In Anti & Politica, Economia

DI GIACOMO ZUCCO

Che fare, per lottare efficacemente contro l’oppressione fiscale? La domanda è una di quelle decisamente impegnative. La risposta, a dispetto della sicumera con cui molti ne sostengono una propria versione, non è univoca o scontata. Il sistema estorsivo statale è stato costruito in modo complesso, intricato, ambiguo, e non esistono strategie semplici e ovvie per contrastarlo. Per chi si propone di organizzare, coordinare e promuovere questa lotta, quindi, l’impostazione migliore è probabilmente la stessa alla quale gli esseri umani ricorrono quando vogliono trovare soluzioni complesse a problemi complessi in campo economico: lasciare agire la concorrenza, mettere in competizione varie alternative, decentrare e differenziare le linee d’azione. Nell’ambito di questo approccio, a ogni strategia che non sia intrinsecamente immorale o palesemente irrazionale deve essere consentito di svilupparsi, con l’appoggio attivo di chi ritiene di investirci qualche sforzo (pur senza la certezza matematica di risultati), con la massima attenzione e agevolazione da parte di tutti e senza “scomuniche” preventive o “veti” da parte di nessuno.

Uno dei metodi praticabili è quello della promozione culturale delle idee libertarie e la diffusione di consapevolezza relativamente alle contraddizioni logiche, etiche ed economiche delle pretese stataliste. Un altro metodo possibile è quello della pressione continuativa e attiva sul sistema politico, tramite tutti i punti di contatto che esso mostra: dalle candidature dirette di “guastatori” fiscali, ai referendum popolari, alla somministrazione trasversale di “pledge” tematici ai candidati, alla proposta di policy concrete e soluzioni, fino al “lobbying” puro e semplice. Un terzo metodo è quello della resistenza fiscale, passiva o attiva, parziale o totale, dichiarata o silenziosa. Un’ulteriore possibilità d’azione, che confina parzialmente con le prime tre, è quella, per la verità molto consolidata nell’ambito di diverse battaglie politiche (molte delle quali si pongono agli antipodi della nostra), della manifestazione di piazza. Tutti questi metodi, nessuno escluso, presentano punti deboli, problematiche, controindicazioni e rischi strategici … ciononostante, nell’incertezza che caratterizza ogni previsione su un sistema complesso, ognuno di essi è interessante e può portare frutti positivi, sebbene parziali e non garantiti.

In particolare, una manifestazione di piazza rischia di fallire per scarsa partecipazione, per comportamenti irresponsabili di alcuni partecipanti, per oscuramento strategico da parte dei media … oppure può “riuscire” magnificamente senza che ciò porti ad alcun reale cambiamento nell’ambito della politica, nel caso specifico della politica fiscale. Però può anche servire a molto: può porre il tema come centrale nel dibattito pubblico, può mostrare alla politica un segmento di popolazione potenzialmente interessante (ovvero da cui guardarsi, oppure di cui cercare di accalappiarsi il favore), può rassicurare gli animi più pavidi e convincere quelli più titubanti, può contribuire a rinsaldare e a connettere il fronte anti-tasse (creando legami sia funzionali che personali).

Scendendo nei dettagli, quali sono i precedenti? L’avventura dei Tea Parties negli Stati Uniti dimostra che l’utilità delle proteste di piazza sul tema fiscale esiste: quando si convince a manifestare proprio “coloro che non manifestano mai”, ovvero coloro che lavorano, studiano seriamente, producono ricchezza, vivono la propria vita senza pretendere nulla dagli altri … allora la politica inizia a percepire che il pasto non può essere sempre gratis… e che anche chi è sereno, pacifico, responsabile e industrioso può essere capace di mostrare i denti e di vendere cara la pelle, se è costretto a farlo. Il Tea Party Movement statunitense è nato proprio da coordinamenti informali di eventi di protesta, e da essi si è evoluto fino a diventare una potente lobby virtuosa di pressione sulla politica, fino a stravolgere la politica federale ai suoi massimi livelli!

