In Economia, Esteri

DI MATTEO CORSINI

“Il governo deve assumere un ruolo guida nella creazione di posti di lavoro. I programmi dei conservatori o anche dei liberal che puntano a lasciare al settore privato la responsabilità della creazione di posti di lavoro per i prossimi anni sono semplicemente irrealistici o forse folli.

Il settore privato è la fonte di creazione di posti di lavoro a lungo termine, ma nel breve termine nessun osservatore razionale può credere che imprese piccole o globali investiranno nel lavoro domestico quando all’estero costa meno… Il governo deve intervenire. Una banca per le infrastrutture per finanziare progetti di ricostruzione è un’idea comunemente accettata… Il governo deve temporaneamente assumere un ruolo maggiore, non minore in questo contesto economico… I deficit sono importanti, ma la loro riduzione può aspettare che l’economia sia più forte e la disoccupazione minore. Coloro che ritengono che la creazione dei posti di lavoro derivi da minori tasse o un ritorno alla deregulation non considerano due fattori strutturali che non possono essere omessi: 1) il lavoro è più economico all’estero; 2) l’occupazione americana basata sulla crescita dei prezzi delle attività finanziarie invece che sulla manifattura non è più sostenibile.” (W. H. Gross)

Bill Gross, capo di PIMCO, la principale società di gestione di fondi obbligazionari al mondo, è da qualche tempo pessimista sull’investimento in titoli del Tesoro Usa. Non più tardi di qualche settimana fa, poneva questa

domanda: chi comprerà i titoli del Tesoro quando smetterà di farlo la Fed?

Gross sosteneva, abbastanza ragionevolmente, che la situazione attuale e prospettica dei conti pubblici Usa, unitamente al fatto che i rendimenti sono stati portati artificialmente a un livello inferiore alla crescita dei prezzi al consumo, rende assai poco attraente l’investimento in titoli del Tesoro.

A fronte di tutto ciò, adesso Gross si unisce al circo keynesiano (come se fosse un Martin Wolf qualsiasi) e dice che il governo dovrebbe assumere gente per fare opere pubbliche. Per la riduzione del deficit sarà meglio aspettare una ripresa più solida e una crescita dell’occupazione.

Gross è convinto, infatti, che la crescita economica dipenda dall’occupazione. In realtà, il presupposto per la crescita economica non è l’aumento dell’occupazione, ma l’aumento dei risparmi reali, che sono la vera benzina per la crescita della produzione e dell’occupazione stessa.

Tra l’altro, Gross individua due fattori ragionando sui quali potrebbe rendersi conto che i piani keynesiani sono destinati a (continuare a) fallire, oltre a peggiorare ulteriormente i conti pubblici. Il primo fattore è il costo del lavoro, superiore rispetto a quello di tanti altri paesi. Il secondo fattore riguarda il modello, non più sostenibile, di crescita dell’occupazione basato sulla crescita dei prezzi delle attività finanziarie (ossia sulle bolle). Secondo Gross si dovrebbe ridare maggiore peso alla manifattura.

Il fatto è che la competizione è a livello globale. La manifattura non può essere competitiva se il costo del lavoro non lo è, a meno che non si tratti di produzioni di alta qualità, le quali, però, generalmente riguardano prodotti di nicchia che non generano occupazione in grandi numeri. Insomma, non si può avere molta occupazione nell’industria se il costo del lavoro non è competitivo.

La soluzione, però, non può essere quella di aumentare i dipendenti pubblici per non far calare i salari, perché una strategia del genere non sarebbe certo più sostenibile della crescita dell’occupazione basata sulle bolle finanziarie.

In definitiva, gli Stati Uniti non possono continuare a vivere all’infinito al di sopra delle loro possibilità, nonostante riescano ancora a pagare i loro debiti stampando dollari, come hanno fatto da Bretton Woods in poi. In fin dei conti, Gross dovrebbe rispondere alla domanda che lui stesso ha posto: chi dovrebbe continuare a comprare titoli di debito di un emittente che si ostina a vivere al di sopra delle proprie possibilità?

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