In Anti & Politica, Economia, Primo Piano

DI MATTEO CORSINI

“Un gruppo di genitori si era organizzato per potersi scambiare il servizio di babysitting: la cooperativa stampava e distribuiva dei certificati per ogni ora di babysitting effettuata, così che ogni famiglia potesse poi spendere quei certificati e avere le stesse ore in cambio. Una sorta di baratto tra famiglie: io faccio da babysitter a te, e tu lo fai a me. Per ragioni varie, a un certo punto il numero dei coupon in circolazione era diminuito: ogni coppia voleva, avendo pochi coupon, riservarli per serate speciali e dunque diminuivano le occasioni di fare e di ricevere il servizio. Che cosa pensarono i membri della cooperativa? Semplice, stamparono più certificati, così crebbe la voglia di uscire e si mise in marcia un circolo virtuoso: più uscite, più babysitting, più persone contente, quelle che uscivano e quelle che accumulavano crediti per le loro prossime uscite.” (C. Galimberti)

Claudia Galimberti ha riportato questo esempio nella pagina domenicale che cura assieme a Fabrizio Galimberti sul Sole 24 Ore (Il Sole Junior – L’economia spiegata ai ragazzi). Se l’intento era quello di evidenziare gli effetti positivi della immissione di denaro fresco di stampa, mi pare che l’esempio si presti a più di una osservazione critica.

Partirei dal contesto: una pluralità di famiglie che decidono di costituire una cooperativa allo scopo di scambiarsi prestazioni di babysitting.

Suppongo che si debba dare per scontato che quando l’iniziativa è al suo inizio vi siano concrete occasioni di scambio tra le diverse famiglie. In altri termini, non solo tutte le famiglie hanno bisogno del servizio e sono anche disposte a prestarlo, bensì devono avere l’esigenza di usufruire del servizio in serate diverse.

Correttamente, il certificato viene ricevuto dopo aver prestato il servizio. Ciò significa che o si costituisce un fondo iniziale pari al controvalore attribuito alla singola prestazione, stampando altrettanti certificati da distribuire ai soci in proporzione ai versamenti effettuati, oppure qualcuno parte lavorando a credito, e qualcun altro va a debito.

Supponiamo che tutto proceda a meraviglia, ma a un certo punto, “per ragioni varie”, diminuisce il numero dei coupon in circolazione. In sostanza, si può arrivare a una situazione del genere se tutti (o molti) iniziano a voler ricevere il servizio nelle stesse serate. In un contesto di libero mercato, le prestazioni fornite in quelle serate inizierebbero ad avere un valore maggiore, ossia a essere scambiate per più di un certificato. Pare, invece, che nella cooperativa il sistema dei prezzi sia fisso.

Stampare nuovi certificati può risolvere il problema, come nell’esempio citato da Galimberti? Ovviamente no. Stampare più certificati può solo favorire qualcuno e non altri. Infatti, se i nuovi certificati fossero distribuiti in misura identica a tutti i soci, di fatto non cambierebbe nulla; chi non era disposto a fornire il servizio al sabato, supponiamo, non sarebbe disposto a farlo neppure dopo. Se, viceversa, i nuovi certificati fossero distribuiti solo ad alcuni soci – pare di capire, in cambio di nulla – costoro in effetti avrebbero un pasto gratis, ma se la stampa di nuovi certificati a fronte di nessuna prestazione fosse fatta “una tantum”, ben presto si tornerebbe alla situazione di prima. Si noti, comunque, che nel caso in esame viene commessa una frode ai danni dei soci che non ricevono i certificati gratis.

Nel caso, invece, la stampante dei certificati entrasse in funzione in modo ripetitivo senza che a fronte dei certificati emessi vi fosse la prestazione effettiva del servizio, a lungo andare i soci frodati finirebbero per rendersi conto dell’inganno, anche perché i prezzi delle prestazioni in termini di certificati subirebbero una pressione al rialzo, soprattutto nelle serate con maggiori richieste di servizio.

A quel punto, addio cooperativa del babysitting. Altro che persone più contente! In definitiva, resta sempre valido un concetto di puro buon senso: non si può creare ricchezza dal nulla.

Qualcuno si stupisce se rivelo che la fonte dalla quale Claudia Galimberti ha tratto l’esempio della cooperativa di babysitting è Paul Krugman?

