In Anti & Politica, Economia

di BENVOGLIO LA RIVOLTA

Quando ho letto questa notizia, mi è venuto il sospetto che l’Unione Sovietica non fosse mai crollata, ha solo cambiato nome in Italia. “Lavoriamo solo per pagare spese e tasse. Per risparmiare e “goderci la vita” ci restano solo 17 giorni del nostro stipendio. E’ questa l’amara realtà che viene fuori dalla ricerca del Centro studi Sintesi per Il Sole 24 Ore”.

Continua la notiziola: “In base al report solo al 14 del mese di dicembre una coppia di genitori con due figli a carico smette di lavorare per pagare spese, imposte e tributi e comincia a poter risparmiare. In soli 12 mesi, quindi, i giorni per mettere fieno in cascina sono drasticamente scesi rispetto ad un anno fa: da 24 a 17. Va un po’ meglio (eufemismo da presa per i fondelli), ma non troppo, per le famiglie con un figlio. In questo caso la data in cui si smette di lavorare per pagare spese, imposte e tributi diventa l’8 dicembre. E i giorni per il risparmio si attestano a quota 23,5, contro i 27 circa del 2011″. Lasciatemelo dire senza mezzi termini: siamo schiavi di uno Stato ladro e criminale.

Lo studio, peraltro, conferma le difficoltà economiche delle famiglie italiane, che riescono a trasformare in risparmio una quantità sempre minore del proprio reddito, che con l’avvento di quel mariuolo che di cognome fa Monti è ulteriormente stato intaccato per pagare imposte infami, anticostituzionali e delinquenziali come l’Imu. Spiega ancora lo studio: “In particolare, le famiglie più colpite sembrano essere quelle con due figli: per questa tipologia, infatti, i giorni lavorati in un anno e destinati al risparmio si sono praticamente dimezzati nell’ultimo biennio, passando da 29,7 giorni nel 2010 a 16,8 giorni nel 2012″.

Motivo? “La dinamica è il risultato combinato di più fattori. Ma dalla ricerca è evidente come la parte del leone l’abbia fatta l’incremento della tassazione, sia nella componente diretta – Irpef e addizionali, contributi previdenziali, Tia/Tarsu e, da ultima, appunto, l’Imu – sia in quella indiretta: Iva e accise sui carburanti, più bolli e gabellette varie e, soprattutto la fiscalità locale. Se si tiene conto di tutto, ormai i giorni dedicati al pagamento di imposte e tasse hanno superato i quattro mesi e mezzo, raggiungendo quota 137 giorni nel caso di famiglie con un figlio e 136 per i nuclei con due figli”.

Nonostante questo scenario da incubo, bisognerà considerare per il futuro l’impatto delle misure previste per il prossimo anno da Mario Monti (basti pensare che la Tares – sostituto della Tarsu – aumenterà dal 40 al 600%!!!) che con la legge di stabilità ha ulteriormente aggravato la pressione fiscale, fatte salve alcune microdeduzioni e qualche sconto Irpef, che non leniranno il dolore, dato che solo in alcuni casi saranno favorevoli e in altri meno vantaggiosi, con l’esordio, scusate se lo ribadisco, della Tares o gli aumenti delle addizionali comunali figli della manovra-bis di ferragosto 2011, varata dall’allora Governo Berlusconi (Tremonti ministro) in piena tempesta-spread.

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