In Anti & Politica, Economia

DI MATTEO CORSINI

“È tempo di contrastare l’anarco-capitalismo, basato su teorie filosofiche libertarie, inconsciamente avallate dalla maggior parte degli economisti, secondo le quali, come sostiene il loro più autorevole teorico Robert Nozick, non è affatto necessaria l’istituzione di un governo politico. Inoltre ogni tentativo di colmare le diseguaglianze sempre più profonde nelle moderna civiltà sarebbe un’ingiustificata estensione dello Stato (e quindi della politica) in violazione dei diritti della persona a fare i propri interessi… La soluzione alla crisi si sostanzia, dunque, in una riforma che preveda un programma di controllo e di direzione delle forze, non solo politiche, ma anche economiche, nell’interesse della giustizia, della stabilità sociale, e dei diritti fondamentali dei cittadini, che invece sono stati trascurati e continuano ad esserlo, invocando lo stato di eccezione e di paura, che propone nella politica economica assai spesso solo strumenti di austerità, favorevoli agli ingiusti poteri e allo sfrenato arricchimento dei pochi che governano attraverso le degenerazioni del capitalismo finanziario”. (G. Rossi)

Nel suo consueto sermone domenicale sul Sole 24 Ore, mi pare che Guido Rossi questa volta abbia superato se stesso. Ho riportato solo due stralci, ma credo che l’articolo andrebbe letto tutto, magari più di una volta, perché alla prima lettura potrebbe capitare – a me, per esempio, è capitato – di avere l’impressione che si tratti di un accatastamento di farneticazione sconclusionate senza capo né coda.

Confesso che alla terza lettura non ho cambiato impressione, ma indubbiamente si tratta di un mio limite.

Vorrei quindi limitarmi al pezzo in cui Rossi invita a “contrastare l’anarco-capitalismo, basato su teorie filosofiche libertarie, inconsciamente avallate dalla maggior parte degli economisti, secondo le quali, come sostiene il loro più autorevole teorico Robert Nozick, non è affatto necessaria l’istituzione di un governo politico”. Raramente in poche righe si concentrano tante cose lontane dalla realtà.

In primo luogo, pare che il libertarismo sia la teoria filosofica dominante; magari lo fosse, ma è evidente che Rossi ha solo una vaga idea di ciò di cui parla, dato che arriva a sostenere che tali teorie sarebbero, seppure inconsciamente, avallate dalla maggior parte degli economisti. Si tratta di un’affermazione che non trova riscontro nella realtà, come può constatare chiunque abbia letto libri o semplicemente articoli scritti dagli economisti che insegnano nelle università più rinomate e (perciò) più influenti e ritenuti dai più diffusi mezzi di informazione come esponenti di punta della materia.

In secondo luogo, Robert Nozick non è affatto il più autorevole teorico del libertarismo. Solo chi ha una conoscenza assai limitata del libertarismo può affermare una cosa del genere. Semplicemente, Nozick ha insegnato ad Harvard ed ha avuto divergenze di opinioni con John Rawls, vero e proprio santone del pensiero liberal in America e altrove. Suppongo che Rossi abbia letto (o forse solo sentito citare) “Anarchia, Stato e Utopia”, l’opera più famosa di Nozick. Ebbene, in quel libro l’autore arriva a sostenere che anche se si partisse da agenzie di protezione in concorrenza tra loro, alla fine una di esse prevarrebbe sulle altre, dando luogo a un mini Stato. Si tratta, a ben vedere, di una posizione miniarchica, criticata da esponenti del libertarismo ben più coerenti e, a mio parere, convincenti di Nozick, come Murray Rothbard (che probabilmente Rossi neppure sa chi fosse). Tra l’altro, lo stesso Nozick ammorbidì il suo presunto libertarismo circa tre lustri dopo aver scritto “Anarchia, Stato e Utopia”.

