In Anti & Politica

DI ANTONIO BRONZINI

C’era una volta un gruppo di 100 amici che andarono a vivere tutti insieme in un grandissimo palazzo. Poichè alcuni di loro erano fascisti, dissero: “Per garantire ordine e disciplina tra noi e tra i figli che da noi nasceranno, nonchè per difenderci da ladri e malintenzionati provenienti dall’esterno, sarebbe il caso di dare a questo condominio un regolamento tassativamente fascista”.

Molti acclamarono, altri rimasero interdetti. Ma subito presero la parola altri che dissero: “Dal momento che siamo una comunità di amici fraterni e non riteniamo ci debbano essere diseguaglianze tra noi, il regime da istituire in questo condominio dovrà essere il comunismo. Anzi, non vediamo migliore occasione per realizzare l’utopia marxista che questo nostro piccolo gruppo, ancor più che il palazzo è di tutti, tutti di giorno lavoreremo nei campi vicini, possiamo agevolmente riunirci nell’androne. Dismettiamo ogni concetto di proprietà privata e viviamo come in una grande comune!” Anche quì molti furono entusiasti, ma i fascisti di prima non sembravano affatto d’accordo.

Prese la parola un democratico: “Ragazzi, disse, le vostre idee possono essere entrambe valide, ma giustizia vuole che siano messe ai voti, così come una terza idea che è la mia, cioè di fare un condominio democratico, in cui di anno in anno saranno eletti dieci rappresentanti e un presidente coordinatore che gestiranno l’amministrazione della nostra comunità. Quindi ora faremo prima una votazione tra i tre sistemi: fascismo, comunismo o democrazia? Se la maggioranza vota per il fascismo, si farà il fascismo, se vota per il comunismo, si farà il comunismo, se vota per la democrazia, si farà la democrazia, quindi, in quest’ultimo caso voteremo nuovamente per eleggere i dieci rappresentanti democratici. Che ne dite, non vi sembra la scelta più giusta, più equa, più razionale, più etica e più sensata?” –

Giusto! Bene! Bravo! Viva la democrazia! Viva la libertà! Gridarono tutti! Solo i fascisti erano un po’ contrariati, ma speravano con le buone o con le cattive di convincere tutti a votare per il fascio.

All’improvviso prese la parola un libertario, che nessuno voleva lasciar parlare e disse: “Mi sembrano tutte pessime idee e tutte contrarie alla libertà di ciascun singolo individuo!” Tutti rimasero attoniti e sbigottiti! “Vedete- proseguì il libertario – nessuno ha pensato alla vera soluzione più logica, più equa e più morale. E’ proprio vero che le cose più semplici sono le più difficili da comprendere. Questo palazzo è immenso. Ebbene, un’ala può essere occupata dai fascisti e da tutti quelli che simpatizzano per il regime fascista e può essere amministrata secondo le norme fasciste. Un’altra ala può essere amministrata dai comunisti, non importa se tanti o pochi, secondo i loro criteri e chi vorrà potrà risiedere in quell’area alle loro condizioni e norme, una terza area sarà democratica e qui sarà vigente il sistema delle elezioni a suffragio universale annuale, una quarta ala sarà anarchica, il che non vuol dire senza regole, ma che i singoli gruppi familiari provvederanno a gestire il pianerottolo di loro competenza in base a un regolamento comunitario che di volta in volta si daranno in gruppo. Tra un’ala e l’altra ci saranno zone neutali, come le scale e gli atrii che possiamo definire “terre di nessuno”.

Per gestire la sola manutenzione di queste aree e tutelare l’inviolabilità delle stesse e delle frontiere sarà istituita una commissione di cui farà parte un membro proveniente da ogni gruppo. I cittadini saranno liberi, dopo un certo periodo di tempo, di cambiare istituzione e provare a vivere in un’ala diversa da quella in cui si trovano per poi scegliere quella migliore per loro.” Nessuno osò opporsi. Così chi volle essere fascista fu fascista e non ruppe le scatole agli altri, chi volle essere comunista fu comunista e non ruppe le scatole agli altri, chi volle essere democratico fu democratico e non ruppe le scatole agli altri, il libertario fu anarchico….ma neanche lui ruppe le scatole agli altri, perchè essere libertario significa rispettare i fascisti, i comunisti e i democratici, purchè non rompano le palle a te!

