In Anti & Politica, Economia

 DI MATTEO CORSINI

“La soluzione è l’agenda dei progressisti interpretata da Pier Luigi Bersani per riuscire a cambiare la rotta di politica economica nell’area dell’euro. Nessuno vuole sfasciare le riforme di questo governo o tornare indietro ma si tratta di correggere interventi fatti con errori, come gli esodati nella riforma delle pensioni e per la riforma del mercato lavoro un inadeguato intervento sugli ammortizzatori sociali e aumento dei contributi su partite Iva. E soprattutto si tratta di prender atto che l’anno prossimo il debito pubblico sarà più alto che alla fine del 2011 e questo non è per colpa di Monti ma per una linea di politica economica europea che non funziona. Serve un’agende progressista e un leader che sa portarla avanti, partendo dal lavoro e dall’economia reale come strada per ridurre il debito pubblico.” (S. Fassina)

Dato che Silvio Berlusconi non ha ancora ufficializzato se si candiderà o meno alla guida del governo in caso di vittoria del suo partito alle prossime elezioni politiche (a mio avviso è peraltro più probabile che il Milan vinca lo scudetto), nel Pd manca quello che pare essere stato l’unico collante da parecchi anni a questa parte. Quindi si assiste – mi si passi la semplificazione – a una guerra intestina tra le due principali anime del partito, quella degli ex democristiani e quella degli ex comunisti, in prevalenza sull’agenda economica da seguire nel caso, maggiormente accreditato dai sondaggi, di una loro vittoria.

Dato che mai si trattò di una fusione tra pari, non mi sembra un caso che il responsabile economico del partito sia Stefano Fassina (posizionato decisamente all’ala sinistra), il quale propone come soluzione “l’agenda dei progressisti interpretata da Pier Luigi Bersani per riuscire a cambiare la rotta di politica economica” non solo in Italia, bensì nell’intera area dell’euro.

Fassina è tra coloro che credono che una politica attiva di interventi da parte dello Stato possa favorire la crescita del Pil. Dietro alla non meglio definita “agenda dei progressisti” credo che ci sia l’idea non certo particolarmente originale di usare la politica fiscale per aumentare il Pil, magari chiudendo un occhio sul deficit, perché sarebbe temporaneo.

Io ritengo che la riduzione del carico fiscale sia necessaria, ma non mi pare che questo sia il pensiero di Fassina, il quale vorrebbe sì ridurre, ad esempio, il cuneo fiscale sul lavoro dipendente, ma non compenserebbe il minore gettito con tagli effettivi di spesa pubblica, bensì inasprendo l’imposta patrimoniale (si ricordi che non si tratterebbe di introdurla, perché già c’è, anche se sotto il nome di imposta di bollo sulle attività finanziarie e Imu sugli immobili) sui cosiddetti ricchi; insomma, un programma da socialismo alla Hollande.

Ho la sensazione che se l’idea è di vedere crescere il Pil nominale (che è quello che si usa al denominatore del rapporto defit/Pil e debito/Pil) senza ridurre significativamente tasse e spesa pubblica l’unico modo sia di inflazionare più di quanto già stia avvenendo la decrescita del Pil reale.

Gli Stati lo fanno da tempo immemore: sai che progressi andare avanti su quella strada…

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Showing 2 comments
  • Riccardo

    Se siamo arrivati a questo punto, la colpa è di almeno sei decenni di idee ‘progressiste’. Illudersi che adesso la situazione possa cambiare, mi sembra la stessa cosa che vedere la fata Morgana nel deserto. L’acqua è finita, punto e basta. Che sia Bersani, Fassina o qualche altro idiota ex comunista a farci morire di sete, personalmente non mi cambia le cose. E’ vero, meglio un delinquente che un insipiente, ma se l’insipiente è pure delinquente, allora non c’è speranza per nessuno.

  • CARLO BUTTI

    Spesso i veri reazionari sono i sedicenti progressisti. Quel che mi fa tremare è il timore che, purtroppo, siano in buona fede.meglio un delinquente che un insipiente.

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