In Economia

DI MATTEO CORSINI

“L’Italia, non meno di altri Paesi, deve ricorrere, per poter finanziare il proprio debito, ai mercati internazionali, che anche attraverso la speculazione diventano i creditori degli Stati. La crisi economica globalizzata ha creato un conflitto fra diritti dei creditori e diritti dei cittadini. E così alle democrazie europee e ai loro votanti vengono imposti i non sempre limpidi interessi dei creditori che, come nelle attività economiche di diritto privato, minacciano gli Stati debitori di default, parola più stravagante e delicata di quelle brutali come fallimento e bancarotta. È tempo allora che i Paesi debitori abbandonino la tirannica speculazione dei mercati e si rivolgano ai prestatori ufficiali. Non resta qui che una sola strada, cioè far diventare la Banca Centrale Europea – privata dei poteri di indirizzo economico – il prestatore di ultima istanza, che acquista i titoli dei debiti pubblici degli Stati debitori sottraendoli alla speculazione e al default.” (G. Rossi)

Evidentemente a corto di idee per il suo editoriale della domenica da inviare al Sole 24 Ore (gli editorialisti di punta della domenica sul giornale di Confindustria, che sostiene senza pudore di essere a favore del libero mercato, sono Guido Rossi e Giuliano Amato, le cui storie personali avvicinano il primo al comunismo e il secondo al socialismo. Ognuno ne tragga le conclusioni che ritiene appropriate), Guido Rossi ricorre alla tecnica del copia e incolla. Di questi tempi, infatti, le prese di posizione a favore della monetizzazione del debito da parte della Bce spuntano da ogni parte, come i funghi in un bosco dopo un acquazzone.

E’ una posizione che ho già criticato più volte, ma che nel caso di Rossi ritengo meriti una considerazione particolare. Tra i sostenitori degli acquisti senza limiti di titoli di Stato da parte della Bce, infatti, sono in molti ad ammettere, seppure a denti stretti, che ciò potrebbe comportare problemi (a mio parere, l’errore principale di costoro è l’uso del condizionale).

Guido Rossi, che ama inveire contro gli speculatori e depreca un giorno sì e l’altro pure le disuguaglianze tra ricchi e poveri, pare ritenere che sia possibile avere qualcosa in cambio di nulla. Sì, perché se la soluzione al problema del debito eccessivo fosse stampare denaro, allora non si vede per quale motivo dovrebbe essere consentito il default non solo di un emittente sovrano, bensì di qualsiasi debitore.

Creare denaro – attività che gli Stati concedono in monopolio alle banche centrali, delle quali nominano i vertici ma che amano fingere e far credere siano organismo perfettamente indipendenti – ha un costo di produzione insignificante. Con la diffusione dei pagamenti elettronici non è quasi più necessario neppure stampare cartamoneta. Perché, allora, non prevedere, ogni volta che un debitore (pubblico o privato che sia) è a corto di denaro, che la banca centrale gli fornisca la liquidità sufficiente a restare solvibile? Probabilmente perfino i più convinti inflazionisti non si sono finora spinti a suggerire un’operatività del genere perché, a quel punto, sarebbe evidente a chiunque che la moneta fiat non ha alcun valore (per meglio dire, perderebbe ogni residuo valore fiduciario).

La maggior parte di coloro che ritengono auspicabile un atteggiamento più espansivo da parte della Bce sono soliti sostenere che gli acquisti di titoli di Stato non hanno effetti inflattivi perché la stessa banca centrale sterilizza i suoi interventi. Da un punto di vista aggregato, in effetti, è ciò che finora è stato fatto. Secondo i dati ufficiali di fonte Bce, dal maggio 2010 (quando è stato introdotto il programma di acquisto titoli) al 18 novembre 2011 la banca centrale ha acquistato sul mercato secondario 194.5 miliardi di euro di titoli di Stato. Di recente si tratta per lo più di Bonos spagnoli e BTp italiani. Data l’attuale sfiducia reciproca tra le banche, risultano depositati in Bce oltre 230 miliardi di euro. La banca centrale provvede inoltre, quando lo ritiene opportuno, a tenere aste di assorbimento di liquidità.

Questo, secondo i fautori del quantitative easing in salsa europea, allontanerebbe lo spettro delle ripercussioni inflazionistiche del programma di acquisto di titoli di Stato. Si tratta, però, di una conclusione errata a cui si giunge considerando i dati solo in modo aggregato. Il primo effetto distorsivo di ogni manovra di allentamento monetario consiste nella redistribuzione di ricchezza a favore dei percettori del flusso di nuovo denaro e a danno di coloro che ne beneficeranno successivamente (o, peggio, non ne beneficeranno affatto). E’ indiscutibile che se in un sistema economico, a parità di altre condizioni, la quantità di denaro aumenta, il potere d’acquisto del denaro stesso deve diminuire, ancorché in modo non omogeneo nei confronti dei diversi beni e servizi. E il primo effetto non è un aumento parallelo di tutti i prezzi, bensì una variazione della struttura dei prezzi relativi.

Nel caso specifico, gli acquisti di titoli di Stato da parte della Bce calmierano il rendimento degli stessi, beneficiando i venditori, l’emittente ed eventualmente i contribuenti tassati dall’emittente a danno dei compratori e, in ultima analisi, di tutti gli altri contribuenti europei.

