmente fatto default in quel periodo.
    A cavallo tra il 2011 e il 2012 ci fu un passaggio decisivo, che in effetti testimonia la dipendenza reciproca tra banche e stati: lo stato si fece garante (dietro pagamento di una commissione) per i titoli obbligazionari emessi dalle banche che ne facessero richiesta. Lo stesso che sta facendo adesso e che vedrà MPS e probabilmente altre banche usufruire della garanzia. Qui occorre precisare che si tratta di una cosa che hanno fatto anche altri stati (Germania inclusa). Contabilmente le garanzie non aumentano il debito pubblico, a meno che non vengano esercitate per via del default della banca emittente. Per questo gli stati ne hanno rilasciate a volontà. Apparentemente, quindi, le banche furono salvate dalla garanzia dello stato. In realtà quella garanzia servì per alimentare una consistente creazione di denaro dal nulla. La banca emittente, infatti, poteva utilizzare quegli stessi titoli come collaterale per ottenere liquidità dalla BCE. Con quei soldi (creati dal nulla) le banche comprarono poi grandi quantità di titoli di stato. Salvando lo stato dal default. All’epoca la Bce forniva denaro all’1% fino a 3 anni (con le LTRO) e un BTP rendeva 4-5 punti percentuali in più. Col tempo il carry è andato diminuendo, ma il QE non aveva lo scopo di far realizzare plusvalenze alle banche (quello è stato un effetto secondario), bensì di comprimere artificialmente (ulteriormente) i rendimenti dei titoli di stato.
    Quanto al carry, non è affatto vero che sia fattibile solo con tassi positivi. Ciò che conta è che vi sia una differenza positiva tra il tasso attivo e quello passivo. Si può tranquillamente avere un carry positivo da un titolo a rendimento negativo finanziandolo in repo a tassi ancor più negativi. Cosa che avviene da diverso tempo a questa parte. Ripeto: il carry è ovviamente calato rispetto a 5 anni fa, ma non è che non se ne riesca più a fare.

    4) Per quanto riguarda il rating dei titoli di stato italiani, è certamente peggiorato (ci mancherebbe altro con un bilancio così scassato!), ma i BTP non sono particolarmente illiquidi, anche se ovviamente è tutto molto distorto sul mercato per via di anni e anni di politiche monetarie molto invasive. La Bce non c’entra nulla, però, con l’abbassamento dei rating.

    5) Infine, sul fatto che li sistema bancario sia messo peggio di come lo dipingono, direi che il problema è alla radice. E’ inevitabile, a prescindere dalla crisi pesante degli ultimi anni, che ministri e banchieri (centrali) dichiarino che il sistema è solido, dato che ogni sistema a riserva frazionaria e a leva elevata resta in piedi solo se i depositanti hanno fiducia (o sono all’oscuro del reale stato della cose).

  • christian

    Avevo già identificato Lucia come una SPAMMER del OneCoin.
    Non metto il link (altrimenti il post potrebbe essere eliminato) ma vi basta provare a cercare in rete e trovate numerose informazioni in merito. In particolare cercate
    “Onecoin Svizzera patti chiari”
    In merito al provvedimento Lucia aveva già risposto
    “One Network Service Ltd NON è OneLife Netwok Ltd né OneCoin Ltd.
    Sono siti personali e indipendenti creati da persone che non hanno capito il progetto OneLife/Onecoin. E’ come se un concessionario per vederti un’auto ti dicesse che con un litro di benzina fai 200Km! Leggi bene le istruzioni prima di firmare il contratto!
    E’ bene che le Autorità Italiane facciano il loro dovere a tutto vantaggio di chi lavora rispettando le leggi, i contratti IMA e T&C.”
    A questo rispondo (nuovamente) che il paragone più giusto sarebbe quello di una casa automobilistica che pubblicizzasse le sue auto millantando i 200km con un litro di carburate. Non devo leggere le istruzioni per accorgermi che il carburante in questione è plutonio, scritto in piccolo e con parole incomprensibili ai più. Si tratterebbe di pubblicità ingannevole e truffa. I rivenditori in questo caso non fanno altro che tentare di guadagnare pur sapendo della truffa della casa automobilistica.
    Infine questo è proprio il posto giusto per elogiare le autorità italiane (tutte e due minuscole volutamente) e le leggi. Sicuramente hai attirato molti possibili sottoscrittori, ottima venditrice.