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  • Alessandro Colla

    @Antonio Bronzini. Ho visto che l’articolo non parlava di tecnologia. La mia risposta era a Wiston Diaz che aveva affrontato l’argomento in chiave tecnologica. Allo stesso Diaz rispondo che non confondo i popoli con gli individui. Ma in una situazione in cui tutti gli individui sono schiavi si forma un popolo schiavo. Il problema non è la presunta contrapposizione tra popolo e individuo perché il primo non ersiste senza i secondi. Sono i collettivisti a ritenere il contrario. La secessione non implica automaticamente l’impossibilità di sostenimento, altrimenti io e il mio fornaio dovremmo essere necessariamente federati politicamente. Se si mantiene il libero scambio, le secessioni non costituiscono un problema perché il villaggio globale rimane attivo indipendentemente dall’entità politica territoriale di riferimento. Anzi, oggi la tecnologia concede già maggiori spazi di libertà diffusiva rispetto, ad esempio, all’Ordine dei Giornalisti o al monopolio SIAE. Certo, c’è il problema delle bufale ma forse la stampa ufficiale non ne pubblica mai? La soluzione, comunque, non è quella delle cinque macroregioni come proposto da un altro commentatore. Perché quello è solo un modo di trasferire il potere a entità più piccole dell’attuale repubblica ma comunque troppo grandi e tenute insieme con la forza, senza il rispetto del comune sentire di chi ci abita. La soluzione intermedia sarebbe quella di entità territoriali grandi quanto il Principato di Monaco o la Repubblica di San Marino. A lungo termine, al di là del territorialismo, un “condominio” è tale quando ci si abita o ci si associa volontariamente, Senza coercizione alcuna. Su un programma a breve termine, sarei non per la riforma dell’attuale costituzione ma per la sua sostituzione completa A COMINCIARE dai dodici articoli fondamentali. Altro che seconda, terza o quarta parte o disposizioni transitorie e finali. E’ l’impianto iniziale a essere illibertario. Fondata sul lavoro, democratica, obblighi di solidarietà, patti lateranensi, tricolore… Tutta roba contraria alla libertà autentica e conseguenzialmente al benessere di tutti. E da sempre e per sempre, non perché sia vecchia di settant’anni. Non andava bene neanche nel 1947, quando fu approvata. Con buona pace degli apologeti della “più bella del mondo”. Non è la peggiore solo perché esistono quella cubana, della Corea del Nord e qualcun’altra in certe realtà (per loro fortuna non tutte) del continente africano.

  • Alessandro Colla

    La scolarizzazione di massa delle ultime due o tre generazioni è stata di impronta buro – fascio – catto – marxista, non certo finalizzata al recupero dello scarto con le civilità nordiche. Anzi, è stata studiata ad hoc, da Gabrio Casati in poi, per addormentare ulteriormente le masse con messaggi apparentemente alternativi; una volta nazionalisti, un’altra fideistici, un’altra ancora pauperistici. Una continuità con lo stato pontificio e al tempo stesso con quello sabaudo, quest’ultimo solo apparentemente laico. Inoltre non si può parlare di scolarizzazione autentica, intesa come aumento del grado di istruzione e di cultura nella popolazione, ma solamente di semplice indottrinamento. Non poteva essere diversamente. Quando qualcosa è pubblica e obbligatoria il risultato è sempre e soltanto quello di formare soldati obbedienti e sciocchi. Volutamente.

    • winston diaz

      Infatti, la scolarizzazione di massa organizzata in modo militar-industriale, che peraltro e’ un’invenzione dei tempi recentissimi, diciamo l’ultimo secolo o poco piu’ (pensiamo al Libro Cuore di De Amicis, la cronaca dell’inizio della nostra contemporaneita’ e’ li’) serve esplicitamente per formare il ligio cittadino, o suddito cambia poco, adatto a vivere in una societa’ tecnologica complessa e organizzata come la nostra. Stavo per dire “e’ stata pensata apposta”, ma non e’ necessariamente vero, una societa’ di massa tecnologica e complessa, dove ad esempio diventa fondamentale gia’ solo il rispetto dell’orario al minuto secondo per poter organizzare la vita comune, lavorativa e no, deve essere per forza super-organizzata cosi’, altrimenti non funziona e collassa. Per cui la scuola non riusciremmo nemmeno a pensalrla diversamente, cosi’ come l’organizzazione: e’ per forza scritto nei nostri circuiti neurali, appresi fin dall’infanzia. E’ il mondo (sociale) tutto in cui siamo immersi fin dalla nascita che e’ ormai fatto cosi’. E non si puo’ piu’ tornare indietro, siamo troppi ormai.

