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crisi-economica 3DI MAURO GARGAGLIONE

La ricchezza è data dall’abbondanza di cose che in natura non esistono o sono scarse. Non di quattrini e neanche di sole, mare o sabbia del deserto (pizza e mandolino, invece, sono ricchezza se ti pagano per infornarla o per suonare). I quattrini servono per comprare le cose. Se prima le cose non si producono non si possono comprare.

I salari aumentano solo in un modo, incrementando la produttività del lavoro. Più si fanno cose (o si vendono servizi che alla gente interessa comprare), più aumenta l’abbondanza e quindi aumenta la ricchezza.

Ma le cose scarse, sono tutte ambite dal mercato? Non tutte. E chi decide cosa bisogna produrre e cosa non interessa? I consumatori. Investi un botto per inventare uno sbattiuova a celle solari e non ne vendi manco uno, si vede che non era desiderato dai consumatori. Se invece investi un botto per inventare una batteria del telefonino che con una carica va avanti sei mesi, sarai miliardario.

Stessa cosa nei servizi, assumi tre impiegati per curare il museo dell’indumento intimo del pastore silano che ha tre visitatori all’anno e stai buttando soldi, perchè di sapere che forma avevano le mutande dei pastori di Longobucco nel 1700 (e scopri che non le portavano ….) frega niente a nessuno. Un privato non butterebbe mai soldi per un museo così. Il politico non ha di questi problemi perchè li fa pagare ai contribuenti e così gli impiegati del museo e famiglie sapranno per chi votare.

Non voglio dire che l’economia è tutta qua, dico semplicemente che l’economia “deriva” da questi principi elementari. Alla gente hanno ficcato in testa che un’economia florida dipende da una serie di provvedimenti molto complicati che solo tecnici esperti possono concepire. Stronzate!

Economia in buona salute vuol dire “abbondanza”, scarsità vuol dire “pezze al culo”. Se miseria volesse dire mancanza di soldi il problema sarebbe facilmente risolto. Stampi l’equivalente di mille/duemila/cinque mila euro a testa al mese e lo dai alla gente. Fine del palo. Non ci sarebbe più bisogno di lavorare se non per diletto. Aveva torto anche l’Onnipotente quando disse, incavolato nero: – Ti guadagnerai il pane con la fatica e il sudore della tua fronte -. Ti pare possibile? Un sacco di banconote in tasca e niente da comprare. Questa è miseria. Oppure, molta più carta in tasca che beni sugli scaffali, e questa è inflazione.

Quindi questi cialtroni in cima a governi e istituzioni finanziarie non hanno avuto bisogno di impedirti di capire l’economia in questi decenni, hanno semplicemente fatto in modo di inventarsi una cosa sottratta al dominio del “buon senso”. Non esiste niente nei rapporti sociali ed economici che sfugga alle regole del buon senso. Se va contro, ti stanno fregando.

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Showing 8 comments
  • Marco

    Personalmente ho sempre pensato che la conseguenza più grave delle politiche inflattive è che costringe la gente a lavorare sempre di più per poter stare al passo con l’aumento del costo della vita e anche per poter garantirsi una vecchiaia almeno serena.
    Invece, in un sistema economico sano, i soldi risparmiati aumenterebbero di valore nel tempo, il risparmio accumulato potrebbe garantirci una pensione senza bisogno che una Fornero qualsiasi debba intervenire con una legge che non farà altro che rimandare il problema un pò più in là nel tempo e con l’aumentata produttività grazie al progresso tecnologico, si potrebbe anche lavorare di meno stando comunque meglio di prima. Invece così com’è ora siamo costretti a indebitarci e a lavorare sempre di più per stare anche peggio di prima.
    A proposito, grande articolo che ricorda a tutti che l’economia non è altro che una questione di buon senso e misura.

  • hilda

    Direi anche che la stessa identica cosa vale per la moneta…se c’è richiesta si rivaluta…e i prezzi salgono…quindi si vende meno…la moneta si svaluta e i prezzi scendono.

    Chissà come mai l’eccezzione per voi è sempre l’euro eh….

  • William

    Complimenti, grande post come tutti gli altri da lei scritti.

    • Mauro Gargaglione

      Grazie!

  • Nicola Albano

    Complimenti al sig.Gargaglione, più chiaro e cristallino dell’acqua di sorgente.

    • Mauro Gargaglione

      Grazie, troppo buono.

  • Mauro Gargaglione

    Caro Gian Piero, non sono molto convinto di vivere in un tempo in cui abbiamo sconfitto la scarsità. La scarsità non si potrà mai sconfiggere finchè è possibile immaginare cose che vorremmo e che non abbiamo ancora, o non abbiamo a sufficienza.

    Tecnicamente, se pensiamo alle derrate alimentari, potresti aver ragione. Oggi con le tecnologie agricole e genetiche potremmo veramente dare da mangiare a tutti. Ci sono quasi sette miliardi di persone che fanno tre pasti al giorno. Ma la scarsità non riferita solo alla pancia piena.

    Se il keynesismo non avesse corso, non ci sarebbe scarsità di automobili ma la cambieremmo ogni dieci anni invece che ogni tre. Risparmieremmo di più e le nuove iniziative economiche sarebbero assai più ponderate invece che essere basate sul denaro falso e gratuito stampato alla bisogna. Sarebbe capitalismo sano. Non sarebbe decrescita felice, sarebbe crescita sana. Non ci sarebbe boom di assunzioni nel fotovoltaico, ad esempio, e dopo qualche anno, licenziamenti di massa in quel settore.

    Per me il capitalismo è come il ciclismo. E’ dominato dalla droga dei soldi a buon mercato e del debito da accollare alle generazioni future, così come il ciclismo è dominato dal doping. Non sono il capitalismo e il ciclismo che vanno discussi.

    Ma mentre il ciclismo può trasformarsi in competizione di chi si droga più efficacemente e continuare ad avere un suo pubblico, l’economia dei soldi facili e del debito prima o poi arriva al capolinea. Le leggi economiche sono leggi della natura umana, dell’azione umana. Se non si arriva a capirlo con la cultura ce lo insegnerà la dura realtà.

  • Gian Piero de Bellis

    A me sembra che la tecnologia (modo di produzione capitalistico diventato modo di produzione robotico) abbia risolto il problema economico della scarsità. Ma questo non conviene minimamente a molti (il complesso statal-sindacal-capital) Allora interviene lo stato per ricreare il problema economico e perpetuarlo attraverso sprechi (impieghi non economici delle risorse) e stampa del denaro. In questo viene assecondato da chi … ma dai capitalisti e sindacalisti che hanno bisogno che ci siano sprechi e che ci sia stampa di denaro se no, a chi venderebbero la loro produzione e dove finirebbero i lavoratori dipendenti??? Tutto questo è roba vecchia ma sempre valida (fino a che dura il capital-sindacal-statismo). Altrimenti come spiegare la perennità di quel vecchio trombone di Keynes. Per ulteriori chiarificazioni rimando alla lettura del Report from Iron Mountain on the possibility and desirability of peace (1967).

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