In Economia

DI ARTURO DOILO

Metà stipendio finisce nelle mani dello Stato, parola di Confesercenti: “Il 45% è una media, perché in alcuni casi i contribuenti arriveranno a pagare il 50% e oltre. Basta sommare alle imposte statali quelle locali: Irpef, Ici (sulla seconda casa) e tutto il resto”.

Il governo minimizza, ma Confesercenti non arretra – ed a ragion veduta – considerato che noi sappiamo bene che il 50% è la pressione fiscale ufficiale, che in realtà sale di altri venti punti se facciamo i calcoli come si deve ed ai costi di ogni famiglia aggiungiamo tutti i balzelli indiretti che non sono contemplati nel “paniere statale”.

“Bastano questi numeri, comunque, a dimostrare che l’Italia è il paese europeo con le tasse più alte: già da tre anni – continua Petrini della Confesercenti – abbiamo superato la Francia in questa non invidiabile classifica dei Paesi con la più alta pressione fiscale”.

Il carico del fisco è aumentato non di poco dopo le due ultime manovre, che hanno introdotto tasse sul conto titoli, iva maggiorata, aumenti di Irap per banche e assicurazioni (che pagheranno i clienti finali come è ovvio) detrazioni svanite nel nulla.

Dopodiché, ci sono anche imposte che nessuno conosce fino al momento in cui non ha a che fare direttamente con esse. L’aumento dell’imposta di registro per i trapassi auto, ad esempio, oppure ancora la tassa sugli pneumatici. No, non scherziamo, ecco la notizia: “State pensando di prepararvi all’inverno dotando la vostra auto di gomme da neve? Preparatevi a mettere ulteriormente mano al portafogli, perché per ogni pneumatico dovrete sborsare una sovrattassa di 3 euro più Iva. Lo prevede il decreto legislativo 152/06. Una norma varata «al fine di garantire il perseguimento di finalità di tutela ambientale, ottimizzando, anche tramite attività di ricerca, sviluppo e formazione il recupero dei pneumatici fuori uso e per ridurne la formazione anche attraverso la ricostruzione. Per questo «è fatto obbligo ai produttori e importatori di pneumatici di provvedere, singolarmente o in forma associata e con periodicità almeno annuale, alla gestione di quantitativi di pneumatici fuori uso pari a quelli dai medesimi immessi sul mercato e destinati alla vendita sul territorio nazionale”.

Tradotto in euro, chi dal 7 settembre scorso ha in animo di cambiare le gomme dell’auto, della moto o del camion, è tenuto a versare un contributo di smaltimento per ogni pneumatico acquistato (più Iva aumentata): 1,50 euro per ciclomotori e motocicli, 3 euro per autoveicoli e relativi rimorchi, per autocarri e autobus da 12,10 a 23,50 euro, per macchine agricole, operatrici e industriali si va da un minimo di 90 centesimi ad un massimo di addirittura 326 euro.

I guai son mica tutti qui: Come riporta il “Sole24Ore”: “Il redditometro dal prossimo anno imbarcherà anche i dati dei rapporti finanziari. La versione definitiva del nuovo strumento di calcolo dei redditi «presunti» dei contribuenti sulla base delle spese effettuate sarà presentata a metà ottobre alle categorie, dopo di che sarà disponibile per i contribuenti il software per calcolare la correttezza della propria situazione fiscale”. In parole semplici, i vostri conti correnti, dal 2012, finiranno nel redditometro.

Come direbbe Mike Bongiono… “Allegria”!!!

 

 

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Showing 6 comments
  • daniele

    Per me quelli di Equitalia faranno i duri solo al nord (visto che i babbi pagano e stan sempre zitti) perchè in meridione ( tipo Napoli o Palermo) se si presentano non so come va a finire….al massimo gli faranno le scarpe di cemento!!!

    • paolo

      Ma i conteggi sono fatti sul LORDO oppure su NETTO percepito. Dico questo perché la differenza è notevole. Se si calcola sul netto e la tassazione è al 50%, sul lordo (la ricchezza prodotta da chi lavora) è complessivamente del 75%. Non capisco perché la gente continui a chiudere gli occhi davanti a questi dati.

  • Mirco Romanato

    Manderanno in fallimento o faranno comunque chiudere un mucchio di artigiani ed aziende. Al meglio si sposteranno fuori dall’Italia, al peggio andranno in pensione anticipata.

