In Esteri, Libertarismo

DI SIMON BLACK*

Ho notato qualcosa di strano durante le scorse settimane, probabilmente ve ne sarete accorti anche voi. Sembra che i siti di “controinformazione” si siano uniti per maledire le Olimpiadi e chiunque le guardi. Ciò è sciocco. Nessuno dovrebbe sentirsi colpevole di volere vedere atleti spingersi fino al limite delle loro possibilità; di sicuro io non mi sento colpevole. Infatti, mi sono recato a Londra un po’ di giorni fa per vederli dal vivo.

Sfortunatamente, è stato più difficile di quanto credessi.

Da ciò che risulta, pare che il Governo Britannico abbia pianificato centralmente la vendita di biglietti, in una maniera talmente inefficiente da far sembrare Karl Marx Steve Jobs.

C’è solo un modo per acquistare i biglietti olimpici – attraverso l’ufficio “pubblico” controllato dal governo. Hanno addirittura irrobustito il loro monopolio rendendo illecito penale la rivendita individuale di biglietti olimpici.

Il portiere del mio hotel, un cortese italiano di nome Paulo, mi ha spiegato che la polizia gli ha fatto visita per intimarlo (cioè minacciarlo) dall’astenersi dall’aiutare i clienti dell’hotel a trovare biglietti.

Paulo mi ha reindirizzato al sito ufficiale del governo, in modo da potere comprare legalmente. Ho subito capito quanto bizantino fosse – vi sono una marea di inutili passaggi da compiere: se risiedi in Gran Bretagna, devi seguire una procedura; se risiedi nell’UE un’altra; se risiedi al di fuori di questi Paesi un’altra ancora.

Quindi, dopo aver creato un profilo online ed aver fornito tutte le possibili informazioni personali, ti spediscono (per posta) i biglietti fisici all’indirizzo che hai loro dato nel profilo e solo all’indirizzo della tua residenza legale. Non importa se stai viaggiando.

L’alternativa è passare un paio di ore in una delle biglietterie, le quali sembrano essere state piazzate nei posti strategicamente più improbabili, scoraggiando gli utenti.

Anche se riuscissi a superare questo labirinto, avresti un sacco di problemi con la gestione dell’inventario: nessuno sembra sapere quali biglietti siano disponibili e in quale momento. Un evento potrebbe essere “esaurito” alle 10 ed avere centinaia di posti liberi a mezzogiorno.

La pianificazione centrale della biglietteria olimpica è stata un fallimento totale, probabilmente evidenziata dalle migliaia di posti vuoti in uno qualsiasi dei tanti eventi.

Infastidito oltre l’immaginabile, ho chiesto al mio portiere se vi fossero alternative: “forse”, mi ha risposto, invitandomi a scrivere il mio numero di telefono e aspettare.

Dopo pochi minuti, il mio telefono inizia a squillare: poiché il governo ha reso illegale la vendita di biglietti, questi ragazzi sono stati relegati in sotterranei locali caldaia per le due settimane precedenti, come fossero contrabbandieri di whiskey ai tempi del Proibizionismo.

Negoziando il prezzo dei biglietti con questi ragazzi, non riuscivo a credere che stessimo parlando di un evento sportivo; mi sembrava fossimo lì per vendere/acquistare armi. Un ragazzo mi ha chiesto tre volte se ero un poliziotto, un altro si è rifiutato di darmi il suo numero di telefono quando gli ho detto che l’avrei richiamato per necessità.

Pazzesco. Il governo ha monopolizzato e demolito un’intera industria con un’inefficienza di livello Sovietico; quindi ha reso impossibile, attraverso la legge penale, l’intervento aggiustatore del settore privato.

Questo è il tipico modus operandi statale: assumono un atteggiamento altezzoso poiché non gli importa molto dei risultati, ciò che conta è il controllo. Come conseguenza, svolgono le operazioni basandosi sull’assenza di scelta per il pubblico.

Rispetto alla vendita dei biglietti olimpici, cio è vero in gran parte: personalmente, potevo servirmi del sistema legittimamente (anche se dolorosamente), trattare con mediatori al di fuori del sistema con un prezzo triplicato o guardarle in televisione.

Nella nostra vita, tuttavia, abbiamo una scelta: un singolo governo non deve avere il monopolio sulle nostre vite.

Come esseri umani, siamo fondamentalmente liberi. Possiamo scegliere dove vivere, dove depositare il nostro denaro, dove pagare le imposte (e quanto pagarne), dove esercitare attività economica, dove assumere i nostri dipendenti, a quali regolamentazioni sottostare, etc.

Puoi depositare i tuoi risparmi in un paese, l’oro in un altro, avere proprietà in un altro ancora, la residenza fiscale in uno ulteriore, vivere in un altro posto ancora, etc. Questo è ciò che chiamo “piantare diverse bandiere”; essenzialmente, usare il sistema contro sé stesso.

Ed è, di gran lunga, uno dei modi più efficaci di riprendersi la propria libertà e porre fine al monopolio governativo sulla tua vita.

Articolo di Simon Black su SovereignMan

 

*Link all’originale: http://vonmises.it/2012/08/14/un-altro-fallimento-della-pianificazione-centrale/

Traduzione di Luigi Pirri

 

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