In Anti & Politica, Economia, Esteri

GRECIAdi LUIGI FRESSOIA

E’ deprimente l’atteggiamento dei greci di fronte alla troika, si comportano da vittime, confortati dal coro unanime della propria stampa nazionale, dal coro altrettanto omogeneo dei propri background culturali, pur nella “diversità” di colori politici dai comunisti ai nazisti di Alba Dorata.

Cosa ha potuto devastare così nel profondo la psiche di popoli antichissimi, pur fondamento del pensiero occidentale oggi egemone pel mondo intero? Cosa ha scavato un solco incolmabile, ora giunto alla incomunicabilità di linguaggio, col vicinissimo nord Europa? Non dovrebbe già questo fatto enorme -incomunicabilità e irritazione reciproca tra mediterranei e nordeuropei- essere al centro del dibattito? Cosa ha fatto trasmigrare la ragione, il logos/ragione creatrice, dal Mediterraneo al Baltico, cosa l’ha discacciato dall’Attica gloriosa? Perché a sud, compresa gran parte d’Italia, l’oceano di informazione elude quel che di essi si dice e si scrive in Olanda, in Inghilterra, in Danimarca? Perché amano nascondere i facili termini della divergenza bensì preferendo luoghi comuni e conseguenti sciagurati sberleffi, come il penosissimo e squallido richiamo al passato nazista della Germania? Cosa ingigantisce agli occhi degli odierni elleni fatti e dati secondari, per mettere in non cale cose primarie enormi e strutturali, come fare un debito e pretendere di non pagarlo? Perché strologano caparbiamente di speculazioni, raggiri, furbate, infamie, tutte costruite sopra il loro debito, senza però curarsi manco d’un grammo di quel dattaglio “da poco”, un debito da
far paura? Che ci hanno fatto per decenni con quelle montagne di quattrini, se non sperperarli in compera del voto mediante spesa improduttiva e parassitaria? Cosa li può ipnotizzare facendogli non considerare decenni di spese allegre e pazze, peggio perfino degli italiani, i barbieri in pensione a cinquant’anni poiché disagiati dall’inquinamento delle loro bomobolette spry, un numero di insegnanti e dipendenti pubblici spropositato, stipendi pubblici quadrupli della reale capacità economica del sistema greco? Quale disperata ignoranza li induce a non voler vedere che nella mentalità nordeuropea (a fondamento della loro ben più salda ricchezza), c’è l’aborrimento di spese irresponsabili come quelle? C’è l’incapacità a concepirle, men che meno a proporle, destra o sinistra che sia? Questi sono misteri che i talk show dovrebbero indagare, “approfondire” come dice il format…

Sopra questi mancati approfondimenti elementari prosperano ridicoli guitti sfuggenti e roboanti come Tsipras (o Zappas) e il suo baldo ministro delle finanze, che si crede di poter davvero prendere in giro gli esponenti della troika, nome comodissimo, ma dietro il quale altri non v’è che le regole eterne del buon senso, spendere quanto si può e soprattutto oculatamente, sempre, nei secoli dei secoli.

Sarebbe tanto utile indagare il mistero di questa paura a capire cose facili. Magari anche indagare perché la Merkel o l’olandese o il finlandese, quando parlano di questo dissidio penoso e elementare, invece di andare per le vie dirette (“Smettete una buona volta di sputtanare quattrini in spesa improduttiva e parassitaria”), vanno sempre sul fioretto (sarà il virus del politicamente corretto) e si limitano a un ambiguissimo “onorare gli impegni”, “rispettare i parametri”, “ridurre le spese”… così lasciando aperte tutte le porte ai pignucolosi giustificazionismi e fuorvianti anzidetti.

Che parlino chiaro almeno loro: “…se vuoi la crescita, le tasse devono essere necessariamente basse sennò chi investe? Ma se vuoi tasse basse, il tuo Stato deve spendere ancora meno, ne consegue che un sacco di gente imboscata deve andare a lavorare (cioè trovarsi/inventarsi un lavoro) e in pensione compatibilmente coi conti nazionali. Tertium non datur”.

Non datur per lo stesso motivo per cui la terra è bassa e dura, e solo ciarlatani levantini possono farne oggetto di contrapposizione politica, rivendicazioni, manifestazioni e scioperi e bandiere….
Che pena santo cielo.