  • Evaristo

    Curioso anche il businness creato dalle sofferenze, ad es. Banca Ifis cinque anni fa era sull’orlo del crac, pesantemente esposta in prestiti al gruppo Mariella Burani (fallito), mentre oggi è una banca piuttosto sana che non dà prestiti, ma acquista e gestisce le sofferenze altrui.
    Similmente operano Credito Fondiario, fondo Algebris ed altri.

  • Evaristo

    Ancora con sta caxxo di onecoin che puzza di schema ponzi a un miglio, ma per favore.

    http://www.dimt.it/2017/01/04/vendite-piramidali-sospesa-via-cautelare-la-promozione-della-criptomoneta-onecoin/

  • Silvano Campagnolo

    A Matteo C.
    La ringrazio delle pronte precisazioni. L’articolo non è destinato ad un lettore esperto, quindi ho soprasseduto volontariamente su alcuni aspetti. Comunque le volevo chiedere un paio di delucidazioni riguardo a quanto lei ha precisato.
    Se nel CET1 sono calcolati gli RWA, questi diminuiscono il valore del patrimonio, come fanno a diminuirne la leva finanziaria? (per leva intendo esattamente il rapporto tra totale passivi e patrimonio).
    Una banca zombie, per quel che ne so io, è una banca che non ha più mezzi propri e per operare è costretta ad essere sostenuta direttamente o indirettamente dallo stato. Se lei toglie a molte banche gli introiti derivanti dal sempre maggiore acquisto di titoli di stato, quante sarebbero in grado di tenersi in piedi da sole? in italia a mio avviso ben poche, e sopratutto, nessuna delle maggiori.
    Il “carry trade” a cui mi riferisco, era la pratica standard di tutte le banche di speculare sugli “overnight” finchè erano positivi, usando come sottostante sempre più i titoli di stato in portafoglio. Da quando i tassi sui depositi BCE sono negativi, questa pratica ha perso interesse dato che non genera piu profitti, inoltre il problema è che i titoli di stato italiani sono passati da AA a BBB, questo comporta che, nonostante il tasso di interesse tenuto artificiosamente molto basso, questi titoli sono molto meno “liquidi” di come erano 15 o 20 anni fa, di conseguenza un’eventuale grossa vendita per “rifinanziamento” alla liquidità,non genererebbe affatto plusvalenze, se non tramite l’intervento diretto dello stato che obbligasse il mercato a prezzi che io definirei “fuori mercato”. I vari QE della BCE sarebbero dovuti servire proprio a questi problemi, cioè acquistare i titoli di stato in seno alle banche commerciali a “prezzo fuori mercato” in modo da rendere le varie banche molto piu liquide, senza intaccarne gli indici di solvibilità, sappiamo che ha funzionato solo in parte. in altre parole, gli stati hanno giocato molto sul fatto che più è bassa la cedola dei loro titoli, piu il prezzo è alto, in quanto una cedola bassa è indice di “sicurezza e solvibilità” ma i titoli sono stati declassati di rating lo stesso, vuoi per l’euro, (qualunque cosa oramai possa significare) o, e questa e la mia opinione a riguardo, per un preciso calcolo della banca centrale che ne governa i tassi di riferimento, su ovvie pressioni dei governi. In definitiva il sistema bancario italiano è messo molto più male di come ce lo dipingono, dato che per molti aspetti, molti valori sono “gonfiati” artificialmente e non rispecchiano affatto la realtà delle cose, ma “abbelliscono” di molto i bilanci.
    Infine l’ultimo punto, nel post, che ho redatto “di getto” mi ero accorto pure io che si sarebbe potuto intendere una certa confusione tra il rimborso dei depositi e i crediti deteriorati, che sono due cose completamente differenti. l’intento non era quello di metterli assieme ma semplicemente di elencarli tra le varie problematiche delle banche. mi scuso per l’esposizione non proprio chiarissima.
    Infine, La ringrazio del Suo commento.