 

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  • Fidenato Giorgio

    Se fosse come dici tu, non sarebbero necessari tutti quei Q.E. che ci sono stati. Non è così facile riavere i soldi indietro, primo perché gli investimenti non stanno andando bene per il motivo che sono tutti malinvestimenti. Poi la riserva significa che sei soldi a vista che una banca ha un in dato momento (cioè un risparmiatore ha scritto sul suo conto corrente una certa cifra, e la somma di tutte queste cifre fa un certo importo), non esistono perché sono impiegate negli investimenti. Solo una piccola riserva è effettivamente disponibile, tutto il resto è stato dato a prestito. Questa è la grande truffa. Se ci metti poi i fallimenti che incrementano notevolmente grazie a questi malinvestimenti, ti renderai conto del perché queste banche prendono a prestito soldi creati dal nulla delle banche e ti renderai conto che molto probabilmente non li riceveranno più indietro perché gli investimenti che sono sti finanziati si stanno dimostrando tutti fallimentari e quindi non restituibili. Questa è il grande disastro che si sta affacciando all’orrizzone. Grazie per i complimenti.

  • Lorenzo

    È evidente che questa cooperativa non esiste, se fosse esistita non avrebbe funzionato nel modo descritto dalla Galimberti.
    Vergognosa Galimberti, un economista o un qualsiasi ricercatore ha il dovere di citare CASI REALI e non inventati di sana pianta.

  • firmato winston diaz

    Mi pare che l’esempio evidenzi un fatto reale: che il denaro tende ad essere tesaurizzato, per cui tende a diminuire la quantita’ del circolante, con conseguente paralisi dell’economia. Ragione per cui, a suo tempo, e’ stato eliminato il gold standard, permettendo la creazione di circolante tale da tenere in moto l’economia di scambio. Cio’ evidentemente fa emergere un altro problema: se viene creato continuamente nuovo denaro, cosa che oggi avviene addirittura per incrementare artificialmente una propensione alla spesa che ha l’unico scopo di tenere in piedi attivita’ produttive ormai obsolete e fuori mercato, esso viene risparmiato e tesaurizzato in accumulo fino a raggiungere quntita’ che possono superare di ordini di grandezza il circolante. A quel punto esiste una quantita’ totale di denaro che non ha piu’ nessun corrispettivo nelle merci esistenti. Appena questo fatto arriva alla percezione dei risparmiatori, si scatena la corsa alla conversione del denaro in merci, ed esplode incontrollabile l’inflazione. Il denaro e’ inflazionato, non vale piu’ nulla, e il gioco ricomincia da capo.
    Onestamente, sentite le ragioni dei keynesiani, sentite quelle dei monetaristi, sentite quelle degli austriaci, per quel che ne ho capito, non vedo come si possa porre rimedio definitivamente in alcun modo a queste problematiche se non con una navigazione a vista.
    Al momento, se ho ben capito, il governo italiano sta cercando, colpendo risparmi e patrimoni, di correggere il problema spostando l’ago della bilancia dalla parte delle cicale (la peggiore in assoluto e’ la spesa pubblica, che non viene neanche sfiorata a fronte di un aumento della tassazione del 20 per cento).
    COme fa notare indirettamente uno dei commenti, in caso di stampa di denaro fresco, a goderne appieno sono i primi beneficiari, che mantengono il potere d’acquisto, ma man mano che si scopre l’inganno, e l’inflazione aumenta, scatta l’effetto valanga che fa sentire i risparmiatori truffati (e lo sono in effetti).
    CHe le nostre societa’ del resto premino le cicale a spese delle formiche, e che i consumatori siano al servizio della produzione delle merci piu’ che il contrario, non mi pare una novita’ ne’ un mistero.
    Sussiste comunque anche il problema della tesaurizzazione, del risparmio, che non vedo come possa essere risolto.
    I miei sono solo pensieri in liberta’, sono un dilettante, prendete quanto sopra per quel po’ che puo’ valere.

    • firmato winston diaz

      “Sussiste comunque anche il problema della tesaurizzazione, del risparmio, che non vedo come possa essere risolto.”
      Precisazione: fermo restando che e’ sacrosanta la liberta’ del risparmiatore di non spendere i suoi soldi, e che le politiche keynesiane, inflazionando la moneta allo scopo di promuovere il consumo, costituiscono una forma esplicita di esproprio. Allo stesso modo in cui lo e’ la spesa pubblica in deficit, che prima poi dovra’ essere coperta, o inflazionando la moneta o con maggiori tasse a coprire per soprammercato pure gli interessi. In ogni caso, con queste politiche, e’ lo Stato che costringe il cittadino a spendere e consumare, facendo cio’ contro la sua volonta’ sia’ nella misura della spesa, sia nella direzione in cui questa e’ effettuata.
      Sara’ anche civilta’ questa… comunque resta il fatto che in questo modo la persona viene posta al servizio della merce, soggetto dell’azione economica non e’ piu’ la persona, che si deve adeguare, ma le merci .

