In Anti & Politica, Economia, Primo Piano

DI LEONARDO FACCO

Non di rado si legge sui giornali di Robin Hood per avvalorare la tesi secondo cui le imposte sono cosa buona e giusta, dato che l’eroe di Sherwood rubava ai ricchi per dare ai poveri. In realtà, Robin Hood faceva esattamente il contrario e rubava a coloro che avevano derubato i poveri, ovvero allo sceriffo di Nottingham. Anche Tibor Machan usa la metafora di cui sopra per sostenere quanto segue: “La verità è che le imposte sono una forma di estorsione, un metodo barbaro ed una violenta violazione della libertà umana”. Oggi, è il giorno in cui entrano in vigore i primi balzelli della delinquenziale ed infame legge Finanziaria di “Tremonti-Bossi-Berlusconi”, ergo le parole del filosofo di origini ungheresi cadono a fagiolo.

Irving Kristol, anch’egli poco propenso a devolvere quattrini allo Stato ha calcato la mano in “Two Cheers for Capitalism”, nel lontano 1978: “Il principio alla base di un welfare conservatore dev’essere semplice; ove possibile, alla gente dovrebbe essere permesso di tenere i propri soldi – piuttosto che trasferirli (per mezzo delle tasse allo Stato) – a condizione che li utilizzino in un certo modo definito”. Tradotto, che ognuno faccia ciò che vuole coi propri soldi e ne sia responsabile. Esattamente il contrario della cultura che vige in Italia oggi, dove una pletora di questuanti sta sempre sulla soglia dei palazzi della politica per chiedere prebende, aiuti, carità!

Un premio Nobel come Friedrich von Hayek, giusto per completare questa breve carrellata di citazioni, alle tasse non strizza certo l’occhio: “E il problema della burocrazia è la tassazione: i governi costringono gli individui a pagare le tasse minacciandoli con la carcerazione e una simile forma di profitto garantito neutralizza l’innovazione e l’efficienza, notoriamente attributi della competizione. Condizione, quest’ultima, che richiede massima libertà di azione affinché imprenditori e consumatori possano produrre, offrire, comprare, rifiutare beni e servizi in accordo con le proprie reali esigenze”.

Ieri, su questo sito abbiamo postato un’intervista all’imprenditore greco Coustas, il quale è la dimostrazione vivente che “senza Stato è bello”.

Ad ogni buon conto non solo grandi menti straniere hanno detto peste e corna sui tributi. In Italia, la schiera degli insofferenti è vasta e si allarga in continuazione. Probabilmente, anche i liberali tiepidi si sono accorti che avere la pressione fiscale al 70% è praticamente come vivere da Kunta Kinte.

Nel bellissimo libro “For Good and Evil”, di Charles Adams sta scritto: “Presso Atene il simbolo della libertà erano le imposte indirette. L’individuo non veniva tassato direttamente; ciò che veniva tassato erano alcune attività commerciali come la vendita, l’importazione, o l’utilizzo di un bene pubblico come una strada, un ponte, una rotta navale o un porto”. In verità, anche in Italia ci raccontano che le tasse servono per le infrastrutture, dopodiché i risultati sono sotto gli occhi di tutti!

Non lo ritroveremmo nei nostri ricordi di scuola, ma è interessante che ‘ciò che più offendeva i democratici greci era il sistema fiscale dei tiranni; a loro parere, imposte dirette e tirannia erano una cosa sola! Se si fa un confronto con oggi, c’è da rimanere basiti.

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Showing 4 comments
  • Samuel Adams

    … compriamoci qualche parlamentare (svelto e bastardo quanto basta) con due soli obiettivi: tagliare la spesa pubblica e tagliare le tasse. Faremo con loro accordi precisi prima delle elezioni nei quali prevederemo anche la possibilità di accamparci davanti a casa loro per tutta la durata della legislatura (per tenerli controllati…). Non li lasceremo mai in pace. Dovranno risponderci a qualsiasi ora del giorno e della notte. “Quante tasse hai tagliato oggi?” “Sei riuscito a tagliare qualche legaccio della burocrazia?” “Hai eliminato qualche parassita statale? “; “Come mai ci sono ancora le province?” e via così. Insomma abbiamo bisogno anche noi del nostro Paniz quotidiano. E se, a fine legislatura, non saremo soddisfatti dei tagli ci penseremo noi a tagliare ….

  • Rodolfo

    ..ho paura pero che il prmo che prova ad iniziare un eventuale disubbidienza reale venga trattato come esempio x gli altri e quindi distrutto socialmente se non addirittura fisicamente….
    Non sara così facile. Ricordiamoci che alla fine sotto sotto siamo quasi in dittatura..

  • paolo cintolesi

    Leonardo, non si può che essere d’accordo, quale mezzo c’è per distruggere questa struttura STATAL-COMUNISTA? Aspettare che la maggioranza prenda coscienza di questo stato di cose? Ma la maggioranza dei residenti in Italia con questo “andazzo ci vivono bene e ci “sguazzano”. Ti dico, se non ora quando? Un caro saluto Paolo

    • leonardofaccoeditore

      La penso come a te, se si aspettano maggioranze moriremo sperando. Azioni di disubbidienza civile e resistenza fiscale possono invece diventare l’innesco di una deflagrazione devastante per quella banda di delinquenti.

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