Anche in Italia c’è un precedente: il 23 novembre 1986, a Torino, oltre 30.000 persone sfilarono in un’imponente marcia contro il fisco vessatorio, senza etichette ideologiche né bandiere partitiche: si trattava di quelli “che non sfilano mai”, e che difendevano semplicemente il loro diritto a vivere del loro lavoro! In questi 24 anni ci sono state molte illusioni e delusioni, quindi è chiaro che una simile movimentazione non è replicabile … ma ora la situazione è molto più drammatica di quella del 1987: occorre ritornare a mostrare al palazzo che le politiche di ruberia e parassitismo possono trovare una civile ma ferma opposizione. Il mio appello quindi è quello di rinnovare questo tentativo, tutti quanti, senza divisioni personalistiche o distinzioni intellettualoidi!! Il prossimo 26 novembre sarà il sabato più vicino all’anniversario di quello storico pomeriggio del 23 novembre 1986… e coinciderà con un momento di gravità senza precedenti nella crisi del paradigma statalista (in particolare di quello Italiano). L’occasione è ottima, e non può andare sprecata. Ma perché una simile opzione abbia qualche possibilità di successo, è necessaria la massima partecipazione da parte di tutti: chiunque non sia preventivamente convinto che questo tipo d’azione non possa avere abbia ricadute positive (e come ho cercato di spiegare più sopra, questa convinzione è a mio parere irrazionale e contraria ai fatti), dovrebbe a mio parere sentirsi chiamato a collaborare al massimo delle sue potenzialità: aiutando ad organizzare se ne ha la capacità e le risorse, partecipando se ne ha la possibilità, e comunque in ogni caso diffondendo e propagandando l’iniziativa tramite tutti i canali disponibili, sia personali che mediatici!

Invece di Torino, questa volta abbiamo scelto la più dinamica Milano: “capitale economica” del paese (e quindi di conseguenza “capitale dei taxpayers”, in un paese in cui l’economia è cannibalizzata dallo stato), luogo logisticamente e organizzativamente più semplice da affrontare, città simbolo di cambiamento in molte occasioni del passato. La collocazione, tra l’altro, permette di unire alla contestazione senza sconti alla politica economica disastrosa del governo di centro-destra (aumento dell’IVA, rincari nelle accise sui carburanti, massacro fiscale dei piccoli risparmiatori, “contributo di solidarietà”, concessione di poteri senza limiti e senza senso a Equitalia, spettro della patrimoniale e del prelievo forzoso sui conti correnti… il tutto perpetrato da uno schieramento politico che aveva chiesto voti promettendo “Meno tasse”!) anche quella contro le recenti “brutte sorprese” riservate ai milanesi dalla una giunta di centro-sinistra, che si è distinta per l’introduzione di un’addizionale IRPEF, il rincaro delle tariffe dei servizi offerti in monopolio dal Comune o dalle sue controllate e l’estensione delle varie gabelle pseudo-ecologiche (diminuendo in questo modo anche le possibilità di strumentalizzare politicamente la nostra protesta da una parte e dall’altra)! Il luogo specifico è ancora in corso di definizione (stiamo cercando di minimizzare gli ostacoli burocratici posti dal Comune, come anche gli eventuali i costi personali ed economici provenienti da possibili violazioni di quegli ostacoli), ma si tratterà in ogni caso di una piazza attorno al centro di Milano: probabilmente Piazza S. Babila, o Piazza S. Carlo, o Piazza della Scala. Fissando la manifestazione a Milano il 26 novembre, tra l’altro, possiamo cogliere l’occasione di unire le forze con gli organizzatori della manifestazione in supporto di Ron Paul, che si terrà la mattina stessa davanti all’ambasciata milanese degli Stati Uniti d’America (non devo certo spiegare in questa sede chi sia Ron Paul o quale sia l’importanza della sua corsa alle primarie presidenziali americane).

La mia premessa è stata lunga… la mia conclusione è invece molto semplice: ci troviamo TUTTI in piazza, in centro a Milano, alle 14:30 di sabato 26 novembre!

P.S. Confermate se potete la vostra presenza sull’evento facebook, che verrà aggiornato con i dettagli del caso e utilizzato per ogni comunicazione: http://www.facebook.com/event.php?eid=173257432754828

 

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