    • Fidenato Giorgio

      Il problema della tesaurizzazione è legata alla riserva frazionaria. Se non esistesse questa truffa, l’individuo che decide di non dare i suoi soldi in prestito dovrebbe pagare la banca per la sua funzione di conservazione dei suoi risparmi in banca. Se succedesse questo e molti individui optassero per la tesaurizzazione, i tassi d’interesse aumenterebbero moltissimo visto che la quantità di moneta disponibile per gli investimenti diminuirebbe pesantemente. Quindi molto probabilmente la crescita dei tassi di interesse spingerebbe i risparmiatori a prestarli e a rimetterli in circolazione. Inoltre un’eccessiva tesaurizzazione farebbe si che i prezzi dei prodotti calerebbero di molto perché con la moneta che rimane devono essere soddisfatti i bisogni delle persone. Quindi, in conclusione, non vedo che la tesaurizzazione comporti grossi problemi!!!!

      • myself

        Concordo, il risparmio è innanzitutto un legittimo diritto, in secondo luogo non è realistico che sia causa di problemi. Però non capisco perchè dici che la riserva frazionaria è una truffa.

        • Fidenato Giorgio

          La riserva frazionaria è il meccanismo truffa per eccellenza del sistema fiat money!!!! Mentre in cassa, a disposizione dei risparmiatori, ci sono 1000 €uri la banca ne ha prestati in giro quasi altrettanto, dipende dal coefficiente di riserva adottato dalla stessa. Questi creano dal nulla soldi che dicono di avere in cassa mentre non ci sono. Inoltre non dicono ai depositanti che i loro soldi sono stati prestati e fanno apparire sul loro conto o sul loro libretto che ci sono a vista i risparmi che loro hanno depositato. Tant’è che se tutti i risparmiatori si recassero in banca contemporaneamente a chiedere indietro i loro risparmi, non ci sarebbero. In un sistema sano, dovrebbe accadere che la riserva frazionaria dovrebbe essere il 100%. Questo comporterebbe che quando la banca presta dei soldi dovrebbe ricevere l’autorizzazione dai depositanti i quali saprebbero che da quel momento fino alla scadenza del prestito, non hanno più i soldi sul loro conto a disposizione.

      • firmato winston diaz

        Occhio che se tutti i risparmiatori andassero a prelevare i loro risparmi, in realta’ basterebbe che la banca avesse indietro solo una piccola parte di cio’ che ha prestato per onorare il proprio debito… piu’ volte la banca presta cio’ che ha in deposito, piu’ facilmente onora i propri debiti. Gli “austriaci” dilettanti non e’ che, con un eccesso di semplificazione, ce la raccontano proprio tutta giusta… In ogni caso resta il problema della leva, il sistema bancaro e’ considerato a posto se presta fino a 7 volte cio’ che ha in deposito, pero’ di norma lo fa in cambio di solide garanzie ipotecarie o stipendi statali, garanzie che d’altra parte, come dimostra il caso americano sui mutui immobiliari, hanno tutt’altro che un valore stabile e sicuro nel tempo, mentre, come dimostra il caso italiano, rendono il posto statale intoccabile (per la salute delle banche).
        In questo momento comunque, pur essendo il mondo economico inondato di liquidita’, in pratica si sta sperimentando una sua carenza, probailmente per la sfiducia che serpeggia ovunque, e il fatto basilare che il denaro e’, nella sua essenza di base, fiducia nella stabilita’ del sistema.
        Mah, temo che controllare del tutto i fenomeni economici sia al di la’ della portata di entita’ terrene.
        Certo che priorita’ dei governi attuali e’ chiaramente quella di stampare soldi per far funzionare un sistema produttivo che produce roba che la gente non vuole piu’, infatti accoppiano tale inondazione di moneta (che di norma e’ a prestito, per non far esplodere da subito l’inflazione) a mille normative che servono a costringere la gente a spendere per tenere in moto una macchina produttiva sempre piu’ vacuamente autoreferenziale. Il reddito liberamente disponibile alle persone, tolta spesa pubblica decisa dallo stato, mutui, e tutte le spese obbligatorie in scuola, sicurezza, assicurazioni, ambiente, e chi iu’ ne ha piu’ ne metta, credo sia prossimo allo zero. Cio’ rende il nostro mondo un inferno, e la vita uno squallore, c’e’ poco da fare.
        Questa, in fondo, e’ la migliore rappresentazione del concetto di crisi: momento in cui si e’ portato al limite un modello (di vita, di produzione, di consumo) che non funziona piu’ (basta anche solo dal punto di vista emotivo).
        A proposito, visto che ho occasione di interloquire con Lei, cordialissimi saluti Fidenato, e smisurati complimenti per il coraggio!

