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Esponente significativo della grande tradizione liberale britannica, Thomas Hodgskin incarna quasi alla perfezione lo spirito del liberalismo dei suoi tempi: fiducia nel progresso, senso di giustizia come reazione all’arroganza dei potenti, libero scambio come misura di tutte le cose. Eppure, questo geniale autodidatta subì un lungo oblio anche in patria, dove gli studiosi non lo hanno mai incluso fra i libertarians. Rileggerlo oggi significa riscoprirne il tentativo di rielaborare – fino ad esplorare le conseguenze più radicali – le teorie di John Locke e Adam Smith, suoi dichiarati punti di riferimento.

Queste due lezioni del 1857 sono intrise di una forte diffidenza verso i detentori del potere politico e verso la tecnica del potere, inteso come strumento di ordinamento e governo di una società: per Hodgskin, lo Stato è una “inutile molteplicità di norme sovente contraddittorie”.

Due lezioni appassionate, che prendendo le mosse dalla domanda “che fare coi nostri criminali?”, giungono alla conclusione che il potere crea il crimine: i detentori del potere sono avidi e impongono tasse e leggi a esclusiva tutela dei propri interessi. In tal modo viene meno il rispetto per le proprietà altrui, e le classi povere (educate dall’esempio delle classi elevate) sono indotte a credere che i beni possano essere depredati.

Ma il miglioramento, per Hodgskin, non si può ottenere per via legislativa, né la redenzione dei criminali si raggiunge con pene più dure e punizioni più crudeli. Perché i crimini contro la proprietà diminuiscano è necessario che il diritto di proprietà ispiri rispetto, occorre un mutamento spontaneo dell’opinione pubblica, onnipotente giudice ultimo dei governi, unico arbitro efficace delle questioni sociali, vero motore del cambiamento politico.

Le due questioni che l’autore affronta riflettono la concentrazione del potere politico nelle mani di pochi: la proprietà dei suoli e la fiscalità. Hodgskin pensa a una distribuzione della proprietà dinamica, non imbrigliata nelle maglie della legislazione. Egli considera “non naturali” i diritti di proprietà sulla terra, perché frutto della conquista e perpetuati grazie a privilegi concessi dal legislatore.

Nella prima lezione, “Che fare con i nostri criminali? Non crearli”, dimostra come la maggior parte dei delitti del suo tempo sono crimini contro la proprietà; i fenomeni sono psicologici e dipendono dall’influenza di una mente su altre menti, perciò serve solo indagare sulle cause della disonestà.

Nella seconda lezione, “Il nostro maggior delitto. Le cause e la cura”, rileva come il legittimo desiderio di ricevere servizi e onori per i servizi e gli onori resi, stimolo di ogni sforzo, è anche la causa di molteplici crimini: “Noi vogliamo più libertà e meno tassazione… Non abbiamo bisogno di più magistrati, di più polizia, di più cappellani, tutta gente che ha un interesse professionale nel fraintendere la natura e propagare l’errore; noi non vogliamo nuove punizioni, nuovi programmi di deportazione, nuovi riformatori, nuove e splendide carceri, tutte cose che dovrebbero essere pagate dall’industriosità, riducendone i ritorni. Ne abbiamo già fin troppe. La gente desidera più cibo, più vestiti, più comodità, più lussi, più divertimenti, più vacanze, più libri, più tempo libero, più attività intellettuale e meno attività corporali. La mente, che non occupa spazio, dev’essere riempita di letizia e onore… Tutti questi desideri possono essere soddisfatti da più libertà e meno tassazione. … La concorrenza senza restrizioni, che la natura istituisce, dev’essere la regola per tutte le nostre transazioni, ma tramite la contrattazione del mercato, che è azione mutua e libera, devono essere regolati gli stipendi dei funzionari, e le pigioni al clero, così come avviene per i profitti del negoziante e coi salari del lavoratore.”

In Appendice è riportata anche la recensione a Social Statics di Herbert Spencer del 1851 pubblicata sull’«Economist» e attribuita ad Hodgskin, il quale auspica un riordino complessivo del sistema fiscale, orientato sino ad allora a garantire e preservare i patrimoni dei grandi proprietari, che coincidono coi legislatori.

Thomas Hodgskin (Chatham, 1787-Feltham 1869), nato nel Kent nel 1787, fu giornalista e scrit­tore. Venne arruolato a soli dodici anni nella Royal Navy, dove visse nei dodici successivi fino a diventare tenente di vascello, a contatto con una disciplina ferrea e una realtà brutale. Dopo la traumatica uscita dalla Marina, numerosi viaggi in Europa e l’avvio della carriera di scrittore con scarso successo, entra nella redazione del «Morning Chronicle» e scrive, fra gli anni Venti e Trenta, le opere di maggior successo: Labour Defended Against the Claims of Capital (1825); Popular Political Economy (1827); The Natural and Artificial Right of Property Contrasted (1832). Negli anni successivi si dedica totalmente al giornalismo, fondando e dirigendo vari giornali e scrivendo per l’«Economist», dove conobbe Herbert Spencer. Con­si­de­rato un “so­­cialista ricardiano”, meglio po­trebbe essere definito “anarchico smithiano”.

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Thomas Hodgskin, Crimine e Potere. Due lezioni londinesi, a cura di Alberto Mingardi, collana Oche del Campidoglio, pagg. LXXIV-126, euro 16.00, ISBN 978-88-98094-16-5

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Showing 2 comments
  • spago

    Mai sentito in effetti.. però mi incuriosisce.. In effetti penso anch’io che la prima cosa da fare sia non crearli i criminali. Visto che tra i comportamenti ingiustamente criminalizzati, come l’evasione fiscale o il commercio e il consumo di droghe, la “qualità della nostra polizia”, monopolio di stato che risponde solo a sè stesso, il brillante sistema carcerario che abbiamo, massimamente criminogeno e tra l’altro paradossalmente fuori legge, e la qualità della nostra magistratura, infima.. il nostro sistema al posto di creare giustizia e sicurezza crea solo più ingiustizia, più crimine, più insicurezza, più esasperazione e un terreno fertile per le varie mafie..

    • Fabio Colasanti

      concordo su tuto.
      illuminanti sono gli esempi che hai scelto: scambi volontari, che la legge infame ha trasformato nei cosidetti Reati Senza Vittime, interferendo pesantemente nelle nostre vite ed utili solo alla casta poliziesca e giudiziaria.

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