  • Pedante

    Credo che il tribalismo cambia a seconda del modello familiare predominante. Nel paesi settentrionali particolarmente quelli anglosassoni si tende verso un nucleo familiare poco numeroso e la società civile diventa una specie di famiglia estesa il che potrebbe spiegare in parte le differenze che si osservano nel rispetto per gli spazi pubblici.

    • winston diaz

      Sono d’accordo, le societa’ nordiche sono familiste amorali quasi* quanto quelle mediterranee, la sola differenza e’ che il loro familismo amorale va oltre il piccolo nucleo familiare e si estende all’intera nazione, per esercitare la sua violenza di esclusione verso entita’ esterne ad essa, la nazione.
      Mentre una vera nazione italiana non esiste ne’, visti i recenti sviluppi di estensione del villaggio globale, mai esistera’.
      Dico quasi* perche’ in genere le societa’ nordiche sono molto piu’ sviluppate culturalmente (mezzo millennio di ignoranza deliberatamente inculcata dal tacco clerico-fascista della chiesa cattolica ha il suo peso, e poco puo’ ai fini del recupero del gap la scolarizzazione di massa di due o tre sole generazioni)

    • Max

      Desmond Morris, in un libro che lessi anni fa (non ricordo il titolo, forse “Animale uomo”), spiega bene, con tanto di esemplificazioni, che alcuni popoli (ad es. gli arabi) non abbiano alcun ritegno a considerare come proprio uno spazio comune, ad occuparlo, a usarlo per fare i propri comodi (es. moschee per strada…)
      .
      Sul diverso comportamento delle società nordeuropee rispetto al sud, il saggio di Tönnies “Comunità e società” resta una pietra miliare che spiega molte cose (come il nepotismo e il familismo presenti in tutto il belpaese, ma addirittura imperanti, soffocanti e senza alternative in certe determinate zone).

      • winston diaz

        Quando si sono formati i costumi arabi, cioe’ fino a poche decenni fa, gli arabi erano poche centinaia di migliaia di pastori su una superficie desertica o quasi, vasta quanto l’europa. Gli arabi economicamente sono pastori nomadi, non agricoltori, i pastori nomadi sono in conflitto da sempre con chi recinta i terreni e dice qui e’ mio, persino negli stati uniti di oggi.
        Il belpaese e’ al contrario popolato fin ben oltre il suo massimo sostenibile per la tecnologia dell’epoca in ogni suo minimo anfratto da 2000 e piu’ anni, razziando quando c’e’ riuscito i territori circostanti, e la sua popolazione ha con regolarita’ periodica raggiunto e superato il massimo, con crolli altrettanto periodici. Dal 1200 in poi e’ un susseguirsi di pestilenze e carestie a raddoppi di popolazione, osciellando fra i 10 e i 20 milioni che ricadono in pestilenze carestie. Gli arabi d’arabia erano 4 milioni in tutto fino a un paio di generazioni fa, oggi sono 30 milioni.

        • winston diaz

          Un paio di generazioni, per la specie umana che vive ancora in condizioni relativamente naturali, vuol dire 30-40 anni, di tutte e due. Gli esseri umani raggiungono la piena maturita’ sessuale a circa 15 anni. Gli arabi mi pare fossero 4 milioni fino agli anni 70, fino all’esplodere della ricchezza data dai ricchi proventi derivati delle attivita’ petrolifere, esplosione che avviene nel 1973, col nuovo cartello dei prezzi. Poi hanno cominciato a riprodursi come conigli, con una media fino a poco tempo fa di 6 figli per donna, che a differenza di un tempo hanno cominciato a sopravvivere tutti grazie alla medicina moderna (igiene, vaccini, antibiotici). La medicina moderna, altro contrappasso tecnologico di cui non si puo’ piu’ fare a meno nelle condizioni di sovraffollamento da allevamento intensivo di oggi, che e’ stata la medicina stessa a provocare.

      • Pedante

        Grazie per la segnalazione (Tönnies).

  • Alessandro Colla

    Le aree comuni sarebbero in realtà aree in comproprietà. Quindi scipparle, significherebbe comunque un’aggressione alla proprietà. Così come una società senza stato sarebbe in grado di difendersi dalle aggressioni, anche un condominio potrebbe esserlo. Non dobbiamo confondere la situazioni dei condomini di oggi, con amministratori che hanno obblighi di iscrizione all’albo, con realtà dove si può nominare liberamente amministratore anche un residente del condominio stesso. Idem per i consorsi di terreni contigui.

