In Anti & Politica

elisabetta-scarpellidi ELISABETTA SCARPELLI

SCORRETTAMENTE PARLANDO…

Si dice che l’occasione fa l’uomo ladro, ma il concetto quando lo si estende allo Stato e alla politica assume un altro significato.

E’ lo Stato ladro che fa l’occasione, ovvero è lo Stato che fa il politico ladro. E lo fa in due maniere. Una cosiddetta legale attraverso leggi che concedono potere arbitrario per derubare di oltre due terzi la ricchezza prodotta dalle persone e poi lo fa in maniera apparentemente illegale, ovvero attraverso la corruzione.

Quest’ultimo è l’aspetto più inquietante perché altro non è che il mezzo attraverso il quale lo Stato rassicura ingannevolmente i cittadini nell’affermare che esso (attraverso la Magistratura) intende combattere la corruzione per “il bene comune”. Ma non è assolutamente così. Si pensi a Tangentopoli, non solo non ha smantellato un bel nulla, ma addirittura dopo 22 anni il fenomeno corruttivo si è moltiplicato all’ennesima potenza. Sono cambiati i nomi dei ladri, ed è rimasta intatta l’organizzazione criminale: lo Stato. Anzi, si è rafforzata.

Ad ogni nuova Tangentopoli si assiste alle patetiche reazioni dei vari schieramenti e partiti politici: ci sono i 5Stelle che invocano onestà e politici incorruttibili. Che ovviamente sono solo loro. Sinceramente non si capisce da dove gli derivi questa convinzione di essere gli unici portatori sani di onestà. Ci sono i post fascisti, i leghisti e i giustizialisti che invocano l’Uomo Forte, più Stato, il manganello, più controlli , maggiori regole, inasprimento delle leggi e delle pene. Che poi tradotto, significa più burocrazia e più costi per lo Stato, ovvero per noi! Chissà se queste “anime pure”, sanno che i paesi al mondo con più alto tasso di corruzione sono proprio quegli Stati dove esistono le dittature e gli Uomini Forti. E poi ci sono tutti gli altri, il resto del cucuzzaro, quelli che appena li pizzichi con la mano nella marmellata se ne escono con la retorica frase: “ho fiducia nella magistratura”. Ma tutta ‘sta fiducia, più che nella magistratura, mi sa che i politici farabutti in genere e quelli del PD in particolare ce l’hanno nella prescrizione. E fanno bene. Vedi Penati.

Di fatto politica e magistratura sono le due facce della stessa meRdaglia statale. La politica sforna miliardi di leggi per ingolfare la giustizia ed invocare e legittimare così la prescrizione. Eppure la risposta alla corruzione sarebbe semplice. La corruzione è una logica conseguenza conclamata ed inevitabile dell’interventismo statale. Non la si elimina e nemmeno la si riduce grazie ad altre leggi più repressive, a maggiori controlli (anche perché chi controlla i controllori?) o ad una magistratura più efficiente, ma solo grazie alla drastica riduzione, meglio sarebbe la totale eliminazione, dell’interventismo statale.

In un’economia di libero mercato in cui gli scambi avvengono fra privati, capitalisti ed imprenditori, fornitori e clienti, la corruzione non solo non è conveniente, ma non ha proprio ragione di esistere. Non essendoci ingerenza statale essi non possono aspettarsi vantaggi dalla corruzione di pubblici funzionari e politici. Dall’altra parte, questi ultimi non sono in grado di ricattare gli imprenditori per estorcere loro guadagni illeciti. Non ne hanno il potere.

Invece in un sistema statalista ed interventista i politici e i funzionari pubblici tendono ad usare il loro potere e la loro posizione di forza rispetto agli imprenditori, per assicurarsi privilegi e guadagni a spese delle categorie, in questo caso più deboli, perché ricattabili: gli imprenditori, che possono in tal caso ritenere conveniente proteggersi contro atti discriminatori da parte dei politici e dei funzionari pubblici mediante, appunto, la corruzione. Ovvero la corruzione è conveniente ad entrambi. E non saranno altre leggi a combatterla, anzi esse l’aggraveranno perché fanno aumentare le occasioni ed opportunità di corruttibilità.