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Showing 14 comments
  • Giuseppe Corona

    PS Molto belle le domande di Leonardo, meritano risposta adeguata!

  • Giuseppe Corona

    La questione mediterranea è del tutto nuova e inedita, non sono certo i popoli del Nord che la risolveranno, sono ormai marginali, e di corta vista, da sempre e tuttora, le umane sorti, per dirla alla Leopardi, sono assai varie, oggi tocca a te domani a me, io nutro speranze per Tsipra, Tacito trovò 500 parole tra i Germani, dovrebbero solo baciarci i piedi e ringraziarci per l’eternità: Nietzsche sarebbe totalmente d’accordo con me, in Italia c’é più della metà della Grecia, si chiama Magna Grecia e Sicilia, quel che leggo qui è stato detto ampiamente sul Meridione d’Italia e la Sicilia, sono condanne a morte che riceveranno la loro risposta, lo vedrete! Chi ha aiutato l’aiuto peloso del Settentrione? Una classe politica parassitaria con annessa Cultura parassitaria, o i meridionali? Per quel che a me risulta, dai tavoli di patenariato, dei quali so tutto, perchè testimone e protagonista, sono stati aiutati quattro gatti serventi, che sedevano al tavolo che io ho definito di “complicità” dei “compagni di merenda”, De Mita laureato alla Cattolica come Prodi del quale era il capo o me, che a quel tavolo non ho mai chiesto niente, che ho attaccato e chiamato con il suo vero nome, su giornali e libri? Non sapete nulla! Parlate a schiovere, per dirla alla Neapolis, Neapolis, avete capito? La città si Partenope, siate coerenti; espelleteci! A me è piaciuta molto la mossa di Tsipras in direzione di Putin, forse Tsipras e Putin, persona molto attenta, come Tsipras, sanno della Cipro greca e della Turchia che della Grecia vorrebbe fare un boccone! Non fate politica, fate la morale! Come dice Nietzsche: si sia “Al di là del bene e del male”, pensiero perfettamente greco, sapeva del fanciullo eterno che gioca con gli uomini come su una schacchiera con i dadi, chi ve lo garantisce il vostro futuro, chi vi dà tanta sicurezza? L’euro? Cosa sapete di una moneta perchè sia una vera moneta e non un “pacco di Forcella? Da quando in qua i Germani e i francesi hanno saputo qualcosa di economia e di moneta? Ne ho delle belle da raccontare sulla loro sapienza su queste cose! Un aborto di natura, tutto tranne che una moneta? Io non mi sento nemmeno latino figurarsi tedesco, ultima lingua a sorgere nel mondo, grazie a una traduzuine di Lutero della Bibbia latina, se avesse tradotto quella greca, avrebbe fatto assai meglio. La fortuna gira, sta voltando le spalle al Baltico, e ritrova il piacere per le brezze Mediterranee. Per il resto, se me lo consentirete… disponibile, per discutere, non per sentire sermoni!

    • Giuda

      concordo e aggiungerei molto di più sulla parassitissima classe dei grandi cosiddetti “imprenditori privati” del Nord, quelli che, a detta di qualcuno qui, “lavorerebbero” e sui loro piccoli kapò, i bauscetti di provincia con la barca a Rovigno per non pagare le tasse. E ne manca ancora, a partire dalla vera questione meridionale e da quei criminali dei Savoia che indebitatisi con le banche dei Rotshild hanno visto bene di inventarsi una unità che non serviva a nessuno ( Il Regno delle Due Sicilie era industrializzato in paragone come la Germania di oggi, rispetto al Nord) se non a fregarsi l’oro dei Borboni che emettevano solo conio e non banconote fasulle, utilizzando quel massone di Garibaldi per le scorrerie come l’ISIS di oggi. Suvvia. Che i greci facciano la loro strada. Che scelgano i BRICS e si svincolino finalmente da una moneta criminale e banchista che sta per crollare come il Dollaro. Li invidieremo, e penso anche a breve.

      http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/28/garibaldi-mille-investimento/180302/

      http://www.maleminore.it/index.php/la-truffa-del-debito-pubblico-cenni-storici

  • Guglielmo Piombini

    Eugenio Benetazzo ieri ha scritto un articolo in cui fa una terrificante analogia tra la situazione italiana e quella del Ruanda appena prima dell’esplosione del genocidio nel 1994, paragonando la casta dominante e privilegiata dei tutsi – sterminata dagli hutu – ai nostri politici e dipendenti pubblici.

