In Economia, Primo Piano

DI GIUSEPPE SANDRO MELA*

Negli ultimi tempi stiamo assistendo ad una grandiosa campagna mediatica contro l’evasione fiscale. Ogni giorno il bollettino di guerra si allunga di grandi battaglie vinte: individuata a Pentema un’evasioni milionaria! stroncato a San Mariano del Minuto un giro di fatture false per miliardi! Recuperati in un anno decine di miliardi di evasione!

I politici di turno tuonano che non ci sarà nessuna pietà verso gli evasori. E’ tutta colpa loro se l’Italia sta fallendo, se il debito aumenta, se la disoccupazione dilaga e se l’on. Fini ha le ragadi anali.

Tutte balle.

Contate bene, ma tutte balle.

Un cosa sono le evasioni contestate ed una del tutto differente quelle accertateUna cosa é portare in giudizio, ed un’altra vincere la causa di contenzioso.

Non a caso il Mef é quanto mai guardingo nel diffondere i dati. Gli ultimi riscontrabili sono raccolti nella Relazione di monitoraggio del contenzioso tributario, che riporta i dati al 2009-06-10. E’ più facile penetrare nei segreti nella difesa russa (missili, armi atomiche, sottomarini, etc) che scartabellare la documentazione del Mef.

I dati del Ministero.

I contenziosi possono essere diretti verso le più svariate controparti. Ecco i dati relativi al 2009:

–  61.64 % contro l’Agenzia delle entrate

–  15.12% contro Regioni, Province e Comuni

–  8.88% contro Equitalia

–  2.10% contro l’Agenzia del territorio

–  0.91% contro l’Agenzia delle dogane.

La distribuzione geografica dei ricorsi presentati nel 2009 nelle CT provinciali evidenzia una concentrazione dei ricorsi pervenuti nel meridione pari al 52.91% (sud 32.20% ed isole 20.71%); il nord e il centro si attestano rispettivamente al 24.45% e al 22.64%.

Il primo effetto della recrudescenza dei controlli é stato un incremento drammatico del contenzioso.

Tab A.1.a 936.049  650x187 Gli Stramaledetti Contribuenti Evasori sono così Perfidi che vincono quasi sempre il Contenzioso!

 

Così, alle 936,049 pratiche pendenti, nel solo 2009 sono pervenuti altri 360,010 ricorsi, dei quali 350,764 sono stati definiti.

Ma, si dirà, la resa è galattica. Si potrebbe mai pensare che l’Autorità costituita possa accusare a cuor leggero. senza averne i suoi buoni motivi, con l’infamante marchio di “evasore” un povero Cristo che tira la baracca con i denti? Sarebbe come dire che burocrati e funzionari dello stato non sapessero fare il loro mestiere, che fossero degli inetti incapaci, dei vessatori del popolo sovrano, in parole povere. Unqua non fia!

Ed invece lo é.

Innanzitutto, quasi un terzo dei ricorsi avanza anche richiesta di sospensione, che é usualmente accolta.

Dopo un decorso burocratico che dura mediamente 2 anni ed 8.4 mesi le sentenze non hanno risultati entusiasmanti per lo stato.

Se nell’introduzione la relazione il Mef recita : «In merito agli esiti dei ricorsi definiti nel 2009 presso le CT provinciali, gli esiti favorevoli al contribuente e all’Ufficio raggiungono rispettivamente il 35.63% e il 39.17% del totale; presso le CT regionali gli esiti risultano per il 44.21% favorevoli al contribuente e per il 42.08 favorevoli all’ufficio.», a pag. 75 si legge. «Limitando, tuttavia, l’analisi ai ricorsi definiti con una decisione di merito, il contribuente registra una percentuale di successo superiore a quella degli uffici: 48,45% conto il 38,65%.».