Continuare a ripetere che il problema in Italia sia la corruzione è come dire a un malato di ebola… “Uh, ti esce un po’ di sangue dal naso!”.

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  • Alessandro Colla

    Affermare che limiti alla proprietà derivino da concetti “troppo libertari” significa sostenere che l’attaccamento alla corona sia dettato da sentimenti repubblicani e che Pol Pot fosse troppo a destra rispetto a Einaudi. Vietare la proprietà immobiliare perché “viviamo solo ottant’anni”. E allora? in quegli ottant’anni voglio esercitare il diritto di essere proprietario. E comunque dopo di me ci sono gli eredi. I diritti che legittimamente accampiamo sono quelli scritti su un contratto di acquisto. O in caso di terre vergini, di primo possesso. Un concetto che sfugge ai timorosi della proprietà privata. Le leggi limitanti quote di mercato, oltre a essere ingiuste sul piano etico, sono le prime responsabili degli oligopoli. Lo sanno bene gli ispiratori delle leggi stesse. Il limite va a colpire chi oltre un quotidiano vuole aprire un settimanale, senza intaccare la RAI con le vecchie leggi o sfavorire Mediaset con le leggi Mammì e Gasparri. Senza limiti di mercato la Lancia potrebbe ancora essere concorrenziale alla FIAT. Questo solo per limitarsi a casi italiani. Quello che mi risulta di difficile comprensione (succede ai saltimbanchi con scarsa pratica dell’ironia di stile estetico) è la frase “nulla impedisce in grandi aziende di corrompere dei dirigenti per vincere delle commesse”. E chi dovrebbe produrre quelle commesse se lo stato non c’è più? Un privato concorrente? In questo caso ci si contraddice subito quando si ammette che il dirigente infedele sarebbe immediatamente licenziato. La corruzione cesserebbe perché non ci sarebbe più l’oggetto del contendere. Continuerebbero a esistere campi in cui la corruzione potrebbe trovare terreno fertile? Certo. Se un editore pubblica un libro brutto in cambio di favori di alcova, peggio per quell’editore se ci sarà insuccesso editoriale. Se un critico d’arte si fa corrompere per accettare come autentico un Modigliani fasullo, la sua credibilità verrà meno il giorno in cui la bufala sarà scoperta. Qualcuno comprerà gli arbitri nelle competizioni sportive? Una risposta estremamente personale: chi se ne importa.

  • christian

    Quindi solo abolizione della proprietà privata, in quanto siamo solo di passaggio.
    Grazie per averci risparmiato i Gulag stile sovietico.
    “Sul lungo periodo saremo tutti morti”, si spera che per alcuni il periodo sia decisamente più breve, almeno prima che abbia in qualche modo a metter in pratica ciò di cui parla (o forse vaneggia).

  • Vincenzo

    Escludo i lavori forzati. Parlo del resto.

  • christian

    Alberto e Vincenzo
    lavori forzati, abolizione proprietà privata e limitazione all’acquisizione di quote di marcato sono concetti troppo libertari!? non oso pensare per voi quali sono quelli socialisti
    (fatto salvo capire veramente cosa voglia dire l’ultima frase sulle quote di mercato, tipo se uno è bravo nella ristorazione non può aprire più di due locali altrimenti avrebbe troppe quote di mercato? se uno ha lavanderie più efficienti ed economiche non può aprire una catena per non acquisire troppe quote di marcato, lasciando anche ad i meno bravi e più costosi di poter guadagnare, in cu.o ai consumatori? se uno ha un giornale non può stampare più di un tot di copie anche se il pubblico lo preferirebbe agli altri giornali ed in caso di testate digitali deve limitare gli accessi ?). Sicuramente i lavori forzati saranno efficaci contro la corruzione come la pena di morte contro gli omicidi.
    Vincenzo, da auto dichiarato statalista sicuramente è esperto nel distinguere tra libertari e liberisti (a questo punto immagino secondo il concetto filosofico dato a questi due termini da Benedetto Croce, su cui non tutti concordano).
    Privatizzare l’aria!? Non mi sembri conoscere molto bene l’Homestead principle, uno dei cardini del libertarismo.
    La corruzione non avrebbe ragione di esistere per l’organizzazione (come tu giustamente hai intuito citando la cacciata a calci nel deretano dell’amministratore corrotto). Per l’organizzazione privata in questione non avrebbe senso essere corrotta per stipulare i contratti meno vantaggiosi, le commesse più costose o scegliere il personale più inefficiente. I singoli dipendenti ladri ci sono ovunque, ma chi comanda un’organizzazione privata, quando ne ha evidenza, caccia via tali individui e non li premia con promozioni ed altri incarichi, come nello stato.