    Scrive Benetazzo:

    “Nessuno può pensare che un evento di tale portata si possa riproporre ulteriormente in altre nazioni. Tuttavia vi invito a fare una riflessione su alcuni punti di analogia tra la situazione italiana e quella ruandese appena prima dell’esplosione del genocidio. Anche in Italia abbiamo i Tutsi, solo che si chiamano dipendenti statali ed esponenti politici di varia estrazione e rango, messi assieme fanno circa 5.5 milioni di persone, circa il 10% della popolazione italiana autotoctona, proprio come i Tutsi.

    Proprio come questi ultimi anche loro godono di uno status elitario, quasi aristocratico, che li rende intoccabili, dominanti sugli altri e conservatori di privilegi e diritti acquisiti. Pensate solo alla tematiche e casistiche riguardanti le pensioni e le tutele del loro posto di lavoro. I Tutsi non erano miliardari che giravano in Aston Martin, non vivevano in ville principesche attorniati di body guard, semplicemente godevano di uno status sociale che garantiva loro dei vantaggi competitivi in termini economici che agli Hutu non erano concessi.

    Anche la parte della popolazione italiana sopra indicata è strutturata mediante gerarchie di comando e di classe cui non può accedere il resto della popolazione (pensate al processo di nomina del nuovo Presidente in Italia). Più che una sorta di etnia, a distanza di decenni gli storici oggi parlano di una sorta di casta …

    Tuttavia voglio lasciarvi con questa riflessione: nel 1994 i Tutsi non vennero tutti sterminati, molti di loro scapparono dal paese molto prima che esplodessero i primi episodi di guerriglia civile, in quanto percependo l’esasperazione della popolazione Hutu optarono saggiamente per una fuga strategica dal paese. Proprio grazie a questo riuscirono a salvarsi”.

    http://www.eugeniobenetazzo.com/tagliate-gli-alberi-alti/

    • Guglielmo Piombini

      Hai ragione, Alberto.

  • Albert Nextein

    Si meritano tutto quanto sta loro capitando.
    Tsipras compreso.
    A me dei sudditi greci non interessa un tubo.
    Se la son goduta, finchè han potuto, a debito.
    Ora è finita.

    Spero solo che le difficoltà finanziarie , economiche e politiche greche si acuiscano rapidamente, scatenando l’armageddon finale europeo.

    • Albert Nextein

      Io me ne fotto anche della germania, beninteso.
      L’unione europea è un tragico ed imposto malinteso.
      Un falso planetario.
      Un sogno malriuscito.

      Una specie di treno con una motrice tedesca in testa ed una serie di carrozze più o meno sfasciate dietro.
      La prima che deraglia o si stacca è la grecia.
      E io me ne fotto.

      Per l’italia il discorso è molto simile.
      Bello vivere a debito non pensando al domani, spendendo soldi altrui.
      Tanto ce n’è e poi ci pensa il governo, perché noi abbiamo dei diritti.
      Finisce anche qui.
      Io ho sempre cercato di vivere onestamente e decentemente senza pesare su altri che me stesso.
      Proprio per questo mio atteggiamento oggi vengo più danneggiato.
      Non generalizzo.
      Ma quando sento qualcuno lamentarsi e far vane minacce generiche, io faccio una semplice domanda : tu negli ultimi 40 anni per chi hai votato? E ai referendum, come hai votato ?
      Tutti zitti, e rispondono ” ma tanto son tutti uguali”.
      E allora io , visto che son tutti uguali, estendo l’invito a non pagare tasse, a non votare più, a delocalizzare risparmi e capitali, se non anche il lavoro.
      A considerare lo stato il nemico assoluto.

      E a questo punto esce l’italiano vero.
      Coda tra le gambe, timoroso opportunista, vigliacco misurato, bofonchiatore a occhi bassi, ignorante operoso, vittima costituzionale.

      L’italiano che si merita l’armageddon finanziario che arriverà.
      E che mi auguro vivamente.