Si tratta di provvedimenti di politica fiscale anche se attuati dalla Fed o dalla Bank of England, le quali, peraltro, hanno un unico emittente sovrano di riferimento. Nel caso della Bce si aggiunge la distorsione tra i rendimenti di mercato dei diversi emittenti sovrani.

Quanto più la soluzione dei problemi di debito appare dolorosa, tanto più, storicamente, si sono fatte insistenti le richieste di monetizzazione del debito. Ma è bene essere consapevoli che non esiste la possibilità di ottenere qualcosa in cambio di nulla. Quella dell’affogare il debito in un mare di denaro fresco di stampa appare una soluzione indolore o meno dolorosa di altre. Nel breve periodo indubbiamente lo è. Il problema, però, è che non si tratta di una soluzione. Per cui il problema resta e, presto o tardi, i nodi tornano al pettine.

Il tutto, ovviamente, in barba alla tanto citata e invocata equità.

LA PROVOCAZIONE

Con la crisi dell’euro e gli spread alle stelle il sentiment anti-tedesco e anti Europa sta montando a livelli record, tracimando dalla destra piu’ becera e ignorante (i tapini che dopo 11 anni fanno ancora il paragone con il caffe’ a 1000 lire) fino a frange non sospette della sinistra da sempre sostenitrice del progetto Ue. Wall Street Italia si assume la responsabilita’ della provocazione in pagina, pubblicando questo video, un doppiaggio con didascalie del famoso film “The Rise and Fall of the Third Reich”. Di euro, Germania, spread, banche, poteri forti vs democrazia e di quale Europa vogliamo (o non vogliamo) e’ il caso che cominciamo a parlare con la massima trasparenza, apertura mentale, coraggio. Il video/spoof (satira drammatica) si intitola “Hitler finds out about the Eurozone crisis”. Per il film originale “The Rise and Fall of the Third Reich”, con Richard Basehart (attore protagonista), Lalo Schifrin (attore), Jack Kaufman (regista). (Wall Street Italia)

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E QUI MONTI, “L’EUROPEISTA”

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Showing 4 comments
  • Giacomo Petrella

    Se la Merkel cede e si apre la strada agli eurobonds, in buona sostanza pagheremmo noi, con inflazione da cartastraccia, i profitti di chi sta rastrellando titoli di debito a nulla? E’ un ragionamento corretto il mio?

  • Roberto Fedeli

    Un commentino sul video di Monti ci sta tutto, è palese, forse anche troppo. Io odio lo stato, odio quei ladri della libertà che oggi sono chiamati politici, ma qui addirittura un politico non eletto, che esplicitamente dice di voler schiavizzare uno stato o meglio, vendere la nostra schiavitù a terzi grazie alla crisi è il massimo.
    Non so se mi sono spiegato, quello che sta facendo potevo immaginarlo unendo i puntini, ma qui stiamo raggiungendo livelli di schiavitù sempre maggiore addirittura annunciata così, come se niente fosse.

  • Borderline Keroro

    RIpeto quanto ebbi già modo di dire tempo fa riguardo a Guido Rossi: come juventino spero che gli venga un coccolone subito.
    A prescindere dal tifo anche.
    Il fatto che scriva per il giornale di confindustria indica chiaramente quanto falsi e ipocriti siano i media italiani.

  • danilo

    concordo in pieno.
    a questo punto però se non si stampa denaro illimitatamente (cosa che possono fare per es. la fed e la banca centrale del giappone, che infatti nessuno aggredisce anche se usa e giappone hanno un rapporto debito pil ben più alto del nostro), si tagliano di brutto i costi del pubblico.
    questa soluzione sarebbe eccezionale, però ricordiamoci che bisogna spiegare agli italiani che si allungherà l’età lavorativa, si taglieranno altri costi di welfare (sanità più di tutti) e un po’ di dipendenti pubblici dovranno essere mandati a casa (proprio come i loro colleghi del privato, quando le proprie aziende sono in serie difficoltà)
    siamo sicuri che le tensioni sociali che ne deriveranno saranno sopportabili? il governo attuale (o qualsiasi altro governo in italia) sarà in grado di pensare e di attuare simili strategie? io purtroppo ne dubito fortemente (eufemismo).
    vedo poca affezione nei valori della politica, poca grinta per il sacrificio e per raggiungere obiettivi importanti da parte dei giovani; vedo invece volontà di avere oggi più che mai un “posto sicuro” nel mondo del lavoro, proprio quando le condizioni paradossalmente sono le meno favorevoli per gli impieghi, ed infine una scarsa propensione verso le attività autonome, che restano in ogni società libera il vero nerbo per la produzione e la redistribuzione del reddito, grazie alla funzione socio-economica dell’imprenditore, che tanto bene ci ha spiegato decine di anni fa Schumpeter.
    la transizione sarà durissima, ma resto comunque ottimista, perché la volontà di avere ogni giorno un po’ di più del giorno precedente, forzerà le persone ad un cambio di mentalità.
    la velocità del raggiungimento dl traguardo sarà il risultato anche dell’attività della nostra classe politica (qui starà il freno).
    grazie, danilo

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