In Anti & Politica, Libertarismo, Varie

DI REDAZIONE

Auguri personali e qualche riflessione.

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Showing 3 comments
  • Juan

    Credo di aver sbagliato posto in cui commentare, quello di stamattina voleva essere un commento al podcast e libro “anarchia pratica”.
    Saluti
    Juan

  • Juan

    Credo si stia facendo una grande confusione tra un mondo liberale portato all’estremo, e il concetto libertario.
    In una società anarchica di fatto, non potrebbe realmente coesistere il sistema economico attuale, semplicemente portato all’estremo. È un dato di fatto che le disuguaglianze nascano proprio da una disparità di potere economico, e quindi qualunque discorso portato avanti nel podcast ha un difetto fondamentale, ovvero quello di presupporre che chiunque possa guadagnare abbastanza per vivere in modo adeguato alle proprie esigenze, basandosi sulla benevolenza della società. Per riprendere un esempio portato sul podcast, quando vi hanno fatto l’esempio dell’esercito creato personalmente da chi potrebbe essere super ricco e decida di farlo, chi avesse tale potere, le risorse se le prenderebbe con la forza, altro che il negoziante che non gli dà il pane, o il distributore di energia elettrica non gli dà il contratto. Sarebbe esattamente l’estremo del mondo liberale senza freni che porterebbe a monopoli violenti delle risorse esattamente come accade in questo lurido mondo, ma portato addirittura all’estremo, senza quei minimi freni che per lo meno le società attuali han capito di dover mettere per tenere in piedi questo sistema capitalistico (tipo antitrust e regole anti cartello, ecc).
    Un mondo anarchico non può prescindere da un ripensamento totale del sistema economico, che non si basi più sullo scambio di risorse, che siano capitali, meneta, baratto, o qualsiasi altro scambio che preveda una contrattazione paritaria tra i valori in gioco.
    L’anarchismo vuole annullare le disparità che dipendano dalle capacità di ogni individuo di emergere autonomamente, deve cancellare quell’individualismo sfrenato per cui o sei capace oppure non avrai ciò di cui hai bisogno.
    Bakunin portava questo semplice concetto: “ognuno da per quello che può, ognuno riceve quello di cui ha bisogno” non diceva “di cui merita”. La meritocrazia prevede che ci sia un giudice, e quindi un potere che decida chi può avere e chi no. Mentre se sleghiamo il fatto che ci debba essere ricompensa in termini di risorse a chi sa fare un lavoro, possiamo certamente avere un giudice che decida chi possa fare il medico, chi possa costruire una casa, ecc., ma non sarà corrotto dal fatto che una posizione possa ottenere più di un’altra in termini di potere di acquisto.
    Cosa significa questo? Volontarismo!
    In una società anarchica, perché funzioni l’organizzazione senza stato e senza imposizioni coercitive, ove le regole vengano concordate a livello locale come regole del buon vivere, semplicemente aspettandosi che ognuno le rispetti per volontà di non fare danno altrui, si può realizzare solo ed esclusivamente se si elimina totalmente il concetto di scambio, vecchio sistema dal quale non siamo mai potuti fuggire da quando l’uomo era primitivo e scambiava pelle per rame, ove si preveda sempre vi sia un equilibrio tra chi scambia. Il volontarismo è l’unica via, ovvero una società ove con le capacità tecnologiche attuali, tutto si possa distribuire in modo capillare e particolare a seconda di ogni risorsa esistente, ogni bene primario fino al bene di lusso, senza implicare che vi sia un ritorno da parte di ogni individuo del corrispettivo valore in cambio. Abbiamo già molte dimostrazioni di quanto l’uomo, se ha già ciò di cui ha bisogno, accetta di lavorare volontariamente per la società in cui vive, senza pretenderne un ritorno. Per fare un esempio veloce, possiamo pensare all’Expo a Milano, quando lo stato bruciò letteralmente un centinaio di milioni di euro senza fare nulla per anni, poi ha chiesto ai cittadini Milanesi, di certo molto legati al concetto di individualismo e di volontà di guadagno personale, ottenendo nonostante tutto, la risposta di 26000 persone che sono state disposte a fare volontariato puro per portare a termine il progetto! E stiamo parlando di persone che, finita la giornata lavorativa in cui han portato a casa la pagnotta, han dedicato 2 mesi e più, a darsi volontariamente e senza ricevere nulla in cambio, se non l’orgoglio di mostrare al mondo una Milano in grado di portar a termine il progetto dell’Expo. Poi si è fatto quel che era fattibile a quel punto, ma non è questo il discorso. Il discorso è che, se riusciamo a creare una società che sia in grado di distribuire le risorse in modo capillare, ma globalizzando le risorse perché siano disponibili ovunque (o quasi), senza che ogni individuo debba rendere conto di quel che produce, avremmo un mondo con molti vantaggi.
