In Anti & Politica, Economia

DI HANS HERMANN HOPPE

L’erronea accettazione dell’istituzione del governo come contingente ai principi base liberali di autodeterminazione, appropriazione originale, proprietà e contratto, da parte del liberalismo, ha condotto questo alla sua stessa distruzione.

Anzitutto, consegue dall’errore iniziale di considerazione di uno “status morale” del governo che la soluzione liberale all’eterno problema umano della sicurezza – un governo costituzionalmente limitato – rappresenta un’idea contraddittoria, prasseologicamente impossibile. Di contro all’intento liberale originario di salvaguardare la libertà e la proprietà, ogni governo minimo ha un’assorbente tendenza a divenire un governo massimo.

Una volta che il principio di governo – come monopolio giuridico del potere di tassazione – sia ammesso, inesattamente, come giusto, qualsiasi progetto o intenzione di restringere il potere di questo, e di salvaguardare la libertà e la proprietà individuale, risulterà fallace ed illusoria. Prevedibilmente, sotto gli auspici monopolistici, il prezzo di giustizia e protezione crescerà continuamente, mentre la loro qualità tenderà a crollare. Un’agenzia di protezione fondata sulla tassazione è una contraddizione in termini bella e buona – un protettore che diviene all’occorrenza espropriatore dei diritti dei protetti – e porterà inevitabilmente a: “PIÙ TASSE MENO PROTEZIONE”. Anche se, come i liberali hanno proposto, un governo limitasse le sue attività esclusivamente alla protezione dei diritti di proprietà privata preesistenti, la domanda di “quanta” sicurezza assicurare sorgerebbe comunque. Un rappresentante del governo, motivato (come ogni altro) dal proprio interesse e dalla inutilità del suo lavoro, ma con il potere esclusivo di tassazione, risponderebbe invariabilmente allo stesso modo: massimizzare le spese di protezione – e pressoché tutto il benessere di una nazione può essere ragionevolmente consumato dal costo della protezione – e allo stesso tempo “minimizzare (qualitativamente) la produzione” di protezione. Più soldi uno può spendere e meno deve lavorare per produrre, cosicché si troverà in migliori condizioni finanziarie.

Inoltre, un monopolio giuridico porterà inevitabilmente ad un progressivo deterioramento della qualità della protezione. Se nessuno può appellarsi alla giustizia, se non il governo, la giustizia sarà manipolata in favore del governo, nondimeno accadrà alle Costituzioni ed alle corti Supreme. Le costituzioni e le corti supreme sono le costituzioni e le agenzie del governo: qualsiasi limitazione all’agire di questo, che esse possano rispettivamente contenere o individuare, è invariabilmente valutata dai funzionari della medesima istituzione sotto “inchiesta”. Prevedibilmente, la definizione di proprietà e protezione sarà continuamente alterata e la sfera di giurisdizione progressivamente estesa a vantaggio del governo.

Secondariamente, consegue parimenti dall’errore riguardante lo “status morale” del governo che la tradizionale preferenza liberale per un governo locale – decentralizzato e territorialmente piccolo – è inconsistente e contraddittorio. Contrariamente all’intento liberale originario, ogni governo locale ha un’assorbente tendenza ad andare in direzione della centralizzazione, ed in definitiva a diventare un governo mondiale.

Una volta che sia erroneamente ammesso che per proteggere e rafforzare una cooperazione pacifica tra due individui A e B, è giustificato, ed anzi rappresenta una necessità, avere un monopolista giuridico X, scaturisce una doppia conclusione. Se esiste più di un monopolista territoriale: X, Y e Z, allora, così come non può esservi presumibilmente pace tra A e B senza X, così non può esservi pace tra i monopolisti X, Y e Z finché rimarranno l’uno nei confronti in uno “stato di anarchia”. Quindi, alfine di soddisfare il desideratum liberale di pace universale ed eterna, qualsiasi centralizzazione ed unificazione politica, e in definitiva la creazione di un singolo governo mondiale è giustificata e necessaria.

Per ultimo, consegue dall’errore dell’accettazione del governo come giusto, che l’antica idea dell’universalità dei diritti umani e dell’unità della legge è confusa e, sotto l’egida dell’uguaglianza avanti alla legge, trasformata in un veicolo di egualitarismo. In quanto agli antipodi dell’antiegualitarismo o anche del sentimento aristocratico degli old liberals, una volta che l’idea di diritti umani universali sia combinata con il concetto di governo, il risultato sarà: egualitarismo e distruzione dei diritti umani.