        PS: con pochi adattamenti, trovo interessante questo:
        http://www.oilcrash.com/italia/complex.htm
        Il collasso dell’Impero Romano
        Un risultato della diminuzione dei profitti dovuta alla complessità viene illustrato dal collasso dell’Impero Romano d’Occidente. Come società basata sull’energia solare dall’elevata tassazione, l’Impero aveva poche riserve fiscali. Quando si trovarono di fronte alle crisi militari, gli imperatori romani dovettero spesso reagire svalutando la moneta d’argento (figura 4.2) e cercando di trovare nuovi fondi. Nel terzo secolo d.C. le continue crisi costrinsero gli imperatori a raddoppiare le dimensioni dell’esercito e ad incrementare tanto le dimensioni quanto la complessità degli apparati di governo. Per pagare tutto questo, vennero prodotte grandi quantità di moneta priva di valore, i prodotti furono requisiti ai contadini e il livello di tassazione venne reso ancor più oppressivo (fino a due terzi del raccolto netto dopo il pagamento dell’affitto). L’inflazione devastò l’economia. I territori e la popolazione furono censiti e tassati in tutto l’impero. Le comunità erano ritenute responsabili nel loro complesso per ogni eventuale evasione fiscale. Mentre i contadini diventavano sempre più affamati o vendevano i propri figli come schiavi, si costruivano massicce fortificazioni, le dimensioni dell’apparato burocratico raddoppiavano, l’amministrazione provinciale veniva resa più complessa, si pagavano forti sussidi in oro alle tribù germaniche e si fondavano nuove città e corti imperiali. Con il crescere delle tasse, le terre marginali vennero abbandonate e la popolazione calò. I contadini non erano più in grado di mantenere famiglie numerose. Per evitare gli obblighi civili oppressivi, i ricchi fuggirono dalle città per fondare proprietà rurali autosufficienti. Alla fine, per sfuggire alla tassazione, i contadini accettarono volontariamente un rapporto feudale con questi proprietari terrieri. Poche famiglie ricche finirono per possedere gran parte della terra nell’Impero d’Occidente, e furono in grado di sfidare il governo imperiale. L’Impero si ritrovò a doversi mantenere consumando le proprie risorse di capitali: i terreni produttivi e la popolazione contadina (Jones 1964, 1974; Wickham 1984; Tainter 1988, 1994b). L’Impero Romano fornisce il più documentato esempio della storia di come aumentare la complessità per risolvere i problemi porta a maggiori costi, minori profitti, disaffezione della popolazione produttiva, debolezza economica e collasso. Alla fine, l’Impero Romano non sarebbe più stato in grado di risolvere i problemi derivanti dalla sua stessa esistenza.

  • Borderline Keroro

    Sono sicuro che Claudia Galimberti non ha nulla a che vedere con Fabrizio Galimberti: carriere autonome, niente spintarelle, ecc.
    Peraltro è evidente dall’intellighenzia dell’articolo.

  • myself

    “Che cosa pensarono i membri della cooperativa? Semplice, stamparono più certificati, così crebbe la voglia di uscire e si mise in marcia un circolo virtuoso: più uscite, più babysitting, più persone contente, quelle che uscivano e quelle che accumulavano crediti per le loro prossime uscite.”

    Ma questa è assurdità allo stato puro! Anche un bambino capisce che ad ogni utilizzo di un certificato una famiglia esce ma un altra deve stare a casa a guardare i figli della prima, quindi più certificati per tutti non può significare che tutti posso uscire la sera.

  • CARLO BUTTI

    Mi chiedo con quale criterio abbiano assegnato il Nobel a questo signore le cui capacità logiche sembrano al di sotto dello zero.

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