«Dalla tabella precedente si evidenzia che, presso le CTP, il contribuente ha una percentuale di successo

superiore a quella dell’Ufficio nelle sole controversie aventi per oggetto i seguenti tributi:

    • Tributi e tasse auto: il 46,45% per il contribuente contro il 37,47%% per l’Ufficio;

    • Irap: il 44,44% per il contribuente contro il 40,14% per l’Ufficio;

    • Tributi smaltimento rifiuti: il 41,49% per il contribuente contro il 40,39% per l’Ufficio;

    • Ire e Irpef: 36,87% per il contribuente contro il 35,73% per l’Ufficio;

    • Ipotecarie e catastali: il 36,61% per il contribuente contro il 33,98% per l’Ufficio;»

                Nel 2009 sono stati contestati 17,244,795,570.78 euro totali. In valore assoluto, gli importi delle controversie con esito favorevole all’AE superano di 2,218,427,525.31 di euro gli importi delle controversie con esito favorevole al contribuente, attestandosi a 8,292,408,332.70 per l’AE ed a 6,073,980,807.39 per il contribuente.

                Considerazioni.

Una cosa é contestare una presunta evasione fiscale.

Una cosa ben diversa é vincere il ricorso.

Ed é cosa ancora più ardua é incassare i soldi.

Il battage pubblicitario che circonda la fase degli accertamenti é il chiaro epifenomeno di quanto sia approssimativa e capziosa. Si contabilizzano speranze, che sono poi disilluse: ciò che conta é l’effettivo recuperato. E’ l’unico parametro che permette anche di stabilire il corretto rapporto prestazioni/costo del servizio degli accertamenti.

Orbene, poiché ogni contenzioso richiede circa 150 giornate/uomo per essere definito (anche se in realtà sono ben di più e dovrebbero essere aggiunti anche i costi materiali delle indagini), ed in termini medi una giornata costa circa 110 euro, definire 350,764 ricorsi è costato allo stato (al Contribuente) 5.788 miliardi di euro.

Il Fisco riesce a sostenere in giudizio, a dimostrare davanti ad un Corte che ha effettivamente ragione, solo un po’ più di un terzo degli accertamenti eseguiti, E’ una resa miserabile, quanto costosa. Se un chirurgo sbagliasse quasi la metà degli interventi operatori che eseguisse, lo sbatterebbero a Porto AzzurroI funzionari sono invece inamovibili.

In una quota che oscilla attorno al 46% dei casi, il Contribuente accusato di aver frodato il Fisco aveva perfettamente ragione, e si era comportato da cittadino onesto e probo. Questo risultato, riportato dallo stesso Mef, lascia la netta sensazione sia che si spari nel mucchio sia che si assista ad una franca incapacità dei verificatori. Questi, ogni volta che le loro tesi sono condannate in giudizio, dovrebbero pagarne le conseguenze. Di funzionari che sbagliano in un numero così elevato dei casi, il Contribuente non sa proprio cosa farsene.

I costi dei contenziosi gravano sui bilanci aziendali come grandi macigni, e sarebbero del tutto evitabili. Sono solo un inutile fardello che abbassa ulteriormente la voglia di imprendere. Si tenga anche presente che di fronte ad accertamenti minimali, al Contribuente non conviene nemmeno farsi le proprie ragioni: costa di più il ricorso che l’indebitamente estorto.

Si noti infine che larga parte del contenzioso vinto dall’amministrazione é costituito da cifre inesigibili per fallimento della realtà cui ineriscono. In poche parole, i costi superano i benefici.

Conclusioni.

Nessuno nega la necessità che esistano accertamenti fiscali e tributari. Ben vengano, perché la legalità é un bene troppo grande per essere disattesa. E’ altrettanto giusto che chi froda riceva la dovuta riprovazione e paghi quanto evaso.

Nel contempo, è evidente l’incapacità tecnica degli accertatori, così come l’immane lunghezza dei procedimenti: rendere giustizia dopo anni equivale a commettere un’altra e più severa ingiustizia.

I funzionari incapaci, ossia quelli gli accertamenti dei quali sono regolarmente bocciati in tribunale, dovrebbero essere semplicemente licenziati: sono dannosi al buon funzionamento dell’erario. Sottominano la credibilità del Fisco. Il loro stipendio dovrebbe esser vincolato a quanto recuperano di evasioni in sede di contenzioso, davanti ad un giudice.