Il fatto che Rossi liquidi l’avversione nei confronti dello Stato dei libertari come rigetto della “violazione dei diritti della persona a fare i propri interessi” sminuisce la posizione libertaria. Avrebbe almeno potuto fare riferimento alla posizione libertaria sul diritto di proprietà e al principio di non aggressione. Ma, se lo avesse fatto, il suo disprezzo per il libertarismo sarebbe sembrato certamente meno efficace a un lettore che non sappia nulla di libertarismo (purtroppo temo che siano la maggioranza di coloro che leggono Rossi e il giornale che pubblica i suoi articoli).

Sorvolando sulle altre considerazioni di Rossi, arriviamo quindi alla soluzione da lui proposta: “Una riforma che preveda un programma di controllo e di direzione delle forze, non solo politiche, ma anche economiche, nell’interesse della giustizia, della stabilità sociale, e dei diritti fondamentali dei cittadini”. Qui andrebbe specificato chi dovrebbe controllare e dirigere le forze politiche ed economiche; quale sia la giustizia a cui si fa riferimento, e cosa si intenda per stabilità sociale e diritti dei cittadini. Sono tutti concetti elencati frettolosamente, ma che hanno profonde ripercussioni sulla vita di ogni individuo, che, mi pare di capire, Rossi non vorrebbe lasciare abbandonato all’individualismo.

Purtroppo ho la sensazione, basata sulla lettura settimanale dei sermoni di Rossi, che ancorché lui stesso rigetti l’idea di Stato etico, si tratterebbe di qualcosa di molto simile al governo (assoluto) degli illuminati, i quali, per pura coincidenza, sarebbero poi quelli che la pensano come lui.

Infine, una breve considerazione sulle “degenerazioni del capitalismo finanziario”. Rossi ritiene davvero che il settore finanziario sia stato esente da regole e controlli pubblici? La realtà dimostra che si tratta del settore più regolamentato, ma anche del settore nel quale una delle caratteristiche irrinunciabili del mercato – il fallimento di chi compie scelte errate – è stata pressoché completamente rimossa grazie allo scambio di favori tra banche e Stati. Si tratta certamente di una degenerazione, ma in un senso che non credo sia proprio quello inteso da Rossi.

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Showing 4 comments
  • Federico

    @ Romain. Non è così: Nicola Rossi (che è il curatore di “Sudditi”, libro molto bello che consiglio a tutti i libertari) non è del Pd, ma del gruppo misto. E’ stato nel Pd ma se n’è andato. Insomma: ha cambiato idea. Anche Hayek – va detto – fu socialista prima di diventare liberale, e Bruno Leoni fu persino marxista… Per fortuna si cambia idea. (C’è anche chi è stato della Lega :-)

  • romain

    io sapevo che Rossi è presidente dell’Istituto Bruno Leoni; leggendo questo articolo ho escluso che Guido Rossi (che combatte contro l’anarcocapitalismo) sia il presidente di IBL. Vado a vedere chi è il presidente di IBL, e scopro che è Nicola Rossi:….del PD!

  • Riccardo

    Tanto per parlare di ignoranza dei giornalisti, sull’autorevole (si fa per dire) ‘Corriere della sera’, a proposito del premio Nobel per la fisica dato a Haroche e Wineland si legge: “… La motivazione dell’Accademia svedese delle scienze cita le loro ricerche sulle interazioni tra fisica e materia (sic)”. Non sapevamo che la fisica interagisse con la materia! Vuoi vedere che il nostro amico (anche qui si fa per dire) Rossi è andato alla stessa scuola del giornalista del ‘Corriere’ !? Ma tanto, parliamoci chiaro: gli italiani ormai rimbicilliti dal campionato di serie A e dalle scemenze della TV di regime si accorgeranno mai di leggere delle panzane? Se otto milioni di babbei hanno creduto nel comunismo, non si capisce per quale motivo altri diciotto o venti milioni di altrettanti babbei non dovrebbero credere che la fisica interagisce con la materia e che Nozick magari era pure un bombarolo.

  • CARLO BUTTI

    Un pregio va riconosciuto ai sermoni di Guido Rossi il rosso: visto che sono pubblicati sul prestigioso quotidiano della Confindustria, dal quale sono scomparse da tempo anche le più fioche voci liberiste, chi avrà più il coraggio di dire che i libertari sono servi dei padroni?

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