PER APPROFONDIRE: http://www.movimentolibertario.it/shop/?p=productsMore&iProduct=20&sName=abbasso-la-democrazia

 

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Showing 9 comments
  • FrancescoPD

    Government is not the solution to our problems; government IS the problem !
    (Ronald Reagan – 1964)

  • Borderline Keroro

    Di uscite idiote il ministro La Sovietica ne fa anche troppe.
    Con lui è come sparare sulla croce rossa.

  • Leonardo Facco

    ANCORA:
    Il ministero della Difesa acquista le auto destinate ai dirigenti

    Nulla da spiegare, nulla da ridere, niente da dichiarare. Ignazio La Russa, il ministro che pesta i piedi ai giornalisti, reagisce così all’interrogazione del deputato Pd Emanuele Fiano che gli chiede conto dell’acquisto di 19 Maserati per il suo dicastero:

    «Che male c’è? Le Maserati sono italiane e costano meno delle berline tedesche….Anche se io preferisco servirmi di una vecchia e solida Audi perché la Maserati la reputo troppo sportiva». Così il ministro Ignazio La Russa replica al deputato Emanuele Fiano del Pd che ha denunciato lo sperpero di denaro pubblico alla Difesa a causa dell’acquisto di 19 Maserati blindate destinate ai dirigenti del ministero.

  • Massimo74

    @Leonardo Facco

    Ti sei dimenticato di citare anche i 67.000 cosidetti “precari” (ma sarebbe meglio chiamarli fancazzisti) della scuola assunti in pianta stabile non più tardi di qualche mese fà,dopo che per anni si era detto che questo governo avrebbe ridotto il personale occupato nella scuola pubblica.

  • Borderline Keroro

    Oh, ma non ti va mai bene niente Leo! Sei un rompicoglioni pazzesco…
    Prova tu, tutti i giorni, andare al ministero e leggere il giornale.
    Dopo anni di approfondite letture, dopo paginate e paginate di sudoku, pause caffé, “vado un paio d’ore a fare la spesa” e cazzeggi vari, capirai che anche Maciste non ce la farebbe più!
    E bisogna assolutamente e urgentemente assumere qualcuno che ti dia una mano, mentre tu, ronfando, ti godi il meritato riposo.
    Eccheccazzo! Bisogna aiutare i servitori dello Stato a servirci meglio.

    • leonardofaccoeditore

      ;-)

    • macioz

      Consoliamoci sapendo che quando si dedicano ai cazzeggi vari fanno meno danni di quando lavorano.

  • Leonardo Facco

    UN MOTIVO FRESCO FRESCO: ROMA – La presidenza del Consiglio assumerà 33 nuovi dipendenti, di cui 12 dirigenti. Il decreto che prevede le nuove assunzioni è stato firmato dal ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta. Lo stesso ministro che nella manovra estiva aveva annunciato 300 mila licenziamenti entro il 2013 nella pubblica amministrazione. Il numero dei dipendenti di Palazzo Chigi dalle ultime stime di non meno di due anni fa era di 4.600 dipendenti. Tutti i ministeri italiani dovranno dunque “tirare la cinghia”, ma non Palazzo Chigi che potrà assumere nuovi dipendenti.
    La manovra firmata questa estate prevedeva il blocco delle assunzioni ed un taglio del 10 per cento degli “uffici dirigenziali non generali”, ma il nuovo decreto lascia libertà di assunzione proprio alla presidenza del Consiglio. Il divieto di assunzioni e l’obbligo di tagli ai dirigenti in realtà era escluso dal primo articolo della manovra di agosto proprio per la presidenza del Consiglio, le forze di polizia, l’esercito, i vigili del fuoco, le autorità di bacino e la magistratura.
    Il decreto firmato da Brunetta prevede dunque 33 assunzioni in pianta stabile, con la legge di Stabilità che per il 2012 prevede un aumento di stanziamenti a Palazzo Chigi da 456,6 milioni di euro a 486, 2 milioni di euro. Ben 20,6 milioni di euro in più, dunque un aumento del 4,4 per cento, a fronte dei tagli che tutti i ministeri dovranno affrontare. La firma di Brunetta però appare in disaccordo con i 300 mila posti di lavoro “e forse anche di più” che avrebbero dovuto snellire la pubblica amministrazione.

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