    • leonardofaccoeditore

      vero

  • Borderline Keroro

    Delinquenti al potere

  • Leonardo Facco

    CARO DOILO, ECCOTI EQUITALIA IN AGGIUNTA:

    Equitalia, due mesi per pagare poi ti pignorano la casa.
    Nuove regole al via. Lo Stato vuole incassare 13 miliardi. Si deve saldare ancora prima di un processo che definisca chi ha ragione
    di CORRADO ZUNINO

    ROMA – L’Agenzia delle Entrate cala l’arma “fine del mondo” sui contribuenti: in modo silenzioso, dopo un rinvio estivo e tre rivisitazioni in altrettanti decreti, ventiquattro ore fa l’Agenzia ha offerto al mastino Equitalia uno strumento di rara efficacia. Dopo 60 giorni dall’avviso al contribuente (“Devi pagare”, e si parla di debiti con lo Stato contratti a partire dal 2007, imposte sui redditi, Iva, Irap), l’Equitalia guidata da Attilio Befera, l’istituzione più temuta del paese, potrà attivare i suoi mezzi per recuperare il debito. Senza muovere un passo, potrà iscrivere ipoteca sull’artigiano considerato infedele (facendo scattare una comunicazione alla centrale rischi delle banche con conseguente chiusura dei fidi), potrà pignorare il suo conto corrente (rendendo impossibile il pagamento di dipendenti e fornitori), avviare i pignoramenti presso terzi (sono i crediti dei clienti, Equitalia ha il potere di arrivare anche lì) e far partire le ganasce fiscali su auto e van posseduti.

    Da ieri, il “titolo di debito” è immediatamente esecutivo: basta un avviso per considerarti in mora. Non c’è più bisogno di istruire una cartella esattoriale che, ricorsi compresi, portava al saldo dell’eventuale debito entro 15-18 mesi. Il problema è che in quattro casi su dieci i ricorsi davano ragione al contribuente. Già. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha chiesto al suo braccio destro Befera certezza di entrate, gli ha assegnato l’obiettivo 13 miliardi per la prossima raccolta fiscale e, quindi, gli ha offerto una legge che dà al Fisco poteri mai visti nella storia della Repubblica. Entro 61 giorni dall’avviso – a prescindere dal fatto che l’avviso sia stato ricevuto o dorma in un ufficio delle Poste, in una Casa comunale – il contribuente o paga l’intera somma o contesta pagandone un terzo (più gli interessi maturati). Si deve saldare prima ancora dell’istruzione di un processo amministrativo che definisca chi ha ragione. Di fronte al ricorso del cittadino, per sei mesi gli agenti della riscossione non potranno avviare pignoramenti, ma potranno ipotecare una casa e bloccare un’auto. Se Equitalia, poi, si convince che c’è “fondato pericolo” di perdere il credito, ha il mandato per fare quello che crede: sequestrare una pensione, mandare un bene all’asta immobiliare. Se il colpito dimostrerà di avere problemi di liquidità – novità della terza e ultima rivisitazione – chiederà a un giudice tributario una sospensiva per fermare l’azione (per 150-180 giorni) oppure aderirà a un concordato (sconto con trattativa).

    “Non esiste più diritto alla difesa, devi versare che tu abbia torto o ragione”, attacca l’avvocato Alberto Goffi, consigliere regionale Udc del Piemonte, riferimento della rivolta anti-Equitalia. “Si sta colpendo chi ha fatto dichiarazioni fedeli e oggi, a causa della crisi, non è in grado di pagare le tasse. Non puoi impugnare quello che hai dichiarato, è la condanna a morte delle imprese oneste”. Pietro Giordano, segretario Adiconsum: “Con questi tassi prossimi all’usura crescerà il debito dei contribuenti, le misure introdotte a luglio vengono vanificate”. Già, sull’onda delle sconfitte alle amministrative e le conseguenti urla della Lega (“tutta colpa di Equitalia”), a inizio estate il governo innalzò a 20 mila euro il tetto per l’ipoteca sulla prima casa, pretese due avvisi prima di apporre le ganasce fiscali e allungò a 72 mesi le rate per i debiti. Quindi, per cercare di diminuire il gigantesco contenzioso fermo nelle commissioni di ricorso, l’Agenzia ha avviato un mini-condono per chi aveva contestato. Ieri, però, è stata sguainata l’arma letale: “60 giorni per pagare”. A fine mese arriverà il redditometro, quindi il carcere per gli evasori. I dirigenti dell’Agenzia: “Ora possiamo andare avanti spediti, gli esattori punteranno al sodo. Usciamo dall’Ottocento, entriamo nel Duemila”.
    (02 ottobre 2011)
    http://www.repubblica.it/economia/2011/10/02/news/equitalia_nuove_regole-22546403/

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