    Faccio due esempi brevemente: primo, per farla semplice, nessuno morirebbe di fame, e potrebbe accedere a qualsivoglia risorsa, nelle possibilità effettiva di presenza della risorsa stessa; ovvio che il limite è la stessa natura/società che potrà produrre fino a un certo quantitativo di una o l’altra risorsa (non stiamo parlando di un mondo fantastico, ma di realtà, a quella non si sfugge). Secondo punto, il male oggi, è che ogni posizione decisionale è una posizione di potere, che che secondo i canoni del nostro sistema economico, significa più remunerazione, e quindi quella posizione sarà soggetta a totale corruzione, come possiamo “apprezzare” praticamente in tutti gli ambiti del mondo in cui viviamo. Invece, se nessuna posizione lavorativa sarà collegata al potere di ottenere più o meno risorse, più nessuno sarebbe interessato a tali posizioni, eliminando alla radice tutto il marcio derivato da questo sistema attuale. Per fare un esempio, una posizione lavorativa che decida chi gestirà la creazione di strade e rotonde (per rifarmi ad esempio da voi accennato), non avrà nessuna pressione ad agire in mala fede, a non solo: chi occuperà quel posto, sarà colui che è in grado di svolgerlo, e vorrà partecipare alla gestione della società per passione, e nessuno gli metterà i bastoni tra le ruote se incapace di fare quel lavoro altrettanto bene. Se nessuno ci guadagna a fare un qualsiasi lavoro, lo farà solo se realmente interessato a migliorare la società stessa, senza nessun atto corruttivo d parte di forze esterne. Sono stati fatti studi che dimostrano (per quel che si può), che automatizzando ove si possa, basterebbe il 10% degli esseri umani attivi, per mantenere funzionante il mondo. Ora capisco che possano esserci tante persone che non dovendo più nulla alla società, non lavorerebbero, ma credo fermamente che non sarebbero nemmeno il 10%, mentre il 90% del mondo lavorerebbe per passione, certamente senza ammazzarsi di lavoro. Ma vogliamo parlare del rendimento reale che ne otterremmo, senza marciume che frena progresso e ogni banale logica del fare bene?
    Poi si potrebbe far fare quei lavori in attesa di automatizzazione, che nessuno farebbe, ai giovani per fare esperienza di come funziona il mondo, tipo dai 16 ai 20 anni, tutti i giovani 6 ore a settimana, basterebbero per tutto. Ad esempio accudire vecchi, pulire begni strade ecc. Allora sì che comincio a vedere una società anarchica realmente fattibile, oggi! Ove unici obblighi sarebbero proprio per quei giovani per farli imparare, come attività extrascolastica, e basta. Ove l’unica punizione per i reati, che a quel punto sarebbero al 95% passionali, non esistendo più nemmeno il furto, sarebbe l’allontanamento dalla società stessa, fino ad un certo raggio di azione, così che l’individuo possa sempre ricominciare da altra parte.
    È anni che penso ad un sistema fattibile, ma mi fermo qui ora, non credo sia il luogo giusto un commento ad un podcast, ma vorrei chiudere con la considerazione seguente, che è al fulcro del motivo per cui ho scritto: mi fa male sentire ancora e ancora e ancora parlare di anarchismo senza constatare che alla radice, tutti i mali del nostro mondo sono soprattutto derivanti dal sistema economico in cui siamo intrappolati dall’alba dei tempi. Che corrompe tutto, dal vigile costretto a fare multe, al politico che dichiara guerre per pura smania di ricchezza. Senza ripensare alla base questa idea di dover sempre dare al pari di quel che si riceve, non andremo da nessuna parte. Si genera automaticamente corruzione, e tutto il resto della schifo di questo mondo a cascata.
    Chiudo qui ma son disponibile a rispondere a vostri commenti in merito, sperando di avere acceso un piccolo lume che scacci questo desiderio di vivere secondo questo sistema economico, che non può funzionare assolutamente. Sarebbe proprio dare adito a chi pensa che l’anarchia sia anche di destra, insozzando il concetto stesso del termine.
    Saluti
    Juan

  • Fabrizio de Paoli

    Buon Anno a Leonardo, ai libertari e a tutti coloro che non hanno ancora scoperto di esserlo.

    Io non sono in grado ed in questo momento purtroppo sono troppo povero ma va fatto innanzitutto un registro parallelo delle proprietà immobili e non, che funzioni ovviamemte su base volontaria.
    In un primo tempo si parte facendo fede agli attuali registri e successivamente avrà valore esclusivamente la dichiarazione dell’ultimo venditore. L’attendibilità del registro si basa solo su quello e chi si iscrive e riconosce quel registro lo fa solo per quello.
    Inizialmente sembrerà inutile ma appena inizierà a raggiungere una massa critica inizierà ad essere un grosso problema per chi ritiene di avere il monopolio per determinare chi può essere proprietario e chi no.
    Va inoltre considerato che, pensando al peggio tipo una guerra civile, dopo sarebbe l’unico riferimento attendibie da cui ripartire e ristabilire ordine.
    Lo farei sia su blockchain che cartaceo, una ridondanza per garantire più affidabilità.
    Non serve neanche il catasto, per identificare il bene bastano coordinate satellitari ed eventualmente il livello.

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