Auspichiamo che si abbandoni una volta per tutte questo atteggiamento vessatorio nei confronti dei Contribuenti.

 

*Link all’originale: http://www.rischiocalcolato.it/2012/05/gli-stramaledetti-contribuenti-evasori-sono-cosi-perfidi-che-vincono-quasi-sempre-il-contenzioso.html

 

 

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Showing 4 comments
  • Riccardo

    Così come stanno le cose in Italia, evadere il fisco è legittima difesa. Punto.

  • Al2012

    Mettiamola in un altro modo:

    solo degli emeriti coglioni (e in Italia ce n’

  • Deciomeridio

    Citazione : La distribuzione geografica dei ricorsi presentati nel 2009 nelle CT provinciali evidenzia una concentrazione dei ricorsi pervenuti nel meridione pari al 52.91% (sud 32.20% ed isole 20.71%); il nord e il centro si attestano rispettivamente al 24.45% e al 22.64%.

    Come al solito ,gli abitanti della Padania si dimostrano essere i più coglioni.

  • eridanio

    Gli accertamenti si dividono in diverse categorie:
    1)Quelli veri
    2)Quelli infondati

    1)per quelli veri non discuto. Sono scrupolosi, motivati, documentati. L’eventuale ricorso sarebbe per il contribuente solo onerosamente dilatorio o solo tendente a un giudizio di equità se fosse conveniente.
    Lo stato è ladro e criminogeno, ma qualcuno gli fa talvolta una concorrenza spietata.

    2)Questo tipo di accertamenti (infondati) generano necessariamente un contenzioso perchè spesso commissionati dalla dirigenza delle Entrate per campagna o per scadenza dei termini di accertamento. Non parliamo poi di quelli piantati nelle costole del contribuente semplicemente per imperizia o negligenza.
    Esistono poi quelli in cerca di sentenza favorevole. Praticamente si usa il contribuente per armonizzare la prassi dell’ufficio attraverso una sentenza che costerà al contribuente. Questo tipo di accertamenti è criminale nel senso penale del termine. Dato che la norma non è chiara e l’ufficio non sa che pesci pigliare, mette con le spalle al muro qualcuno in attesa che questo difendendosi faccia maturare un giudizio che scagioni l’ufficio dalla responsabilità di decidere su una materia nella quale, anche sotto tortura, non dichiareranno mai di essere incompetenti, impreparati o impediti nel valutare.
    Siccome da sopra le gerarchie hanno il mandato pressante di portare fieno in cascina sotto pena inconfessabile di inceppamenti nella carriera.
    Siccome una legge oggettivamente incomprensibile o non chiara rende il contribuente non responsabile di una supposta violazione.
    Siccome nessun travet nella scala gerarchica intende assumersi l’incomodo onere, agli occhi dei superiori, di imparzialità nell’esercizio della funzione di pubblico dipendente prevista dalla costituzione.
    Siccome ogni ostacolo alla carriera dipende dall’attività di relazione con le gerarchie mandanti anzichè per meriti oggettivi.
    Allora si piantano nella schiena del prossimo accertamenti che sarà il giudice a valutare e se l’ufficio perde un bell’Appello non lo si nega a nessuno altrimenti le gerarchie non possono dimostrare di aver fatto il possibile per portare il fieno in cascina.
    La verità è che negli uffici preposti sti contribuenti che devono essere perseguiti per la loro antropologica tendenza a delinquere sono una bella scocciatura.
    La verità è che gli apparati e gli uomini deputati all’imparzialità come garanzia costituzionale non denunciano l’impossibilità di agire nel rispetto di leggi ipertrofiche, incomprensibili e nate solo per esigenze di cassa.
    La verità è che per quanto possa essere imparziale uno stato si trasforma in boia dei danti causa.
    I giudici non vedono niente non sentono e non parlano, ma reggono il moccolo per lo stipendio.
    Avanti così ….quanto potrà reggere? Questo inferno fiscale si regge sulla menzogna, l’inganno e la sistematica ed arbitraria violazione delle proprie regole.

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