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SVIZZERA2di REDAZIONE

E’ accordo fatto sul fisco sull’asse Italia-Svizzera. Dopo tre anni di intense trattative Roma e Berna hanno raggiunto un’intesa su più punti che, tra gli altri aspetti, faciliterà l’adesione alla voluntary disclosure da parte degli italiani che detengono capitali in territorio elvetico. Un accordo “epocale” che dà gli strumenti per contrastare l’evasione fiscale, ha detto Vieri Ceriani, consigliere per gli Affari fiscali del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.

L’intesa nel dettaglio prevede un “testo legale” sullo scambio di informazioni a richiesta e una road map su lavoratori transfrontalieri, liste nere e sull’exclave Campione d’Italia. Sul fronte dello scambio di informazioni si modifica l’attuale Trattato sulle doppie imposizioni e si inserisce nel contesto generale dell’adesione della Svizzera allo scambio automatico di informazioni sulla base degli standard Ocse sostenuto dal G20. La firma da parte dei governi è attesa intorno a metà febbraio, per la ratifica dei rispettivi Parlamenti ci vorranno un anno e mezzo o due.

“Lo scambio su richiesta, rispetto a quello automatico che è predeterminato – spiega Ceriani – permette di avere informazioni più dettagliate e più ampie sulle singole persone e interessa tutti i tipi di reddito, non solo quelli di natura finanziaria”. Il tutto agevolerà l’adesione alla voluntary disclosure, che permette di mettersi in regola con il fisco, pagando le imposte con sanzioni ridotte, senza incorrere in sanzioni penali per reati fiscali.

La firma arriva infatti in tempo per rendere operativa la legge che fissava la scadenza del 2 marzo per siglare gli accordi in questione. Grazie all’accordo l’Agenzia delle Entrate potrà fare anche verifiche mirate sull’affidabilità delle informazioni di chi ha aderito alla voluntary disclosure che, ha tenuto a precisare Ceriani “non è un condono, non ha niente a che vedere con gli ‘scudi’ del passato” perché non è anonima, non prevede il rientro dei capitali ma la regolarizzazione. E chi decide di non aderirvi? “Si espone a rischi fortissimi – ha sottolineato – perché se in passato nessuno aveva dubbi sul segreto bancario ora, con l’azione del G20 sulla cooperazione fiscale, il mondo è cambiato”. Per il Mef, si tratta quindi dell’ultima ‘chiamata’ per il cittadino che voglia mettersi in regola senza incorrere in sanzioni penali per reati fiscali.

Giunta ormai al traguardo la firma sullo scambio di informazioni, bisognerà invece attendere per quella sui lavoratori frontalieri, probabilmente a metà del 2015, per la ratifica nel 2017. Due gli elementi che, spiegano fonti del Mef, caratterizzano la road map: lo splitting fiscale e di conseguenza il decadimento del ristorno che oggi la Svizzera versa all’Italia visto che i transfrontalieri pagano le tasse solo in territorio elvetico.

In base allo splitting, il reddito dei lavoratori in questione viene diviso in due parti, una verrà tassata in Svizzera e l’altra in Italia. La tassazione in Svizzera dovrebbe ammontare intorno al 60-70%. All’inizio di questo percorso la tassazione dei transfrontalieri resterà invariata, poi vi sarà un aggiustamento entro un arco di tempo molto lungo, tra i 10 e i 15 anni. Di conseguenza salta il ristorno che Berna ad oggi destina a Roma. Ovviamente anche per i transfrontalieri, una volta che l’accordo sarà ratificato e quindi operativo, la dichiarazione dei redditi potrà essere fatta con il modulo precompilato.

Un altro punto dell’accordo riguarda invece Campione d’Italia, exclave del Belpaese in territorio elvetico. Su questo fronte restano delle questioni aperte e la firma di un’intesa potrebbe richiedere tempi più lunghi. Fari infine sulle black list. Anche su questo fronte è stata fissata una road map che consentirà gradualmente a Berna di essere depennata dalle liste nere dei paradisi fiscali, man mano che vengono siglate le intese. (ADNKronos)

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