    • Max

      Certo, a parte che io scherzo sempre, ma c’era appunto un errore semantico nel chiamare “terre di nessuno” ciò che invece è “proprietà comune”. Sennò davvero si rischia che arrivi Vit!

      Al quale Vit, poverino, ho letto che gli hanno spianato l’unico casotto di caccia che c’era in Liberland. E non un semplice atto vandalico tipo bruciarlo e via; proprio una cosa scientifica, tanto che si fa fatica a trovarne tracce e fondamenta.

      Purtroppo non trovo più l’articolo in rete che ne parlava, se qualcuno lo ha, lo posti, grazie.

    • Antonio Bronzini

      Innanzi tutto premetto che si tratta di un raccontino metaforico, tra l’altro scritto per mero divertimento, atto ad esprimere simbolicamente lo spirito del pensiero libertario, non è quindi il riferimento reale o probabile ad un condominio vero.
      Le aree comuni si limiterebbero strettamente ai luoghi funzionali al passaggio, perciò trattasi di spazi ridotti al minimo per transitare. Le aree adiacenti utilizzabili per altro, come box auto, spazi per allestire mostre o esposizioni, spazi relax, ritiro posta, portinerie, androni vari, sono tutti spazi privati di proprietà o comproprietà.
      Le cosiddette “terre di nessuno” sono , per intenderci, le rampe di scale e solo quelle, che comunque si dicono “di nessuno” solo per evitare che qualcuno vi si fermi a bivaccare, ma è logico che, da un punto di vista strettamente amministrativo, sono comproprietà di tutti i condomini. Tuttavia, come ho già detto, il racconto va preso solo come simbolico.

  • Albert Nextein

    Ho l’impressione che un libertario dovrebbe attingere a tutto il suo spirito di sacrificio ed adattamento per risiedere in un condominio.
    E lo farebbe solo in vista di un trasferimento in un’abitazione indipendente.

    • Antonio Bronzini

      E’ una metafora… è il condominio della vita…

  • Sando Gibellini

    Cari amici, abbiamo già assistito all’ esperimento condominiale e, mi pare, che non si stia concludendo molto bene! Parlo del “Condominio Italia”: i vari “ismi” si sono spartiti l’ Italia, soprattutto con il cosiddetto “compromesso storico”, e noi libertari a pararci le chiappe e cercare di sopravvivere. Grazie a Dio il condominio è stato costruito su fondamenta fatte con cemento povero (molto povero) e sta crollando: saranno affari molto acidi ma poi se ne potrà ricostruire uno di nuovo e più solido con materiali all’ avanguardia che sono la liberazione dagli orpelli legislativi, l’ amministrazione della cosa pubblica con il buon senso e con l’aritmetica (due più due fa ancora quattro!), l’ educazione civica (da insegnare alle scuole come materia prima), la separazione degli organi inquirenti da quelli giudicanti, la riforma della Costituzione, la divisione dell’ Italia in 5 grandi Regioni che si amministrano da sole, l’ eliminazione del sistema fiscale come è ora concepito, et cetera.

    Pensiero finale. Vorrei anche dire: leviamoci dagli “zebedei” la “cleptocrazia” di Bruxelles ma, con i tempi che corrono (vedi Spagna), c’ è il rischio di essere denunciato per cospirazione. C’ è pure l’ argomento Bankitalia: rimandiamolo ad un’ altra occasione. Nel frattempo andiamo a comperare qualche cazzuola e prepariamoci a dare una mano per la costruzione del nuovo grande edificio.
    Ciao a tutti da Vignola (Mo)

  • Max

    Avvince, ma non convince…questo più che un condominio pare Regina Coeli. Condomini “immensi” con le “ali” (ar gabbio se chiameno “bracci”) ne esistono (scala a, scala b…), ma non sono certo molti.

    Senza contare che poi magari arriva il simpatico Vit alla ricerca di nuove avventure che, avendo sentito parlare di “terre di nessuno”, scippa le aree comuni, si autoproclama presidente e fonda Libercondom (nomen omen!) e così un nuovo puttanaio è di fatto istituzionalizzato).