  • Vincenzo

    in un’economia di libero mercato in cui gli scambi avvengono fra privati, capitalisti ed imprenditori, fornitori e clienti, la corruzione non solo non è conveniente, ma non ha proprio ragione di esistere. Non essendoci ingerenza statale essi non possono aspettarsi vantaggi dalla corruzione di pubblici funzionari e politici. Dall’altra parte, questi ultimi non sono in grado di ricattare gli imprenditori per estorcere loro guadagni illeciti. Non ne hanno il potere.
    Perché? Nulla impedisce, per esempio in grandi aziende, di corrompere dei dirigenti, per vincere delle commesse. La differenza sostanziale starebbe nel fatto che il dirigente infedele andrebbe via a calci nel didietro. Ciò non vuol dire che la corruzione non avrebbe ragione di esistere.

  • Fabrizio de Paoli

    Elisabetta, lei ha ragione al 100%.

    La corruzione non è altro che la vendita del potere coercitivo dello stato, e che lo stato mette a disposizione di un suo galoppino.
    Quel potere poi viene venduto ad un privato.
    Si forma un mercato che seguirà le ovvie logiche di mercato. Non c’è nulla di male in tutto questo.
    Il male è nello stato e nel suo potere che esercita su ognuno di noi per poi venderselo al miglior offerente.
    Volendo essere logici e radicali quindi, per eliminare la corruzione, NOI PER PRIMI non dobbiamo cedere potere allo stato e come suggerisce l’ottimo Albert Nextein smettere innanzitutto di finanziarlo.
    Se lo stato è potente la colpa è solo nostra, della nostra codardia, o in certi casi della nostra superficialità e stupidità.
    Dare soldi allo stato è come regalare le pallottole al proprio assassino.

  • alberto del buono

    Vedrai che se approvi delle leggi che mandino ai lavori forzati, magari a vita, tutti i responsabili di corruzione in ambito statale/pubblico, metà dei problemi sono già risolti.
    Quanto alla proprietà privata basterebbe cominciare dal vietarla nella proprietà immobiliare sostituendola col diritto di superficie, sia sui terreni edificabili che sulle aree agricole, e anche quì saremmo a metà del guado. Dopotutto siamo qui solo di passaggio per un’ottantina d’anni. Quali diritti dovremmo accampare ? Poi attività libere per tutti, ma leggi antitrust durissime che limitino le quote di mercato acquisibili da società private in ogni settore, in particolar modo l’informazione.

    • Vincenzo

      Sono concetti troppo libertari. Più leggo questo sito e più mi rendo conto che la maggioranza di chi frequenta, al più è liberista. Basta che si privatizzi anche l’aria e si risolve tutto.

      • spago

        Privatizzare tutto significa eliminare lo stato e passare a un mondo di relazioni volontarie e contrattuali. In pratica chi vuole privatizzare tutto è un anarchico. Non è un concetto banale. E gran parte di chi pensa di essere liberale o financo liberista, spesso non ci arriva.

  • Albert Nextein

    E’ la pura e semplice realtà, suffragata da prove pressoché quotidiane.
    Abbiamo scandali a giorni alterni.
    La gente vede, capisce a malapena, e spesso confonde le cause con gli effetti, addossando le colpe principali agli imprenditori brutti, cattivi e corruttori.
    Si lamentano, e poi giù a testa bassa di nuovo impegnati a ricavare denari per il fisco.
    Di fronte a scandali del genere la gente potrebbe e dovrebbe tranquillamente protestare efficacemente cessando immediatamente i versamenti fiscali.
    Unico modo per ridurre lo statalismo.
    Anzi, per ridurre lo stato.
    E invece.

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