In Anti & Politica, Economia

KrugmanDI MATTEO CORSINI

Mi capita spesso, da diversi anni, di commentare le affermazioni di Paul Krugman, che ormai nei suoi editoriali sul New York Times non cerca neppure più di atteggiarsi ad economista. Da quando Donald Trump ha vinto le elezioni presidenziali, Krugman è caduto in una sorta di depressione che lo ha incattivito (ormai non fa altro che insultare chiunque la pensi o agisca in modo a lui non gradito; non che prima non lo facesse, ma adesso fa solo quello).

Ma non è di delle sue elucubrazioni da left liberal frustrato che non si rassegna ad aver perso le elezioni che intendo occuparmi, quanto di un frammento che non fa altro che ricordare quanto parziale e partigiana sia la sua visione della realtà.

A suo dire i Repubblicani condurrebbero una lotta di classe: “la redistribuzione dai poveri e dalla classe media ai ricchi è un tema presente in ogni moderna politica dei Repubblicani”.

Ora, il più potente strumento di redistribuzione negli ultimi anni è stato utilizzato dalla Federal Reserve: la distorsione dei tassi di interesse e la creazione di trilioni di base monetaria. Una politica certamente non sgradita ai Repubblicani, fatta eccezione per qualche minoranza, ma di sicuro gradita e sostenuta pressoché all’unanimità dai Democratici.

Che l’effetto redistributivo delle politiche monetarie espansive favorisca chi possiede molti asset non lo contesta ormai quasi nessuno, anche se (ovviamente) non si sentirà mai un banchiere centrale nel corso del suo mandato ammettere che l’aumento della disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza è dovuto in gran parte alla politica monetaria.

Ciò nonostante, Krugman non solo non fa cenno agli effetti della politica monetaria, ma pare anche ignorare che le ultime due amministrazioni sono state guidate da un Democratico e che l’attuale presidente della Fed simpatizza da sempre per i Democratici.

Se c’è una lotta di classe nel senso inteso da Krugman, quindi, è quanto meno bipartisan.

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Showing 12 comments
  • Pedante
  • myself

    Mi piacerebbe se di questi tempi il Movimento Libertario spendesse due parole sull’immigrazione (forse lo ha già fatto e me lo sono perso, ma non mi pare).

    • Giovanopoulos

      @ myself; concordo, anche se temo che quando si tocca ‘sto tasto, saltano fuori i “libertari” che fraintendono il caos e l’aggressione territoriale con la libertà di movimento.

      • myself

        Credo che sia fondamentale chiarire due punti, altrimenti si rischia di essere accusati di ipocrisia:

        1) I libertari NON sono contro l’immigrazione di per sé, intensa semplicemente come lo spostarsi delle persone da un territorio all’altro, in cerca di migliori condizioni di vita.

        2) MA nella condizione attuale l’immigrazione è un grosso pericolo per i libertari, almeno per le seguenti ragioni:

        – L’accoglienza indiscriminata degli immigrati da parte dello Stato è contro i principi del libero mercato, non incentiva gli immigrati a migliorare le proprie condizioni di vita lavorando ed integrandosi nella società, ma al contrario li trattiene in uno stile di vita parassitario – a spese dei contribuenti – e così incentiva ulteriore immigrazione.

        – L’immigrazione è usata dallo Stato come scusa per dare denaro pubblico alle cooperative degli “amici degli amici”.

        – Lo Stato ha delle leggi sul lavoro che rendono impossibile lavorare legalmente a chi ha le qualifiche di un immigrato medio.

        – Le leggi sulla (o meglio, “contro”) la legittima difesa non permettono ai cittadini italiani di difendere se stessi ed i propri averi. Per cui l’Italia è vista con un ottimo paese in cui trasferirsi per delinquere.

        – Molti immigrati vengono da paesi con “culture” completamente incompatibili con le idee libertarie.

        • Giovanopoulos

          Concordo e non ho niente da aggiungere se non che queste considerazioni di normale buon senso, in questi tempi di confusione mentale indotta, appaiono ai più eretiche e rivoluzionarie se non condannabili.
          Siamo messi davvero bene.
          Saluti

  • Pedante

    È depresso per il voto anti-immigrazione che ha portato al potere Trump.

  • Pedante

    Per Krugman il problema di fondo sono gli americani bianchi, restii a diventare una minoranza nel paese fondato dai loro antenati. (6:18)
    https://www.nrk.no/urix/–amerikansk-politikk-er-galskap-1.11457779

    • Pedante

      Krugman (6:18)
      “A lot of the craziness comes from cultural/ethnic issues—rural White Americans who feel they are losing their country, and they are right. They are losing their country. In the end, the power they now have will go away, but it’s a very difficult and dangerous time until then. The future is represented by Mayor Bill DeBlasio of New York, “but Ted Cruz of Texas is still out there.”

      “Molto della follia ha alla sua base questioni culturali ed etniche – americani bianchi delle zone rurali i quali sentono che stanno perdendo il loro paese, e hanno ragione. Stanno davvero perdendo il loro paese. Alla fine, il potere di cui godono ora svanirà, ma fino a qual momento saranno tempi difficili e pericolosi. Il futuro è incarnato dal sindaco Bill De Blasio di New York, ma Ted Cruz di Texas è ancora presente [sulla scena politica].”

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