  • Lucia

    How the blockchain is changing money and business Don Tapscott.
    Il futuro dei pagamenti è arrivato.
    https://www.facebook.com/onecoinonelifecriptovaluta/

  • Matteo C.

    Alcune osservazioni:

    1) Per valutare la leva finanziaria di una banca è più corretto rapportare il patrimonio netto al totale dell’attivo (o, se lo si vuole vedere diversamente si può dividere il totale dell’attivo per il patrimonio). I coefficienti che vanno dal CET1 al Total capital ratio tengono infatti conto di ponderazioni assegnate agli attivi per la loro (presunta) rischiosità (Risk weighted assets, o RWA). Siccome gli RWA sono inferiori al totale degli asset non ponderati per il rischio, la leva effettiva è superiore a quella che risulta basandosi sul CET1 e simili.

    2) Credo non debba essere fatta confusione tra impossibilità di far fronte al rimborso integrale dei depositi a vista dovuto al sistema a riserva frazionaria e la carenza di mezzi propri per far fronte ai crediti deteriorati. Anche se indubbiamente una corsa agli sportelli ha più probabilità di verificarsi quando una banca ha iniziato ad accumulare perdite ed erosione del patrimonio a causa dei crediti deteriorati, i due problemi sono distinti. Per far fronte al rischio di liquidità le banche solitamente detengono, oltre alla (misera) riserva obbligatoria per legge, attivi facilmente vendibili o rifinanziabili. Il fatto è che anche quelle riserve di asset liquidabili sono insufficienti in caso di corsa agli sportelli. Quanto all’erosione del patrimonio dovuto a perdite su crediti, il problema è ovviamente grave, ma non ancora nelle dimensioni indicate nel post. La media del sistema è attorno al 18%, al lordo delle rettifiche già postate in conto economico (mentre sono oltre il 30% le banche messe peggio, tra cui MPS, citata nel post). Non che sia un dato tranquillizzante e può anche peggiorare, ma è opportuno tenere presente che i crediti deteriorati non sono del tutto inesigibili. In altri termini, il loro valore di recupero non è pari a zero (se non in alcuni casi), a maggior ragione se si tiene conto che una buona parte è assistita da garanzie, le quali, per quanto svalutabili, non valgono (sempre) zero. Ripeto: il problema è grave, ma ritengo vada rappresentato correttamente.

    3) In gergo sono definite “banche zombie” quelle che tengono in vita aziende fallite rinnovando loro crediti perché se non lo facessero si troverebbero ad aumentare i crediti deteriorati (pratica detta “evergreening”). Finiscono loro stesse per essere zombie perché finanziano degli zombie. Affermare che le banche italiane negli ultimi 30 anni non hanno fatto credito bensì prevalentemente comprato titoli di stato non solo non corrisponde al vero, ma è in contraddizione con quanto scritto in precedenza nel post in merito ai crediti deteriorati. Se le banche avessero comprato solo titoli di stato non avrebbero adesso tanti crediti deteriorati. Il problema è che del credito nel “senso originario del nome” ne hanno fatto fin troppo e male durante gli anni precedenti la crisi. A imbottirsi di titoli di stato hanno iniziato dal 2011, in ciò spinte anche dalle regole loro imposte.

    4) In merito al carry trade sui titoli di stato, la discesa dei tassi di interesse connessa alla politica monetaria della BCE ha generato plusvalenze sugli stock accumulati in precedenza, riducendo però via via il carry mano a mano che i titoli plusvalenti erano venduti (con profitto) e rimpiazzati con titoli a minor rendimento. Ormai di carry ne è rimasto poco e pure di plusvalenze da realizzare. Questo espone le banche al rischio di un rialzo dei rendimenti di mercato (almeno per la parte di attivo investita in titoli di stato). Non a un ribasso. Il post al riguardo non è chiaro, o perché l’autore si è espresso male, oppure perché non conosce a sufficienza l’argomento. Peccato, perché la premessa e le conclusioni del post sarebbero condivisibili.

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