  • CARLO BUTTI

    Lasciamo stare l’antica Grecia, per favore. Non è con quella che dobbiamo fare i conti, ma con questa di oggi. I padri possono essere stati lungimiranti, e i figli invece scioperati. E poi, anche nel passato, Sparta non era Atene e Atene non era Tebe; e l’Atene che condannò a morte Socrate non era più quella di Pericle. E la giuria che per pochi voti condannò Socrate non coincideva con tutto il popolo ateniese . Che pasticci concettuali quando si trattano le astrazioni come oggetti concreti. Il guaio è che in nome di astrazioni come “popolo” si sono combattute guerre atroci…

  • francescop

    Ma che bel discorso, avete speso troppo ? avete rischiato ? affari vostri.
    Inflessibilità, inflessibilità, inflessibilità.

    Ineccepibile, non c’è che dire, ma perché allora non lo abbiamo applicato alle banche gigantesche “too big to fail” salvate con i soldi dei contribuenti, perché non lo abbiamo applicato alla riunificazione tedesca, hanno sfondato i parametri che oggi sono inflessibili, e soprattutto perché non lo abbiamo applicato alla germania dopo la 2a guerra mondiale abbuonandogli parte del debito.

    Oppure, è tutto regolare il comportamento inglese ? quante volte ha detto che non si faranno più spremere da bruxelles

    Insomma, facile fare le prediche e puntare il dito contro stati piccoli ma pronti a inginocchiarsi davanti ai big.

  • Corto26

    Mi suona corretto ma un pò semplicistico: da un lato ne sono passati di secoli (e di giannizzeri)dall’Ellade “culla della filosofia” , dall’altro la responsabilità per una deriva “atomica” come quella attuale non può essere soltanto delle “pance” del popolo greco. Un squilibrio strutturale di questa portata non può essere raggiunto senza il coinvolgimento delle “teste” politico-economiche europee.

  • Stefano G.

    Mah, quando presti soldi a chi sai che non può restituirteli ( e lo sapevano, oh se lo sapevano) il danno è tuo.
    Il creditore perde i soldi e il debitore torna dov’era prima, probabilmente più povero.
    Si chiama “rischio d’impresa” ed è sacrosanta legge di mercato da cui le banche sono (o pretendono di essere) esentate.
    Ed è qui l’inghippo, il nodo che provoca tanta sofferenza (per ora economica) a tutti.
    Le banche non vogliono perdere niente: zero fallimenti, zero perdite, zero sconfitte.
    Inutile pretendere di “educare” i popoli al rigore fiscale e al buonsenso economico elargendo montagne di soldi, “tanto qualcuno pagherà”
    E’ lo stesso atteggiamento del padre lassista: ” Ma sì, dai, lascialo fare, poverino, crescerà anche lui…”
    Salvo poi incazzarsi quando il figlio, viziato, arrogante e pretenzioso, lo manderà affanculo alla prima richiesta.

  • leonardofaccoeditore

    Quando andavano bene (con ipersussidi) avevano il PIL della provincia di Vicenza.

  • Mauro Gargaglione

    Cari amici Greci,

    io non lo so se vi daranno ancora soldi e, se ve li daranno, non so per quanto potranno andare avanti a darveli.
    Però una cosa la so, e questo vale anche per gli italiani, dovrete prima o poi andare a lavorare. Che non significa timbrare un cartellino del ministero o di un ufficio pubblico, settimana corta e sei ore al giorno. Quello non è lavorare quello è parassitare. E’ per quello che avete bisogno della carità degli altri.
    Non c’è pezza, si dice da noi, dovrete prima o poi imparare a lavorare e ricevere il salario solo se ve lo meritate. Non potrete godere di una pensione garantita a vita con pochi anni di versamenti. Non potrete pù farlo. Mi spiace per voi.
    So benissimo che non ci siete abituati, o meglio, abituata è una parte minoritaria del vostro popolo, quella che fruga nei cassonetti perchè non ha le tutele dei dipendenti pubblici, ma prima o poi dovrete imparare.
    E noi con voi.

    In bocca al lupo
    MG

    • Giuda

      Fammi capire MG, cosa significa per te lavorare perché non mi è chiaro

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