In Anti & Politica, Economia

DI MATTEO CORSINI

“Ancora una volta i moniti della comunità europea indicano che abbiamo un governo allo sbando e non credibile. Con lo sciopero si chiede un cambiamento e serietà di fondo nel rispetto del paese. Bisogna cancellare le norme che mettono in discussione il contratto nazionale, lo statuto dei lavoratori e i diritti che non c’entrano con la crisi e che puntano a fare diventare il modello Fiat un modello per il Paese.” (M. Landini)

Così si è espresso Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, in occasione dello sciopero generale indetto dalla CGIL il 6 settembre.

Non credo, ahimè, che siano necessari “i moniti della comunità europea” per accorgersi che il governo italiano è allo sbando e non credibile. Al tempo stesso, mi chiedo se Landini si renda conto di cosa vuole la comunità europea dall’Italia, perché non si tratta di richieste che si direbbero in linea con i provvedimenti auspicati dalla CGIL.

Proprio in tema di lavoro, da anni viene chiesto all’Italia di ammodernare la legislazione in materia. Il che, finora, ha portato a provvedimenti sommamente iniqui, analogamente a quanto accaduto nel campo della previdenza. La conseguenza è stata una bipartizione tra lavoratori dipendenti “maturi” e pensionati/pensionandi che godono di diritti ai limiti del privilegio (se non oltre) da un lato, e dall’altro persone, per lo più giovani, che hanno maggiori difficoltà di accesso al mondo del lavoro e prospettive previdenziali sulle quali farebbero bene a non contare per affrontare gli anni della vecchiaia.

Il tutto perché le riforme delle anacronistiche legislazioni in materia di lavoro e previdenza risalenti agli anni Settanta sono state a lungo rimandate e, quando effettuate, hanno scaricato gli oneri sulle generazioni future per garantire a chi aveva maggior peso elettorale di continuare a beneficiare di condizioni ormai insostenibili.

Oggi Landini e compagni continuano a suonare la stessa musica di trenta o quarant’anni fa, ma se il governo facesse davvero ciò che la comunità europea chiede da tempo, il tanto contestato articolo 8 della manovra sarebbe solo il punto di partenza.

Da persona non iscritta ad alcun sindacato mi chiedo, tra l’altro, perché osteggiare così fortemente la contrattazione aziendale, dato che si tratterebbe di dare maggiore potere di trattare ai sindacalisti che lavorano in azienda e che, quindi, dovrebbero conoscere meglio le specificità di ogni territorio e di ogni singola impresa. Mi pare evidente che dal centro si tenda a considerare chi fa sindacato in periferia come mero raccoglitore di adesioni e distributore di tessere, al quale non delegare alcun potere, se non quello di eseguire le direttive che arrivano dal centro.

Se fossi un sindacalista del territorio rifletterei su questa circostanza.

Ma forse rifletto proprio perché non lo sono.

 

 

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Showing 4 comments
  • zenzero

    Bravo signor Corsini, concordo con lei.

  • Matteo C.

    X Gandhi
    Posto che gli imprenditori non erano oggetto del mio pezzo e che non ricordo di avere mai scritto dei peana a favore delle organizzazioni imprenditoriali (così come il pezzo di oggi è critico con la posizione di Landini e del sindacato di cui è segretario, non con tutti i lavoratori, ognuno dei quali è un individuo), se c’è un problema di competitività mi pare difficile attribuirne la responsabilità tutta agli imprenditori. Almeno in parte suppongo che ci sia qualcosa da migliorare anche da parte dei dipendenti.
    Detto ciò, non mi pare che le opinioni che esprimo nei pezzi pubblicati su questo sito siano assimilabili a quello che lei definisce “liberismo all’italiana…eccioè il liberismo con il c..lo degli altri”.
    Che ci sia uno squilibrio generazionale tra dipendenti che hanno determinati diritti e altri che non ne hanno alcuno è un fatto, non una panzana. Che non sia possibile estendere a tutti le condizioni dei primi è un fatto, non una panzana. Che sarebbe ora che i sindacati si rendessero conto che il mondo non è più quello dei tempi di Henry Ford è una mia opinione. Ma che il mondo non sia più quello dei tempi di Henry Ford è un fatto, non una panzana.

  • gandhi

    oddio i soliti articoli che parlano del modo del lavoro italiano come se si fosse stati nel paese delle meraviglie fino a ieri…chi ne parla lo conoscesse il mondo del lavoro italiano…infestato com’è di nepotismi, familismi e clientelismi…e poi ci venisse a parlare di un modo del lavoro più moderno, quando tra i primi a mandare avanti un modo del lavoro di questo tipo sono proprio gli imprenditori italiani, tra i meno competitivi d’Europa, come ben si è visto con l’adozione dell’euro quando scaricarono tutta la loro inettitudine imprenditoriale, sui prezzi al consumo, con una pesante speculazione sui prezzi mentre i (s)governo nicchiava e lasciava fare … su , su un po’ meno prediche che abbracciano il liberismo all’italiana…eccioè il liberismo con il c..lo degli altri…quando sio parla di liberismo in italia, normalmente si raccontano delle panzane spaziali, per colpire i lavoratori dipendenti…il liberisti all’itagliana vadano a predicare le loro baggianate chessò in Francia…si ritroverebbero con uno sciopero generale con la massima partecipazione, di una settimana…e i francesi mica sono gli italiani “pizza spaghetti e mandolino”…le baggianate pseudo liberiste, a loro non le si può raccontare !!!

  • Borderline Keroro

    “Se fossi un sindacalista del territorio rifletterei su questa circostanza.
    Ma forse rifletto proprio perché non lo sono.”

    APPUNTO.

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