    • Antonio Bronzini

      Ovviamente è un raccontino divertente e simbolico. Il condominio è una metafora della società, non un condominio reale, ma un modello immaginario per far capire lo spirito libertario. Ciò premesso, ho volutamente parlato di “terre di nessuno” e NON di “aree comuni” per evitare che, essendo comuni, qualcuno, sempre nel gioco, nell’immaginazione, quindi, potesse dire: “ma se sono comuni sono anche mie, e allora io le uso per stendere il bucato, io per fumare, io per chiacchierare, io per bivaccare” No, invece, nessuno può esercitare alcun diritto su quegli spazi ma solo servirsene per l’essenziale funzione come ad es. il passaggio. Perciò sono spazi ridotti al minimo e nessuno avrebbe interesse a “colonizzarli”. Le aree adiacenti utilizzabili per altro, come mostre, spazi relax, ritiro posta, portinerie, androni vari, cortili NON SONO “terre di nessuno” MA sono tutti suddivisi per le singole “aree politiche” specifiche. Poi ripeto…è solo un raccontino…

  • Anna Maria Castoldi

    Le soluzioni semplici non vengono mai capite da quegli individui che, non fidandosi neanche di se stessi perchè ignoranti o invidiosi, pretendono di inventare regole che loro non rispettano ,ma costringono gli altri ( i diversi da loro ) al più rigido rispetto. Ne conosco tanti che la pensano così e guarda caso abitano nei condomini.

    • Antonio Bronzini

      Esatto, purtroppo è così. In questo caso il condominio della storia può simboleggiare l’intera società! Saluti.

  • Alessandro Colla

    Non condivido l’idea che l’interdipendenza tecnologica renda impossibile la libertà. Ritengo che la tecnologia diffusa sia un elemento utile per il raggiungimento della libertà. E’ l’autarchia, tecnologica o meno, che rende i popoli schiavi. Se c’è interdipendenza non c’è da temere, quando c’è dipendenza il problema invece si pone. Giusto ridurre al minimo gli spazi comuni per rendere la vita sopportabile anche in un condominio. Anche questo non lo ritengo impossibile.

    • Antonio Bronzini

      Non mi sembra che nel racconto si parli di tecnologia. Quanto al resto, sono d’accordo con lei. Saluti.

    • winston diaz

      “E’ l’autarchia, tecnologica o meno, che rende i popoli schiavi. ”

      Non saltiamo dagli individui ai popoli, sono due entita’ non solo diverse ma pure contrapposte, imho.
      Comunque no in ogni caso, se perdi la possibilita’ di secedere, perche’ oggettivamente privato della possibilita’ di autosostenerti, sei ricattabile e schiavo senza possibilita’ di recupero, anche quando non ne hai la sensazione.
      In questo senso la tecnologia complessa e’ una trappola senza ritorno.

  • winston diaz

    Il condominio credo sia il peggior esempio che si possa portare in sostegno del libertarismo: chiunque ne conosca anche sono un minimo le dinamiche antropologiche (che vengono prima di quelle politico-culturali, sono molto meno modificabili, e mostrano il lato peggiore dell’istintualita’ tribale dell’essere umano) comprende che il sogno si infrange subito quando si passa dalla teorizzazione senza contraddittorio, alla rude realta’.
    La liberta’ e’ possibile solo quando gli spazi comuni sono ridotti al minimo, cosa che nel condominio avviene al contrario, dato che non solo tetto, scale e fondamenta, ma persino le mura divisorie e i pavimenti e soffitti sono in comune.
    La liberta’ e’ impossibile sia in condizioni di sovraffollamento assiepato, che di forte inter-dipendenza tecnologica: che e’ il modo in cui si vive sia nel condominio, che in tutte le societa’ moderne. Chi vuole scappare per andare altrove, non trova piu’ un altrove, trova solo un altro condominio, uguale o peggiore di quello da cui e’ scappato.
    Il 1984 e’ gia’ passato da un pezzo, e ci siamo dentro.

    • Antonio Bronzini

      Lei ha ragione: il modello del condominio sarebbe un pessimo esempio per spiegare un sistema libertario. Infatti questo non è affatto un esempio, nè tantomeno un’analogia. E’ una metafora. Ha presente l’apologo che Menenio Agrippa fece alla plebe romana, paragonandola allo stomaco di un corpo umano che si rifiutava di digerire il cibo? Ebbene, non voleva certo dire che i plebei fossero degli stomaci, ma che COME lo stomaco digerisce per fornire energia al corpo, così la plebe forniva energia al cervello. Avrei potuto scrivere benisssimo scrivere la favola del corpo umano libertario. Ho preferito scrivere quella del condominio. Sono solo simboli, non esempi. Saluti.

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